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da http://www.lepotentiel.com/xd263241.htm

Pierre Mulele – La memoria di un barbaro assassinio


3 Ottobre 1968- 3 ottobre 2004-11-08
36 anni fa Pierre Mulele fu assassinato a Kinshasa nella maniera più barbara e bestiale.

Tutto ebbe inizio il 29 settembre 1968, quando il battello presidenziale, agli ordini di Marie-Justin Bomboko, Ministro degli affari esteri, riportava da Brazzaville Pierre Mulele , la sua fedele compagna Leonie Abo,  e altri 3 partigiani : Joseph Makinda, Théodore Kabamba et Zénon Mibamba. Questo ritorno si faceva in pompa magna.
Dopo un ricevimento offerto dal Generale Louis de Gonzague Bobozo, capo di stato maggiore dell’esercito e zio del presidente Mobutu, Mulele, et sua moglie passarono la notte nella dipendenza del Ministro Marie-Justin Bomboko alla Gomba.

L’indomani le guardie scortarono Mulele per condurlo allo Stadio Tata Raphael dove avrebbe dovuto “raggiungere il Capo di Stato che l’avrebbe presentato al pubblico di Kinshasa “ .
E fu a questo punto che l’itinerario fu modificato e fu condotto sul luogo del supplizio: il campo di Kokolo.

Pierre Mulele e la rivoluzione a Kwilu

La trasformazione di un ribelle in partigiano convinto e deciso sembra aver necessitato d’un allenamento sistematico e progressivo.
La data esatta del ritorno di Mulele e la natura degli appoggi di cui beneficiava sono molto controversi. Un punto è comunque acquisito: Mulele è rientrato a Kwilu  a fine luglio (Ndr 1963) dopo un anno d’assenza dal paese , grazie all’aiuto e alla complicità di numerose personalità politiche, ivi inclusa quella di un ministro in carica.
Egli rientra a Leopoldville (Kinshasa) travestito da mussulmano con un falso passaporto della Guinea. Appena giunto, si reca   nella foresta dove s’impegna immediatamente al reclutamento di partigiani devoti.

All’inizio del 1964, nella notte di San Silvestro, lancia il suo primo attacco contro una scuola agricola nei pressi di Kikwit.
Ciò al fine di procurarsi dei prodotti chimici, che serviranno per produrre esplosivi.
Verso la fine del 1964, la ribellione Mulelista ha conquistato i tre quarti del paese.
Sfortunatamente , questo movimento insurrezionale copiato dal modello cinese, perderà rapidamente la sua purezza ideologica, per scivolare verso pratiche magiche e superstiziose.
Come si sarebbe dovuto prevedere “l’immaginazione popolare associava oramai la ribellione mulelista a razzie, brutalità ed esazioni”

E alla fine l’insurrezione si screditerà agli occhi delle masse che, si deve puntualizzare,  erano diventate apatiche e si erano lentamente indebolite a causa della mancanza di generi di prima necessità ; niente sale, niente sapone, alcuna cura medica etc.
Aggiungiamo la scissione interna dovuta alla crisi della leadership che opponeva i Bapende ai Babunda.

Mulele fatto a pezzi da vivo

Pierre Mulele e Théodore Bengala sono stati assassinati il 3 ottobre 1968.
In questo crimine, si esprime “tutta la crudeltà e tutta la bestialità del regime in carica”.

Braccato da fine settembre dall’armata di Mobutu, Mulele che sperava nell’arrivo di rinforzi con quadri lumumbisti da Brazza, non vide arrivare nessuno.
Fu così che il 2 settembre 1968, Mulele partì, su una piccola piroga verso Brazzaville in compagnia di Léonie Abo, di Joseph Makinda e di Boni, un giovane Mudinga, molto abile alla pagaia.
Arrivarono il 13 settembre a Brazzaville e furono messi immediatamente sotto residenza sorvegliata al “Campo della Milizia”.
A diverse riprese, Mulele s’intrattenne con le autorità di Brazzaville. Il 27 settembre 1968, riuscì finalmente a strappare un incontro con i lumumbisti residenti a Brazza.

Ma la decisione del suo ritorno a Kinshasa era già stata presa dalle autorità di Brazzaville.
Allarmato , Mobutu impose al suo omologo Ngouabi di consegnargli “la bestia in pasto”.
Marie-Justin Bomboko, il ministro degli affari esteri di Kinshasa, venne il 28 settembre, per firmare un accordo  con le autorità.
Bomboko dichiara alle antenne di Radio Brazza : “ L’amnistia decretata a Kinshasa dal generale Mobutu, è generale e valida per tutti: Mulela sarà accolto come un fratello e collaborerà con noi per la liberazione totale del nostro paese.”

I lumumbisti  tenteranno invano di convincere le autorità di Brazza che Mobutu sta loro tendendo una trappola.
Il 29 settembre verso le 11, in quest’ultima domenica del mese di settembre, Marie –Justin Bomboko offre un ricevimento sul battello presidenziale ormeggiato sulla riva del fiume sul lato di Brazzaville. A questo ricevimento sono invitati Mulele e le autorità di Brazza.
Nel pomeriggio il Kamanyola scivola sul fiume con a bordo Pierre Mulele, Léonie Abo, Joseph Makindua e 2 altri partigian, Théodore Kabamba e Zénn Mibamba, e si dirige verso Kinshasa.

Mulele sbarcherà a Kinshasa accolto al Beach Ngobila da un plotone che gli rende gli onori militari.
Poi Bomboko lo condurrà alle 18 dal Generale Bobozo.
Quest’ultimo offre in suo onore un sontuoso ricevimento: l’ultimo pasto del condannato a morte.
Mulele trascorrerà la notte da Bomboko dove incontrerà dei vicini e parenti, che gli consigliano di fuggire.

Il 2 ottobre 1968, il cielo di Kinshasa è grigio in questa fine giornata, d’inizio della stagione delle piogge.  Sono circa le 17. Pierre sta leggendo i giornali  sulla terrazza della residenza ufficiale del Ministro degli Affari esteri, dove dimora da 48 ore, dopo il suo ritorno a Brazza.
Un consigliere del Ministro Bomboko annuncia a Mulele che Mobutu, che è appena tornato dal Marocco, vuole presentarlo alla folla dello stadio Tata Raphael.
Egli sale, con sua sorella Thérèse, la sua compagna Abo e Mibamba, su un’auto ufficiale.
Ironia della sorte, invece di prendere la direzione dello stadio, la vettura si dirige verso il campo militare Kokolo.

Ci troveranno Théodore Bengila che dice loro : “Anche voi , siete venuti perché ci ammazzino tutti insieme ? “
Immediatamente Mulele e Bengila vengono arrestati dai militari.
Nella notte, i due prigionieri saranno torturati a morte dai militari che avevano ancora fresche nella memoria le umiliazioni subite dalla ribellione.
I 2 suppliziati saranno spaventosamente mutilati e fatti a pezzi ancora vivi.

La storia ci narra che Mulele è stato ucciso con una crudeltà bestiale, che questa crudeltà coprirà per sempre d’infamia il regime che ha ordinato questa barbarie.
Da vivo gli sono state strappate le orecchie, tagliato il naso, estratti gli occhi dalle orbite:
Gli sono stati strappati gli organi genitali. Sempre da vivo gli sono state amputate le braccia, poi le gambe. I resti sono stati messi in un sacco e gettati nel fiume.
Théodore Bengila, suo compagno di sventura, è stato ucciso allo stesso modo.

E’ opportuno segnalare che 10 anni dopo la madre di Mulele sarà fucilata nel 1978 a Idiofa, dalle forze speciali d’intervento di Mobutu, a seguito dell’agitazione di un certo  “Prophète” Martin Kasongo.
Confrontata con la stessa sorte di suo figlio, mamma Agnès Luam sarà tagliata a pezzi per essere sparpagliata in diverse tombe.


Traduzione dal francese di Ida Vagli