www.resistenze.org - popoli resistenti - cina - - n. 256

da www.infochina.be/fr/node/250 
Traduzione dal francese per www.resistenze.orga cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La fine del modello americano, la nascita di un modello cooperativo
 
La crisi finanziaria che colpisce gli Stati Uniti e l'Unione Europea ha suscitato un dibattito in Cina riguardante l'ordine politico ed economico mondiale. Le principali correnti della discussione ritengono che sia giunto il momento per la Cina di partecipare alla realizzazione di un nuovo ordine basato sui concetti di armonia, di cooperazione e di pace. La rivista Liaowong ha pubblicato un contributo di Cheng Dawei, dell'Università di Renmin. Eccone la versione integrale.
 
Quando la storia raggiunge un certo stadio di sviluppo, la globalizzazione è un passo inevitabile. A seguito della globalizzazione, il sistema globale ha modificato i rapporti di produzione sotto vari aspetti. L'interdipendenza tra le nazioni è cresciuta, i diritti civili sono aumentati e le forme e le vie di partecipazione politica si sono notevolmente sviluppate. Si assiste inoltre a una integrazione culturale a tutti i livelli, con la definizione di uno spazio senza precedenti per la governance internazionale, un crescente coordinamento tra le nazioni e l'introduzione di una pluralità di organizzazioni internazionali. In questi ultimi venti anni ha preso forma una situazione multidimensionale crescente per ampiezza e profondità che continuerà ad attrarre rapporti sociali ed entità economiche del mondo intero.
 
Il futuro della globalizzazione
 
La globalizzazione è un principio oggettivo di sviluppo economico e continuerà il suo corso espansionistico. In risposta all'effetto sinergico dovuto all'espansione del commercio mondiale, l'ulteriore integrazione della catena di produzione e l'apertura dei mercati finanziari, la mobilità dei fattori di produzione in tutto il mondo e l'efficienza della loro distribuzione non potranno che aumentare. La globalizzazione entrerà in una nuova fase nel corso dei prossimi dieci, venti anni. Secondo le stime elaborate dai dipartimenti competenti, le esportazioni mondiali di beni e servizi passeranno da 1.000 miliardi di euro del 2005 a 2.700 miliardi di euro nel 2030. In quell'anno, le esportazioni raggiungeranno il 34% del prodotto interno lordo (PIL), contro il 25% del 2005.
 
La natura della globalizzazione determina il modello ciclico di sviluppo economico mondiale, l'adeguamento delle strutture industriali e la distribuzione della ricchezza in tutto il mondo. La recente crisi innescata dalla crisi dei mutui sub-primes negli Stati Uniti ha contribuito a far comprendere il ciclo economico, la mobilità dei capitali e la natura espansionistica dei capitali. Dalla crisi del credito all'esplosione dei prezzi del petrolio fino alla sicurezza alimentare, la gente ora capisce la realtà che si cela dietro la prosperità economica. In futuro, anche se la globalizzazione continuerà a spingere in avanti lo sviluppo economico, di volta in volta emergeranno ancora le crisi economiche.
 
La ricchezza nel mondo è distribuita in funzione del livello di capitale. Negli ultimi decenni, la globalizzazione economica ha continuato ad arricchire i ricchi e impoverire i poveri. Negli anni '60, il divario tra paesi ricchi e paesi poveri era in rapporto di 1 a 30. Negli anni '90, la proporzione era 1 a 150. Il divario di reddito tra il 20% dei più ricchi e il 20% dei più poveri della popolazione mondiale è passata da 30 a 1 del 1960 a 74 a 1 del 1997.
 
La distribuzione della ricchezza globale cambierà nel prossimo futuro. Approfittando della globalizzazione, i mercati emergenti come la Cina e l'India, hanno raggiunto una rapida crescita economica. I grandi paesi in via di sviluppo vedranno crescere il loro status e il loro PIL passerà da 800 miliardi di dollari del 2005 a 2.430 miliardi nel 2030, la loro quota di PIL mondiale aumenterà dal 23 al 33%. Tuttavia, la povertà non scomparirà, ma si modificherà in misura significativa la distribuzione della povertà nel mondo (coloro che sopravvivono con meno di 1 $ al giorno): l'Asia orientale e meridionale vedranno ridursi la quota dei più poveri, mentre aumenterà fortemente in Africa e America Latina.
 
Mentre le forze produttive scatenate dalla globalizzazione continueranno a svilupparsi, i rapporti di produzione cambieranno, e in effetti sono già mutati. Il fallimento dei negoziati di Doha testimoniano la crisi del sistema globale. Per lungo tempo a venire, le contraddizioni tra paesi sviluppati e in via di sviluppo resteranno acute, e nel contempo si accrescerà l'interdipendenza. Molti paesi in via di sviluppo lasceranno posizioni marginali per guadagnare la scena al centro del mondo.
 
La globalizzazione richiede una governance globale? Uno studio intitolato "Foresight 2020 : Economic, Industry, and Corporate Trends" (Prospettive 2020: Tendenze dell'economia, dell'industria e delle società) e condotta da l'Unità di Studi economici (Economist Intelligence Unit-GB) e Cisco Systems (USA) prevede quattro scenari plausibili nella globalizzazione economica, nei prossimi quindici anni. In particolare, l'impatto della "globalizzazione governata" è pari al 65%, mentre stagnazione e regressione sono rispettivamente al 10 e il 5%. Non vi è alcun dubbio che la globalizzazione richiede una governance globale.
 
La posizione della Cina
 
La globalizzazione porterà, nel futuro, grandi opportunità ma anche delle sfide. Prima di decidere la strategia della Cina, dobbiamo comprendere il dualismo della globalizzazione; in altre parole: dobbiamo opporci alla globalizzazione? La globalizzazione contribuisce a promuovere la distribuzione ottimale, a livello mondiale, dei capitali, della tecnologia, della conoscenza e di altri elementi per la produzione e procura alla Cina un ambiente favorevole in cui utilizzare entrambi i mercati, quello interno ed estero, e i due tipi di risorse. Superfluo considerare che la Cina deve continuare a cogliere l'opportunità che la globalizzazione offre.
 
Pertanto, la strategia di base per lo sviluppo delle forze produttive dovrebbe prevedere: l'integrazione della Cina nell'economia mondiale, ma, cosa ancora più importante, garantire che la Cina si basi su una propria economia domestica con la priorità di mantenere e sviluppare le forze produttive all'interno del paese. Questa strategia non implica né il rifiuto delle cose provenienti dall'estero, né che si conti sul mondo esterno. Dobbiamo imparare a mantenere e promuovere lo sviluppo delle nostre forze produttive nazionali e dobbiamo dominare i principi di sviluppo economico globale, evitare le crisi finanziarie e garantire la sicurezza industriale nel nostro paese.
 
Conseguente all'idea di "nascondere le proprie capacità e di attendere la sua ora", la Cina ha passato gli anni '90 tranquillamente immersa nel "realizzare una sua costruzione economica" e ha respinto l'etichetta di "potenza mondiale". Nell'intervallo che ha seguito la sua adesione all'Organizzazione Mondiale del Commercio, la Cina non si è considerata una potenza mondiale, anche quando ha partecipato attivamente negli affari internazionali. Negli ultimi due anni, tuttavia, le contraddizioni create dalla globalizzazione economica sono diventate più sconvolgenti e le contraddizioni nei rapporti di produzione dimostrano che il sistema internazionale ha preso a malfunzionare. La Cina deve affrontare le nuove sfide della globalizzazione.
 
Ora che la Cina è diventata una delle principali entità economiche del mondo, deve ridefinire la sua posizione strategica, in altre parole, la sua partecipazione nella governance globale dovrebbe farsi proattiva: "agire nell'interesse del paese, ma nel contempo promuovere lo sviluppo comune". Questo dovrebbe essere il fondamento della partecipazione della Cina alla governance mondiale. Abbiamo il massimo rispetto per il sistema multilaterale internazionale, ma nello stesso tempo riconosciamo condizioni e contraddizioni esistenti tra i paesi. Nell'affrontare queste contraddizioni, dobbiamo ricordare che i limiti dell'"interesse nazionale" sono iscritti nello "sviluppo comune". Noi vogliamo lo sviluppo di un maggior numero di nazioni nella dinamica della globalizzazione.
 
Questa disfunzione del meccanismo internazionale non è altro che il fallimento del modello occidentale dominato dal "modello americano". Quando partecipa attivamente alla governance globale e adempie al suo ruolo in qualità di uno dei principali paesi in via di sviluppo, la Cina deve prendere l’iniziativa per diffondere in tutto il mondo il concetto cinese di "armonia". Nel corso della storia mondiale, la nascita di una nazione è spesso accompagnata dalla nascita di un nuovo pensiero. Il concetto di "armonia" è un’espressione teorica della portata pacifica della Cina e dovrebbe essere trasmesso al mondo insieme con i concetti di giustizia, di mutuo beneficio e sviluppo comune.
 
Questo documento è una traduzione di un articolo pubblicato sulla rivista cinese Liaowang di Cheng Dawei, il 19 ottobre 2008.