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Bloccate le spedizioni di armi a Israele, ma i liberali restano fermi nell'opposizione allo Stato palestinese

Dave McKee | pvonline.ca
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

19/03/2024

Il 18 marzo, i membri del Parlamento hanno avuto la prima opportunità di votare sulla risposta del Canada all'assedio genocida di Israele a Gaza, sotto forma di una mozione dell'NDP che chiedeva il cessate il fuoco, l'embargo sulle armi con Israele e il riconoscimento ufficiale dello Stato di Palestina.

La mozione è passata, ma solo dopo una serie di emendamenti dei liberali che ne hanno pesantemente annacquato il contenuto e, in alcuni punti, anche l'intento. Il risultato è certamente un passo avanti, ma molto più piccolo di quanto fosse necessario e sperato. Inoltre, mette in luce la priorità data dai liberali agli interessi economici rispetto ai diritti umani.

L'aspetto positivo è che il voto significa che il Parlamento ha accettato di fermare le esportazioni di armi verso Israele. La formulazione originale dell'NDP richiedeva una sospensione bidirezionale di "tutti gli scambi di beni e tecnologie militari con Israele". Tuttavia, i liberali hanno emendato questa richiesta in un congelamento unidirezionale che riguarda solo le esportazioni: il Canada rimane libero di importare armi e tecnologia militare da Israele, che è una fonte considerevole di finanziamento per l'assedio di Gaza e l'occupazione dei territori palestinesi in generale.

La mozione chiede di rinnovare i finanziamenti all'UNRWA, che è la principale fonte di aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. Tuttavia, gli emendamenti liberali includono la richiesta di "attuare le necessarie riforme di governance a lungo termine e le misure di responsabilità" dell'organizzazione. Si tratta di un riferimento alle accuse esagerate e non provate di Israele, secondo cui l'UNRWA sarebbe stata coinvolta nell'attacco di Hamas del 7 ottobre, e in sostanza offrono al governo canadese una clausola di "op-out" per rinunciare all'impegno della mozione di rinnovare i finanziamenti.

Allo stesso modo, mentre la mozione dell'NDP chiedeva al Canada di imporre "sanzioni ai funzionari israeliani che incitano al genocidio", i liberali hanno insistito nel limitare le sanzioni solo ai "coloni estremisti". Quindi, il governo canadese continuerà a distogliere lo sguardo dai politici, dai media e dai leader militari e imprenditoriali israeliani le cui odiose politiche e dichiarazioni anti-palestinesi hanno gettato le basi e stanno facilitando l'attuale genocidio. Inoltre, il governo canadese ha già promesso di sanzionare i coloni "estremisti", ma finora non ha intrapreso alcuna azione.

Forse la parte più deludente del dibattito sulla mozione è stata la questione relativa al riconoscimento della Palestina. La formulazione dell'NDP chiedeva che il Canada "riconoscesse ufficialmente lo Stato della Palestina", una mossa che avrebbe allineato il Canada alla stragrande maggioranza dei Paesi del mondo. I liberali hanno insistito per cambiare la formulazione in un impegno a "lavorare con i partner internazionali per perseguire l'obiettivo di una pace globale, giusta e duratura [...] come parte di una soluzione negoziata a due Stati".

Dei 193 Paesi delle Nazioni Unite, 139 hanno riconosciuto lo Stato di Palestina. In uno dei momenti più illuminanti del dibattito parlamentare, il Ministro degli Affari Esteri Mélanie Joly ha osservato che nessun Paese del G-7 ha riconosciuto la Palestina e che il Canada, se lo facesse, si porrebbe "in disaccordo con il resto del G-7". Chiaramente, per i liberali e i loro sostenitori, gli interessi economici e le preoccupazioni commerciali hanno la meglio sui diritti umani e sull'autodeterminazione nazionale.

Anche se la mozione è stata fortemente annacquata dagli emendamenti dei liberali, gli attivisti per la solidarietà con la Palestina considerano il voto come un passo avanti. Canadians for Justice and Peace in the Middle East (CJPME) ha dichiarato che "il blocco a tempo indeterminato sulle esportazioni di armi verso Israele è una vittoria significativa" e l'ha definita "un punto di partenza su cui costruire". Il gruppo ha osservato che la mozione è passata con una maggioranza consistente di 117-204, con il voto favorevole di NDP, Bloc Québécois, Verdi e quasi tutto lo schieramento liberale.

In tutto il Canada, i gruppi di solidarietà contro la guerra e la Palestina hanno mobilitato le persone a contattare i propri parlamentari in vista del 18 marzo e a fare pressione affinché votassero a favore della mozione. Ora, la sfida sarà quella di mantenere la pressione sul governo per garantire che segua la mozione e agisca contro il genocidio a Gaza.


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