www.resistenze.org - popoli resistenti - colombia - 08-11-20 - n. 767

La fucilazione di Alfonso Cano: Reclamiamo giustizia di fronte a un crimine di guerra

FARC-EP, Segunda Marquetalia | farc-ep.net
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

04/11/2020

Le FARC-EP, Segunda Marquetalia, rendono oggi omaggio postumo, con affetto guerrigliero, al comandante Alfonso Cano, assassinato dall'esercito 9 anni fa, dopo un brutale bombardamento della Forza Aerea contro il suo accampamento, a Chirriaderos, area rurale del municipio di Suarez nel Cauca.

Alfonso fu fucilato la notte del 4 novembre 2011, per ordine diretto del presidente Juan Manuel Santos. "Io ho dato l'ordine di eliminarlo, perché siamo in guerra e continuiamo in guerra", ha riconosciuto in un atto elettorale a Bogotà, il 13 giugno del 2014 alla televisione e alla radio, inorgogliendosi stupidamente per questo crimine di lesa umanità.

Il comandante delle FARC-EP fu catturato in combattimento ed era ferito e disarmato sotto costudia di unità dell'esercito, informazione che venne immediatamente trasmessa al presidente della repubblica. Le notizie menzionavano solo dell'attacco aereo e delle operazioni terrestri, ma non dei suoi risultati. Nel mentre Santos pensava con i suoi generali a cosa farne del prigioniero. Alfonso Cano era il suo interlocutore, nel sogno di mettere in marcia un processo di pace per la Colombia, ma prevalse la slealtà dell'insensato presidente che, immaginando che un dialogo di Pace con Alfonso Cano vivo non avrebbe avuto possibilità di successo, ordinò di fucilarlo. Perpetrato il crimine, sino a notte inoltrata e come esperto manipolatore della stampa, diffuse la notizia della morte in combattimento del comandante delle FARC.

Non c'è anima più vile che quella dell'ex presidente. Alfonso, catturato in combattimento e già inerme, doveva esser trattato trattato in conformità alle convenzioni internazionali che vincolano lo Stato colombiano.

Il Protocollo II del 1977 addizionale alle Convenzioni di Ginevra del 12 agosto del 1949, di obbligata applicazione nei conflitti armati senza carattere internazionale, segnala all'articolo 4 che, chi non partecipa alle ostilità, ha il diritto al rispetto della propria persona, a esser trattato con umanità in ogni circostanza, senza alcuna distinzione di natura avversa. Ed è espressamente affermato che è vietato ordinare che non si lascino sopravvissuti.

L'articolo 145 del Codice Penale colombiano proibisce gli atti di barbarie, come la pratica di finire feriti o infermi. In questa disposizione si considera il delitto, ordinare di non lasciare sopravvissuti, considerato crimine di guerra nello Statuto della Corte Penale Internazionale (articolo 8, numero 2, lettera I), una norma che lo Stato colombiano dice di rispettare, mentre, come si osserva, viola la proibizione dell'omicidio intenzionale. Del resto, quale interpretazione dà il regime al comma VI, che indica che è un crimine quello di privare deliberatamente un prigioniero di guerra del suo diritto a esser processato in maniera legittima e imparziale?

Frequentemente i portavoce del regime brandiscono la Costituzione del 1991 per argomentare che siamo sotto le regole di uno Stato democratico, ma è evidente che al di là della letteralità espressa, ad esempio nell'art. 11, che il diritto alla vita è inviolabile e che non esiste la pena di morte, nella realtà si assassina a sangue freddo, con premeditazione e slealtà, rendendo vana per l'immensa maggioranza dei nostri compatrioti, la sottoscrizione che lo Stato colombiano ha fatto di strumenti come la Convenzione Americana dei Diritti Umani o il Patto di San José del 1969. Il Patto, nel suo articolo 4, prevede la pena di morte solo in compimento di una sentenza esecutiva del tribunale competente e in conformità con una legge che stabilisce tale pena, precedentemente alla commissione del delitto, sottolineando che in nessun caso si può applicare la pena di morte per delitti politici o cumuni connessi.

Santos ha emesso la pena di morte per Alfonso Cano, senza che in Colombia esistesse una legge che autorizza la pena di morte. Perchè non ha portato il prigioniero nei tribunali invece di assassinarlo?

Questo presidente ha riconosciuto di aver ordinato di giustiziare in modo extragiudiziale un prigioniero di guerra ferito, disarmato e fuori combattimento. Fu un ordine impartito direttamente da chi era il Comandante Supremo di tutte le forze armate e di polizia. L'articolo 189 della Costituzione conferma che il Presidente della Repubblica come Capo dello Stato, Capo del Governo e Suprema Autorità Amministrativa, è colui che dirige la forza pubblica e dispone di essa come Comandante Supremo delle Forze Armate della Repubblica, essendo suo il potere di dirigere le operazioni di guerra quando lo ritiene conveniente. E sono queste le circostanze di tempo, modo e luogo, ecc. che riguardano l'essenza del fatto concreto, dell'assassinio del comandante Alfonso Cano, di cui è pienamente responsabile il Presidente Juan Manuel Santos, se consideriamo la confessione di parte e l'esistenza di una catena o linea di comando che presumibilmente funziona in modo efficace, di forma esecutiva, in maniera studiata, metodica, cosciente e verticale, senza ostacoli nella struttura gerarchica.

Esigiamo che Juan Manuel Santos sia chiamato a contribuire alla piena ed esaustiva verità su questo caso davanti alla Giurisdizione Speciale per la Pace, tenendo anche in conto che si tratta di un crimine di guerra sul quale si dovranno raccogliere le prove fino ad ora occultate, dall'esame forense ai testimoni e autori o partecipanti in loco che hanno deciso di giustiziarlo e che hanno sparato ad Alfonso dopo aver preventivamente informato della sua cattura e il suo stato di indifeso quando era disarmato e ferito.

Il cadavere del capo insurgente mostrava i segni della polvere da sparo nelle sue mani nel tentativo di evitare gli spari dei suoi carnefici in uniforme.

Il Premio Nobel per la Pace non sarà sufficiente a Santos per coprire questo crimine di Stato, che è anche un crimine di lesa umanità.

FARC-EP, Segunda Marquetalia


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