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Cile: i giorni di Michelle


di Davide Rossi

15 gennaio 2006. “Ho tutti i peccati, sono donna, sono socialista, sono divorziata, sono agnostica.” Madre di Sebastian, Francisca e Sofia, figli di alcuni tra i tanti amori della sua vita. È un grande giorno per il Cile, un giorno che nasce da innumerevoli altri giorni. Giorni che iniziano in molti luoghi. Certo, a Santiago, ma non solo, anche a Berlino, est ovviamente. Perché è nella DDR che Michelle Bachelet, oggi presidente del Cile diventa medico e porta a compimento la scelta dell’impegno politico.

Il giorno di oggi nasce nei giorni delle oltre cinquanta primavere di Michelle che sono anche i più complessi, straordinari, tristi, esaltanti, tragici giorni del Cile. Michelle ha diciotto, venti anni e attorno a lei si muove il suo popolo, è Unidad Popolare con Salvador Allende, socialista e marxista, medico come sarà lei, paffuto e capace di far percepire dietro gli occhiali un amore smisurato per le donne e gli uomini della sua terra e certo, risaputo, per le giovani ragazze. In quei giorni Michelle si diverte con le sue amiche, loro inneggiano e militano, a sinistra, nel MIR, chiedono rivoluzione, lei ascolta i Beatles e va a qualche riunione, socialista, perché lo sono mamma e papà, generale d’aviazione lui, archeologa lei. Poi un giorno che profuma di primavera australe impone giorni che non avranno più nessuna primavera, nessuna ridente estate. Poco dopo l’11 settembre ’73 Alberto Bachelet viene arrestato, torturato, ucciso. Paga l’amicizia con Allende, ma non si piega al potere del nuovo sanguinario assassino che si proclama presidente. Michelle si agita, quando hai vent’anni e vivi una stagione democratica non credi che il domani possa essere terribile. Michelle  scopre invece che con il golpe militare arrivano sangue, morte e soprattutto paura, quella paura che mette il brivido negli occhi, che uccide i pensieri ancora prima di pronunciarli. Sangue e paura per lei e mamma Angela, conficcati nella loro carne e nella loro anima nei giorni del sequestro, delle umiliazioni e della torture che non le risparmiano. L’infernale meccanismo le rilascia, è il 1975 e dopo l’Australia è la Germania comunista. A Berlino capitale della DDR Michelle ama, studia, soffre per gli amici e le amiche che spariscono in Cile senza lasciare traccia, desaparecidos, desaparecidas.

Nel 1979 le concedono di tornare. Cura gli ultimi, i poveri che, per responsabilità del nuovo modello economico, tornano a popolare le periferie, una casa per tutti non è più un diritto, nemmeno il latte per i bambini. Michelle è medico, ma non solo, vede negli occhi delle persone una paura sempre più grande e le lacrime coprono i suoi occhi. Con la più grande discrezione inizia ad aiutare i comunisti e la resistenza armata. Ogni suo giorno è consacrato al prossimo e alla lotta, al desiderio inarrestabile, incontenibile, irrefrenabile, di vedere nuovamente il suo popolo ridere e sorridere, senza paura. Nel 1989 il Cile ritrova la libertà, ma il percorso è lungo, l’assassino è a capo delle forze armate e non basta un giorno di sole per liberare i cuori dall’oppressione che li ha tormentati e zittiti per diciassette lunghi anni. Aylwin, Frei, Lagos. Si alternano i presidenti della coalizione democratica e Michelle diventa ministro della sanità e si mette in coda coi malati, diventa ministro della difesa e l’assassino si ritira a vita privata, costretto ad abbandonare il seggio di senatore che si era generosamente regalato da solo.

I giorni di Michelle ora si fanno complicati, perché è chiamata a rispondere non solo a quanti l’hanno votata, ma anche a quanti le vogliono bene ma non l’hanno votata perché la coalizione democratica in sedici anni non ha posto rimedio al dilagare della povertà, deve rispondere ai ragazzi tra i 18 e 30 anni, tre milioni, di cui 2 milioni e 250mila (75%) non sono iscritti nelle liste elettorali e non votano perché non hanno più speranze, deve rispondere a Tamara, vent’anni e tanti piecing da essere fermata ogni giorno dalla polizia. I giorni di Michelle si fanno duri perché le donne, la metà del mondo qui sulla terra e non già l’altra metà del cielo come diceva Mao, attendono quello che ha promesso, asili nido e scuole materne per poter tornare a lavorare, ad essere autonome e libere, una legge contro le discriminazioni di genere, gratuità del sistema sanitario per gli anziani, fine del militare obbligatorio, servizio civile, un ministero dell’ambiente. Michelle si porta nel cuore il passato e la sua storia, Michelle dalle vie di Santiago in festa guarda i giorni che si aprono sul futuro. Ma tutto questo Michelle lo sa, se lo porta dentro, nei suoi giorni e nei giorni che verranno.


Pubblicato sulla rivista Aurora (supplemento culturale del giornale "Unicobas") di Milano (www.aurorarivista.it)