www.resistenze.org - popoli resistenti - bolivia - 16-10-21 - n. 803

La situazione richiede unità e forza di fronte all'escalation destabilizzatrice

Partito Comunista della Bolivia (PCB) | facebook.com
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

06/10/2021

Di fronte allo "sciopero" convocato a livello nazionale per l'11 ottobre, come parte dell'escalation destabilizzatrice dell'opposizione oligarchica golpista e dei suoi addetti nei comitati civici, occorre che le forze popolari, le organizzazioni sindacali, i movimenti sociali e i partiti di sinistra del paese prendano l'iniziativa in linea con il nostro impegno con il percorso e destino del processo di cambiamento e la difesa dei diritti e delle conquiste dei lavoratori.

Consideriamo che la moltiplicazione delle azioni della destra sollevano richieste regionali e settoriali, assumono il carattere di una strategia della tensione, puntando all'obiettivo maggiore di restaurare il modello liberista, in modo simile al regime dell'autoproclamata J. Áñez, dato che queste azioni corrispondono agli interessi globali dell'imperialismo nordamericano, dei suoi alleati europei e dei governi reazionari del continente. Questo indubbio proposito sostenuto attraverso campagne mediatiche e provocazioni di tipo fascista, consiste nel generare una maggiore atmosfera di incertezza, violazione del principio di autorità e diffusione della paura pubblica rispetto alle decisioni governative.

Nel contesto legislativo, il progetto sulla legittimazione dei profitti illeciti (59 articoli più disposizioni addizionali, transitorie, finali, abrogazioni e allegati), essendo essenziale come nel caso dei Panama e adesso Pandora Papers, senza una adeguata socializzazione, viene usato dalla stampa oppositrice e nei social network come spina nel fianco tra giornalisti, associazioni, trasportatori e altri che potrebbero essere coinvolti. Anche quando ci sono chiarimenti o si aprono spazi di concertazione, la distorsione dell'informazione al servizio della borghesia parassitaria ed evasora, guadagna terreno in una tematica che pochi sono in grado di capire perché sia prioritaria.

Sul terreno giudiziario e del Pubblico Ministero, di fronte alla manifesta e storica crisi dell'amministrazione giudiziaria, l'opposizione ha lanciato un'offensiva per l'impunità con le sue critiche alla presunta persecuzione, serrando le file intorno alla figura di J. Áñez e sostenendo la sua assoluzione. Il suo approccio si concretizza in una proposta di raccolta di firme per un referendum costituzionale, che ovviamente non solo lascerebbe senza effetto l'elezione diretta dei magistrati, ma sarà anche una punta di lancia che mira a minare la Costituzione Politica nei suoi aspetti anti-neoliberisti e democratici avanzati, progetto retrogrado dell'oligarchia nativa e il suo partner maggiore imperialista.

A livello di rapporti di forza, molti governatori e sindaci sono o si sono convertiti in attivi bastioni dell'opposizione. Adesso si somma il fatto che i settori dell'opposizione cercano di configurare un governo ombra di attori sconfitti nelle ultime elezioni. Per questo, capeggiando varie istanze riluttanti alla trasformazione in corso, proseguono provando diversi scenari di contestazione e spregio, mentre la risposta del governo è generalmente insufficiente o tardiva. In questo rientra la gestione del conflitto cocalero degli Yungas e le sue ripercussioni, la marcia indigena ad Oriente e la sua arretrata agenda di Parlamento indigeno separatista, l'orchestrato oltraggio alla wiphala con tratti razzisti e la persistenza di bande parapoliziesche e paramilitari, tra gli altri fattori che alimentano l'ingovernabilità e propiziano apertamente un regressivo cambio di governo.

Risulta preoccupante che nelle attuali circostanze, la parola orientatrice dell'Esecutivo non riesca ad esser convincente a causa del suo discorso frequentemente contradditorio o ambiguo. Il problema fondamentale risiede nel fatto che ancora manca di una direzione effettiva nel campo popolare, la quale non può avvenire dall'apparato statale o solo da entità di rivendicazione. In questo senso, bisogna segnalare il ruolo sminuito del CEN (Comitato Esecutivo Nazionale, ndr) della nostra Centrale Operaia Boliviana (COB), di molte COD (Centrali Operaie Dipartimentali, ndr) e anche di molte dirigenze dell'ambito produttivo. A causa di queste debolezze del fronte statale e del movimento popolare stesso, c'è inoltre una scarsa capacità di risposta di fronte all'incremento di quelle pressioni e persino ultimatum minacciosi dell'opposizione.

Di fronte a questa complessa situazione di conflittualità che tende ad aggravarsi, proponiamo l'urgente realizzazione di un Incontro unitario delle organizzazioni del campo popolare, cui finalità sia quella di costituire l'indispensabile coordinamento che stabilisca la via propositiva dello Stato plurinazionale, di fronte ai preparativi e le azioni della destra oligarchica. Il tronco vitale che garantisce la difesa e l'approfondimento del processo non può esser altro che l'alleanza operaia-contadina (indigena originaria) e degli strati medi cittadini, poiché in questo periodo storico si gioca anche la fattibilità dei cambiamenti post-neoliberisti che avanzano nei popoli fratelli del Perù e del Cile, esperienze da assimilare dentro lo spirito di integrazione latinoamericana e il rafforzamento dell'attiva partecipazione sovrana della Bolivia nell'ambito internazionale.

Questa escalation di destabilizzazione che prepara la tensione cittadina con recrudescenze fascistoidi alla ricerca di una uscita reazionaria neoliberista e filoimperialista, deve ricevere una pronta risposta scatenando la lotta in tutti i campi. Nell'interesse superiore dei lavoratori, cui motto permanente è l'unità e il rafforzamento della sua forza motrice, garanzia sicura della vera democrazia di massa e della liberazione nazionale e sociale.

Alla riscossa della Patria, sulla strada del socialismo!

Bolivia, 6 ottobre 2021

Segreteria Nazionale del Partito Comunista della Bolivia


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