www.resistenze.org - popoli resistenti - cile - 15-09-07 - n. 194

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Come il governo “socialista” scatena la repressione
 
La presa di posizione dei comunisti cileni
 
11/09/2007
 
In Cile si reprime il popolo, nello stesso momento in cui si rende omaggio a Salvador Allende
 
Agli ordini del Ministero dell’Interno della Presidente Bachelet, l’azione della polizia cilena non differisce molto da quella degli ultimi anni della dittatura di Pinochet. Sebbene non si usino ancora le armi da fuoco e non si facciano sparire i militanti, come succedeva allora, oggi il regime ha sviluppato forze repressive poliziesche a un livello mai visto nella storia del Cile, sottraendo enormi risorse ai bisogni popolari.
 
La politica di coloro che governano è quella di proibire le manifestazioni di strada nel centro della capitale e di autorizzarle solo in luoghi dove possano essere totalmente occultate, cioè, nella periferia. Per costoro, i lavoratori e gli studenti in piazza costituiscono un pericolo per il sistema neoliberale che amministrano. Se si eludono le disposizioni governative e si occupano le strade con i cortei, nell’esercizio dei propri diritti, entrano in azione migliaia di agenti di polizia specializzati, con uniformi blindate che costano migliaia di dollari, appoggiati da polizia a cavallo, decine di mezzi, di cui alcuni con idranti e altri che soffocano i manifestanti con gas tossici.
 
In queste ultime settimane di commemorazione dei 34 anni dal colpo di stato e dalla morte del Presidente Allende, le azioni repressive si susseguono senza sosta. Si è iniziato con la protesta dei lavoratori del 29 agosto, poi si è represso l’omaggio agli assassinati dalla dittatura militare-impenditoriale di domenica 9 settembre, per arrivare oggi all’omaggio a Salvador Allende nel giorno della sua morte. Quando non si è trattato di manifestazioni ufficiali di norma chiuse e ad invito, la risposta è sempre stata il bastone. Le più intense azioni repressive di polizia si sono manifestate sotto i governi “socialisti” di Lagos e Bachelet.
 
Perché questa blindatura antipopolare?
 
Perché in Cile si sta concludendo la fase di passività che ha seguito la fine della dittatura. I lavoratori comprendono che senza un’attiva mobilitazione sociale le loro condizioni di vita non miglioreranno.
 
Il Cile è uno dei paesi con la peggiore distribuzione delle entrate del pianeta. In effetti, esistono solo 13 paesi al mondo, su più di 200, che presentano una distribuzione più regressiva. Il resto ha una distribuzione più equa. E’ un’espressione del paese campione del neoliberalismo.
 
Appoggiandosi sulla Costituzione di Pinochet, che non è stata riformata per l’opposizione della destra e dell’imprenditoria, il modello neoliberale ha ottenuto alcuni record come la disoccupazione giovanile al 25%, più di un milione di lavoratori che ricevono meno del salario minimo, già meno che minimo; i servizi sanitari sono insufficienti e precari salvo per chi disponga di denaro per farsi curare nel settore privato, l’istruzione è carente se la si paragona a quella di altri paesi del nostro continente; si favorisce la riproduzione sociale, il saccheggio dei territori e del mare da parte delle transnazionali dell’estrazione mineraria, dell’agricoltura e della pesca, che stanno producendo la desertificazione. La privatizzazione dell’energia elettrica, dell’acqua, delle comunicazioni, dei porti, delle strade, ecc., ha elevato i prezzi dei servizi al livello dei paesi ricchi. L’insicurezza nel lavoro, il grado di indebitamento con crediti da usura e la spinta a consumare, hanno provocato altissimi gradi di squilibrio mentale tra la popolazione, i più alti del continente.
 
Sul versante opposto, il sistema neoliberale genera utili favolosi per le grandi imprese e le multinazionali. La grande impresa mineraria, gli esportatori di frutta, le banche e le imprese che fruiscono delle risorse di bilancio hanno ottenuto profitti mai raggiunti nella storia del paese. Tutto ciò produce un aumento delle proteste e la risposta del sistema.
 
Il Partito Comunista e il Partito della Sinistra Cristiana hanno inviato una lettera alla Presidenza della Repubblica, in cui si afferma:
 
“La politica messa in atto dal Ministro dell’Interno ha spianato la strada all’azione sempre più aggressiva dei carabinieri contro coloro che manifestano pacificamente, all’intervento politico aperto del Direttore di quella Istituzione, all’aggressione contro un Senatore della Repubblica, che si è voluto controbattere con un video diffuso dai Carabinieri ai mezzi di comunicazione”.
 
“Questa politica si contrappone alla ricerca di convergenze per porre termine all’esclusione, per aprire maggiori spazi democratici di soluzione alle gravi disuguaglianze sociali e alle restrizioni della partecipazione, si oppone completamente agli aneliti alla verità e alla giustizia, in un quadro in cui è ancora in vigore la Legge sull’Amnistia dettata da Pinochet e sono ancora aperti migliaia di casi che non hanno ottenuto verità e giustizia”.
 
“Speriamo, Signora Presidente, che tenga conto delle conseguenze negative che può comportare per la convivenza civile la persistenza di questa politica. Per questa ragione le chiediamo di adottare tutte le misure tendenti a mettere fine a questa forma di repressione sistematica e indiscriminata”.
 
La Commissione delle Relazioni Internazionali
 
Partito Comunista del Cile
 
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare