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Colombia, la necessità di un nuovo ordine sociale

Marco Vinicio Dávila Juárez | elmachete.mx
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

07/05/2021

Cosa sta accadendo in Colombia? È la domanda che molta gente si fa negli ultimi giorni. Soprattutto quelle persone che per svariati motivi non conoscono la realtà colombiana, ma, in generale la realtà dell'America Latina, e nonostante tutto e la censura dei social network, la manipolazione dell'informazione o il silenzio complice dei grandi mezzi di comunicazione, sono riusciti a conoscere la grande mobilitazione sociale che, in conseguenza dell'approfondirsi di una politica antioperaia e antipopolare, si sta sviluppando da una settimana nelle principali città del paese sudamericano.

Potrebbe sembrare una reazione spontanea in risposta all'intenzione del governo di Duque di tassare ancora di più i prodotti di base a discapito dei settori che più faticosamente hanno resistito alla crisi economica durante questa pandemia del Covid-19. Ma quello che è certo è che non c'è nulla di spontaneo in questa nuova sollevazione delle masse. Per questo il governo sta esercitando così tanta brutale repressione contro questa insurrezione popolare; in Colombia, la mobilitazione sociale di massa e la sua controparte, la repressione, vengono da molto lontano.

La prima grande mobilitazione popolare contro lo Stato colombiano, nota come il Bogotazo, è del 1948, immediatamente dopo l'assassinio del leader liberale Jorge Eliecer Gaytán. Le proteste per questo crimine iniziarono nella città di Bogotà e si estesero rapidamente in tutto il paese. Questa risposta popolare non fu solo per l'assassinio del dirigente liberale, ma principalmente per la situazione economica che viveva il paese e che colpiva i settori più impoveriti, principalmente i contadini. Allo stesso modo, avviene la prima repressione di massa da parte dello Stato, causando centinaia di morti.

Da allora la situazione economica è continuata a peggiorare alla pari della persecuzione politica e militare contro ogni esperienza di insubordinazione sociale. Uccidili a caldo, era l'ordine delle forze armate; così nella prima metà degli anni Sessanta, vari gruppi di civili decisero di prendere le armi come una misura di difesa dei loro scarsi beni e delle loro vite. Sorgono così i nuclei guerriglieri che daranno origine alle FARC. Questo distaccamento si erse ad alternativa di vita per ampi settori di contadini e per molti perseguitati politici. Loro stesse, le FARC e successivamente le FARC-EP, hanno proposto allo Stato colombiano, in diverse occasioni, un dialogo per trovare una soluzione politica al conflitto, che non era solo una questione militare, o la questione della guerra, ma fondamentalmente il tema della pace con giustizia sociale per tutti i colombiani.

Questi processi di pace che si può dire iniziarono con il governo di Belisario Betancourt, agli inizi degli anni '80, con i Dialoghi di La Uribe sono stati permanentemente frustrati con il sangue dall'oligarchia colombiana. Fu il caso dell'Unione Patriottica, la forza politica che pagò con il sangue di praticamente tutti i suoi dirigenti e militanti, centinaia assassinati, per aver confidato in un governo che non aveva l'approvazione dell'oligarchia dominante per firmare alcun accordo di pace. Ci furono altri tentativi di pace, ma senza successo poiché i governi di turno non ottennero l'approvazione della classe dominante.

È, tuttavia, con l'arrivo di Álvaro Uribe Vélez che il degrado del governo e delle sue forze armate arriva all'estremo. Le FARC-EP, demonizzate per molto tempo dalla propaganda mediatica dei monopoli, hanno cercato numerose volte di richiamare l'attenzione del mondo rispetto all'intolleranza politica, la persecuzione e l'assassinio da parte dell'oligarchia monopolistica. L'SOS Colombia attuale, ha inizio in realtà più di settanta anni fa e quel grido si fece più forte quando la componente paramilitare strettamente legata ai cartelli della droga si diffuse come un cancro in tutto il paese, penetrando nelle strutture dello Stato fino al midollo. Le carneficine che le cosiddette "autodifese unite", distinguendosi, realizzarono con le motoseghe contro le comunità contadine e indigene; le centinaia di falsi positivi giustiziati dalle forze armate, principalmente giovani dei quartieri popolari; la persecuzione e assassinio di decine di sindacalisti da parte degli apparati politici dello Stato, erano innegabili agli occhi del mondo.

Dopo la firma degli accordi di pace dell'Avana, ultimo tentativo delle FARC-EP di avanzare in una pace con giustizia sociale, nonostante le trappole legali che conteneva questo accordo e delle manifestazioni di mancanza di volontà politica da parte dell'establishment colombiano, le forze popolari smobilitate sono state sottoposte all'assedio e all'assassinio di decine di ex combattenti, che si sommano alla grande quantità di leader comunitari, contadini e indigeni, oppositori dei progetti estrattivi, ambientalisti, dirigenti politici e sindacali; alla persecuzione di dirigenti studenteschi.

In questo contesto, la rinascita delle FARC-EP Segunda Marquetalia, mostra la correttezza di questa decisione. Poiché al contrario dell'idea sostenuta da diverse forze politiche che difendono lo status quo colombiano e posizioni riformiste e rinunciatarie, ciò che si può vedere è che in Colombia c'è un popolo disposto a sollevarsi e affrontare apertamente l'oppressione dello Stato.

No. Non dobbiamo intendere l'SOS dei colombiani come un lamento, la loro battaglia in questo momento non è perché il mondo provi pena per loro, non è questo il senso delle loro mobilitazioni. I popoli del mondo devono salutare la decisione di lotta dei lavoratori e dei settori popolari della Colombia che rivendicano così la loro tradizione storica e dobbiamo solidarizzare con la loro fraterna sollevazione, poiché è una lotta decisa per un nuovo ordine sociale.


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