www.resistenze.org - popoli resistenti - bolivia - 09-12-19 - n. 732

Respingere il golpe in Bolivia e trarre insegnamenti

Partito Comunista del Venezuela (PCV) | solidnet.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

Tratto dal Bollettino Tribuna Popular, dicembre 2019

Tribuna Popular - Il Partito Comunista del Venezuela (PCV) ha sottolineato che il recente colpo di stato civile e militare realizzato in Bolivia lo scorso 10 novembre contro il legittimo governo di Evo Morales, dimostra che l'imperialismo statunitense e le oligarchie della regione non lesinano risorse criminali per imporre i loro interessi.

«Questo golpe fascistoide fa parte di un piano strategico dell'imperialismo per riprendere il pieno controllo delle economie latinoamericane e appropriarsi delle risorse strategiche, dei mercati e dei vantaggi geopolitici dei nostri paesi», ha spiegato il PCV.

In questo contesto, il Partito del Gallo Rosso ha affermato che riprendere il controllo delle ricchezze della Bolivia era il principale interesse dei capitali imperialisti, che «non risparmiano alcuna violenza, la violenza che ha generato decine di assassini e centinaia di feriti, e non si ferma».

In un comunicato pubblico, l'Ufficio Politico del PCV ha dichiarato che «il mancato riconoscimento dei risultati delle recenti elezioni presidenziali, è stato il pretesto del governo degli USA e delle forze politiche reazionarie boliviane per scatenare un'
escalation di azioni violente che giustificano il colpo di stato», il quale «è un disconoscimento della volontà popolare [...], e una aperta rottura dell'ordine costituzionale del paese» per «imporre al popolo boliviano un governo servile agli interessi dei suoi monopoli e utile ai suoi piani di dominazione nella regione».

Avvertenze tempestive

Cinque anni fa, la Dichiarazione Politica del 21° Plenum del Comitato Centrale del PCV, l'11 luglio del 2014, segnalò che le forze di orientamento progressista in Latinoamerica che, dalla fine del secolo scorso, «hanno vinto elezioni presidenziali con un discorso di "Rivoluzione democratica" e protagonismo del popolo, hanno attuato importanti misure e riforme popolari sul piano politico e economico, ma senza superare lo Stato borghese», e avvisò che questi processi stavano «giungendo ai limiti che gli permette il sistema capitalista, evidenziandosi che il vero Potere continuano ad ostentarlo diversi strati della borghesia e la piccola borghesia».

Allo stesso tempo, riaffermò che «ancora una volta si confermano le tesi marxiste-leniniste che non si costruisce il Socialismo per "via evolutiva" di riforme sociali, nè che le istituzioni dello Stato borghese si trasformano per mera volontà o discorsi o cambi di nome».

E sottolineò che «Il Potere deve esser conquistato dal popolo lavoratore cosciente, organizzato e mobilitato, con la classe operaia rivoluzionaria all'avanguardia come classe egemonica, per generare una rottura del sistema capitalista, delle sue istituzioni e valori, per iniziare la fase storica della transizione al Socialismo».

In questo stesso ordine di idee, il 33° Plenum del CC del PCV, il 20 luglio 2016, puntualizzò che le condizioni favorevoli per i regressi in questi paesi - includendo il Venezuela -, «si basano nel carattere limitatamente progressista di questi processi, fondamentalmente socialdemocratici che, al di là dell'orientamento di sinistra di alcuni di essi, non sono evoluti in un contenuto e orientamento marxista, e tantomeno marxista-leninista».

Aggiungendo che, con queste esperienze, «si conferma nuovamente la verità storica della necessità di contare su un chiaro, genuino e potente Partito rivoluzionario, con grande influenza di massa, basato sull'assioma: "Senza Partito non c'è rivoluzione; senza cellule non c'è Partito; senza masse non ci sono cellule"».

Inoltre, la Dichiarazione Politica dell'8° Plenum del CC del PCV del 30 gennaio 2018, ha evidenziato che «i progetti progressisti-riformisti realizzati in Venezuela e altri paesi del Latinoamerica dagli inizi di questo secolo, non essendo diretti da organizzazioni genuinamente rivoluzionarie, mancano del contenuto di classe necessario per - al di là di misure sociali assistenzialiste - poter estirpare alla radice il sistema capitalista, proponendo che la classe operaia e il popolo lavoratore siano all'avanguardia dei processi di cambiamento fino a conquistare il potere e iniziare, sulle basi scientifiche del marxismo-leninismo, la costruzione del socialismo».

Da queste analisi si comprendono le ragioni di fondo che hanno facilitato il trionfo in Latinoamerica dei colpi di stato nell'ultimo decennio e il ritorno vittorioso delle forze di destra e neoliberiste alla presidenza di governi mediante elezioni; e che in Venezuela queste ragioni continuano ad essere valide e che questi pericoli rimangono latenti.


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