18/01 - Regime colombiano privatizzerà impresa nazionale dell'energia
Ha generato grande indignazione in Colombia la decisione del governo di privatizzare ISAGEN, la terza maggiore impresa nazionale per la produzione e la commercializzazione di energia elettrica.
Occorre sottolineare che tale impresa, tutt'altro che in difficoltà, genera eccellenti utili, e ha un grande valore per la sovranità nazionale, operando in un campo strategico come quello energetico.
L'impresa verrà messa in vendita tramite una falsa asta rivolta ad un unico offerente, la canadese Brookfield, società che opera nel campo della speculazione finanziaria e non in quello energetico, e che controllerà oltre 23.000 ettari di aree protette, sei centrali idroelettriche ed una termoelettrica.
La politica neoliberista del regime colombiano è contraria all'interesse nazionale: energia ed acqua rappresentano le risorse più preziose per qualunque paese, ed il loro controllo è strategico, anche per la costruzione della Pace con giustizia sociale.
24/01 - ONU appoggia cessate il fuoco bilaterale in Colombia
Lo scorso 18 gennaio l'ONU ha confermato di aver ricevuto la richiesta della Colombia per organizzare una missione per la verifica del cessate al fuoco bilaterale e definitivo fra l'insorgenza rivoluzionaria delle FARC e lo Stato.
Attraverso un comunicato, il segretario generale dell'ONU, Ban Ki-Moon, si è congratulato con le parti per "un altro passo significativo verso la risoluzione pacifica del conflitto armato", appoggiando la richiesta della "Comunità degli Stati Latinoamericani Caraibici (CELAC) perché contribuiscano con osservatori internazionali alla missione".
La verifica del cessate il fuoco, secondo quanto previsto dal Tavolo dell'Avana, verrà realizzata da osservatori del Governo, della guerriglia e della CELAC, appunto.
Finalmente il governo Santos si impegna nel cessate il fuoco bilaterale, passo indispensabile per la costruzione della Pace. Ma se anche le forze militari regolari del regime colombiano interrompono le azioni militari contro l'insorgenza, il terrorismo di Stato, attraverso il paramilitarismo, continua imperterrito la sua guerra contro il popolo.
29/01 - Cartello di giudici reintegra in servizio poliziotti e militari corrotti
La rivista Semana di recente ha denunciato l'esistenza di un "cartello del reintegro", costituito da giudici, procuratori, avvocati e lobbisti che si adoperano per reintegrare e indennizzare ufficiali e sottufficiali delle Forze Militari condannati per narcotraffico, paramilitarismo, intercettazioni illegali, ecc.
Negli ultimi due anni, oltre 5000 uomini in divisa coinvolti in delitti sono stati congedati; di questi, ben 1800 hanno visto le sentenze
ribaltate, riottenendo i gradi perduti e la fedina penale pulita.
Secondo quanto riferito dal settimanale, i servigi del "cartello del reintegro" costano fino a 300 milioni di pesos (circa 82.000 euro), a seconda del grado del militare o poliziotto sotto processo. Gli indennizzi che lo Stato, in funzione delle sentenze manipolate, è costretto a versare agli imputati, rimborsano il cartello e permettono di alimentare l'intera catena.
L'impunità, da sempre garantita ai militari e poliziotti al servizio di oligarchia e multinazionali, si perpetua grazie agli innumerevoli intrecci ed alle complicità occulte fra un sistema politico putrefatto e un sistema giudiziario tutt'altro che imparziale. Solo la disarticolazione dello Stato colombiano, e una sua rifondazione su nuove basi, permetterà di districare questo intreccio e ristabilire la giustizia. E per ottenere questo risultato, lo strumento è, e resta, l'Assemblea Costituente.
03/02 - Intervento del comandante Iván Márquez al Parlamento europeo
Lo scorso 28 gennaio il Comandante Iván Márquez è intervenuto di fronte al Parlamento Europeo a nome della Delegazione di Pace delle FARC-EP.
Il Comandante, attraverso un video fatto pervenire a Bruxelles, ha affermato che l'approvazione della missione politica speciale per l'osservazione del cessate il fuoco bilaterale rappresenta un grande passo avanti in direzione della pace.
A conclusione del suo intervento, il Comandante ha manifestato la necessità di cancellare le FARC dalla lista delle organizzazioni "terroriste", con la stessa rapidità con cui vi erano state inserite.
La decisione di qualificare le FARC come organizzazione "terrorista" è stata ratificata negli USA nel 2001, seguiti a ruota, l'anno successivo, dall'Unione Europea. Occorre sottolineare che in America Latina solo il Perù e lo Stato colombiano adottano questa definizione.
Tali liste, arbitrarie ed ingiuste secondo numerose organizzazioni internazionali, non prendono in considerazione né il terrorismo di Stato (responsabile, secondo l'ONU, del 75% delle violazioni dei diritti umani in Colombia), né tanto meno il diritto di ribellione armata esercitato dai popoli di fronte alla tirannia.
E' evidente che l'eliminazione delle FARC dalla lista rappresenta un passo imprescindibile verso una società inclusiva, in cui l'insorgenza possa operare come organizzazione politica legale con tutte le garanzie del caso.
08/02 - Dopo la morte del prigioniero politico Jhon Jairo Moreno per mancanza di cure, Santos non ha più scuse
Il 5 febbraio scorso è morto il prigioniero politico e di guerra delle FARC Jhon Jairo Moreno Hernández, a causa di una malattia epatica di cui soffriva da 3 anni.
Secondo diverse organizzazioni per i Diritti Umani, il decorso fatale della malattia è stato determinato da negligenze delle autorità penitenziarie, che non hanno permesso a Jhon Jairo di ricevere le cure specialistiche che il suo caso richiedeva.
Moreno faceva parte di una lista di 71 prigionieri politici gravemente malati la cui liberazione, per ragioni umanitarie, era stata richiesta da personalità internazionali del calibro di Adolfo Pérez Esquivel e Noam Chomsky.
Lo Stato colombiano ha il dovere di proteggere e garantire cure mediche alle persone private della libertà e, come previsto dalle Convenzioni di Ginevra, di garantire l'integrità fisica e la sopravvivenza dei prigionieri di guerra.
La mancanza di cure mediche, nel caso di Jhon Jairo Moreno Hernández, equivale all'esecuzione di una condanna a morte, di cui il regime colombiano è pienamente responsabile.
Santos non ha più scuse: deve far sì che tutti i prigionieri politici e di guerra rinchiusi nelle infami e sovraffollatissime carceri colombiane siano rilasciati immediatamente. E, come chiedono a gran voce migliaia di detenuti scesi in lotta in diverse prigioni del paese, dare risposte celeri e coerenti al dramma umanitario vissuto dai prigionieri in quelli che sono veri e propri cimiteri con le sbarre.
13/02 - Forum Onu critica duramente il plebiscito voluto dal governo colombiano
Dal forum "Fine del conflitto" organizzato dall'ONU, è emerso chiaramente il rifiuto del meccanismo plebiscitario -sostenuto dal governo Santos- per validare i risultati del Tavolo dei Dialoghi dell'Avana.
Per l'ex ministro e direttore dell'Ufficio per il Contributo ai Grandi Dibattiti dell'Università del Rosario, Carlos Holmes Trujillo, il plebiscito "non è un meccanismo idoneo; né per la sua definizione costituzionale, né politicamente".
L'ex ministro e facilitatore dei dialoghi di Pace, Álvaro Leyva, concorda con questa opinione e chiarisce che il suddetto meccanismo "attenta contro lo stesso processo di Pace".
Da parte loro le vittime del conflitto partecipanti al forum, hanno dichiarato che la formula deve essere quella dell'Assemblea Nazionale Costituente.
D'altronde, risulta evidente a chiunque che le diverse istanze affrontate ai Tavoli dell'Avana, che intendono ricostruire lo Stato colombiano su nuove basi, non possono essere gestite con qualche quesito cui rispondere in una cabina elettorale; è indispensabile invece la costruzione di un luogo dove le varie anime della società siano rappresentate, in particolare permettendo finalmente al movimento popolare di potersi esprimere liberamente per sostenere le proprie ragioni.
La recentissima sparata di Santos, secondo il quale il plebiscito su un eventuale trattato di pace si farà, che piaccia alla guerriglia o meno, è l'ennesima dimostrazione di arroganza e di unilateralismo. E, naturalmente, di spacconeria, con la quale però non si va lontano.
17/02 - lettera delle FARC a figlia di politico assassinato
Il Comandante Iván Márquez, capo della Delegazione di Pace delle FARC all'Avana, ha inviato alla figlia di Luis López Peralta, politico assassinato nel 1997, una lettera nella quale si dimostra l'estraneità della guerriglia a questo crimine.
La difesa dell'ex governatore del dipartimento della Guajira, Juan Francisco Gómez, accusato dell'omicidio, ha infatti espresso la tesi che gli autori dell'omicidio fossero esponenti dell'insorgenza, sulla base della testimonianza del cognato di Gómez, Carlos Figueroa Ucrós. Questo omicidio è uno dei 131 attribuiti all'ex governatore, oggi in carcere al penitenziario della Picota. Attraverso una commovente lettera la figlia del politico assassinato, Diana López Zuleta, aveva chiesto ai leader della guerriglia se fossero gli autori del crimine. Nella lettera di risposta del Comandante Márquez, si afferma che il padre di Diana non è mai stato oggetto di richieste economiche da parte dell'insorgenza, completamente estranea ai fatti.
D'altro canto, già la Procura aveva sancito che le modalità dell'assassinio sono proprie "del crimine organizzato e non della guerriglia". Quando saranno operativi gli accordi raggiunti fra il Governo e le FARC sul tema della giustizia, sarà possibile chiarire la verità su migliaia di casi come questi, sepolti negli armadi della magistratura colombiana.
02/03 - Arrestato Santiago Uribe, fratello del narco ex presidente Alvaro Uribe Vélez
Il 29 febbraio scorso agenti della Procura Generale hanno arrestato a Medellín Santiago Uribe, fratello dell'ex presidente Álvaro Uribe Vélez e indagato per appartenenza al gruppo paramilitare dei "Dodici Apostoli", attivo principalmente a Yarumal, nel dipartimento di Antioquia.
Le accuse contestate sono di concorso a delinquere aggravato e omicidio aggravato, e sono corroborate da testimonianze di ex poliziotti che lo individuano come uno dei leader della suddetta banda paramilitare, dedita alla "pulizia sociale" e finanziata da latifondisti e commercianti.
Sembra che il castello di impunità che ha salvato finora il narco ex presidente Uribe, rappresentante della parte dell'oligarchia più ostile ai Dialoghi di pace dell'Avana, stia crollando pezzo dopo pezzo; sono innumerevoli le indagini e denunce su di lui ed i suoi sodali.
E mentre Santiago assaggia la permanenza dietro le sbarre, Uribe teme per il suo immediato futuro, considerando che l'accordo sulla Giurisdizione di Pace prevede esplicitamente la possibilità di indagare su crimini di lesa umanità commessi da chiunque, soggetti statali e non, armati e non, compresi ex presidenti.
La pretestuosa polemica del governo Santos per la presenza di comandanti delle FARC nella Guajira
Negli scorsi giorni, l'ultradestra colombiana ha sollevato una polemica campagna, alla quale si è affrettato ad aderire Santos, per denunciare presunte intimidazioni e "proselitismo armato" delle FARC, utilizzando come pretesto la presenza di membri della Delegazione di Pace dell'insorgenza a El Conejo, nel settentrionale dipartimento della Guajira.
Alcune immagini dei portavoce della guerriglia e di guerriglieri armati, circondati dalla popolazione locale che li acclamava, hanno scatenato l'ennesimo show mediatico dell'oligarchia.
Come ribadito dal Segretariato delle FARC in un comunicato, la presenza dei portavoce della delegazione guerrigliera, capeggiati dal Comandante Iván Márquez, è motivata dalla necessità di "comunicare i passi in avanti del processo di pace ai guerriglieri e alle masse". In sostanza, è ciò che le parti avevano precedentemente accordato e denominato "pedagogia di pace".
Il vero scandalo è piuttosto che, nel paese dei record degli omicidi politici che falcidiano da decenni l'opposizione politica e sociale al regime oligarchico, si gridi allo scandalo se alcuni massimi dirigenti delle FARC dispongono di un dispositivo di guerriglieri che li protegga, tanto più in un contesto complessivo in cui il governo colombiano non solo non ha ancora firmato un cessate il fuoco bilatrerale, ma si nega altresì a combattere risolutamente il dilagante paramilitarismo; il quale peraltro è diretto, sponsorizzato e patrocinato dalla medesima cricca di uribisti e alfieri del regime che danno in escandescenza per la presenza di una scorta guerrigliera a El Conejo.
In realtà, i guerrafondai narco-uribisti fanno di tutto per far fallire i dialoghi, terrorizzati proprio dall'idea dell'agibilità politica di cui guerriglia e movimento popolare dovrebbero godere qualora le parti arrivassero a sottoscrivere un trattato di pace.
Da parte sua, Santos ha bisogno di addebitare all'insorgenza la mancata firma del suddetto trattato entro la scadenza di marzo, che il governo stesso ha reso chimerica fin dall'inizio con un atteggiamento ostruzionistico, unilateralista e arrogante al Tavolo dei Dialoghi dell'Avana. La firma di un accordo finale ha evidentemente bisogno di tempi fisiologici che Santos non può imbrigliare per semplici ragioni propagandistiche: per sciogliere i nodi di un conflitto politico, sociale ed armato che dura da oltre mezzo secolo, è necessario affrontare tutte ed ognuna delle questioni irrisolte in materia agraria, di partecipazione politica, di politiche sulle droghe, di meccanismi di approvazione popolare ed implementazione degli accordi raggiunti.
Gli uribisti, dal canto loro, sono piuttosto indaffarati e sulla difensiva per via del recentissimo arresto del fratello dell'ex presidente fascista Alvaro Uribe, Santiago, membro della cupola paramilitare "i 12 apostoli" ed accusato di omicidio aggravato ed associazione a delinquere.
La pretestuosa polemica amplificata da Santos e dai media oligarchici è soltanto una delle manifestazioni del desiderio onirico del regime di sconfiggere le FARC al Tavolo dei Dialoghi, come quello di vecchia memoria di spezzare la colonna vertebrale della guerriglia sul piano militare. Onirici entrambi, appunto.
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