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A 50 anni dal golpe fascista: Manifesto al popolo del Cile e ai popoli del mondo

Partito Comunista del Cile | pcchile.cl
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

07/09/2023

"Dinanzi a questi eventi, ho soltanto una cosa da dire ai lavoratori: io non intendo arrendermi! In questo frangente storico, pagherò con la vita la lealtà del popolo. E vi dico che sono certo che il seme che consegneremo alla coscienza e alla dignità di migliaia e migliaia di cileni non potrà essere estirpato per sempre. Loro hanno la forza, potranno schiacciarci, ma i processi sociali non si possono fermare né con il crimine, né con la forza. La storia è nostra, e sono i popoli a farla».

"Lavoratori della mia patria: desidero ringraziarvi per la lealtà che avete sempre dimostrato, per la fiducia che avete riposto in un uomo che è stato soltanto interprete di grandi aspirazioni di giustizia, che si è impegnato dando la sua parola a rispettare la Costituzione e la legge, e così ha fatto. In questo momento decisivo, l'ultimo in cui potrò rivolgermi a voi, desidero che ricordiate questo insegnamento: il capitale straniero, l'imperialismo, uniti alla reazione, hanno preparato il terreno affinché le forze armate rompessero la loro tradizione, quella insegnata loro dal generale Schneider e riaffermata dal comandante Araya, vittime di quegli stessi settori sociali che oggi rimarranno nelle loro case in attesa di riconquistare il potere per mano altrui, allo scopo di continuare a difendere le loro rendite e i loro privilegi".

"Mi rivolgo soprattutto alla donna modesta della nostra terra, alla contadina che ha creduto in noi, all'operaia che ha lavorato di più, alla madre che ha riconosciuto la nostra preoccupazione per i bambini".

"Lavoratori della mia patria: Ho fiducia nel Cile e nel suo destino. Altri supereranno questi momenti cupi e amari, in cui il tradimento tenta di prevalere. Continuate a confidare nel fatto che presto si apriranno nuovamente le grandi strade che gli uomini liberi percorrono nel costruire una società migliore».

"Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!"

Salvador Allende Gossens, palazzo della Moneda, 11 settembre 1973.

* * *

A cinquant'anni dal colpo di Stato che sgomentò la coscienza democratica del mondo intero, dei popoli del mondo, la voce e il messaggio del Presidente del governo di Unidad Popular, eletto dal popolo sovrano del Cile, risuonano con forza, oggi ancor più attuali e proiettati verso il futuro.

A dispetto di tutti i tentativi di seppellire il suo retaggio storico, politico, sociale, etico e culturale, il suo esempio e la sua impronta universale si fanno sentire in ogni angolo del pianeta.

Il progetto popolare cileno costituì un cammino inedito nella storia mondiale, che oggi viene ripercorso, senza alcuna forma di imitazione, da molti popoli del nostro continente americano, dell'Africa e dell'Asia, per l'emancipazione e la giustizia sociale, per la sovranità nazionale e la democrazia.

È un percorso che a suo tempo, decenni prima di conquistare il governo di Unidad Popular, le forze di sinistra nazionali avevano definito "La via cilena al socialismo, con empanadas e vino rosso".

Si tratta di un progetto incompiuto, che nel corso della storia cilena è stato possibile arrestare soltanto temporaneamente attraverso un colpo di Stato, l'imposizione del terrore e il terrorismo sistematico, l'utilizzo pianificato della scomparsa di esseri umani, gli omicidi e le esecuzioni, la tortura, le repressioni massicce e selettive, la fame imposta per anni a milioni e milioni di cilene e cileni, nonché mediante l'annientamento di tutte le istituzioni e gli spazi sociali e politici che per decenni avevano caratterizzato la vita democratica del Paese.

Il progetto popolare promosso dalla sinistra cilena non fu un evento estemporaneo. Le sue radici risalgono essenzialmente agli anni Venti del Novecento, attraverso un processo di rafforzamento, di lotta e di crescente protagonismo della classe operaia, del popolo.

Tale processo si articolò e trovò riscontro in forme politiche e sociali che si tradussero in sindacati e associazioni operaie di portata nazionale, in centri sociali e di solidarietà, in partiti politici, in club e associazioni sportive, in movimenti artistici e culturali di rottura e identitari, in centri studenteschi e universitari, in organizzazioni e associazioni di donne che lottavano per il diritto di voto e promuovevano già allora progetti di emancipazione a vari livelli, in organizzazioni di quartiere e territoriali, in un intensa azione di solidarietà con i popoli del mondo intero. Queste cause trovarono uno spazio proprio nella vita nazionale e nella costruzione di mezzi di comunicazione promossi dal popolo stesso.

Così fu avviata la costruzione del programma nazionale per il Cile - in un'espressione creativa quotidiana, ricca e variegata di carattere sociale, politico, etico, artistico e culturale, che assunse la forma di un'identità nazionale nell'arte, nelle scienze, nell'educazione, nella stampa e nelle comunicazioni, nelle conoscenze e nelle molteplici soggettività che emanavano dai movimenti femministi, giovanili, contadini e dei Popoli Originari, in particolare i Mapuche.

Già nelle lotte e nelle rivolte sociali e politiche che condussero alla nuova costituzione del 1925 e al governo di Pedro Aguirre Cerda - il cui ministro della Sanità Pubblica era un giovane medico trentatreenne di nome Salvador Allende - questo movimento fu caratterizzato da un crescente protagonismo del popolo e della classe operaia quali soggetti principali di questi eventi intensi ed epici.

La lotta per i diritti sociali elementari di sopravvivenza, per i diritti civili (che a quel tempo non erano ancora riconosciuti dalle Nazioni Unite), le riforme sostanziali in ambito statale, frutto di battaglie ideologiche, democratiche e di massa, la centralità assegnata al compito di mettere fine alla povertà, assunto come dovere etico umanitario, il processo di conquista effettiva della sovranità nazionale, la promulgazione di leggi promosse dal popolo - tutto questo conferì alla sinistra cilena una legittimità che trovò espressione nel progetto programmatico culminato, dopo decenni di lotte, nel Programma di Unidad Popular.

Nell'essenza, questo processo storico fu forgiato dal popolo e dalle masse.

L'oligarchia e l'imperialismo statunitense non riuscirono mai ad arrestare questo cammino, che procedette nell'ambito dello Stato di diritto e della costituzione in vigore, come ricordò più volte Salvador Allende, in particolare nel suo storico intervento all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite e nel suo ultimo discorso dell'11 settembre 1973, pochi minuti prima che il palazzo della Moneda venisse bombardato.

Ci provarono per decenni, più volte, ma né i massacri, né le repressioni massicce, né gli interventi militari riuscirono mai ad arrestare questo processo, il cui culmine fu rappresentato dal governo di Unidad Popular.

Mentre gli aerei da guerra bombardavano il palazzo presidenziale del Cile e i carri armati e i cannoni seminavano morte e distruzione, alla Moneda Salvador Allende, il presidente costituzionale, morì con il fucile in pugno difendendo la democrazia, la sovranità nazionale e il diritto del popolo a conquistare il socialismo, la giustizia sociale e l'emancipazione in ogni ambito.

A pronunciare queste frasi negli anni Novanta fu il rappresentante del governo francese, durante la solenne cerimonia di traslazione delle spoglie del presidente Salvador Allende dal cimitero di Santa Inés all'attuale monumento alla memoria che porta il suo nome.


Questo processo di emancipazione, pienamente democratico, iniziava ormai a diffondersi anche all'interno delle forze armate, che nel corso della loro storia erano state soggiogate dall'oligarchia e sottomesse sotto molti aspetti dai poteri militari dell'imperialismo statunitense.

La dottrina democratica e costituzionale promossa e propugnata dal comandante in capo dell'Esercito, René Schneider, era condivisa da altri generali nonché da alti ufficiali dell'Aviazione, dell'Esercito, dei Carabineros, della Polizia Civile e della Gendarmeria. Nelle istituzioni della difesa nazionale e nelle forze di polizia iniziava a svilupparsi un processo improntato al rispetto della sovranità popolare che interagiva con le idee, le azioni e i valori del progetto popolare. La dottrina delle forze armate costituzionali e schierate per il benessere del Cile stava acquistando forza e si diffondeva sia all'interno sia all'esterno delle strutture militari.

Il comandante in capo dell'Esercito, Carlos Prats, assassinato a Buenos Aires insieme alla moglie per ordine di Pinochet, e il generale dell'Aviazione Alberto Bachelet - entrambi membri del gabinetto ministeriale, chiamati a farne parte da Salvador Allende pochi mesi prima del golpe - furono espressione cruciale degli uomini in uniforme che appoggiavano gli ideali e i valori democratici. Lo stesso si può dire dell'aiutante di campo navale del presidente, il comandante Araya, assassinato da un commando di estremisti di destra; quanto ai Carabineros, l'11 settembre 1973 praticamente tutti i generali del loro alto comando, a partire dal direttore, si dimisero - soltanto così il comando dell'arma poté passare nelle mani del «generale macellaio» Mendoza, come lo avrebbe definito Allende nel suo intervento di quel giorno storico e drammatico.

Per questo è emblematico dei metodi criminali impiegati dalla destra e dall'imperialismo statunitense l'omicidio del comandante in capo dell'Esercito, René Schneider, perpetrato da un commando composto da agenti della CIA e militanti della destra cilena allo scopo di provocare una reazione militare che impedisse a Salvador Allende, da poco eletto presidente del Cile, di assumere la guida dello Stato.

Le azioni di questo tipo si intensificarono sino al giorno stesso del colpo di Stato e nei mesi successivi.

A sinistra, le alleanze e le correlazioni di forze che propugnavano il progetto popolare ebbero un'opportunità storica quando settori politicamente rilevanti all'interno della Democrazia Cristiana cilena e del mondo cattolico ed evangelico, forti di un radicamento reale e importante in settori della popolazione del Cile, si fecero promotori di un'intesa politico-programmatica fondata sull'umanesimo cristiano, sui cooperativismo economico, su una prospettiva sociale-comunitaria e su profonde riforme strutturali, quali la riforma agraria.

All'interno della DC cilena, tuttavia, esisteva un altro settore che respingeva con forza questa proposta.

E questa opportunità di alleanza non trovò molto sostegno nemmeno nell'ambito della sinistra che diede vita a Unidad Popular.

Questa situazione trovò riscontro nelle occasioni in cui il leader e candidato presidenziale della DC, Radomiro Tomic, esortò a sostenere ciò che definì «l'unità del popolo».

Il programma di governo di Unidad Popular si tradusse in provvedimenti immediati che favorirono direttamente la maggioranza della popolazione in materie quali l'alimentazione infantile, la salute, l'istruzione, la casa, la cultura, i salari, la stabilità lavorativa e la creazione di posti di lavoro. Il governo introdusse misure che modificarono in senso rivoluzionario l'economia, quali la nazionalizzazione del rame e la definizione delle tre aree economiche. Fu messa in atto una politica di intensa integrazione regionale che trovò espressione nel PATTO ANDINO, per l'apertura di mercati multilaterali, e fu promossa una politica di solidarietà con i popoli in lotta per la loro sovranità - in particolare il Vietnam, Cuba, le nazioni africane, mediorientali e del Sud-Est asiatico - con la riaffermazione dei principi di autodeterminazione e sovranità. Il Cile stava vivendo una profonda rivoluzione anche in campo artistico e culturale, animata dal protagonismo di milioni di cittadini.

La difesa del progetto popolare, del suo governo, del suo programma costituivano un'assoluta necessità democratica. I vasti settori della classe operaia che si riconoscevano nella Central Única de Trabajadores, così come le migliaia e migliaia di operaie e operai che animavano i settori industriali sin da molto tempo prima del governo di Unidad Popular, e che erano stati protagonisti di un'intensa industrializzazione dell'economia cilena, erano in gran parte consapevoli di tale necessità. Nei quartieri e nei territori, nei centri contadini, negli insediamenti e nelle cooperative, nel vasto settore pubblico cileno, che comprendeva rilevanti masse di lavoratrici e lavoratori della sanità, dell'edilizia, delle miniere, dell'istruzione, dell'arte e della cultura, vi era altresì la chiara consapevolezza della necessità di difendere il processo e il programma di governo e di sostenere il presidente Allende.

Nelle ultime elezioni nazionali, pochi mesi prima del golpe, Unidad Popular ottenne un forte aumento dei suffragi.

Nel marzo del 1973 Unidad Popular ottenne un risultato a livello nazionale del 43,3%, significativamente superiore a quello riportato in occasione dell'elezione del presidente Allende.

Nella stessa consultazione parlamentare, il Partito Comunista ottenne il 16%, un risultato storico riportato soltanto nelle elezioni precedenti l'imposizione della «legge maledetta».

Le elezioni parlamentari del marzo 1973 ebbero luogo in una fase in cui i golpisti, l'oligarchia e l'imperialismo avevano già iniziato a boicottare l'economia mediante l'ostruzionismo parlamentare, gli scioperi dei camionisti e sabotaggi di varia natura in tutto il Paese.

Le elezioni furono segnate anche da un aumento dei voti della destra golpista che, con la sua alleanza elettorale con la DC cilena, incrementò il suo successo in particolare nei ceti e nelle classi medie del Cile, che guardavano con timore al progetto popolare a causa delle incertezze esistenti e soprattutto del boicottaggio economico imposto dagli Stati Uniti con la totale complicità dell'oligarchia e della grande impresa locale.

Unidad Popular era innanzitutto un processo politico, sociale ed economico ispirato all'emancipazione e alla sovranità, e costituì inoltre un progetto culturale profondamente liberatore. Questo binomio rappresentava una minaccia per settori essenziali delle classi dominanti, poiché conferiva coerenza e significato a un profondo cambiamento.

Il governo del presidente Allende diede una voce e un volto a coloro che ne erano storicamente privi - ai lavoratori che mandavano avanti il Cile, ai più umili, alle bambine e ai bambini, alle donne, alla contadina e al contadino, ai settori popolari e studenteschi. La dittatura rese mute queste voci, ma soltanto temporaneamente.

L'11 settembre 1973 Salvador Allende si apprestava ad annunciare l'indizione di un referendum dal Politecnico Statale. Il suo obiettivo era fare fronte alla crisi e invitare il popolo a pronunciarsi su una nuova proposta di costituzione politica, che avrebbe garantito sul piano costituzionale i diritti sociali, economici, politici e culturali nell'ambito di un nuovo Stato di diritto.

Nel passato come nel presente, la storia dimostra che ogni processo di trasformazione strutturale profonda deve essere invariabilmente difeso dalla coscienza e dal protagonismo popolare in forma organizzata e attiva, da alleanze più larghe che esprimano l'Unità del Popolo e i rapporti di forza necessari per sconfiggere l'oligarchia e l'imperialismo statunitense, principali ostacoli, oggi come in futuro, al conseguimento di questo obiettivo storico.

In questo contesto, la difesa democratica di un progetto nazionale e popolare, in ogni suo aspetto, costituisce una necessità.


Dopo il golpe il popolo cileno, di fronte alla barbarie a cui fu assoggettato in ogni ambito, continuò a organizzarsi, a strutturarsi, a resistere. Furono anni drammatici, fatti di eroismo e sacrifici collettivi, nell'ambito di un anonimato che non sminuisce affatto l'epopea di un popolo che, una volta di più, decise di lottare contro una brutale tirannide.

E la resistenza continuò a crescere nei quartieri, nei territori, nelle istituzioni studentesche, nelle fabbriche, nelle associazioni dei familiari dei detenuti e delle detenute, dei desaparecidos, dei giustiziati e delle giustiziate, nei movimenti per la difesa dei diritti umani e della vita, nelle mense popolari e collettive, nell'associazionismo che animava numerose parrocchie e chiese, dimostrando ancora una volta la necessità di avanzare nel cammino dell'unità del popolo, in tutta la sua diversità.

La resistenza degli operai, che pure costituivano il settore sociale maggiormente colpito dallo sterminio, si riorganizzò, e già alla fine degli anni Settanta ebbero luogo i primi scioperi di rivendicazione dei mezzi di sopravvivenza e del diritto al lavoro.

Il diritto alla sopravvivenza, alla vita - questa fu la richiesta che si levò in tutto il Paese, come un clamore popolare sempre più forte.

Il Partito Comunista diede impulso a questa unità politica e sociale nella clandestinità, nella persecuzione a cui era soggetto giorno dopo giorno, e contro il terrorismo di Stato imperante decise di promuovere la Ribellione Popolare di Massa e ogni forma di lotta che il popolo avesse adottato e fosse disposto a condurre per sconfiggere la barbarie e aprire la strada a un processo di transizione democratica.

Fu soltanto questo cammino del popolo cileno, e nient'altro, a rendere possibile la transizione e la trasformazione, così come era già accaduto in altri frangenti della storia del Paese.

E lo stesso è avvenuto con le mobilitazioni e le proteste operaie, popolari e di massa che hanno messo in discussione la legittimità di un sistema che, a partire dagli anni Novanta, ha tentato di imporsi come la «fine della storia»: la via unica, il patto di transizione che ha escluso la grande maggioranza della popolazione lasciando profonde fratture sociali ed economiche di cui ancora oggi risentono milioni di famiglie cilene.

In questo difficile cammino, il popolo del Cile ha potuto sempre contare su una generosa e concreta solidarietà da parte dei popoli del mondo. A cinquant'anni dal golpe riconosciamo dal profondo del cuore questa solidarietà e ne siamo sinceramente grati: essa ci spinge a continuare ad avanzare.

La sfida più importante per il futuro immediato del Cile è mantenere viva la consapevolezza della necessità di trasformazioni strutturali a vantaggio del popolo; e anzi, fare sì che questo processo si intensifichi, con la forza della Sinistra e del suo obiettivo socialista, dando vita ad alleanze quanto più larghe possibile.

Con il protagonismo della maggioranza della popolazione nazionale, occorre impedire che le forze reazionarie blocchino e facciano naufragare il governo del presidente Gabriel Boric, poiché l'obiettivo di tali forze è la restaurazione conservatrice e il tentativo di imporre nel futuro una nuova fase violentemente regressiva. Lo vediamo oggi nelle azioni negazioniste, fasciste, provocatorie e violente; negli appelli alle forze armate; negli atti e nelle dichiarazioni che hanno la sfacciataggine di misconoscere e negare la realtà di fatti odiosi e inumani quali la tortura, lo stupro e il femminicidio.

Il nostro compito primario, oggi, è rispondere ai bisogni sociali ed economici più urgenti che investono la sopravvivenza della maggioranza della popolazione nazionale. Sanità, scuola, casa, salari, sicurezza, pensioni e lavoro dignitoso. Proseguire con le riforme e giungere alla nazionalizzazione del litio, che sul piano storico potrebbe assumere un'importanza paragonabile a quella della nazionalizzazione del rame. Proseguire la battaglia per una nuova costituzione politica e sbaragliare l'offensiva della destra, che in ogni ambito tenta di imporre una svolta regressiva, conservatrice e reazionaria contro il popolo.

Inserire pienamente il Cile nel processo dinamico che avanza oggi con forza in direzione del multilateralismo, sfidando l'egemonia dell'imperialismo statunitense e dei suoi sodali della NATO, per procedere con decisione verso l'integrazione dei popoli del nostro continente, sino a dare vita alla Patria Grande.

Lungo questo cammino che mira a sconfiggere l'offensiva della destra, continuiamo a ispirarci al Movimiento Popular, a Unidad Popular, a Salvador Allende, ai milioni di persone che lottarono per decenni per un Cile giusto, sovrano, dalla parte dei popoli che in tutto il mondo lottano contro la brutalità del capitalismo, il dominio imperialista, le guerre criminali e gli interventi militari.

Allende Vive

Mille volte vinceremo

Partito Comunista del Cile



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