www.resistenze.org - popoli resistenti - congo - 14-02-11 - n. 351

da www.ptb.be/nieuws/artikel/congo-un-nouveau-parti-communiste-est-ne.html
Traduzione a cura di Contropiano Bologna
 
Congo: un nuovo Partito Comunista è nato!
 
di Tony Busselen
 
Cinquanta anni dopo l'assassinio di Lumumba, un nuovo partito ha tenuto il suo primo incontro pubblico. Tony Busselen, un compagno del PTB (partito del lavoro belga), era sul posto; ecco le sue impressioni.
 
Lasciando il Congo, avevo qualche dubbio lo confesso. Gli amici del Partito Comunista congolese (PCCO) avevano avuto davvero molte discussioni a proposito del loro nome.
 
Personalmente, anch’io ho trovato che l’appellativo “comunista” non era il più appropriato da portare in un Paese così religioso, non fosse altro perché in un paese dove la popolazione è stata sottoposta per decenni alla propaganda anti comunista e coloniale, potrebbe avere un effetto negativo.
 
In verità durante questo seminario di 3 giorni dedicato al comunismo e alla repubblica democratica del Congo (RDC), l’attenzione dei 130 quadri presenti, e la partecipazione di massa alla riunione del 17 gennaio scorso, ha spazzato via molti dei miei dubbi.
 
Le discussioni che abbiamo avuto nel corso del seminario hanno riguardato i principi del marxismo, del socialismo, la visione marxista della rivoluzione in un Paese del Terzo Mondo come il Congo, l’analisi delle classi della società congolese,…
 
Sylvere Bosawa, il segretario generale del nuovo partito, nel suo intervento ha messo l’accento sul fatto che il PCCP non è una “organizzazione caritatevole ne una luogo dove si raccolgono forze e nuovi quadri, ma è una formazione politica, dentro la quale l obiettivo è la realizzazione del socialismo come quella messa in opera da Marx, Kwame Nkrumah, Che Guevara e Fidel Castro.
 
Nel 2006, durante la campagna elettorale, avevo potuto osservare come i politici dei partiti tradizionali ai loro meeting distribuissero magliette e denaro al pubblico.
 
In effetti per molti congolesi, la politica si riassume in un affare di soldi.
 
Quando ho chiesto al segretario generale del PCCO perché non l avessero fatto anche loro, egli mi ha spiegato come le persone presenti erano state mobilitate: ciascun dirigente di un gruppo locale ha portato i membri del proprio gruppo, che sono stati prima ben responsabilizzati e preparati.
 
Dopo il meeting, una dozzina di giovani che stavano manifestando, sono stati attirati dalla nostra presenza; sono venuti a fare un po’ di casino intorno alla nostra auto e hanno ci hanno chiesto del denaro. Il segretario generale allora ha chiesto loro chi fosse il responsabile del gruppo che li aveva portati al seminario. Un po scossi dalla domanda, i ragazzi se ne sono subito andati via.
 
Durante il seminario e durante il meeting, è emerso che il PCCO occupa un posto speciale nel panorama politico congolese, come unico partito che aspira al socialismo e la fine dello sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo. E non è un caso che il suo primo incontro si è tenuto il 17 gennaio, il 50 ° anniversario dell'assassinio di Lumumba. Certo, Lumumba non è stato sicuramente un comunista, ma PCCO afferma chiaramente la sua volontà di continuare la lotta contro il neocolonialismo.
 
Questo partito è anche il solo a pronunciarsi per la creazione di uno stato democratico popolare come lo aveva concepito Laurent Kabila (il padre dell’attuale presidente, assassinato nel 2001 dopo aver cacciato Mobutu nel 1997): uno Stato dove il popolo esercitava il potere attraverso i Comitati di potere popolari, che lottava per una vera indipendenza, per lo sviluppo economico e per il benessere della popolazione. Tutto ciò ora non è per nulla nell’agenda politica del governo. Anche se la situazione attuale rappresenta un passo in avanti rispetto alla dittatura di Mombutu, la strada è ancora lunga. Ed è proprio per questo il PCCO vuole lottare.
 
Il PCCO sostiene la candidatura di Joseph Kabila nelle elezioni presidenziali che si terranno alla fine dell'anno, pur essendo pienamente consapevole che "l'imperialismo e i reazionari faranno di tutto per negare i risultati ottenuti dal governo sotto la guida dell'attuale presidente, come la revisione dei contratti in miniera (contratti formulati con le imprese occidentali prima del 2006 molto svantaggiosi per i lavoratori e rivisti in questi anni), il fallimento del CIAT (comitato di aiuto alla transizione, un organo per la tutela e il controllo delle istituzioni del Paese, formato tra il 2003 e il 2006) e del MOUNUC2 (la missione degli USA composta da 17000 caschi bianchi ). Per il PCCO l'opposizione a Joseph Kabila è un modo per "ripristinare il neocolonialismo e per bloccare qualsiasi modernizzazione", come ha detto nel suo discorso Sylvère Boswa.
 

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