da rebelion.org
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=35059
Hedelberto López Blanch
24/07/2006
La Repubblica Popolare Cinese sta ormai lasciando dietro di sé la dimensione del paese in via di sviluppo, ed oggi emerge con forza come superpotenza economica mondiale.
I suoi progressi negli ultimi decenni l'hanno portata ad occupare il quarto posto al mondo per Prodotto Interno Lordo (PIL), fatto che aveva lasciato increduli gli analisti occidentali.
Molti si domandavano come un paese arretrato, con 1.300 milioni d’abitanti, bassa tecnologia e sovrastruttura minima solo affrontare le grandi sfide nazionali, abbia potuto superare quegli ostacoli.
In quell'enorme territorio asiatico di 9.596.961 chilometri quadrati, anche la popolazione comincia a godere di migliori condizioni di vita rispetto a potere d'acquisto, educazione, sanità e abitazioni.
Stando alle cifre ufficiali della Banca Mondiale di aprile 2006, la Cina con 2.529.563 dollari di PIL è quarta, dietro gli Stati Uniti (13.228.391 milioni), il Giappone (4.420.955 milioni), la Germania
(2.752.612 milioni).
Al quinto posto compare la Gran Bretagna (2.229.138 dollari), la seguono Francia, Italia, Canada, Spagna e Brasile, che occupano i primi dieci del pianeta.
Il Prodotto Interno Lordo (PIL) non è che il valore totale della produzione di beni e servizi finali di un paese in un determinato periodo, calcolato quasi sempre per trimestre, semestre o per anno.
Il PIL è l’indice più importante per permettere l'analisi ed il calcolo della capacità produttiva dell'economia, ed offre una forma rapida e semplice d’informazione globale sulla produzione e generazione di ricchezza di un paese, pur con lacune. Infatti, quest’indice misura un periodo senza contare la produzione e la ricchezza accumulate, che spesso, da sole, sono in grado di offrire dati diffusi sul benessere generale della popolazione. Per esempio, negli Stati Uniti ci sono più di 45 milioni di poveri nonostante un elevato PIL.
I progressi raggiunti dalla RPC in quasi tutti gli aspetti economici comincia ad innervosire la prima potenza mondiale, che con una popolazione di 297 milioni di persone, guarda con diffidenza al gigante asiatico.
Pechino supera Washington in molti record, come la produzione totale di acciaio (260 milioni di tonnellate per 104 milioni nel 2004), un indicatore chiave dello sviluppo industriale perché in quella nazione la costruzione annuale di fabbriche strade, aeroporti, abitazioni è frenetica.
In quello sviluppo irrefrenabile, la Cina sorpassa gli Stati Uniti anche nel consumo di alluminio, rame, nichel, nitrati, e fosfati utilizzati come fertilizzanti in agricoltura.
Rispetto al petrolio, che ora ha raggiunto i quasi 80 dollari il barile, Washington supera di tre volte la nazione asiatica, perché consuma 22,8 milioni di barili giornalieri mentre la seconda solo 6,7 milioni.
Ma la Cina si fa largo con forza anche nell’elettronica, e supera già gli Stati Uniti nell'utilizzo di telefoni mobili (269 milioni contro 159 milioni) e si stima che in pochi anni li raggiunga nell'utilizzo di personal computer. Li ha già sorpassati anche nell'uso di elettrodomestici, refrigeratori, frigoriferi, televisori e ventilatori.
Se queste cifre sono preoccupanti per Washington, c'è un altro aspetto che produce trepidazione per le conseguenze che potrebbe provocare: la Banca Centrale cinese ha reso noto che le sue riserve internazionali sono di 941.000 milioni di dollari, le più grandi del mondo, maggiori di quelle del Giappone.
Nei primi sei mesi dell'anno, il surplus commerciale di quella nazione è stato di 61.400 milioni di dollari e prima della conclusione del 2006, si stima che la cifra arriverà al milione di milioni di dollari.
Le riserve sono cresciute in anni recenti, perché la Banca Centrale allo scopo di per trattenere il valore dello yuan, ha comprato la maggior parte dei dollari generati dal surplus commerciale in espansione e dagli investimenti stranieri.
La Cina, inoltre, e uno dei principali proprietari dei debiti del Fisco statunitense, cioè dei buoni del Tesoro, quelli che permettono a Washington di avere respiro nonostante l'enorme deficit fiscale che si trascina ormai da anni.
La RPC tiene la potenza nordamericana in apprensione, perché se si decidesse a cambiare parte delle sue riserve in euro, il dollaro perderebbe valore, ma comprometterebbe anche le vendite e le esportazioni cinesi nel mercato statunitense, pertanto rimane un’eventualità poco probabile.
La Cina, nonostante debba fare ancora molta strada circa livello tecnologico, consumo pro capite della popolazione e altri indici micro e macro economici, comincia a far intravedere la punta dell'iceberg di una vera superpotenza.
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR