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- popoli resistenti - cina - 10-02-09 - n. 260
La Cina, motore dell’economia mondiale
di Tony Busselen
02/02/2009
Al Forum economico mondiale di Davos (Svizzera), 2.600 uomini politici, economisti e dirigenti d’impresa di 96 paesi hanno cercato un'uscita alla crisi. È soprattutto il primo ministro cinese, Wen Jiabao, che ha impressionato.
Anche Luc Cortebeeck, presidente del CSC, Confederazione dei Sindacati Cristiani del Belgio (CSC-Belgique) è a Davos, da pubblica il quotidiano De Standaard. Sulle sue colonne, a proposito del discorso pronunciato in occasione del Forum economico mondiale dal primo ministro cinese Wen Jiabao, vi si può leggere, tra l’altro, ciò che segue:
“Oggi piuttosto che di analisi, abbiamo bisogno di capire come agire contro questa crisi. Arrivano opinioni soprattutto di ordine filosofico. Ma nessuno sa realmente in che maniera comportarsi. Il primo ministro cinese è stato franco e preciso. Io penso che la Cina diventerà il motore del rilancio economico nel mondo. In ogni caso, Wen Jiabao ha potuto presentare un piano chiaro in cinque punti:
1. Sarà stanziata una quantità di denaro gigantesca per la costruzione di linee ferroviarie e di abitazioni, per la ricostruzione delle regioni toccate dai terremoti, e per l'aiuto alle PMI (Piccole e Medie Imprese);
2. le banche saranno fornite di liquidità, in modo che possano far prestiti alle imprese;
3. l'industria sarà modernizzata per rispondere alle imprescindibili necessità della sostenibilità e della ecocompatibilità;
4. la ricerca scientifica, l'insegnamento, la formazione e l'innovazione saranno considerati totalmente prioritari;
5. e, che lo si creda o no, la Cina realizzerà un sistema di sicurezza sociale a pieno titolo, con pensioni, indennità di disoccupazione e assicurazione malattia. Soltanto allora i lavoratori avranno il coraggio di spendere denaro, poiché non dovranno più essi stessi risparmiare per la loro sicurezza sociale.
Per contro, le alte istanze cinesi non sono ancora sufficientemente favorevoli alla libertà d'organizzazione e ai sindacati liberi. Il sistema continua a essere pensato dall’alto al basso. Pure questo dovrà cambiare, ma, ciò nondimeno, hanno un piano di rilancio molto chiaro.” (De Standaard, 30 gennaio)
La riforma delle cure sanitarie
Alcuni giorni prima, il Giornale popolare cinese annunciava il piano tanto atteso. Si è fatto un grande dibattito pubblico, pure in Internet. Il Giornale popolare cinese citava in particolare il professore Gu Xin, dell'università di Pechino, che sosteneva “un ritorno verso l'economia pianificata”. Liao Xinbo direttore aggiunto dell'ufficio provinciale di sanità, riteneva opportuno trarre un miglior vantaggio dagli insegnamenti di un paese come Cuba, aggiungendo che sulla proposta originale di riforma, le cifre trasmesse non erano sufficientemente dettagliate riguardo il finanziamento da parte delle autorità. Il dibattito ha registrato oltre 35.000 commenti.
Il piano finale è stato dunque presentato la settimana scorsa e, questa volta, è forte di cifre sufficientemente precise: nel corso dei due anni a venire, le autorità cinesi investiranno 123 miliardi di dollari in una rete che garantirà tutte le cure sanitarie di primaria importanza alla totalità di 1.300 milioni di abitanti del paese (dal Giornale popolare cinese del 15 dicembre e del 25 gennaio).