da Parti du travail de
Belgique -
http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?section=A1AAAGBBBB&obid=22333
traduzione dal francese a cura del Ccdp
Rolf
Berthold, ultimo ambasciatore della Germania dell'est in Cina:
La
Cina si trova nella fase iniziale del socialismo
Abbiamo incontrato Rolf Berthold all'università marxista la scorsa estate.
Nell’arco di diciassette anni, questo comunista della Germania dell’Est ha
risieduto in Cina, dove è stato l'ultimo ambasciatore della Repubblica
Democratica Tedesca. La sua analisi intitolata "Il socialismo alla
cinese", pubblicata nell'ultimo numero della rivista Studi marxisti, offra
uno sguardo ottimista sul più grande paese comunista del mondo. "La
direzione del partito comunista cinese è molto cosciente della grande responsabilità
che grava su di essa quanto all'avvenire del paese e del socialismo”, dichiara
Rolf Berthold.
Annemie Cannaerts
07-01-2004
Nome: Rolf Berthold
Nascita: 1938
Domicilio: Berlino
Studi: Istituto delle Relazioni
Internazionali a Pechino e Accademia delle scienze politiche e del diritto
nella Repubblica Democratica Tedesca (RDT).
Carriera: Rolf Berthold ha
lavorato al Ministero degli Affari Esteri della RDT dal 1962 al 1990. Aggregato
all'ambasciata della RDT in Cina ed in Vietnam. Capo della sezioni Cina,
Vietnam ed Estremo Oriente del Partito comunista est - tedesco. Dal 1982 al
1990, ha svolto il compito di ambasciatore della RDT nella Repubblica Popolare
Cinese.
"Avevo diciotto anni all'epoca
del mio primo soggiorno in Cina, spiega Rolf Berthold con vivacità. Era il
1956, solo sette anni dopo la creazione della Repubblica Popolare Cinese. Tre
anni dopo la guerra di Corea. Iniziavo gli studi all'università di Pechino e
all'istituto per le Relazioni Internazionali. Questi studi sono durati cinque
anni, fino al 1961. Da allora, la mia vita è restata legata alla Cina. Ancora
oggi. Un periodo importante per me è stato quella dove ho occupato l’incarico
di ambasciatore della RDT in Cina, dal 1982 al 1990. Se sommo tutti i miei
soggiorni, brevi e lunghi, in Cina, arrivo a diciassette anni. Credo che non
c'è stato un anno in quell’epoca in cui non mi sia trovato in Cina."
Rolf Berthold ha vissuto da vicino gli avvenimenti determinanti che hanno
segnato lo sviluppo della Cina. "Ero
a Pechino all'epoca degli avvenimenti di piazza Tienanmen nel 1989.
Fortunatamente, la Cina non ha conosciuto il dramma che ho dovuto vivere nel
mio paese."
Che cosa vi ha più impressionato?
Rolf Berthold. Negli anni cinquanta, i cinesi hanno realizzato
evidentemente delle prodezze straordinarie durante tutta la fase iniziale
inizio dello sviluppo socialista. In quell’epoca, la Cina era un paese
estremamente povero e le persone subivano ancora l'eredità della società semi
feudale e semi coloniale. La popolazione aveva conosciuto un'oppressione ed un
sfruttamento che oggi si immagina difficilmente. Inoltre, le conseguenze
dell'aggressione giapponese durante la seconda guerra mondiale e quelle della
guerra civile pesavano ancora sul paese. Ora, verso la metà degli anni cinquanta,
la sorte delle persone ha cominciato a migliorare sensibilmente, molto
sensibilmente. In tutti i campi, la Cina ha progredito a passi da gigante. Nel
1956, all'epoca del suo ottavo congresso, il PC cinese poteva presentare un
programma di sviluppo incoraggiante. Erano gli anni felici, come si ama dire
oggi.
Ma sono stato molto impressionato dalle realizzazioni del popolo cinese nella
costruzione del paese dal 1978, fino ad oggi.
Mi è difficile dire ciò che mi ha impressionato di più. Certamente gli sforzi
compiuti dal popolo cinese ed il partito comunista per mettere il paese più
popolato del mondo su una via che realizza gli ideali marxista-leninisti, per
il benessere delle persone.
Ma avete vissuto degli avvenimenti meno
felici
Rolf Berthold. Sì, ho
fatto da testimone ad avvenimenti catastrofici, di errori nella politica
economica. Come le comuni popolari o lo sviluppo accelerato artificialmente
durante il Grande Salto. Così come i conflitti crescenti in seno al movimento
comunista internazionale. Hanno recato non solo un enorme danno al popolo
cinese, ma anche all'insieme del movimento operaio internazionale e causato una
grande perdita di tempo e di energia. Ma ci si rende conto, retrospettivamente,
che evidentemente la Cina cercava la sua via, il proprio sviluppo socialista.
Finalmente, la Cina ha portato la prova, irrevocabile, della superiorità del
socialismo.
Come giovane diplomatico, ho vissuto anche l'inizio della rivoluzione culturale
in Cina. Un periodo che ha messo in gioco anche il destino della Rivoluzione
cinese. Alla fine della rivoluzione culturale non ero più in Cina, ma ho
seguito gli avvenimenti da vicino a partire dal ministero degli Affari Esteri
della RDT dove lavoravo in quel momento.
Le riforme e l'apertura verso l'occidente nel 1978 erano di un'importanza
fondamentale per l'avvenire della Repubblica popolare cinese, ma non si sono
distinte per avvenimenti spettacolari. Il nuovo orientamento è stato messo in
opera in modo calmo, molto ponderato e con molte precauzioni. Il significato
storico di questa politica è apparso solamente più tardi. Lo sviluppo che se ne
è seguito ha modificato progressivamente la situazione. La calma si è
ristabilita nel paese, e soprattutto la vita delle persone ha migliorato
velocemente. Si sono presentate sempre maggiori opportunità anche per
rilanciare le relazioni tra i paesi socialisti.
Tchou En-Lai, il grande rappresentante della rivoluzione culturale che è finita
nel 1976, aveva salutato l'ambasciatore della RDT utilizzando il termine
"amicizia" in tedesco. Era lungimirante e negli anni ottanta, questo
sogno si è realizzato. Le relazioni tra la RDT e la Repubblica Popolare Cinese
si sono sviluppate in modo significativo. In quanto ambasciatore della RDT ho
potuto portare il mio contributo. Era fantastico Le relazioni tra i nostri due
paesi sono diventate veramente un esempio per tutti i paesi socialisti. Il
punto culminante è stato la visita di una delegazione del partito e del governo
della RDT sotto la direzione di Erich Honecker nell'ottobre 1986. Anche le
relazioni tra la Cina e gli altri paesi socialisti erano migliorate. E’ un
peccato che tutto ciò sia arrivato così tardi
Gli avvenimenti controrivoluzionari nei paesi socialisti in Europa hanno
annientato evidentemente questa collaborazione tra i paesi socialisti. Anche in
Cina, ci sono stati dei tentativi che miravano a rovesciare il socialismo.
Immagino che vi sarete procurato
probabilmente molte amicizie laggiù.
Rolf Berthold.
Certamente. Quando vivevo e
lavoravo in Cina, ho imparato a conoscere molte persone. Molti sono restati dei
buoni amici. Serbo un ottimo ricordo del periodo dei miei studi. I miei compagni di studi mi hanno aiutato
proprio molto. La loro pazienza non aveva limiti. Apprendere il cinese non è
proprio facile. E noi discutevamo, spesso fino al mattino di ogni questione
politica, per quelle domande politiche con cui si entusiasmano dei giovani
impegnati. Ho rivisto uno di questi amici di studi in seguito, occupava allora
una funzione politica e di scienziato importante.
Quando facevo l'ambasciatore della RDT in Cina, avevo ogni giorno l'opportunità
di intavolare delle discussioni importanti coi dirigenti cinesi che incontravo
in quanto compagni. Ho sempre considerato che le conversazioni e colloqui senza
interprete lasciano molto più di tracce. Ciò vi permette di stabilire dei buoni
contatti con le persone incontrate per caso, all'epoca di un'esposizione, in un
parco, nei negozi, in un museo. Eccetto gli anni difficili della rivoluzione
culturale, ho sempre incontrato delle persone molto aperte. La mia donna ed io
abbiamo sempre intrattenuto dei buoni rapporti con gli scienziati e gli
artisti. Tra i compagni cinesi, ci siamo fatti dagli amici che conosciamo da
decine di anni.
Molte persone da noi pensano che oggi
la Cina ha imboccato una cattiva strada. Che cosa ne pensate?
Rolf Berthold. La Cina è evidentemente molto cambiata
dalla creazione della Repubblica Popolare. La situazione è migliorata
sicuramente. Anche se molte persone sono ancora scontente. Per esempio perché la
fattura dell'elettricità è più cara da quando hanno l'aria condizionata nel
loro appartamento e numerosi elettrodomestici Le città ed i villaggi si sono
modernizzati considerevolmente. La povertà, il flagello più terribile per
secoli, è sradicata. Bisogna paragonare la Cina coi paesi dove il dominio del
capitale non è stato soppresso. L'India per esempio. La fame non esiste più in
Cina, le persone sono ben vestite, tutti hanno un tetto sulla testa. Tutto ciò
è risolto in Cina, anche se dei problemi di questo genere spuntano ancora,
talvolta.
Ma, infatti, non bisogna negare che i nuovi sviluppi trascinino anche degli
effetti negativi. C'è l'egoismo, la corruzione, le droghe, la prostituzione
Alla fermata dell'autobus, si vedono delle persone che spingono gli altri per
passare prima, perché non vogliono aspettare più in fila, come era abitudine
negli anni cinquanta. E c'è la disoccupazione. E’ aumentata gli ultimi anni. Ma
per essere obiettivo, bisogna constatare che il PC cinese opera attivamente per
risolvere i problemi sociali. Non si accontenta di osservarli passivamente, ma
lavora in modo efficace alle soluzioni, anche se queste non si possono
realizzare dall'oggi al domani.
È certamente falso pretendere di affermare, come certi fanno da noi, che il livello
di vita del popolo cinese si starebbe abbassando. Nel novembre scorso, il
sedicesimo congresso del partito si è imposto come compito di realizzare una
rete di sicurezza sociale, così come il pieno impiego prima del 2020.
L'immagine della Cina attuale si distingue soprattutto per la crescita del
prodotto nazionale lordo che si alza all’8%, ciò che è nel mondo intero è un
fatto unico. E le persone provano direttamente questa crescita nel loro
reddito. Tanto nelle città che nelle zone rurali.
Se la Cina che era ancora un paese semi coloniale e semi feudale
cinquanta anni fa, e le persone vivono in condizioni ora infinitamente
migliori, questo è perché hanno scelto la via socialista. Non si immagina la
situazione che prevarrebbe in Cina, se la rivoluzione fosse fallita. Se non
avessero creato la repubblica popolare nel 1949.
Il PC cinese non ha mai preteso che il
Paese avesse raggiunto il socialismo, men che mai il comunismo. La Cina, dicono
i comunisti cinesi, si trova nello stadio iniziale del socialismo.
Un operaio in vacanza a Pechino ci ha mandato
una mail: "I cinesi sono estremamente carini, ma non abbiamo visto ancora
granché del comunismo; invece molti segni del capitalismo! Si può comprare di
tutto qui, perfino una Lamborghini. A Pechino, ci sono degli shopping center
come non ne abbiamo visto mai in Belgio. E poi, ci sono i grandi edifici
accanto a vecchi quartieri popolari -gli hutongs "...
Rolf Berthold.Gli hutongs
di Pechino sono delle abitazioni storiche. Non sono modernizzati interamente, è
vero. Ma questo genere di abitazioni appartiene alla tradizione cinese. Le
persone sono legate a loro. Augurano il loro ammodernamento, certamente non la
loro scomparsa.
E gli shopping center non sono il monopolio dei capitalisti! Prendiamo il contrario di questo
ragionamento: si affermerebbe che il capitalismo in Belgio sta sparendo, perché
questo non ha shopping center tanto grandi? Le persone, in qualunque paese
vivono, non hanno bisogno di fare i loro acquisti? E data la quantità di
domanda, in Cina, come potrebbero accontentarsi dei piccoli negozi?
E cosa c'è di male se si può acquistare di tutto in Cina? È vero che una
Lamborghini non è per l'esattezza un prodotto di prima necessità. Ma se degli
uomini di affari stranieri, o anche cinesi, vogliono una tale automobile, non
si vedono troppi problemi in Cina. Lo stato preleva delle forti tasse su questo
genere di prodotti di lusso del resto, così che questo denaro ritorna però alla
collettività. È vero che pochi cinesi possono permettersi una tale automobile,
stesso tra gli uomini di affari!
Questi ricchi appartengono ad un'altra classe. La domanda è sapere quale
posizione sociale occupano. Rischiano solamente di nuocere da quando escono
della loro automobile. Facciamo dunque in modo che ci restino! Scherzo
naturalmente. Ma il vostro operaio ha parzialmente ragione.
Un ingegnere belga che ha fatto degli studi
per un certo tempo a Pechino e che ha ancora molti amici si chiede con
inquietudine, dopo il suo ultimo soggiorno, se i nuovi capitalisti non ricercano
il potere politico. Conosce dei membri del partito che intrattengono dei legami
stretti con questa nuova generazione capitalista.
Rolf Berthold.Nella scia della politica di riforme e di
apertura verso l'occidente, si è sviluppata una potente economia privata.
Costituisce una parte importante dell'economia cinese nello stadio iniziale del
socialismo, perché crea impiego e mette molti prodotti sul mercato, perché paga
molte tasse allo Stato e favorisce, in generale, lo sviluppo economico. Le
esperienze acquisite nello sviluppo della Cina, ma anche in altri paesi
socialisti, che ora appartengono di nuovo al sistema capitalista, hanno
dimostrato che non era bene che tutta l'economia fosse nelle mani dello stato
nella prima fase dello sviluppo socialista. Non è favorevole per la via
socialista. È evidentemente necessario che i settori determinanti dell'economia
siano controllati dallo stato, che è quanto capita in Cina.
Dei rappresentanti di questa economia privata sono implicati effettivamente a
titolo individuale nella vita politica, ma senza formare una forza politica
separata che si opporrebbe al partito comunista.
Questo ingegnere constata anche una
parte delle grandi contraddizioni tra le città e le campagne, tra i contadini e
gli operai, la classe media e i capitalisti.
Rolf Berthold. Questa differenza tra le città e la
campagna sono un fatto. I redditi sono più elevati nelle città. Il divario si è
approfondito anche in questi ultimi anni. Il PC cinese è evidentemente
cosciente della situazione e prende delle misure per rimediare. Un obiettivo è
stato stabilito mirando ad aumentare i redditi dei contadini. Difatti, la
polarizzazione è contraria al socialismo, sottolineano i comunisti cinesi.
Ma come potrà la Cina mantenersi
nell'economia mondiale globalizzata, senza diventare lei stessa una nazione
capitalista?
Rolf Berthold. La Cina può
mantenersi nell'economia mondiale globalizzata perché è un grande paese che
dispone di una potente economia. Ciò che è essenziale, è che il carattere
socialista del modo di produzione sia conservato e rinforzato. E che gli
attacchi stranieri contro il sistema economico socialista siano respinti con
determinazione. Tutta la politica del PC cinese si applica per questo
obiettivo. È questo l’orientamento strategico che bisogna prendere in
considerazione, senza allarmarsi ad ogni problema, affermando che la Cina
abbandona il socialismo