www.resistenze.org - popoli resistenti - colombia - 05-09-09 - n. 285

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Bollettino di informazione del 04/09/2009 - CLAMORI DALLA COLOMBIA!
 
26/08 - MANIFESTAZIONE IN VENEZUELA PER LA LEGGE SULL'EDUCAZIONE E CONTRO LE BASI STATUNITENSI IN COLOMBIA
 
Durante il corteo che si è svolto in Venezuela a favore delle Legge Organica sull'Educazione e contro le basi statunitensi in Colombia, diverse voci si sono
 
alzate a favore della pace con giustizia sociale e dell´integrazione latinoamericana, manifestando il totale rifiuto all'istallazione delle basi militari dei gringos nel paese confinante. Una manifestazione vivace e colorata, cui si sono aggiunti artisti, musicisti, bambini, giovani e politici che, nonostante i diversi ruoli nella società, concordano sulla necessità di difendere il Latinoamerica da qualunque minaccia imperialista.
 
Isaías Rodríguez, ambasciatore del Venezuela in Spagna, ha affermato che c'è una relazione diretta fra il golpe in Houndars e le basi yankees in Colombia, che "sono una chiara espressione del fatto che il colpo di stato in Honduras ha rappresentato una prima fase per colpire l'integrazione latinoamericana, e la seconda fase è proprio l'istallazione di queste basi militari con l'obiettivo di completare le minacce con le quali gli Stati Uniti vogliono tornare all'epoca di Bush, ora che è evidente che non esistono differenze sostanziali fra Obama e Bush".
 
"Noi condanniamo con forza queste istallazioni perché sono un invito alla guerra e noi vogliamo la pace", ha affermato Américo Díaz Núñez, ambasciatore venezuelano in Bielorussia, che aggiunge che esse "sono una minaccia a Unasur e soprattutto a Venezuela ed Ecuador".
 
Semplice e chiara l'opinione di Martín Sánchez, di nazionalità colombiana e membro del gruppo Expresión Vallenata: "siamo persone che lavorano qui in un paese fratello, che ci ha accolto a braccia aperte e non siamo affatto d'accordo con le basi militari straniere in Colombia".
 
La profonda condanna espressa in questa manifestazione è perfettamente in linea con l'opinione dei popoli latinoamericani ed anche di svariati governi progressisti: basti pensare che il ministro per la Sicurezza dell'Ecuador, Miguel Carvajal, ha dichiarato che l'accordo militare fra Colombia e Stati Uniti per l'uso di basi militari è contrario alla volontà di pace che l'America Latina vuole consolidare.
 
Dal canto suo il governo argentino ha ratificato il suo rifiuto rispetto a questa decisione dell'esecutivo colombiano, con le parole del segretario generale della presidenza argentina, Oscar Parrilli: "Noi non condividiamo la decisione del governo della Colombia di facilitare l´istallazione di basi militari".
Da tutto il cono sud si levano dunque voci contro questa manovra voluta dagli Stati Uniti allo scopo di garantirsi una testa di ponte militare nell'ex cortile di casa, supinamente accettata dal narcopresidente fantoccio Alvaro Uribe Vélez, che è disposto a qualunque svendita di sovranità territoriale pur di mantere gli ottimi rapporti col suo potente alleato imperialista e garantirsi così l'impunità.
 
 
23/08 - DENUNCIATI NUOVI BROGLI NELL'APPROVAZIONE AL SENATO DEL REFEREDUM SULLA RIELEZIONE DI URIBE
 
Il 20 agosto l'assemblea plenaria del Senato colombiano ha approvato il testo del referendum sulla modifica della costituzione che permetterebbe al
 
presidente Uribe di ricandidarsi alle elezioni del 2010. Il dibattito alla Camera è previsto per il 25 agosto; se la proposta fosse approvata, al referendum mancherebbe solo l'esame della Corte Costituzionale (giá puntualmente cooptata da Uribe) per arrivare alle urne. Il candidato presidenziale Germán Vargas ha denunciato che il governo ha avvicinato diversi congressisti per indurli a votare a favore del progetto di legge, dichiarando che adirà alle vie legali se riuscirà a provare una comprovendita di voti; il presidente narco-paramilitare Uribe aveva già ottenuto in modo fraudolento la rielezione nel 2006, come dimostra la sentenza di condanna della Corte Suprema di Giustizia della Colombia verso Teodolindo Avendaño e Iván Díaz Mateus, corrotti dal governo per favorire l'approvazione della riforma costituzionale che ha reso possibile la rielezione, nell'ambito dello scandalo della "Yidispolitica"( che prende il nome dalla ex congressista Yidis Medina, anch'essa condannata nello stesso processo).
 
Il tentativo di ottenere per la terza volta consecutiva la poltrona presidenziale si scontra con l'opposizione di diverse organizzazioni: il vertice sociale e politico che si riunisce in questi giorni nella capitale colombiana, con la partecipazione di organizzazioni sindacali, comunitarie, indigene, giovanili, culturali, ambientaliste e politiche di opposizione al regime uribista, approverà nei prossimi giorni la realizzazione di grandi mobilitazioni contro la rielezione e le politiche antisociali del governo.
Il narco-presidente, protagonista con la sua cricca di continui scandali, prosegue nella sua strada per ottenere l'ennesima elezione truccata, grazie all'appoggio dell'oligarchia, dei paramilitari e di Washington; e per ottenere l'impunità non esita a svendere la sovranità nazionale (cedendo agli USA il controllo di sette basi militari) e a continuare i suoi loschi traffici coi narcotrafficanti che finanziano le sue campagne elettorali e con i paramilitari che minacciano interi villaggi per estorcere un voto a lui favorevole.
 
 
20/08 - CORREA: "SPERIAMO CHE LA COLOMBIA NON DEBBA CHIEDERE PERDONO A TUTTA L'AMERICA LATINA PER LE PROPRIE BASI CONSEGNATE AGLI USA!"
 
Il presidente colombiano Alvaro Uribe è tornato a chiedere perdono all'Ecuador per il bombardamento che le sue truppe realizzarono il 1 marzo 2008 nella
regione di Sucumbíos, senza tuttavia impegnarsi a collaborare con le autorità ecuadoriane nella ricerca e condanna dei responsabili di tale gesto di pirateria internazionale, che ha condotto alla rottura da parte dell'Ecuador delle relazioni diplomatiche tra i due paesi. In tale operativo fu ucciso il capo della diplomazia delle FARC-EP Raúl Reyes, insieme ad una ventina di guerriglieri, ad un cittadino ecuadoriano e a quattro studenti messicani che si trovavano nell'accampamento temporaneo delle FARC-EP per ragioni accademiche.
 
L'impegno concreto nella collaborazione per fare luce su tale delitto rimane, per il presidente Correa, conditio sine qua non ai fini del ristabilimento delle relazioni diplomatiche con la Colombia. Dopo aver ricevuto, per l´ennesima volta, soltanto parole da parte colombiana, alle quali non si può attribuire alcun valore (come la storia recente ha ampiamente dimostrato), il presidente Correa ha ironizzato dicendo che "si spera che la Colombia non debba chiedere perdono non solo all'Ecuador, ma a tutta l'America Latina per il nuovo accordo di concessione di basi militari all'esercito USA". Tale accordo va nella direzione opposta a quella di un riavvicinamento tra la Colombia ed i suoi vicini, specialmente Venezuela ed Ecuador, poiché, proprio come il bombardamento in terra ecuatoriana, mira a coinvolgere i paesi limitrofi nel conflitto interno colombiano, estendendo la guerra oltre le frontiere neogranadine, e rappresenta un incredibile atto di destabilizzazione regionale, chiaramente minaccioso nei confronti dell'indipendenza di tutta l'America Latina.
 
Il Presidente Rafael Correa, da parte sua, esige risolutamente che la Colombia abbandoni senza ambiguitá la dottrina della "extraterritorialitá", facendo appello alla quale lo Stato colombiano ha bombardato e fatto incursione in Ecuador, sotto direzione della CIA, nella cosiddetta "lotta al terrorismo".
Tuttavia, il popolo colombiano sa che lottare contro il terrorismo vuol dire combattere il regime narco-fascista cappeggiato da Uribe e dal suo governo paramilitare.
 
 
17/08 - CHÁVEZ: UNASUR COSTITUIRA' UN GRAN MOVIMENTO CONTRO L'INSTALLAZIONE DI BASI USA IN COLOMBIA
 
L'Unione delle Nazioni Sudamericane si riunirà il prossimo 28 agosto a Buenos Aires ed in quella data, ha affermato il presidente venezuelano, sarà
discussa la pericolosa situazione creatasi in tutta la regione per la decisione del governo colombiano di concedere, per operazioni militari, sette basi aeree e/o navali colombiane all'esercito USA, nel quadro della strategia guerrafondaia e neo-coloniale portata avanti dal SouthCom del Pentagono.
 
Chávez ha inoltre dichiarato che nella suddetta riunione si getteranno le basi per un grande movimento continentale di rifiuto della presenza statunitense in America Latina, in difesa della dignità, della sovranità e della pace nella regione.
 
L'accordo, ancora oscuro in molti aspetti, stipulato tra il narcogoverno di Uribe e l´imperialismo USA, ha generato preoccupazione in tutto il Latinoamerica perché rappresenta un salto di qualità nella politica interventista degli Stati Uniti e minaccia, direttamente e militarmente, i processi progressisti portati avanti da molteplici governi latinoamericani.
 
D'altra parte, perfino nel congresso colombiano tale accordo viene percepito come una grave violazione della sovranità colombiana, non solo per la presenza stabile di truppe straniere ma anche per la totale impunità di cui godrebbero i soldati gringos nel loro operare in Colombia. Eclatanti rimangono i casi d´impunità di cui godono i soldati Usa dislocati in Colombia, che nel recente passato si sono macchiati di efferati delitti, come lo stupro di minorenni, senza che fosse possibile sottoporli a giudizio. Con questo accordo tali situazioni sono destinate a perpetuarsi, così come l'incremento del traffico di cocaina colombiana, nello stesso modo in cui l´occupazione USA in Afganistan ha scatenato il traffico di oppiacei.
 
La crescita esponenziale della presenza nordamericana sullo scenario di guerra civile della Colombia, delinea la volontà di Washington e Bogotá di coinvolgere i paesi vicini nel conflitto, creando le condizioni per un intervento militare contro la rivoluzione bolivariana.
Il disperato isolamento di Uribe e la spada di Damocle che pende sulla sua testa (ci riferiamo ad un futuribile processo davanti alla Corte Penale Internazionale per i crimini contro l'umanità che hanno caratterizzato il suo governo), hanno fatto sì che per ottenere ulteriori appoggio e clemenza venisse perpetrato questo nuovo atto di servilismo e di offesa alla dignità del popolo colombiano, la cui unica possibilitá di difendere la propria sovranitá risiede nella lotta incessante e senza quartiere contro le truppe d´invasione a stelle e strisce.
 

 
Bollettino di informazione del 01/08/2009 - CLAMORI DALLA COLOMBIA!
 
28/07- IL VENEZUELA RITIRA IL PROPRIO AMBASCIATORE DALLA COLOMBIA
 
Il presidente Chávez ha richiamato il proprio ambasciatore a Bogotá ed ha ordinato di congelare le relazioni diplomatiche con la Colombia.
 
Inoltre saranno rivisti i rapporti economici con il paese vicino. Chávez ha inoltre avvertito che se si verificasse una nuova aggressione colombiana contro il suo governo, le relazioni in ogni ambito saranno interrotte completamente e gli investimenti colombiani in Venezuela, così come i beni delle imprese colombiane, saranno nazionalizzati. Queste misure vengono prese oggi dopo che la Colombia, per bocca del suo narco-presidente Uribe, aveva accusato il Venezuela di fornire equipaggiamento militare moderno alle FARC-EP, in particolare dei lanciarazzi anticarro di fabbricazione svedese. Si è parlato anche di lanciamissili terra-aria con funzioni di contraerea di fabbricazione russa. Tuttavia, le dichiarazioni colombiane non sono suffragate da nessuna prova e Chávez ha accusato il presidente Uribe di alzare una cortina di fumo mediatica per coprire lo scandalo che ha suscitato la decisione del governo colombiano di concedere l'utilizzo di basi militari colombiane agli Stati Uniti, in aggiunta a quelle che già vengono utilizzate dai contractors nordamericani, da molti anni presenti in Colombia per partecipare in sostegno del governo alla guerra civile in atto.
 
Il fatto che l'utilizzo nordamericano di un certo numero di basi venga ampliato e ufficializzato rappresenta un grave fattore di destabilizzazione di tutta la regione, ed ha suscitato reazioni critiche e preoccupate anche da parte ecuadoregna.
 
La crescente presenza militare USA ed il suo coinvolgimento nella guerra civile in Colombia preoccupa i paesi progressisti vicini in quanto l'ostilità di Washington nei confronti dei paesi dell'ALBA è ben nota ed il rafforzamento dei propri contingenti in Colombia risulta essere un´esplicita minaccia militare nei confronti dei processi democratici in atto nella regione. D'altra parte è proprio con il sostegno USA che si è prodotto il recente colpo di stato in Honduras ai danni del presidente democratico Manuel Zelaya, che aveva portato il paese centroamericano ad integrare l'ALBA. Inoltre il governo colombiano, che è l'unico della regione a non aver condannato il golpe honduregno, ha sferrato recentemente i propri attacchi anche contro l'Ecuador, diffondendo un filmato decontestualizzato e rimaneggiato, in cui un membro del segretariato delle FARC-EP affermerebbe di aver contribuito al finanziamento della prima campagna elettorale di Rafael Correa (cosa esplicitamente smentita proprio dal Segretariato delle FARC in un recente comunicato), che mantiene interrotte da oltre un anno le relazioni diplomatiche con la Colombia in seguito al massacro condotto da truppe colombiane proprio in Ecuador.
 
Più la Colombia svolge il ruolo di portaerei nordamericana in America Latina, disconoscendo la propria sovranità, e più risulta evidente e profondo il suo isolamento regionale.
 
 
24/07 - IL VENEZUELA RIVEDE LE RELAZIONI DIPLOMATICHE CON LA COLOMBIA
 
Il presidente venezuelano Chávez ha affermato, lo scorso lunedì 20 luglio, che l'installazione di basi militari statunitensi in Colombia obbliga a rivedere le relazioni diplomatiche con questo paese.
 
All'inizio di luglio, la rivista colombiana Cambio aveva annunciato che, nel quadro dell'aumento della "cooperazione" fra Colombia e Stati Uniti e dopo il mancato rinnovo da parte del governo di Correa della cessione della base ecuadoriana di Manta, i nordamericani hanno cominciato ad operare in cinque basi militari colombiane.
 
Il nodo nevralgico delle operazioni sarà Palanquero, una base posizionata fra i dipartimenti di Cundinamarca e Caldas, al centro del paese, che può contenere 60 aerei ed ha una pista di 3.500 metri utile a consentire il decollo e l'atterraggio di 3 aerei contemporaneamente.
 
Il presidente Uribe ha difeso questa decisione giustificandola con la supposta lotta contro il narcotraffico, anche se, con il cinismo ed il vezzo di mentire spudoratamente che lo caratterizzano, ha assicurato che gli Usa avranno solo "un accesso limitato alle installazioni delle basi militari colombiane". Chávez ha precisato di aver dato istruzioni per la revisione delle relazioni con la Colombia al ministro degli esteri venezuelano, Nicolás Maduro, sottolineando che è stata una decisione dolorosa resa necessaria dalla nuova apertura del governo colombiano "a chi ci aggredisce costantemente, a chi prepara contro di noi una grave aggressione. Non solo contro il Venezuela, ma contro altri paesi; una cosa è chiara: in Colombia le truppe nordamericane fanno il bello e il cattivo tempo".
 
Del medesimo tenore le dichiarazioni di Ortega, il presidente nicaraguense: "Questo fatto rappresenta una minaccia per i popoli del Latinoamerica, e non è irrispettoso solo della sovranità della Colombia, ma dell'intera regione".
 
E' il caso di ricordare che Quito mantiene interrotte le relazioni diplomatiche con Bogotá dal marzo del 2008, in seguito al bombardamento dell'aviazione colombiana (supportata da tecnologia USA) su un accampamento temporaneo delle FARC all'interno dei confini ecuadoriani.
Come al solito, la Colombia si dimostra completamente asservita ai dettami del Pentagono, e aliena alle politiche di integrazione del Latinoamerica, rappresentando piuttosto l'elemento di maggiore destabilizzazione a livello regionale; Uribe non sa più come giustificare il suo ruolo di zerbino di Washington, salvo parlare (da narcopresidente qual'è!) di lotta contro il narcotraffico e contro i "terroristi". Ma in tutto il continente si levano voci dei governi e dei popoli contro quest'ennesimo insulto alle prospettive di pace, e sempre di più la Colombia è un paese isolato sul piano politico e diplomatico.
 
 
20/07 - PARAMILITARI CONFESSANO 22.000 OMICIDI IN COLOMBIA
 
Gli ex membri delle Autodefensas Unidas de Colombia (AUC, paramilitari colombiani) hanno riconosciuto davanti alla magistratura l'assassinio, dal 1987 a oggi, di 21.979 persone, ed il sequestro di altre 648 .
 
Gli inquisiti hanno inoltre confessato di aver reclutato 1.020 minorenni e di aver partecipato alla sparizione forzata di 1.776 persone; e si sono impegnati a confessare 368 episodi di sfollamenti massivi in diverse regioni del paese.
Queste dichiarazioni sono state rilasciate dai paramilitari che, negli ultimi anni, hanno testimoniato davanti alla giustizia colombiana nel quadro della Legge Giustizia e Pace, lo strumento inventato dal governo Uribe per depenalizzare i crimini dei paramilitari e comminare lievi pene ai torturatori e macellai delle AUC, con la scusa di “reinserirli nella vita civile”, in totale disprezzo dei diritti delle vittime e dei loro familiari.
Circa 220.000 persone si sono iscritte davanti alla Unità di Giutizia e Pace della Magistratura come vittime delle AUC; la parte di popolazione più colpita dai paramilitari è composta principalmente da donne e bambini. I documenti attestano che sono stati oggetto della violenza dei “paracos” 2.133 minori, 2.081 donne, 220 sindacalisti, 176 indigeni e 30 giornalisti.
D'altro canto, le confessioni hanno permesso di indagare 140 membri dell'Esercito e 196 dirigenti politici (fra cui 28 senatori, 16 parlamentari, 115 sindaci, 12 governatori e 25 consiglieri comunali) che sono legati a questi gruppi criminali di estrema destra. Nel 2006 il ritrovamento del computer di Rodrigo Tovar Pupo, alias “Jorge 40”, capo del blocco Nord delle AUC, aveva fatto scoppiare lo scandalo della “parapolitica” inerente ai rapporti fra politici e paramilitari, per le informazioni in esso contenute relative all'accordo (chiamato Pacto de Ralito) firmato da diversi congressisti e politici con le AUC per “rifondare la patria”.
Naturalmente, i crimini confessati rappresentano solo la punta dell'iceberg di una violenza sistematica perpetrata ai danni del popolo colombiano, violenza che si basa sulla pratica della dottrina della sicurezza nazionale insegnata nelle accademie militari statunitensi e fomentata dalla cricca criminale dell'ex ministro della difesa Juan Manuel Santos e del presidente Uribe.
Il sentimento diffuso nelle vittime è che i carnefici, grazie alle complicità del governo, possano scampare alla giustizia e godere dei benefici di una legge creata nel loro interesse. Del resto, non stupisce minimamente: esecutivo, legislatori ed apparati militari di Stato sono tanto carnefici quanto i loro pupilli paramilitari.
 
 
18/07 – MASSICCIA MANIFESTAZIONE A BOGOTA' CONTRO LO SMANTELLAMENTO DELLA PREVIDENZA SOCIALE
 
Una nutrita manifestazione di sindacalisti e pensionati realizzata il 24 luglio di fronte al ministero della protezione sociale a Bogotá ha condannato le politiche neoliberiste applicate dal narco-presidente Álvaro Uribe Vélez per
 
distruggere la sicurezza sociale nel paese. La protesta, convocata dai sindacati e dalla Confederazione di Pensionati della Colombia (CP) ha espresso una forte condanna nei confronti della privatizzazione dell'Istituto di Sicurezza Sociale, la liquidazione di Cajanal (Cassa Nazionale di Previdenza Sociale) e Caprecom (Cassa di Previdenza sociale e Comunicazione) , esigendo le dimissioni del ministro della “insicurezza sociale”, Diego Palacio, già coinvolto nello scandalo della compravendita di voti a favore del presidente Uribe, noto come “Ydispolítica”.
Jesús Ernesto Mendoza, presidente della CPC, che raggruppa 140 associazioni di pensionati nel paese, ha dichiarato che il governo calpesta i diritti di 1.350.000 pensionati colombiani, abbandonati dallo Stato e posti alle mercé della voracità del capitale finanziario. “Questa è una manifestazione pubblica di denuncia del collasso della previdenza sociale, e del criminale comportamento del ministro Palacio e del presidente Uribe Vélez, teste di ponte della politica degli imprenditori e del capitale finanziario transnazionale; diciamo no alla rielezione , no al capitalismo selvaggio e alle politiche del FMI e della Banca Mondiale”, ha affermato, mentre affrontava pacificamente le provocazioni di agenti della polizia nazionale che presidiavano la sede del ministero, aggiungendo che “il ministro Palacio deve stare in carcere con gli ex congressisti Yidis Medina e Teodolindo Avendaño, che scontano condanne per corruzione per aver favorito illegalmente la rielezione del presidente Uribe.”
Le diverse sigle sindacali invitano a nuove mobilitazioni per il 22 luglio, e denunciano la detenzione del dirigente della CPC Sergio Díaz Forero, arrestato nella città di Fusagasugá lunedì 13 luglio, con la solita accusa rivolta agli oppositori politici del regime, quello di essere un “collaboratore” dei gruppi insorgenti.
La protesta sociale in Colombia si fa sempre più massiccia, le politiche del governo, improntate esclusivamente a vantaggio dell'oligarchia e delle multinazionali, unite alla crisi economica, suscitano il malcontento in settori sempre più ampi della popolazione. Uribe lo sa e agisce nell'unico modo che conosce, incarcerando gli oppositori con l'accusa di essere “terroristi”; ma il suo regime è sempre più instabile, e le possibilità che resti al potere si assottigliano ogni giorno di più.