www.resistenze.org - popoli resistenti - congo - 21-04-09 - n. 270

da Michel Collon in www.michelcollon.info/index.php?view=article&catid=6&id=2014&option=com_content&Itemid=11
Traduzione dal francese per www.resistenze.org a cura di CT del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Intervista a Joseph Kabila: Noi siamo un gigante buono che vuole vivere in pace con i suoi vicini
 
16/04/2009
 
L'avenir ha pubblicato la traduzione di una intervista di Joseph Kabila rilasciata al New York Times. Sono qui riportati cinque passaggi. La versione completa, in inglese, è disponibile sul sito del New York Times.
 
1. La cooperazione con il Ruanda e il miglioramento delle relazioni.
 
Tra i paesi e le nazioni, è soprattutto una questione di interessi. Quali sono i nostri interessi? Avere un vicino desideroso di pace, che rispetta la nostra integrità territoriale, che rispetta la nostra indipendenza. E anche, certamente, un vicino con il quale si possano concludere degli affari. Quali sono gli interessi del Ruanda in Congo? Mi fa piacere credere che siano gli stessi. Tuttavia, se ci fosse un’agenda nascosta e se il Ruanda controllasse illegalmente le concessioni minerarie e contribuisse agli avvenimenti nel Nord e nel Sud del Kivu, allora saremmo lontani dalla fiducia. Concediamo ancora il beneficio del dubbio. Ancora una volta, probabilmente per l’ultima volta.
 
2. Il patto cinese
 
Non capisco la resistenza che abbiamo incontrato. Che cos’è il patto cinese? In Congo abbiamo cinque priorità: le infrastrutture, la salute,l’istruzione, l’acqua, l’elettricità e l’abitazione. Adesso, come possiamo affrontare queste priorità? Abbiamo bisogno di denaro, di molto denaro. Non dei 100 milioni di dollari della Banca Mondiale o dei 300 milioni del Fondo Monetario Internazionale. Abbiamo bisogno di più denaro, poiché abbiamo un debito di circa 12 miliardi di dollari. E a questo si aggiungono dai 50 ai 60 milioni di dollari al mese, una cifra enorme. Datemi 50 milioni di dollari al mese da destinare al settore sociale e il Paese potrà andare avanti. Comunque sia, questa è un’altra questione. Ci siamo detti: «abbiamo delle priorità», e abbiamo parlato a tutti. «Americani, avete il denaro?» «No, in questo momento no», « Paesi dell’Unione Europea, avete tre o quattro miliardi di dollari per queste priorità?», «No, abbiamo già le nostre». Ci siamo quindi chiesti: perché non rivolgersi ad altre persone, per esempio ai Cinesi? Allora abbiamo domandato loro: «Avete i soldi che ci servono?» e loro ci hanno risposto: «Si, possiamo discuterne». E ne abbiamo parlato.
 
Domanda: provate un risentimento verso l’Occidente per questo rifiuto?
 
Non capisco perché i paesi occidentali ci hanno chiesto di non firmare questi accordi. Probabilmente perché c’è ignoranza, nel senso che non conoscono la nostra situazione. Quasi certamente dal momento che sono seduti a Washington o a New York, credono che il mondo è tutto come a Washington o a New York. Ma i popoli soffrono. Cosa mi rivolta di più? Il fatto che esiste una resistenza a questo accordo, ma non esiste una contro-proposta.
 
3. Il nuovo comando dell’esercito americano in Africa: l’AFRICOM
 
Cosa pensa dell’Africom? Che interesse c’è nell’ospitare la sua base qui?
 
L’installazione di una base in Congo è fuori questione. Crediamo che il Congo non debba servire da base per nessuna potenza. Ma abbiamo un programma con il governo americano per formare alcune truppe del nostro esercito.
 
4. La classe politica congolese
 
Mobutu ha diretto il Paese per 37 anni. Ha creato una classe politica, una mentalità, tutt'ora insuperata. I vecchi cattivi metodi sono tuttora presenti: la corruzione, la cattiva gestione… Il nostro più grande errore è stato quello di non aver dedicato abbastanza tempo per formare dei nostri quadri. Non abbiamo bisogno di un migliaio di persone per trasformare un paese. Abbiamo bisogno di 3, 4, 10 o 15 persone che siano determinate e risolute. Disponiamo di queste 15 persone? Probabilmente di 5, 6 o forse 7, ma non ancora di 15.
 
5. Il ruolo strategico del Congo in Africa
 
Credo che il mondo sia consapevole di quello che sta accadendo in Congo. Ma sono note solo le cose negative che succedono in Congo: la guerra, le violazioni e i massacri. Ma quello che il mondo deve sapere è che il Congo è un paese strategico nel continente africano. Non si può pretendere lo sviluppo di altri paesi senza utilizzare il Congo come motore. Il Paese è aperto a discutere e a concludere affari con chiunque. (…)Ma il mondo è pronto a vedere un Congo forte? Lo spero. È un altro punto interrogativo dal momento che molte persone hanno paura, soprattutto in questa regione. A questo noi rispondiamo che il Congo è un gigante, un gigante buono. Siamo una grande nazione, un gigante buono che vuole vivere in pace con i suoi vicini.
 
Fonte: Intal
 
Corretto da Khalil Ben Mohamed per Investig'Action