Intervista a Jesús Santrich, comandante delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, Esercito del Popolo (FARC-EP) Segunda Marquetalia, e ex-congressista della Colombia. In questa prima parte alcune premesse, tensioni e dibattiti.
Vi suggerisco di mettervi comodi/e, accompagnare la lettura dell'intervista con un caffè caldo. Seuxis Paucias Hernández Solarte, più noto con il suo nome di guerra Jesús Santrich, uno dei negoziatori del processo di pace all'Avana, ex-congressista che ha passato 400 giorni in carcere senza alcuna prova contro di lui per una montatura giudiziaria del governo degli USA attraverso la DEA.
Dalla clandestinità ci racconta la Segunda Marquetalia, dettagli poco noti della consegna delle armi, del Partito della Rosa e come egli afferma: "di personaggi oscuri come Timoleón Jiménez e Carlos Antonio Lozada".
Chi sono le FARC-EP, Segunda Marquetalia? Ci sono diverse entità che si chiamano FARC, si percepisce nel paese una marcata contraddizione tra coloro che non hanno mai accettato il processo di pace e coloro che si sono integrati nel processo, poi ne sono usciti e hanno fondato la Segunda Marquetalia. Perché queste contraddizioni se le radici sono le stesse?
Le FARC-EP, Segunda Marquetalia, sono una organizzazione guerrigliera rivoluzionaria, comunista, di ideologia marxista, leninista e bolivariana. In tal senso, sono una struttura essenzialmente politica, cosa che implica esser un partito, e nel frattempo, assumiamo la via armata della lotta per i nostri propositi maggiori, ci costituiamo anche come esercito, con una linea di comando gerarchica e una disciplina militare tale che chiunque militi con noi deve accettarla volontariamente e coscientemente prima di aderirvi.
La sigla ha lo stesso significato di quello dell'organizzazione insurgente originaria; ossia, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, Esercito del Popolo, perché siamo la continuazione dello stesso progetto fondato e condotto durante decenni dai Comandanti Manuel Marulanda Vélez e Jacobo Arenas. Essenzialmente, marciamo sotto le direttrici delle stesse concezioni strategiche e programmatiche, adattate alle variazioni della realtà nazionale e internazionale, a cui si aggiunge la nuova situazione creatasi con la firma del fallito Accordo di Pace dell'Avana, con il tradimento dello stesso e le conseguenze negative, di discredito alla buona fede, del pacta sunt servanda, del valore della parola data e del dialogo come strumento per la risoluzione dei conflitti generati dalla perfidia istituzionale.
Si tratta di punti di vista differenti sulla gestione della politica, ma che sostanzialmente non coinvolgono, per quanto ci riguarda, aspetti di ordine ideologico, perché non si tratta che uno o l'altro abbiamo messo in discussione in qualche momento, ad esempio, la legittimità o la pertinenza della lotta armata o degli obiettivi strategici riguardanti la giustizia sociale, la costruzione del socialismo e la conquista del comunismo.
Questo non è mai avvenuto, almeno per quanto riguarda il settore insurgente che porta avanti il progetto Segunda Marquetalia. La questione della rottura, secondo me, è stata di ordine tattico, riferito alla forma di portare avanti la lotta nel momento specifico che si stava vivendo quando la direzione di allora prese la decisione di sedersi al tavolo di dialogo con il governo. Questo corrispondeva a una linea guida strategica concepita attraverso la nostra storia di lotta, consistente nel fatto che la soluzione dialogata al conflitto era parte principale della via fariana, ma con la precisazione che questa soluzione, a cui nessuno internamente si è mai opposto, nessuno che la considerava genuinamente marulandista la concepiva includendo la consegna delle armi e ancor meno con la rinuncia ai principi comunisti originari, che è dove risiede il problema di ciò che è avvenuto dopo la firma dell'Accordo.
Su tale aspetto cruciale si presentò una distorsione su cui non ci fu mai il consenso di consegnare le armi, ma fu una imposizione con la manipolazione della linea di comando, la disciplina militare e la subordinazione, al grosso dello Stato Maggiore Centrale e della guerriglia, da parte di un settore arrendevole che oggi è molto evidente.
Contro questo settore si condussero allora accesi dibattiti che non sono sufficientemente noti pubblicamente e che sono quasi sconosciuti a quella che era la maggioranza delle basi guerrigliere. I punti di scontro con il settore arrendevole si sono evidenziati soprattutto durante la Decima Conferenza, quando la disarticolazione dello schieramento strategico era già irreversibile e nel Congresso Costitutivo del Partito della Rosa, quando il disarmo militare era già stato compiuto e si cominciava ad evidenziare con maggiore forza il disarmo ideologico.
Allora, come già detto, anche se le radici sono le stesse, si percepiscono contraddizioni tra le FARC-EP Segunda Marquetalia e altri settori che si denominano anch'essi FARC ma che non hanno mai accettato i processi di pace come hanno fatto i primi. Forse questo è il punto principale delle differenze, aver accettato o no l'Accordo, che non costituisce in alcun modo una contraddizione inconciliabile anche se da essa ne emergono altre.
Ma per risolverle bisogna sedersi e dialogare, che è ciò che non è avvenuto ma che dovrebbe avvenire, e forse per questo esistono malintesi o non conoscenza di quella che fu la nostra posizione nei colloqui, alle quali quelli di noi che hanno partecipato non lo fecero per una decisione personale ma dell'Organizzazione, e della nostra ferma attitudine coerente con la linea rivoluzionaria dopo la firma dell'Accordo.
Queste cose non si conoscono, semplicemente perché la comunicazione in una organizzazione gerarchica e a compartimenti come lo erano le FARC, le gestiva il comando superiore, e quando ci fu la possibilità del dibattito aperto il tradimento era un fatto sia da parte del governo come da parte del settore arrendevole che, purtroppo, in gran misura, continua a condurre il partito della Rosa, soffocando la critica con la stigmatizzazione, la segregazione dei dissidenti e persino con la loro espulsione. Tutto questo, sommato alla decisione presa da Iván Duque di stracciare l'Accordo e di continuare le politiche controinsurgenti di sterminio stanno portando la Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune al fallimento.
In quali altri punti specifici esistono contraddizioni e dibattiti?
Tra i settori che non fanno parte di quelle che sono le FARC-EP Segunda Marquetalia, alcuni compagni come il caso di Gentil Duarte erano nel processo di pace e presero la decisione di seguire la lotta armata dopo la Decima Conferenza, quando tuttavia ancora non si erano consegnate le armi. Altri, erano in prigione e sono stati rimessi in libertà come conseguenza della firma dell'Accordo e poi hanno ripreso la lotta armata. Altri lo hanno fatto successivamente perché le circostanze lo hanno imposto. Quindi, insisto, la contraddizione non è nell'assumere il cammino della soluzione dialogata come opzione ma nella distorsione avvenuta, prima, verso la consegna delle armi e, dopo, verso la resa ideologica.
E non c'è mai stato un piano B in caso di non compimento di quanto stabilito o di cosa fare in caso di una distorsione interna, perché questi scenari, non erano previsti; e non lo erano semplicemente perché mai a nessuno è passato per la mente la consegna delle armi. Ciò di cui si parlava era di "collocare le armi fuori dal loro uso in politica" che significava RINUNCIARE ALLE ARMI. E' qui che si trova l'aspetto essenziale della distorsione interna che ci ha portato alla rottura, perché senza nessun tipo di consultazione e con tutte le manovre immaginabili, cominciando dal distaccare il tema delle armi ad una Commissione Parallela che inizialmente era stata inviata per portare avanti le negoziazioni, la RINUNCIA è stata trasformata in CONSEGNA, in tempi record, di tutti le armi senza definire garanzie effettive rispetto al compimento di quanto concordato.
Per questo ritengo che Gentil e coloro che presero la decisione di non continuare essendo stati nel processo, hanno assolutamente ragione nella decisione presa. E c'è l'hanno anche coloro che da allora hanno mostrato le loro reticenze, perché il processo in generale, soprattutto quando iniziò questo dibattito sulla RINUNCIA alle armi, che ha assunto da parte di questa seconda delegazione guidata da Carlos Antonio Lozada, una inusuale segretezza anche con il resto della Delegazione che era all'Avana, portandoci a scontri quasi di rottura, che non si produsse perché tutti noi che ci opponevamo eravamo troppo esposti e senza possibilità di gestione di truppe né di territorio, e come detto, con un isolamento rispetto alle comunicazioni con i Fronti e il resto della militanza. La questione era molto complessa in un ambiente in cui tutti cominciarono a non fidarsi di nessuno e dove nessuno diceva all'altro la sua reale visione sul cammino da prendere e in quale momento farlo.
Per non dilungarmi in questo, consiglio di leggere il libro del compagno Iván Márquez, La Segunda Marquetalia, nel quale si definisce con maggiori dettagli e informazioni ciò che è avvenuto, e dove si includono i documenti fondativi principali delle FARC-EP Segunda Marquetalia, posto che effettivamente le nuove circostanze ci hanno portato a fare alcune variazioni tattiche al Piano Colombia Bolivariana per la Nuova Colombia, le quali non possiamo imporre a chi non fa parte del gruppo di lavoro che le ha discusse e approvate, e che ovviamente non possono esser elementi per squalificare nessuno di coloro che non hanno partecipato a questo dibattito.
Per noi la sigla FARC-EP è una costruzione storica che adesso non dipende unicamente da chi l'ha portata fino alla Decima Conferenza, o fino alla Nona se vogliamo essere più radicali, perché c'è stato un processo politico che esiste, nel bene e nel male, con risultati tangibili che non possono esser cancellati o nascosti. Una delle conseguenze è stata la divisione della nostra organizzazione, il sorgere di sfumature tattiche su temi quali il trattamento delle trattenute economiche e delle truppe governative; la definizione degli obiettivi militari specifici, ecc. Su questo dovremo sederci a dibattere e giungere a conclusioni con i compagni delle diverse FARC che esistono oggi, tra esse la Segunda Marquetalia, che prende questa denominazione per due ragioni principali: una, è quella di rendere un omaggio al comandante Manuel Marulanda, che nei suoi ultimi giorni di esistenza contemplava e stava preparando, di fare una grande offensiva militare dall'area in cui si trovava, con questo nome.
E una seconda ragione è che con le nostre determinazioni e azioni non possiamo compromettere il nome di coloro che non sono nelle nostre strutture; è una questione di rispetto e riconoscimento. Ma nemmeno noi possiamo comprometterci in determinazioni e azioni di strutture delle quali non facciamo parte; è una questione di responsabilità. Da qui che, noi che agiamo strutturati nella Segunda Marquetalia, rispondiamo solo per ciò che facciamo dentro le linee dei nostri piani. Questo è il marchio che ci differenzia, per ora.
È possibile un'unificazione di coloro che criticano il fallito Processo di Pace?
Certamente è possibile perché esistono gli elementi per farlo: abbiamo le stesse radici, abbiamo gli stessi obiettivi strategici, una lunga storia di lotta in comune, una ideologia marxista-leninista e bolivariana che ci affratella e una condizione di rivoluzionari che ci impone non solamente la necessità ma il dovere di prendere il cammino dell'unità o almeno quella del coordinamento a beneficio delle comunità che credono tuttavia in noi e che in una forma o nell'altra vedono i loro effettivi divisi e confusi.
Questo lo sa il nemico e per questo compie ingenti sforzi per generare e moltiplicare scontri e allontanamenti pubblicando comunicati apocrifi gli uni contro gli altri e realizzando anche azioni inammissibili a nome di una o l'altra struttura fariana che includono attentati contro gente innocente. Tutto questo deve richiamare all'attenzione per riflettere a lungo prima di giungere a conclusioni di fronte a fatti che si presentano in questo travagliato percorso di confronto. Osservare sempre che il regime cerca di fare la sua azione e di mantenerci divisi in modo che ci distruggiamo tra noi, creando o alimentando discordia e persino usando i propri gruppi per agire come FARC.
Come valutate il settore delle FARC che continua ad agire sotto gli Accordi di novembre 2016?
Ho valutazioni segmentate e differenti, perché gli integranti del Partito della Rosa non sono un insieme con identità o unità ideologica e politica; ci sono settori e tendenze chiaramente definite. Ma inizierei dicendo che la prima cosa da mettere in evidenza è che l'Accordo di Pace, al di là del tradimento subito da parte delle istituzioni e di un settore tollerante dentro le FARC convertito in Forza Alternativa Rivoluzionaria del Comune, ha offerto una possibilità di cambiamento per trovare la pace con giustizia sociale, o che potesse almeno servire di base per questo proposito, che ha suscitato la volontà di milioni di persone che in Colombia hanno puntato su questa alternativa e quella di migliaia di guerriglieri che anch'essi hanno creduto in buona fede in tale cammino, e l'hanno intrapreso e persistono nella disputa per rendere realtà gli obiettivi tracciati relativi al superamento della miseria, la diseguaglianza e l'esclusione politica, soprattutto.
Sono convinto che la maggioranza dei compagni e compagne che continuano ad agire ostinatamente in funzione degli Accordi del 2016, lo fanno credendo, contro qualsiasi avversità, nell'onorevole e necessario compito della costruzione della pace democratica e della ricerca di soluzioni ai problemi sociali che travolgono il paese, e lo fanno credendo inoltre nella necessità e possibilità della soluzione politica del conflitto che si è ripotenziato con le nuove e vecchie insorgenze che persistono nel sollevamento armato sia a causa del tradimento e perfidia istituzionale rispetto al patto dell'Avana o semplicemente e chiaramente perché le cause che generarono il conflitto non sono state superate.
Nella ripresa delle FARC come organizzazione insurgente sollevata in armi, lo abbiamo detto pubblicamente, che noi che riprendiamo o continuiamo questo cammino abbiamo un lungo tratto di storia comune di successi e errori, di concordia e contraddizioni, di sacrifici alla ricerca di ideali intorno ai quali ci siamo identificati e che sicuramente tuttavia ci fanno coincidere con la maggioranza della militanza della Forza Alternativa, e per questo e per quanto già detto per rispondere a questa domanda, indipendentemente dalle ragioni che ci separano sia di ordine ideologico o politico che per quanto concerne la definizione di vie e forme della rivoluzione, sono più quelle che danno identità, e molto più grandi sono i sentimenti affettivi profondi che non dipendono propriamente dai percorsi che assume l'azione politica, o le decisioni capricciose di qualche dirigente che ha distorto il cammino, disinteressandosi dei propri vecchi compagni d'armi e della militanza di base in generale, oltre ad imbarcarsi nella triste e deplorevole impresa di ripetere le menzogne diffamatorie dei nemici di ogni processo rivoluzionario che pullulano nell'Establishment, nel Blocco di Potere Dominante e in certi settori opportunisti che si camuffano dietro posizioni apparentemente coerenti.
A riguardo, quindi, differenzio le basi militanti, ex combattenti o no, da personaggi oscuri come Timoleón Jiménez e Carlos Antonio Lozada che si sono distinti come rinnegati o apostati rispetto alla loro ex condizione di guerriglieri comunisti, e nel loro nuovo ruolo di ciarlatani dediti a diffamare o denigrare la dirigenza del progetto politico FARC-EP (Segunda Marquetalia), e delle insurgenze in generale, usando le stesse viscide calunnie dei nostri nemici del regime, soprattutto con la trita accusa che siamo narcotrafficanti e non combattenti politici, o l'accusa di esser stati "disertori della pace", ignorando le nostre ragioni fondate nella perfidia istituzionale e, soprattutto, disconoscendo gli sforzi che coloro che oggi sono tornati alla lotta armata hanno fatto per raggiungere l'accordo, o per la liberazione dei nostri prigionieri, o la concretizzazione dei progetti per il reintegro e per le trasformazioni sociali urgenti, ecc.
In questo quindi, non critichiamo coloro che ci hanno sempre creduto, o hanno optato adesso, per la lotta legale, ma siamo obbligati a farlo rispetto a coloro che assolutizzando questo percorso si erigono a censori della nostra lotta, mettendo in discussione o squalificando coloro che continuano a ritenere legittimo il diritto alla ribellione armata, soprattutto se lo fanno per disfattismo o per aver svoltato a destra, decidendo, di conseguenza, di ignorare le circostanze di terrorismo di Stato che continua a patire la Colombia. Un'altra cosa è che per convinzione o per tattica e strategia politica si assume la decisione di trovare nuovi cammini e intraprendere la marcia per essi, che ha la sua validità e merito per qualsiasi Partito.
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