www.resistenze.org - popoli resistenti - congo - 24-11-08 - n. 251

da Rebelión - http://www.rebelion.org/noticia.php?id=76377
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR
 
Il ruolo del coltan in Congo
 
di Hedelberto López Blanch
 
23/11/08
 
In Africa la colonizzazione è finita da decenni (ad eccezione del Sahara) ma i paesi sviluppati, tramite le multinazionali, hanno trovato il modo di continuare a saccheggiare le ricchezze di questo continente.
 
Nella Repubblica Democratica del Congo (RDC) la lotta per il controllo del minerale strategico chiamato coltan, a partire dal 1998 ha già provocato più di cinque milioni di morti. Fino ad ora, chi ha perso sono stati gli abitanti di questo paese, i vincitori le multinazionali.
 
Il coltan è un minerale che contiene importanti minerali, la columbite e la tantalite, indispensabili per la moderna industria che li utilizza nella fabbricazione di cellulari, aerei, computer, apparati elettronici, centrali atomiche e spaziali, missili, videogiochi, macchine per diagnosi mediche, treni magnetici e fibra ottica. Le batterie dei cellulari sono più potenti grazie a quel minerale, così come i microchip, che grazie al coltan consumano meno corrente.
 
Un chilogrammo di coltan nel 2002 ha raggiunto il prezzo favoloso di 400 dollari. Lo producono pochissimi paesi: il Brasile, l’Australia, la Thailandia.
 
La RDC ne possiede più dell’80%, il che lo ha trasformato in un campo di battaglia per il controllo di queste riserve strategiche.
 
Nell’area dei Grandi Laghi i conflitti etnici sono antichissimi, soprattutto nella zona di frontiera della RDC con Uganda, Ruanda e Burundi, dove gli hutu e i tutsi sono stati in lotta. Le tensioni sono poi cresciute quando circa due milioni di profughi hutu sono entrati in RDC, provenienti dal Ruanda percorso dal sanguinoso conflitto interetnico.
 
Dalla caduta di Mobutu Sese Seko nel 1997 e la presa del potere di Joseph Desire Kabila (il padre dell’attuale presidente, assassinato), la guerra nella zona del Kivu ha visto due fazioni in lotta: Ruanda, Uganda e Burundi, appoggiati dagli Stati Uniti, FMI e la Banca Mondiale, legati a varie milizie “ribelli” come il Movimento di Liberazione del Congo (MLC), il Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) del generale rinnegato Laurent Nkunda e la Coalizione Congolese per la Democrazia (ACD). Nell’altro campo, la RDC che ha trovato l’appoggio di Angola, Namibia, Zimbabwe, Chad e le milizie hutu e mai-mai.
 
Le Nazioni Unite hanno inviato una missione di 17.000 soldati per tentare di controllare la situazione, ma la loro presenza non ha impedito l’escalation bellica e le speculazioni sull’estrazione mineraria organizzate a distanza dalle multinazionali.
 
Una relazione di esperti ONU ha spiegato che l’Esercito Patriottico Ruandese (APR) ha creato una struttura apposita per controllare l’attività mineraria e gestire il traffico con imprenditori e clienti occidentali. Sono state create imprese miste tra europei, statunitensi, membri del APR e personaggi dell’entourage di Paul Kagame.
 
ONG hanno denunciato lo sfruttamento illegale delle miniere da parte delle milizie ugandsi e ruandesi in RDC.
 
Negli ultimi dieci anni Nokia, Ericsson, Siemens, Sony, Bayer, Intel, Hitachi, IBM e molte altre aziende hanno ricavato il minerale necessario attraverso aziende (la maggior parte fantasma) associate alle forze militari ribelli, non solo per il coltan, ma anche per l’estrazione di oro, rame e diamanti industriali. Tra le più note compaiono la Barrick Gold Corporation (canadese), la American Mineral Fields (in cui aveva interessi anche George Bush padre), la sudafricana Anglo-American Corporation, la Società Mineraria dei Grandi Laghi (SOMIGL) integrata da tre società: la Africom (belga), la Promeco (ruandese) e la Cogecom (sudafricana). Le forze militari ruandesi legate alla SOMIGL, dopo la cancellazione delle licenze per la compravendita del coltan nel 2000, hanno perso il controllo totale della commercializzazione.
 
Ong hanno denunciato il fatto che i militari ruandesi trasportano i minerali con autocarri ed elicotteri che sono di proprietà di persone vicine ai presidenti di Ruanda e Uganda, e di quei paesi usano anche gli aeroporti (di Kigali e Entebe). Le compagnie aere private (una di quelle è la belga Sabena, associata ad American Airlines) portano armi ed esportano minerali.
 
Il coltan estratto finisce negli USA, Germania, Belgio e Kazakistan.
 
Il traffico e la lavorazione del coltan avviene attraverso decine di compagnie, ma è la filiale tedesca Bayer, Starck, la produttrice del 50% di tantalio in polvere.
 
Un ente finanziario creato nel 1996 con sede a Kigali, la Banca del Commercio, Sviluppo e Industria (BCDI) che funge da filiale di CITIBANK, muove grandi somme di denaro provenienti dal traffico di coltan, oro e diamanti.
 
Come ha denunciato Kofi Annan, prima di abbandonare la sua carica di segretario generale dell’ONU: “la guerra del Congo è dovuta al controllo delle sue ricchezze naturali” con l’approvazione e il coinvolgimento delle nazioni più sviluppate, quelle che hanno causato un disastro umanitario nella RDC.
 
Questa è la ragione per cui la Repubblica Democratica del Congo, nonostante le sue abbondanti ricchezze minerarie, secondo le stime ONU figura al 158° posto nella graduatoria delle nazioni più povere del mondo.