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da: Estratti dall'articolo, del People's Weekly World (giornale del Partito comunista degli Stati Uniti), 4/9/04
http://www.pww.org/article/articleview/5718/1/230 /
22/09/04


Incontro con i sindacati cinesi.


Nel corso di una visita nella Repubblica Popolare Cinese, a luglio, ho discusso con sindacalisti ai vari livelli, di impresa, città, di provincia e nazionali per conoscere come aiutano i lavoratori ad affrontare le sfide della ristrutturazione economica che ha luogo oggi in Cina.

di : Marilyn Bechtel

Da un quarto di secolo è applicata in Cina una politica di "riforma ed apertura", attraverso la ristrutturazione di imprese di Stato, e l'apertura dell'economia al capitale nazionale ed internazionale. Questo complesso percorso è centrale nel processo che il Partito comunista cinese chiama "costruzione del socialismo con caratteristiche cinesi". Questa è la sola via, secondo il Partito, per compiere il salto di sviluppo economico nelle difficili condizioni di un paese in via di sviluppo con una popolazione ed un territorio gigantesco, fronteggiando la povertà estrema, la devastazione della guerra nonché gli sforzi inesauribili del capitalismo mondiale di rovesciare la rivoluzione cinese. Distante dal "liberismo sfrenato" l'economia complessiva è controllata da misure quali la politica monetaria, la crescita degli investimenti, le manovre sul credito e le imposte. Né il settore privato ha preso il sopravvento, infatti circa i due terzi del PIL provengono dal settore pubblico.

In particolar modo dall'inizio degli anni novanta, la Cina ha spostato, nella pianificazione statale, la priorità dell'impiego permanente per i lavoratori, a favore di una via che permetta un maggiore intervento dei mercati. Ciò ha da un lato accelerato la crescita economica del paese e migliorato le condizioni di vita della maggioranza dei cinesi, ma nello stesso tempo, tale processo ha condotto al licenziamento ed alla disoccupazione milioni di lavoratori delle imprese di Stato che si sono riorganizzate per accrescere la produttività e la competitività.

In questo periodo, la Cina nord-orientale e gli altri vecchi centri dell'industria pesante, hanno perso la loro centralità, ed i lavoratori, senza più lavoro, hanno dovuto affrontare la necessità di riqualificarsi, apprendendo nuove tecnologie e, spesso, preparandosi per lavori completamente nuovi. Anche nella Cina orientale, dove da anni è priorità nazionale la rapida crescita industriale, si verificano processi simili.

Negli Stati Uniti, milioni di lavoratori e le loro comunità hanno affrontato sfide simili, a causa delle dismissioni e dei licenziamenti per l'introduzione di nuove tecnologie.

Come in molti altri paesi, anche i sindacati statunitensi e cinesi hanno dovuto sviluppare, nelle condizioni nuove, strategie inedite per tutelare gli interessi dei lavoratori. Ma mentre nell'ultimo decennio i salari dei lavoratori americani sono rimasti fermi quando non si sono ridotti e giorni di vacanza sono stati tagliati, in Cina nello stesso periodo, il salario medio è cresciuto del 40%, la settimana lavorativa ridotta e le vacanze allungate.

Ho discusso con i dirigenti sindacali di quattro città diverse del nord-est, della Cina orientale e di Pechino. I dettagli variano di regione in regione, ma il quadro complessivo è simile: un divario significativo tra il numero di lavoratori in cerca di occupazione e le opportunità di lavoro, programmi massicci per riqualificare e re-impiegare lavoratori fuoriusciti dal lavoro per la riforma delle industrie statali, ed una nuova enfasi sulla formazione al lavoro anche sul luogo di lavoro stesso. Sebbene questi programmi siano lontani dal risolvere i problemi di tutti i lavoratori fuoriusciti, hanno comunque permesso a milioni di persone di trovare nuovi impieghi e a stabilizzare la loro situazione lavorativa.

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I dirigenti sindacali mi hanno descritto le responsabilità dei sindacati nella difesa dei diritti dei lavoratori durante le ristrutturazioni. Nelle industrie di Stato, il segretario sindacale dello stabilimento, eletto dai rappresentanti di tutte le officine, è di solito un membro della direzione del personale, o, nelle imprese riorganizzate, un membro del consiglio dirigenziale. Questo assicura l'impegno del sindacato quando si discute di riorganizzazione. I rappresentanti eletti deve discutere e ratificare il piano di ristrutturazione prima che inizi.
A Shenyang, ho incontrato Wu En Tao, vicepresidente della Federazione sindacale di Shenyang. Wu mi ha spiegato che circa il 30% dei lavoratori delle industrie di Stato sono fuoriusciti, ma che quasi il 25% hanno trovato un nuovo impiego (sempre in industrie di Stato), mentre gli altri frequentano corsi di formazione, con una paga quasi uguale a quella percepita precedentemente, o hanno un impiego che noi chiameremo socialmente utile.
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Wu ha posto l'accento sull'aiuto fornito dal sindacato, in particolar modo: le agenzie di impiego che formano i lavoratori, migliorano le loro abilità, compatibilmente che le offerte di lavoro, e li aiutano a reimpiegarsi, o i piccoli prestiti a interesse zero per coloro che desiderano intraprendere una propria attività.

In tutto il paese, i lavoratori licenziati dalle industrie di Stato, ricevono un sostegno non solo economico […] Tong Qing Feng, vicepresidente dell'Istituto cinese per le Relazioni sindacali in Beijing mi ha spiegato che mentre il processo varia da regione a regione e da industria a industria, i lavoratori hanno sostanzialmente diritto a tre anni per riqualificarsi nei centri di re-impiego, con una paga simile a quella percepita nell'industria di Stato. Successivamente, la previdenza sociale riduce l'indennità minima per quelli che non trovano un nuovo lavoro. Comunque, Tong dice che i provvedimenti di previdenza sociale sono stati ineguali a causa di una scarsità di fondi. Ma aggiunge di essere ottimista poiché il picco dei licenziamenti è stato raggiunto e il loro numero non tarderà a diminuire.

Un esempio di un'industria di Stato ristrutturata: la Shenyang Blower Works. Fondata nel 1934, molto prima della rivoluzione, l'industria costruiva principalmente macchine a carbone. Ora produce centrifughe, turbine e altra attrezzatura di precisione per le industrie chimiche e del petrolio. L'impresa impiega 2.700 lavoratori, la metà dei quali tecnici specializzati. Questo autunno traslocherà in nuovi stabilimenti all'avanguardia. Tutti i lavoratori, mi ha spiegato il vicepresidente del sindacato Zhang Jiashu, quando sono assunti, seguono corsi di formazione tecnica. Quando successivamente si uniscono alla forza lavoro in stabilimento, saranno addestrati per il loro particolare lavoro. La formazione è permanente e molti lavoratori conseguono certificati di competenza ai vari livelli. […]

Il quadro economico è molto diverso nella provincia densamente popolata di Zhejiang a sud di Sciangai, dove lo sviluppo accelerato, installazione dell'impresa privata compresa, è stato perseguito sin dagli anni novanta.

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Attraverso gli sforzi del governo e dei sindacati, oltre mezzo milione di nuovi posti di lavoro sono stati creati l'anno scorso, ed un numero simile è pianificato per questo anno. Tuttavia, mi hanno spiegato dei sindacalisti, resta un grande divario da colmare.
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In una fase di grande sviluppo economico della quale hanno beneficiato virtualmente tutti i cinesi permangono nel contempo da superare diseguaglianze regionali e disoccupazione; il movimento sindacale del paese gioca un ruolo fondamentale lottando per difendere i diritti dei lavoratori nelle condizioni di veloce mutamento.

L'autore può essere raggiunto all'indirizzo: mbechtel@pww.org


traduzione dall'inglese a cura del Ccdp