www.resistenze.org - popoli resistenti - ciad - 17-09-07 - n. 194

da: www.solidaire.org/scripts/article.phtml?section=A3AAABBRBO&obid=35309
 
Dichiarazione dell’ACTUS relativa allo spiegamento di forze militari dell'Unione Europea in Ciad
  
ACTUS
 
22/07/07
 
L’Azione Ciadiana per l’Unità e il Socialismo (ACTUS) prende atto della decisione dell'Unione Europea di collocare sul territorio del Ciad, lungo la frontiera con il Sudan, una forza militare di circa 2500 uomini.
 
Esprimiamo tutta la nostra ferma indignazione e disapprovazione per questo atto di guerra che mirerebbe, in realtà, a fornire una protezione al Generale-Presidente Idriss Déby Itno, pericolosamente minacciato dalle Forze di resistenza nazionale (UFDD, RFC, CNT, UFDD-Fondamentale, CAR) dai territori liberati in questa regione.
 
Questa decisione dell'UE è stata approvata con l'accordo del Generale-Presidente Idriss Déby Itno, durante la sua recente visita ufficiale in Francia il 19 luglio ultimo scorso. Tuttavia, è saggio ricordare che lo stesso Presidente del Ciad, in una dichiarazione del 13 giugno riportata dall'AFP, si opponeva ad ogni spiegamento di truppe militari straniere in Ciad.
 
Il suo voltafaccia, inaspettato da Parigi, sarebbe il risultato di un accordo segreto che, da una parte garantirebbe la continuità del suo potere contro la legittima ed irresistibile marcia su N’Djaména delle Forze di resistenza nazionale, mentre dall’altra permetterebbe ai poteri imperialistici di aggredire apertamente il Sudan, a causa del sostegno petrolifero alla Repubblica popolare cinese, tanto condannato dai poteri imperialistici occidentali.
 
In quest’area sensibile, dove le Forze di resistenza nazionale del Ciad controllano i territori liberati, la partecipazione diretta ai combattimenti delle truppe dell'Unione Europea al fianco dell'esercito governativo sarebbe inevitabile.
 
Questa forza militare europea in Ciad sarebbe inadatta e parziale, dunque non contribuirebbe affatto alla protezione dei profughi, come invece pretende di fare.
 
Difatti, la responsabilità del Generale-Presidente Idriss Déby Itno nella creazione e nel sostegno del Movimento per la Giustizia e l'Uguaglianza (MJE), il movimento ribelle del Darfour attivo dal febbraio 2003, è innegabile. L'estensione delle agitazioni e della guerra nella regione del Darfour è anche l'opera criminale dell'inquilino del palazzo rosa di N’Djaména.
 
Nell’aprile scorso, l'agenzia Reuters annunciò l'aggressione del Sudan da parte delle truppe del Ciad, entrate in profondità nel territorio del Darfour, uccidendo 17 membri delle forze di sicurezza e numerosi civili.
 
L'implicazione del Generale-Presidente Idriss Déby Itno in questa tragedia umana è stata confermata da alcuni rapporti delle ONG presenti e particolarmente da quello delle Nazioni Unite del 2006, a cui vengono ad aggiungersi le informazioni ed i racconti, strazianti e dettagliati, dei suoi ex collaboratori che hanno raggiunto da allora le Forze di resistenza nazionale.
 
Il Dottor Khalil Ibrahim, leader del MJE, che in tutta calma si pavoneggia fieramente per le vie di N’Djaména ed effettua anche alcuni soggiorni nella capitale francese, ha confermato in un'intervista a RFI del 20 ottobre 2006, il ruolo fondamentale giocato dal Generale-Presidente Idriss Déby Itno nel sostegno al suo movimento, che peraltro partecipa ai combattimenti contro le Forze di resistenza nazionale a fianco dell'esercito governativo del Ciad.
 
Il Generale-Presidente Idriss Déby Itno pratica così il terrorismo di stato, utilizzando i mercenari sudanesi del MJE, per sterminare il proprio popolo.
 
Con rabbia prendiamo atto in modo inconfutabile della natura congenitamente criminale del personaggio, il cui piacere e soddisfazione massima sono proporzionali al numero di ciadiani decapitati, ed al livello, mai raggiunto prima, della sua distruzione socioeconomica del paese, facendone uno tra i più miserabili al mondo, nonostante gli introiti colossali che provengono dalla vendita del petrolio. Dal 2003, l'oro nero ha riportato in Ciad 306 milioni di dollari di entrate lorde. Il paese aveva esportato 118 milioni di barili secondo il rapporto della Banca mondiale del settembre 2005.
 
Per il primo anno di vendita del petrolio, il paese ha accumulato più di 103 milioni di dollari secondo il BEAC.
 
Una lobby pro-Déby, reazionaria e negazionista del genocidio del popolo del Ciad, continua a condurre una campagna internazionale di occultazione di questa tragedia umana. Questa campagna in favore del conflitto del Darfour, molto diffusa tramite i mass media, biasima il governo sudanese come responsabile di questo dramma, le cui conseguenze si estendono alle popolazioni del Ciad di questa regione di frontiera: migliaia di morti, feriti gravi, deportati e profughi.
 
Questa stessa lobby pro-Déby resta senza occhi e senza voce di fronte al genocidio del popolo del Ciad praticato dal Generale-Presidente Idriss Déby da 17 anni. Questa macabra discriminazione è blasfema per la memoria delle migliaia di vittime della tirannide che la lobby cercherebbe poi di nobilitare e santificare.
 
La lotta contro la dittatura condotta dalle Forze di resistenza nazionale ha 17 anni, iniziata solamente alcuni mesi dopo la presa del potere del Generale-Presidente Idriss Déby, nel dicembre 1989.
 
Questa lotta di liberazione è molto anteriore all'incendio furioso scatenato nel Darfour dal tiranno del Ciad nel febbraio 2003. Sarebbe dunque intellettualmente disonesto attribuire la paternità della creazione delle Forze di resistenza nazionale e delle loro eroiche lotte al Governo sudanese.
 
A coloro i quali ribattono che il Sudan aiuta materialmente le Forze di resistenza nazionale, rispondiamo che la Resistenza francese nella sua lotta contro la l’oppressione dell'occupante nazista non ha rifiutato l'aiuto materiale ed umano degli alleati. Allora perché non si riconosce questo stesso diritto al nostro popolo martire che lotta contro la tirannide?
 
Le armi sottratte all'epoca delle incursioni dei ribelli del MJE e i soldati fatti prigionieri dalle Forze sudanesi hanno rivelato che le loro matricole e il loro armamento appartenevano all'esercito del Ciad.
 
Le Forze di resistenza nazionale non sono composte di mercenari sudanesi o da terroristi, come adora qualificarli con soddisfazione e di proposito il Generale-Presidente Idriss Déby. I combattenti delle Forze di resistenza nazionale sono ciadiani riconosciuti ed i loro principali dirigenti furono tra i più vicini collaboratori del Generale-Presidente Déby, dei diplomatici o ancora alti ufficiali che hanno deciso di rompere col regime abominevole di N’Djaména.
 
Questa grossolana disinformazione, in occidente ripresa in coro dalla lobby pro-Déby, ha il solo obiettivo di fare del tiranno una vittima e di criminalizzare le Forze di resistenza nazionale e screditarle di fronte all’opinione pubblica internazionale.
 
Si preparerebbero così gli animi occidentali ad accettare l’intervento militare dell’UE, conseguendo un doppio obiettivo: combattere le Forze di resistenza nazionale a fianco dell'esercito del Ciad; aiutare militarmente le forze ribelli sudanesi del Darfour contro il governo del Generale El Béchir di Khartoum. Questo sarebbe il preludio alla creazione di una zona di interdizione aerea nel Darfour proprio come accadde nel Kurdistan iracheno per tutti gli anni ’90, cui dopo sarebbe seguita l’occupazione militare del paese da parte degli USA per il saccheggio del petrolio.
 
Nessun africano consapevole dell'avvenire del nostro continente, nessun combattente per il progetto della creazione degli Stati Uniti dell'Africa potrebbe mai accettare questo neocolonialismo mascherato.
 
È pubblicamente riconosciuto che l'opposizione plurale nel Ciad (Forze di resistenza nazionale, Partiti democratici) la società civile ed i sindacati hanno moltiplicato in questi ultimi anni proposte ed iniziative di pace generale nel Paese, ma il Generale-Presidente Idriss Déby Itno continua ad opporre un ostinato rifiuto.
 
La presenza dell’opposizione plurale alle ultime iniziative in corso a Libreville e Tripoli dimostra, se necessario, la sua predisposizione al dialogo per la pace. La palla passa ancora al Governo del Ciad.
 
Osiamo sperare che il Generale-Presidente Idriss Déby Itno possa ancora essere illuminato da un bagliore di umanesimo e di patriottismo, che lo condurrebbe infine ad accettare le ultime proposte di pace avanzate dal Presidente Omar Bongo Odimba e dalla Guida libica Mouammar Kadhafi.
 
Non ci sarebbero altre possibilità che la resistenza armata delle masse popolari se l'inquilino del Palazzo rosa persiste a rigettare sistematicamente il dialogo di pace. Ne va della sopravvivenza del nostro popolo, che non ama la guerra e non ne farebbe certo l’apologia. Tuttavia, a fronte della violenza imposta dal regime, le masse popolari si vedrebbero costrette ad opporre una violenza legittima, quella della legittima lotta di liberazione, che è riconosciuta peraltro dalla dichiarazione di Algeri del 1976. Questa dichiarazione afferma che ogni popolo oppresso ha diritto di ricorrere alla lotta armata per liberarsi dalla dominazione, dalla dittatura e dall'oppressione.
 
Di fronte alla tragedia del Ciad che dura da 17 anni, l’Azione Ciadiana per l’Unità e il Socialismo (ACTUS):
 
- condanna ed esprime la sua ferma opposizione allo spiegamento di truppe militari dell'Unione Europea in Ciad alla frontiera col Sudan. Questo atto di guerra permetterebbe di rinsaldare e beatificare il regime del Generale-Presidente Idriss Déby Itno. Abbiamo ancora impresso nella memoria l’intervento delle forze francesi in Ruanda (opération turquoise, 1994) che ha permesso alle forze ruandesi di organizzarsi e di dedicarsi al genocidio che ha provocato circa un milione di morti.
 
- si oppone all'utilizzazione del Ciad come base per una qualsiasi aggressione imperialistica contro il Sudan suscitando una guerra omicida tra i due popoli a causa di interessi petroliferi.
 
- condanna questa campagna internazionale cinica ed iniqua della lobby pro-Déby che occulta il genocidio del popolo del Ciad condotto dal Generale-Presidente Idriss Déby Itno, utilizzando il conflitto in Darfour di cui questo ultimo è il principale istigatore. Questa strategia permetterebbe di deviare l’attenzione dalla tragedia del Ciad e dai crimini contro l'umanità del suo dittatore.
 
- chiede all'Unione Europea e principalmente alla Francia, le cui truppe stanziate in Ciad hanno sempre protetto e addirittura salvato il regime tirannico del Generale-Presidente Idriss Déby Itno dalle insurrezioni delle masse popolari, di esercitare forti pressioni, tali da costringere in ogni modo l'inquilino del Palazzo rosa ad accettare i progetti di pace avanzati dall’opposizione plurale e sostenuti dal Presidente Omar Bongo Odimba e Mouammar Kadhafi;
 
- domanda all'Unione Africana (UA) ed all'ONU di appoggiare queste iniziative di pace per risparmiare al nostro popolo una tragedia di un'ampiezza mai uguagliata, che contagerebbe in modo irreversibile tutta la sotto-regione;
 
- sostiene con tutte le sue forze ogni iniziativa di pace in corso o in prospettiva;
 
- ringrazia sua Eccellenza il Presidente Omar Bongo Odimba per gli sforzi compiuti nella ricerca del ristabilimento della pace in Ciad;
 
- riafferma il sostegno all’iniziativa di pace del Presidente Goukouni Weddeye a cui siamo stati invitati a Libreville in Gabon;
 
- afferma che il conflitto del Darfour così come la stabilità nella sotto-regione troverebbero una soluzione idonea se il problema del Ciad fosse risolto.
 
Libreville, 22 Luglio 2007.
 
Per l'ACTUS, Azione Ciadiana per l’Unità e il Socialismo
 
Il Segretario Generale
Dr Ley-Ngardigal Djimadoum
 
Tel: 00 33 6 29 97 25 71
actus@club-internet.fr
 
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare