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- popoli resistenti - colombia - 30-01-10 - n. 304
Bollettino di informazione del 28/01/2010 - CLAMORI DALLA COLOMBIA!
28/01 - IL DELIRIO DI URIBE E’ SENZA FINE: ORA ANCHE GLI STUDENTI DEVONO ESSERE INFORMANTI DELL’ESERCITO!
Anche se la putrefazione morale e la sfacciataggine politica del governo colombiano, a cui ci ha abituati, sono cosa risaputa, non per questo cessano di provocare nausea e vomito le sue guerrafondaie “sortite”, sempre agli antipodi di quella che dovrebbe essere un’amministrazione etica e democratica della res publica.
L’ultimo delirio -in ordine di tempo- della saga del paramilitare Uribe e dell’esecutivo mafioso e terrorista che presiede, si è manifestato in questi giorni a Medellín, dove il narco-presidente ha annunciato che gli studenti passeranno a formar parte delle famigerate reti dei “sapos”, gli informanti prezzolati dal regime per denunciare alle altrettanto putrefatte autorità i presunti “guerriglieri che si annidano nelle università” e nei quartieri.
La ricompensa come specchietto per le allodole, centomila pesos colombiani, sarà l’ennesimo spreco di denaro pubblico che darà luogo a fiumi di denunce infondate, ma utili a migliaia di giovani senza mezzi e prospettive economici a raccattare le briciole del gigantesco apparato bellico messo in piedi da Uribe.
Il sottobosco di questa scapestrata intenzione è bicefalo: da una parte, assoldare giovani per limare gli inarrestabili aumenti della delinquenza a Medellín e nelle principali città, a dimostrazione dell’essenza perdente della “Seguridad Democrática” del governo, che reprime e militarizza alla follia invece di dare risposte e soluzioni al disagio sociale ed alla mancanza di opportunità; dall’altra, la logica fascista e neo-corporativa del regime che pretende di coinvolgere nel conflitto armato gli studenti, all’insegna del motto “chi non sta con me è un nemico interno”, e del cittadino-soldato difensore della “patria” (della borghesia e dell’oligarchia, non certo del popolo!)
Sull’altare dei sacrificati in nome della “guerra al terrorismo”, ancora una volta l’educazione: a questa va appena il 0,5% del PIL, mentre per la prima viene sperperato (con risultati disastrosi su tutti i fronti) oltre il 7%, una delle percentuali più alte al mondo.
Uribe vuol mandare al massacro gli studenti mentre le scuole si trovano in uno stato di totale abbandono, la mortalità scolare è alle stelle, l’accesso alle università è sempre più ristretto, i docenti delle scuole pubbliche guadagnano salari da fame, il materiale didattico è appannaggio di pochi privilegiati ed il Paese va in rovina, con un tessuto sociale devastato. Più che una prova di forza, quest’ennesima manovra del figlioccio di Pablo Escobar è un tentativo disperato di rammendare una ormai irrimediabilmente lacerata “Seguridad Democrática”. E, naturalmente, di disarticolare la crescente mobilitazione di studenti medi ed universitari colombiani, in lotta per la Nuova Colombia.
25/01 - DENUNCIATI ALLA PROCURA GLI EX MINISTRI DELLA DIFESA SANTOS E OSPINA
Il giornalista Felipe Zuleta Lleras, candidato al senato per il Partito Liberale, ha denunciato alla Procura Generale della nazione gli ex ministri della difesa Juan Manuel Santos e Camilo Ospina, affinché venga aperta una indagine formale sul caso dei “falsos positivos” nel paese, eufemismo di comodo per descrivere la barbara pratica dei sequestri, effettuati con l’inganno (ad esempio con la promessa di un posto di lavoro) o con la forza, di giovani colombiani dei quartieri più poveri che poi vengono assassinati, vestiti con uniformi militari e presentati alla stampa ed all’opinione pubblica come guerriglieri “abbattuti in combattimento”.
L'accusa si basa sull'assassinio di 1700 giovani contadini; Zuleta sostiene che il delitto rischia di restare impunito, perché i militari che il governo colombiano ha destituito (nell’ambito di una manovra demagogica e di facciata) non avevano niente a che fare con questi crimini.
Si consideri comunque che nell'ultimo mese sono stati rilasciati oltre 30 militari, che erano stati accusati di sparizione forzata aggravata, omicidio aggravato ed associazione a delinquere aggravata, in conseguenza della scadenza dei termini di custodia cautelare.
Il giornalista ha segnalato inoltre che si assume di persona la responsabilità della denuncia poiché vuole evitare che i familiari delle vittime siano minacciati (pratica sistematica per inibirne le testimonianze oculari), e conclude affermando che il suo unico desiderio è che siano la giustizia e la procura stesse a tirare le conclusioni dopo aver disposto le indagini contro i due ex ministri della Difesa.
Indipendentemente dalle conclusioni della magistratura, la responsabilità di questi crimini di lesa umanità non può che risalire fino ai più alti vertici militari e politici del Paese, visto il muro di omertà e coperture che essi hanno disposto, nonché il concretizzarsi di atti che li hanno obiettivamente favoriti, come il meccanismo delle ricompense (in premi economici e licenze) nei confronti dei militari che riportano “successi militari” contro la guerriglia: e il comandante in capo delle Forze Armate colombiane, il narcopresidente Álvaro Uribe Vélez, poiché i “falsi positivi” sono più che funzionali alla sua politica criminale e terrorista, resta comunque il primo anello della lunga catena di queste responsabilità.
22/01 - ARRESTATO L'EX PRESIDENTE DEL CONGRESSO PER VINCOLI COL PARAMILITARISMO
La procura colombiana ha arrestato venerdì 22 gennaio l'ex senatore Luis Humberto Gómez, già presidente del Congresso colombiano, con l'accusa di essere vincolato ai gruppi paramilitari.
Gómez, il quale appartiene al partito Conservatore che fa parte della coalizione di governo di Uribe, era già stato in prigione nel 2007 per i suoi nessi con alcuni capi degli squadroni paramilitari nel suo dipartimento, ma i testimoni che lo avevano segnalato come alleato dei paramilitari avevano ritrattato, e perciò la Procura aveva ordinato la chiusura del caso.
Ora pesano contro di lui le testimonianze di diversi ex paramilitari, fra i quali José Wilton Bedoya Rayo, alias “Moisés”, del Blocco Tolima delle AUC, che accusa l'ex senatore di aver pagato 300 milioni di pesos ai paramilitari affinché uccidessero il rappresentante alla Camera Pompilio de Jesús Avendaño, nel 2001.
Secondo Moisés, fra giugno e luglio di quell'anno, il congressista si era riunito in tre occasioni con il capo paramilitare “Elías” per sollecitare la morte di Avendaño; alla terza di queste riunioni avrebbe partecipato anche Eduardo Restrepo, “El socio”, capo paramilitare, narcotrafficante e fondatore del Blocco Tolima delle AUC.
Gómez è anche accusato di avere ricevuto circa 150.000 dollari per finanziare la sua campagna elettorale da “El socio”, pratica questa piuttosto diffusa nel Congresso colombiano, e a cui è tutt'altro che estraneo il narcopresidente Uribe, circondato dalla sua cricca di narco-paramilitari in giacca e cravatta; basti pensare che solo negli ultimi anni, 10 dirigenti politici sono stati condannati, 14 chiamati a giudizio e almeno 70 (inclusi molti congressisti ancora in carica) inquisiti per vincoli col paramilitarismo, corruzione e narcotraffico.
19/01 - COLPI D'ARMA DA FUOCO E LICENZIAMENTI PER 185 LAVORATORI ISCRITTI AL SINDACATO
Il Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Industria Agricola (Sintrainagro) ha reso noto che denuncerà di fronte all'Organizzazione Internazionale del Lavoro il licenziamento di 185 lavoratori agrari, che sono stati espulsi a colpi d'arma da fuoco dalla proprietà dove lavoravano per il fatto di essersi uniti a questo sindacato colombiano.
Uno dei lavoratori, Miguel Augusto Cuenca, è rimasto ferito, colpito dagli “sconosciuti” che si sono presentati armati sul luogo di lavoro.
Il presidente ad interim del Sintrainagro, Hernán Correa, ha dichiarato che i fatti si sono prodotti giovedì 14 gennaio nella tenuta Palo Alto, presso Ciénaga, un comune del dipartimento di Magdalena, a nord della Colombia.
La tenuta appartiene all'impresa Investimenti Palo Alto Gnecco Espinosa; dal 23 dicembre del 2009 i lavoratori avevano iniziato a protestare per il mancato pagamento di salari, sussidi e contributi per la salute e la pensione, tra gli altri obblighi previdenziali.
Il dirigente sindacale ha sottolineato che questi fatti rappresentano una “chiara violazione dei diritti dei lavoratori da parte di questa impresa”, che “attenta inoltre contro i diritti umani nel compiere rappresaglie contro i lavoratori che esercitano il loro libero diritto alla sindacalizzazione”.
“Occorre intraprendere azioni penali contro questa impresa”, ha affermato Correa, annunciando che denuncerà questi fatti anche di fronte ad altre istituzioni internazionali per la difesa dei diritti umani.
La speranza di vedere difesi i propri diritti per vie legali non può che passare per soggetti internazionali, visto che in Colombia le imprese possono contare sull'aiuto del governo nazionale e sulla complicità (mai disinteressata) del potere giudiziario, al servizio del gran capitale e dell’oligarchia, e naturalmente sulla loro quinta colonna, il paramilitarismo di Stato, pronto a scagliarsi contro i lavoratori per garantire i privilegi di latifondisti e mafiosi.
16/01 - ORGANIZZAZIONI COLOMBIANE DENUNCIANO IL SERVILISMO DI URIBE VERSO GLI STATI UNITI E LE MULTINAZIONALI
Alcuni cittadini colombiani sono intervenuti dalla sede di Vive Tv (rete televisiva venezuelana) per esprimere la propria preoccupazione per l'installazione da parte degli USA di sette basi militari in territorio colombiano, considerando quest'atto una grave minaccia, oltre che per la Colombia, anche per quei processi di trasformazione che stanno avendo luogo in alcuni paesi dell'America Latina.
Pedro Presiga, membro dell'Associazione dei Rifugiati Latinoamericani e Caraibici (ARLAC), sostiene che l'installazione di basi militari Usa dimostra che il governo del narcopresidente Uribe “ha svenduto completamente la sovranità nazionale e si è totalmente sottomesso alla linea politica di Washington”, aggiungendo che “si può affermare che tutto il territorio colombiano è una base per le operazioni militari degli Stati Uniti, laddove tutto ciò non è nient'altro che la continuazione del Plan Colombia”.
Jorgeta Urueta, membro della Corrente Bolivariana Colombiana, ha denunciato numerose violazioni dei diritti umani da parte del governo, definendo la Colombia “una democrazia insanguinata e corrotta”, ed ha ricordato inoltre che in quel paese andino-amazzonico ci sono almeno 2500 fosse comuni, non ancora tutte venute alla luce, dove sono occultati i cadaveri di innocenti trucidati dal paramilitarismo di Stato in diversi municipi del paese.
Lucas Gil, membro del Polo Democratico Alternativo, si è espresso a favore di una soluzione politica del conflitto e della lotta per una pace attraverso la via del dialogo, sottolineando che la linea guerrafondaia di Uribe non ha portato altro che un incremento delle vittime e delle sofferenze per il popolo colombiano; una politica che continua a minacciare anche i popoli vicini, come quello venezuelano.
Il governo colombiano è completamente supino ai diktat provenienti dagli USA; del resto Uribe, con diverse accuse a carico contestategli da tribunali internazionali, non può negarsi ai voleri del padrone del nord, unico garante (per adesso) della sua impunità. E' inaccettabile l'operazione di controllo militare che gli USA vogliono imporre ai popoli latinoamericani per garantirsi, manu militari, la continuità nello sfruttamento e nel saccheggio di un area strategica per gli interessi imperiali di multinazionali senza scrupoli.
13/01 – SEMPRE PIU’ IMPUNITA’ IN COLOMBIA: LIBERATI OLTRE 30 MILITARI AUTORI DI ESECUZIONI EXTRAGIUDIZIARIE
A chi ancora avrebbe il coraggio di definire la Colombia una “stabile ed affermata democrazia”, con un governo “efficiente nella sicurezza” cui fanno da contraltare un parlamento “legittimo e plurale” e -soprattutto- un potere giudiziario “giusto ed indipendente”, dedichiamo questa notizia.
Come riportato dai principali media colombiani ed internazionali, negli ultimi giorni c’è stata una gravissima sequenza di rilasci, da parte delle autorità giudiziarie, di diversi militari implicati nei cosiddetti “falsi positivi”, eufemismo di comodo con cui vengono descritti i sequestri, talora effettuati con l’inganno talora con la forza, di giovani colombiani dei quartieri più poveri che poi vengono assassinati, vestiti con uniformi militari e presentati alla stampa ed all’opinione pubblica come guerriglieri “abbattuti in combattimento”.
Ma veniamo ai fatti: lo scorso 7 gennaio sono stati rilasciati ben 17 militari, il 12 gennaio altri 6 ed il 13 altri 7 (tra cui un colonnello).
Tutti accusati, nel contesto dei crimini efferati di cui sopra, di sparizione forzata aggravata, omicidio aggravato ed associazione a delinquere aggravata, hanno potuto farla franca grazie ai magistrati e procuratori di regime, che hanno motivato il rilascio sulla base della scadenza dei termini di custodia cautelare.
Un intero apparato giudiziario “ipnotizzato” dalla difesa dei militari incriminati, che dilata il più possibile il processo, ed ecco che arriva la scarcerazione con la benedizione della Procura Generale della Nazione (capeggiata dal mafioso Ordoñez, che ha appena benedetto il fraudolento ed illegale referendum con cui Uribe aspira a perpetuarsi al potere).
Parimenti, i familiari delle vittime di questi crimini di lesa umanità vengono sbeffeggiati, insultati e minacciati affinché le loro testimonianze (spesso oculari) in sede processuale non vengano presentate.
Il militarismo oligarchico, che demonizza e massacra gli oppositori politici e sociali, difende con le unghie e coi denti le forze armate fasciste mentre Uribe e la sua cosca straparlano di “lotta al terrorismo” e di “difesa della democrazia”.
Solo una Nuova Colombia, in pace e con giustizia sociale, può spazzare via l’impunità e rendere giustizia alle migliaia e migliaia di vittime (ed alle loro famiglie) del terrorismo di Stato.
10/01 - LA COLOMBIA DISPONE DELLE PIÙ GRANDI FORZE ARMATE DEL SUDAMERICA
Il numero di effettivi delle Forze Armate colombiane è andato aumentando costantemente dagli anni `50 ad oggi: nel 1948, all'epoca dell'omicidio del leader
popolare anti-oligarchico e candidato alla presidenza, Jorge Eliécer Gaitán, era di 10.000 militari. Nel 1974 si arriva a 50.675, che diventano 85.000 nel 1984; dieci anni dopo si contano 120.000 effettivi, che divengono 160.000 durante le prime fasi del Plan Colombia. Nel giugno del 2009, secondo dati ufficiali, le FFAA colombiane potevano contare su 285.554 effettivi, superando il Brasile (che ha il quadruplo della popolazione colombiana e un territorio 7,5 volte più grande). A queste cifre occorre sommare 142.000 membri della Polizia Militare (dipendente dal ministero della Difesa), oltre ovviamente al cosiddetto quarto ramo delle Forze Armate colombiane, ovvero i paramilitari di Stato.
Si consideri che il Venezuela, ad esempio, dispone di circa 60.000 effettivi.
Parimenti, dall'applicazione del cosiddetto Plan Colombia (agosto 2000), in virtù del quale gli Stati Uniti forniscono al loro vassallo Uribe equipaggiamenti, intelligence, mercenari e addestramento, la Colombia ha ricevuto circa 10 miliardi dollari in aiuti militari, oltre alle "imposte di guerra" dalle quali il parastato colombiano riceve circa un miliardo di dollari l´anno.
Nonostante gli sforzi immani profusi nella militarizzazione del territorio, il ministro della guerra colombiano, Silva, ha richiesto un rapido investimento in campo militare, avvertendo dei presunti pericoli che provocherebbe un ritardo in questo senso: "Di fronte ad un contesto emisferico in cambiamento, il paese assume un rischio nel non incrementare la sua capacità dissuasiva".
Con una faccia tosta degna del suo capo, il ministro prospetta un pericolo derivante dai paesi vicini, quando costui rappresenta un regime che è a tutti gli effetti una macchina bellica gigantesca, aggressiva e completamente asservita agli USA; a dispetto delle dichiarazioni "pacifiste" del narcopresidente Álvaro Uribe Vélez, i fatti dimostrano che la Colombia si è trasformata in una base militare nordamericana, con il più grande esercito della regione, e con accesso alla tecnologia militare di punta fornita dal suo vero padrone, gli Stati Uniti.
07/01 - EX CAPO DEL DAS INQUISITO PER L'ASSASSINIO DI CARLOS PIZARRO, CANDIDATO PRESIDENZIALE NEL 1990
La Procura colombiana, nel processo per l'assassinio di Carlos Pizarro Leongómez, ha iscritto nel registro degli indagati Alberto Romero, all'epoca capo del Dipartimento Amministrativo di Sicurezza (il DAS, la polizia politica alle dirette dipendenze del presidente della repubblica di turno), insieme al detective Jaime Ernesto Gómez Múñoz, con l'accusa di aver partecipato direttamente all'omicidio.
Leongómez è stato uno dei fondatori della guerriglia del M-19; aveva portato avanti lo sciagurato e suicida processo di smobilitazione del gruppo guerrigliero e la sua conversione nel movimento politico Alianza Democratica M-19, che lo ha candidato alle elezioni presidenziali del 1990.
E' stato freddato il 26 aprile di quell'anno, su un aereo in volo fra Bogotá e Barranquilla da un sicario, ucciso in seguito dalla polizia dopo che si era già arreso.
Oltre a Leongómez, durante quella campagna elettorale furono assassinati anche il candidato della Unión Patriótica Bernardo Jaramillo (a sua volta subentrato a Jaime Pardo Leal, ucciso nel 1987) e quello del partito liberale Carlos Galán.
La sequenza di omicidi politici in Colombia negli ultimi venticinque anni dimostra inequivocabilmente l'assenza di qualunque agibilitá politica nell'alveo del mal chiamato "sistema democratico"; a poco valgono le rassicurazioni del narcopresidente Álvaro Uribe Vélez sulla presunta sicurezza garantita alla cittadinanza, quando ogni anno decine di leaders politici, sindacali, sociali, indigeni e studenteschi vengono brutalmente massacrati dal terrorismo di Stato per annichilire ogni forma di opposizione al regime fascista colombiano.
La storia di questo paese, dall'omicidio del candidato presidenziale Jorge Eliécer Gaitán nel 1948 fino ad oggi, è costellata di assassinii di politici oppositori e di sinistra per mano del regime oligarchico, dietro mandato statunitense, per impedire un cambiamento reale che consenta una distribuzione più equa delle ingenti risorse del paese, una riforma agraria integrale, uno sganciamento dall´orbita pro-imperialista di Washington ed il conseguimento della pace con giustizia sociale.
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