www.resistenze.org - popoli resistenti - colombia - 27-05-16 - n. 591

Le donne nella costruzione del processo di pace

Delegazione di Pace delle Farc-Ep | mujerfariana.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

L'Avana, Cuba, sede dei dialoghi di pace, 18 maggio 2016, anno della pace.

Compagne ospiti internazionali e sorelle Colombiane, combattenti delle giuste cause anche con le armi a un certo punto della loro vita, oggi il più efficace mezzo che possiedono le donne è la nostra parola e la decisione incrollabile di lottare! Benvenute a questo scambio di saperi e sogni!

Le donne colombiane e le donne di tutte le latitudini e regioni, durante la storia dell'umanità, sono state legate in diversi modi alle forze degli insorti, dei movimenti sociali, degli eserciti e dei gruppi armati, attraverso i quali hanno difeso il diritto di vivere in società libere, giuste, democratiche e includenti.

Benché la storia non abbia riconosciuto mai pienamente la partecipazione delle donne nelle lotte emancipatrici, non si è potuto nascondere il nostro imprescindibile ruolo. Le donne come soggetti politici attivi e coscienti delle trasformazioni, guadagnano giorno dopo giorno maggiore protagonismo. Nuove indagini approfondite della storia hanno riconosciuto il nostro impegno ideologico, l'obiettivo politico delle nostre decisioni e il nostro eroismo nell'affrontare il nemico di classe.

Le donne integranti le FARC-EP lo fanno con attaccamento alle nostre convinzioni politiche, che ci motivano a lottare per trasformare le condizioni di povertà e discriminazione nelle quali vive la maggioranza delle persone nel nostro paese. Crediamo necessario rimuovere gli ostacoli strutturali che ostacolano lo sviluppo umano e raggiungere l'uguaglianza di diritti e opportunità tra uomini e donne e dell'insieme della società, che sono le promesse mancate di questa democrazia.

Le e i membri delle FARC-EP hanno iniziato questo dialogo per raggiungere la pace che il popolo colombiano merita, nell'ipotesi che questo non sia il semplice processo di abbandono delle armi e della sospensione del fuoco bilaterale. La pace deve essere soprattutto il riflesso di una società giusta ed equa, che includa tutta la cittadinanza, soprattutto le escluse e gli esclusi dallo sviluppo e dai più elementari diritti umani. La pace richiede la partecipazione piena delle donne in tutte le fasi di progettazione, firma, messa in atto e monitoraggio degli accordi.

Per noi, donne delle FARC-EP, la pace significa la materializzazione di sogni collettivi e individuali. Nel nuovo movimento in cui transitiamo con l'occasione della fine del conflitto, le donne delle FARC-EP parteciperanno con gli stessi diritti e doveri dei nostri compagni. Abbiamo la piena convinzione che nella Colombia del futuro, le donne saranno protagoniste determinanti.

Per tutto quello che abbiamo precedentemente detto, consideriamo molto importante apprendere dalle lezioni di altri processi. Per tutto ciò, questa opportunità da condividere con tutte voi assume vere dimensioni storiche. Vogliamo che ci trasmettiate le conquiste e gli errori delle vostre rispettive esperienze, le conseguenze che per i vostri popoli rappresentarono gli accordi raggiunti nei vari momenti e la particolare visione che voi come donne avete della pace.

Siamo sicure che la nostra esperienza sia la base per la costruzione di un paese migliore per tutte le donne colombiane e tutto il nostro popolo. La racconteremo in omaggio a tutte le nostre eroine che hanno consegnato le loro vite in questa lotta, ai nostri compagni che resistono con dignità nelle prigioni, alle donne vittime del conflitto e a tutti i nostri compatrioti che a partire dalla resistenza quotidiana nei movimenti sociali costruiscono le alternative del paese.

Vogliamo che in una Colombia Nuova tutte le donne si sentano felici, riconoscenti ed emancipate! Contiamo sul contributo di tutte voi!!
Benvenute e molte grazie!!

Delegazione di Pace delle Farc-Ep


Guerrilleras farianas sempre presenti

Redazione | mujerfariana.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

27/05/2016

Fin dall'inizio della lotta delle FARC-EP, le donne sono presenti. Da Marquetalia e in tutto il territorio colombiano, le combattenti lasciano il loro segno, con l'ideale sempre presente di ottenere una vita migliore per il loro popolo. Una carrellata fotografica della nostra resistenza.

Video


Lo specchio del futuro

Camila Cienfuegos e Milena Reyes - Delegazione di Pace delle Farc-Ep | mujerfariana.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

25/05/2016

Sono, siamo insurgenti, abbiamo la ribellione nell'anima, l'ingiustizia ci smuove le viscere, il crepacuore ci affligge, l'inattività ci stordisce. Saremo sempre donne combattenti, vale a dire donne che si dedicano alla costruzione di una società in cui la felicità è l'ordinario, la giustizia è un modo di essere, la libertà un'etica e la politica una comunicazione fluida con il benessere. Siamo sognatrici, siamo guerrigliere!

Erano le nove quando siamo arrivate al punto in cui eravamo attese e scendendo dalle auto quando abbiamo visto quei volti pieni di gioia, eravamo entusiaste di vedere le compagne lì in attesa, era difficile smettere di guardarle, era come se ci scansionassimo l'un l'altra; finalmente ci siamo sciolte in un caldo abbraccio che sembrava infinito, sussurrando i nostri nomi. Erano persone molto speciali, ribelli ex-combattenti, che portavano un fucile in spalla come noi e che avevano lasciato la guerra.

Abbiamo iniziato l'incontro con la delegazione delle ex-combattenti nazionali e internazionali. In rappresentanza delle guerrigliere colombiane si sono incontrate ex-combattenti del Quintín Lame, del Movimiento 19 de Abril (M-19), del Partido Revolucionario de los Trabajadores (PRT) e del Ejército Popular de Liberación (EPL) e in rappresentanza delle combattenti di altri paesi si sono incontrate donne dell'Unión Revolucionaria Guatemalteca-(URNG), dell'Irlanda del Nord (IRA), dell'African National Congress (ANC) del Sudafrica, dell'Indonesia e del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMNL) di El Salvador.

Dopo abbracci e presentazioni, ci siamo dirette al Salón de Protocolo del Laguito [periferia de L'Avana, ndt] dove ci attendevano i media, poi ciascuna delle delegazioni ha preso posto. Le ospiti hanno inaugurato l'evento con un atto simbolico nel quale vediamo la luce della speranza, pronunciando queste parole: "Sono, siamo insurgenti, abbiamo la ribellione nell'anima, l'ingiustizia ci smuove le viscere, il crepacuore ci affligge, l'inattività ci stordisce. Saremo sempre donne combattenti, vale a dire donne che si dedicano alla costruzione di una società in cui la felicità è l'ordinario, la giustizia è un modo di essere, la libertà un'etica e la politica una comunicazione fluida con il benessere. Siamo sognatrici, siamo guerrigliere!".

In seguito sono iniziati gli interventi di María Paulina Rivero e Victoria Sandino, rappresentanti rispettivamente della Sotto-commissione di Genere del Governo Nazionale e delle FARC-EP. Al termine della lettura eravamo silenziose.

Guardavamo la cancelliera Maria Angela Holguin e con curiosità, il folto gruppo di soldati che stavano di fronte, mentre i giornalisti uscivano.

Al termine della lettura dei documenti, abbiamo iniziato ad ascoltare gli interventi di ogni ex combattente e il patrimonio di conoscenze e di esperienze. Rabbrividendo ascoltiamo le loro storie di vita nell'epoca della guerriglia, erano così simili alle nostre. Abbiamo udito fraternamente le loro parole di lotta, il tempo del carcere, la persecuzione rivolta alle loro famiglie, le loro convinzioni incrollabili.

Ci siamo identificate nei problemi che hanno affrontato le organizzazioni di guerriglia nel processo di abbandono delle armi e del ricongiungimento alla vita politica, economica e sociale e le sfide affrontate dalle donne nel processo di reinserimento sia a livello collettivo, che individuale e le lezioni apprese, soprattutto in ambito famigliare, comunitario, politico ed economico.

Abbiamo imparato ad esempio, che nel processo di reintegrazione nei loro paesi, non c'è stata attenzione al genere, non è stata garantita la partecipazione politica delle donne e il loro riconoscimento come soggetti politici non è stato garantito e molte sono dovute tornare ai ruoli tradizionali, confrontarsi con la stigmatizzazione e la doppia morale, negando e nascondendo la propria identità di ex combattenti; e per terminare, la mancanza di sostegno dello Stato nel campo psicosociale e accademico.

Il giorno dopo sono stati realizzati incontri bilaterali. Ci siamo incontrate al mattino, ci siamo scambiate le esperienze, condiviso storie della nostra vita di guerriglia. Da parte nostra abbiamo fatto domande su come era stato il percorso delle donne nel processo di reintegrazione, se questa era stata collettiva o individuale e alle ex combattenti abbiamo chiesto come era stato il lasciare le armi e quale il percorso verso la politica aperta, se è stato sufficiente firmare una pace; se in questo modo sono terminate le persecuzioni, tanto delle ex-combattenti, che delle combattenti e delle attiviste sociali.

Infine, possiamo dire che questo incontro di donne ha lasciato molte aspettative, abbondanti esperienze e troppo lavoro. Dopo aver ascoltato, per noi è chiaro che c'è ancora molto da fare ed è gratificante sapere che le esperienze e il lavoro di queste donne sono la porta e i punti di partenza per l'integrazione al punto 3 dell'Agenda, Fine del Conflitto, di un'appropriata prospettiva di genere .

Possiamo dire che per noi è stata una magnifica esperienza, perché possiamo così guardarci come nello specchio del futuro.


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