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Dal Tibet allo Xinjiang, il copione anticinese non cambia
 
14/07/2009
 
di Roberto Sidoli, Sergio Ricaldone e Leoni Massimo
 
Circa un anno dopo la provocazione sanguinosa scatenata a Lhasa nel marzo del 2008, lo schema ben preparato del pogrom anti-han (l’etnia maggioritaria in Cina) è stato replicato il 5 luglio del 2009 nella regione dello Xinjiang, nel nord-ovest della Cina ed in una zona abitata per circa il 44% dagli uiguri, una popolazione turcofona prevalentemente di religione musulmana: come tutte le minoranze etniche della Cina , essa ha il pieno diritto di poter avere tutti i figli che vuole, oltre ad usufruire di massicci finanziamenti da parte del governo centrale di Pechino.
 
Come avvenne nel Tibet del 2008, le forze indipendentiste dello Xinjiang hanno infatti scatenato una rivolta armata e violenta contro il governo cinese e gli abitanti han dell’area, che ha provocato tra la popolazione civile circa 150 morti e ha portato alla distruzione su larga scala di edifici pubblici, negozi e supermercati, autobus ed auto.
 
Come a Lhasa nel 2008, si è trattato di una vera e propria caccia all’uomo, (specialmente una caccia al cinese di etnia han per la precisione), che fa venire alla mente i linciaggi degli afroamericani compiuti nel sud degli USA fino al 1940.
 
Come nel Tibet del 2008, i provocatori hanno agito ad Urumqi seguendo indicazioni precise fornite dai loro nuclei dirigenti all’estero, nel caso in oggetto il “Congresso Mondiale degli Uiguri” (CMU) guidato da Rebiya Kadeer: forze separatiste ed anticomuniste che a loro volta, come nel caso del Dalai Lama e dei suoi accoliti, sono spalleggiate e protette dall’imperialismo statunitense e dalle altre potenze occidentali.
 
Identici risultano anche gli obbiettivi centrali e prioritari degli autori dei due pogrom, quello del 2008 in Tibet e l’attuale: indebolire la credibilità internazionale del partito comunista e del governo cinese, in vista di importanti scadenze politiche (le elezioni a Taiwan e le Olimpiadi nel 2008, il summit G-8 italiano ed il 60° anniversario della fondazione della Repubblica Popolare Cinese nel 2009), allo stesso tempo cercando di creare un clima di tensione crescente ed ostilità reciproca tra le diverse etnie che compongono il mosaico della popolazione cinese, e di provocare una spirale di vendette/controvendette.
 
Come nel 2008, è subito partita una campagna condotta sia dai mass-media che da gran parte delle forze politiche occidentali, anche di sinistra, tesa in genere a presentare i “dittatori di Pechino” come leader che reprimono nel sangue dei “poveri manifestanti disarmati”, “desiderosi solo di libertà”.
 
Tutti i fatti, tutti gli osservatori indipendenti ed i testimoni, tutte le immagini televisive, provano invece senza alcun dubbio che i manifestanti di Urumqi erano sicuramente armati, anche se in modo rudimentale (bastoni, spranghe, molotov, ecc), oltre che desiderosi fin dall’inizio…. di uccidere inermi donne e uomini cinesi, di distruggere edifici e negozi, di bruciare veicoli di ogni tipo, di attaccare la polizia: colpendo e ferendo anche molti lavoratori e cittadini di etnia Uiguri, per dimostrare la “violenza della polizia” contro gli Uiguri.
 
Come è stato riportato dal Quotidiano del Popolo del 7 luglio, nell’isola Houquan di Urumqi durante la tragica notte del 5 luglio venne bruciato un supermercato e cinque autobus, un autista dei quali è scomparso tra le fiamme.1
 
Una lavoratrice di etnia uiguri, Atigul Turdi, ricoverata in ospedale per le ferite causatele in un precedente scontro etnico nel Guandong, ha affermato che i vandali “hanno usato le nostre ferite come una scusa per la loro stessa violenza. Perché”, ha continuato la giovane Atigul Turdi, “i violenti hanno distrutto il nostro bellissimo e pacifico Xinjiang in modo così crudele?”.2
 
Persino le televisioni occidentali sono state costrette a mandare in onda una serie di immagini inequivocabili che mostravano decine di separatisti rovesciare un autobus, altri picchiavano ferocemente un uomo già caduto a terra, foto di edifici e supermercati bruciati, donne insanguinate e piangenti abbracciate tra loro:senza avere quasi mai l’onestà di dichiarare che tali scene da incubo non erano certo dovute all’intervento dell’autorità di polizia , ma alla violenza dei separatisti uiguri.
 
Il sopra citato “Congresso Mondiale degli Uiguri”, che riunisce tutte le forze anticomuniste ed indipendentiste della regione, ha avuto la spudoratezza di affermare su Internet che il pogrom è nato da un’”organizzata pulizia etnica”, ma ….contro gli uiguri e preparato dal partito comunista cinese: evidentemente voglioso di auto danneggiare la propria immagine internazionale e di creare tensioni pericolose tra le diverse nazionalità della Cina, oltre che tanto stupido da compiere questo capolavoro di masochismo proprio una settimana prima del G8 italiano, in cui – a latere – i dirigenti comunisti cinesi volevano discutere sul processo di creazione di una diversa moneta di riserva internazionale, parallela/alternativa nel medio periodo al dollaro.3
 
Peccato, inoltre, che la polizia cinese abbia intercettato e registrato una telefonata di fine giugno effettuata dalla sopra citata Rebiya Kadeer, nella quale essa diceva al fratello domiciliato a Urumqi, pochi giorni prima del pogrom anticinese, che “noi” (il Congresso Mondiale degli Uiguri) ”sappiamo che molte cose stanno accadendo”.4
 
Ovviamente il CMU ha descritto le proteste come “pacifiche”, represse con la violenza dal governo cinese: ma qual è il programma e gli alleati di questa organizzazione politica?
 
Fondata nell’aprile del 2004 a Monaco di Baviera, essa rivendica quasi apertamente il diritto del popolo uiguri alla separazione dalla Cina. Tra i suoi più stretti amici si trova –non c’è da stupirsi- il Dalai Lama, definito come “il leader spirituale del popolo tibetano”:tra gente “spirituale” è facile intendersi, anche nella valutazione delle “pacifiche manifestazioni “ del 2008 (Tibet) e del 2009 (Xinjiang) e anche nel giudizio sulla “tirannia comunista” in Cina.5
 
Ma gli amici spirituali del CMU non finiscono certo con il Dalai Lama: stando alla stessa organizzazione separatista, la terza assemblea generale del movimento anticomunista si è tenuta a Washington, tra il 21 ed il 25 maggio del 2009 ed in collaborazione con il National Endowment for Democracy, meglio conosciuto e combattuto dal movimento antimperialista mondiale sotto l’acronimo di NED.
 
Un’assemblea clandestina? Non proprio, visto che stando alla stessa CMU al suo incontro hanno partecipato anche “funzionari del governo” (USA) e “legislatori ed accademici degli Stati Uniti e di altri paesi del mondo”: tra i partecipanti esteri, il CMU riporta nomi come Barbara Haig, vicepresidente della NED e Lincoln Diaz-Balard, Fronk Wolf, Bill Delahunt e James McGovern, tutti membri del congresso USA, oltre a Sherrod Brown del senato statunitense.6
 
Proprio dopo questa rimpatriata tra amici, hanno iniziato a muoversi ingranaggi politici e diplomatici: l’amministrazione democratica di Barack Obama, che sta bombardando a tutto spiano la popolazione afgana, in nome della “lotta al terrorismo”, negò subito l’estradizione in Cina di alcuni separatisti uiguri catturati in precedenza in Afghanistan, detenuti da anni a Guantanamo, mandandoli invece in semicolonie USA come Palau. Tra il 4 e 5 luglio, scoppiò il pogrom di Urumqi. Coincidenze? L’imperscrutabile mano del destino? Troppe coincidenze, a nostro avviso.
 
La grande maggioranza dell’etnia uigura ha condannato decisamente, con un sentimento comune ben espresso dalla giovane Atigul Turdi, l’orrendo pogrom notturno del 4/5 luglio.
 
Non solo perché molti lavoratori e pacifici cittadini della stessa etnia uiguri sono stati feriti/uccisi in prima persona dai separatisti dello Xinjiang, ma anche perché dal 1949, quando il partito comunista cinese riprese pacificamente il controllo della regione, i lavoratori uiguri e delle altre etnie dell’area hanno visto modificarsi radicalmente le proprie condizioni di vita materiali e culturali.
 
Anche se questa tematica verrà affrontata meglio in un altro articolo, si può subito rilevare che:
 
- fin dall’ottobre del 1955 venne stabilita la regione autonoma dello Xinjiang, con un ampio margine di libertà di manovra in campo politico, economico, ed amministrativo.
- dall’ottobre del 1955 fino ai giorni nostri, una gran parte delle principali cariche politiche all’interno del partito comunista della zona e degli organi statali dello Xinjiang sono stati controllati da esponenti di etnia iugura
- nel 1949 la regione dello Xinjiang costituiva una delle regioni più povere ed arretrate dell’intera Asia, seconda solo al Tibet per tasso di povertà, analfabetismo diffuso ed arretratezza tecnologico-culturale.Nel 2005, invece l’analfabetismo è quasi scomparso dalla vita quotidiana dello Xinjiang, riducendosi nel 2001 al solo 2% tra i giovani e gli adulti di mezza età
- a prezzi costanti, il prodotto nazionale lordo dello Xinjiang nel 2001 è aumentato di ben 42,9 volte rispetto al1952
- quasi inesistente nel 1949, il settore industriale e minerario contava invece nel 2001 il 42,4% del PNL complessivo della Xinjiang
- mentre nel 1949 quasi non esistevano nella regione altri strumenti di trasporto che gli animali, ora i veicoli a motore percorrono in massa le strade asfaltate e le autostrade della zona, divenute pari, alla fine del 2001, a 80900km (3361 nel 1949)
- nel 2001 lo Xinjiang aveva 11 aeroporti in funzione, contro lo zero del 1949
- le scuole elementari sono aumentate da 1335 nel 1949 a 6221 nel 2001
- sempre nel 1949, si potevano trovare nello Xinjiang solo 54 centri medici di basso livello, per un misero totale di 696 posti letto; nel 2001, invece, erano stati costruiti ben 1357 ospedali per un insieme di 71000 posti letto ospedalieri
- lo spazio abitativo pro-capite nelle zone urbane era pari 15,5 metri quadrati nel 2001, più di due volte e mezza che nel 1981
- la percentuale della spesa per il cibo rispetto al reddito medio degli abitanti dello Xinjiang, era calata dal 57,3 % del 1978 al 35,3% del 2001.7
 
Cifre fredde e dati aridi, ma che descrivono l’enorme salto di qualità produttivo e sociale compiuto dalla regione dopo il 1949 e fino ai nostri giorni: un progresso continuo che il partito comunista cinese vuole difendere sviluppare a livelli ancora più elevati, in primo luogo sconfiggendo sul piano politico le forze separatiste della zona impedendo loro di creare un clima di diffidenza ed ostilità costante tra gli han e gli uiguri, uno dei più perversi obbiettivi strategici del CMU e dei suoi alleati internazionali.
 
14 Luglio 2009
Roberto Sidoli, Sergio Ricaldone e Leoni Massimo
 
NOTE
 
 


1 Quotidiano del Popolo, 7 luglio 2009, “Recalling the nightmate:ejewitness accounts of Xinjiang riot”
2 Quotidiano del Popolo, “Recalling the nighmate: ejewitness accounts of Xinjiang riot”
3 Quotidiano del Popolo, 7 luglio 2009, “Police have evidence of World Uyghur Congress mastermind Xinjiang riot”
4 Quotidiano del Popolo, “Police have evidence of World Uyghur Congress mastermind Xinjiang
5 www.wiserearth.org/organization, “world Uighur Congress”
6 www.uyghurcongress.org,”Third General Assembly of the World Uyghur Congress
7 news.xinhuanet.com,”Historj and development of.Xinjiang”, maggio 2003