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- popoli resistenti - cile - 28-02-08 - n. 217
La CUT celebra il 55° anniversario di fondazione
24/02/08
Fondata il 12 febbraio 1953, quando era ancora vigente la Legge di Difesa Permanente della Democrazia - anche nota come “Legge Maledetta”- durante il governo di Carlos Ibanez del Campo che reprimeva l’attività sindacale, la CUT è riuscita a superare le vicissitudini e a permanere come principale organizzazione dei lavoratori cileni.
Nella celebrazione è stato ricordato il carattere della sua creazione, connotato dall’ampia pluralità, nel rispetto d’ogni tipo di credo, nazionalità, colore, sesso ed età.
L’intervento principale è stato curato da Ana María Muñoz, vicepresidente della CUT, che ha ripercorso la storia e l’enorme contributo portato dall’organizzazione contro il neoliberismo selvaggio e la difesa dei lavoratori, proponendo una nuova società, che assicuri il pieno sviluppo di tutti i cileni.
La commemorazione ha ricordato i dirigenti storici dell’organizzazione e si sono riaffermate le sfide a difesa dei diritti dei lavoratori.
Per Sergio Troncoso, dirigente nazionale del comando degli esonerati politici della CUT, il principale impegno dell’organizzazione sindacale è: “aumentare la sindacalizzazione e assumere la rivendicazione delle legittime richieste dei lavoratori”.
La partecipazione ha potuto contare sulla partecipazione musicale di Josefina Lehmann, che ha portato la sua musica dalla Svizzera, su Juan Ayala (di Juana Fe) e Tribù Generaciones.
Un brano dell’intervento di María Rosas, dirigente nazionale della CUT:
“Speriamo che nel futuro prossimo si possa chiarire quello che è successo con i nostri diligenti e che avvengano le riparazioni del caso, cioè che finalmente sia fatta verità e giustizia (..). Commemorare a questo anniversario significa anche pensare che quando è stata creata la UCT, lo si fece in estate, e si può immaginare l’urgenza che doveva esserci. Oggi siamo di fronte a grandi processi storici, ad un Congresso da cui sono sicura che usciremo più forti, come abbiamo fatto sempre, come quando c’era la dittatura, ed allora l’urgenza era la vita. Oggi le urgenze sono altre, e pure dobbiamo essere in quelle, come quella che sta capitando ai lavoratori del salmone; sono dolente per ciò che sta accadendo, ma noi sono anni che denunciamo le violazioni dei diritti di quei lavoratori, specialmente di quelli delle donne (..) la situazione dei lavoratori è una pentola a pressione che sta per esplodere a Codelco, fra i forestali, fra i salmonieri, e quanto denunciamo deve esser ascoltato dalle autorità perché non c’è modello industriale che resista quando c’è una conflittualità così alta. Ma non vogliono parlare di salario etico, non vogliono accettare di rivedere i rapporti di lavoro”.