Carlos Lopes Pereira | odiario.info
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
05/03/2025
L'Europa non abbandonerà la sua secolare azione di rapina e destabilizzazione in Africa. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha condannato all'unanimità l'offensiva in corso del Ruanda nella Repubblica Democratica del Congo. Gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro i leader ruandesi e dell'M23 e l'Unione Europea ha lasciato intendere che potrebbe "sospendere" la cooperazione militare con il Ruanda. Ma questo non fa altro che "smascherare l'ipocrisia europea": per anni è stato dimostrato che il Ruanda ha promosso l'estrazione illegale di minerali strategici nell'est congolese, come il coltan e il cobalto, nonché le "terre rare", che poi esporta in Occidente, "potenze industriali europee comprese".
Il Primo ministro della Repubblica Democratica del Congo (RDC), Judith Suminwa, ha denunciato le migliaia di morti, feriti e sfollati causati dal conflitto armato nella parte orientale del Paese.
Parlando alla 58esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, la leader congolese ha chiesto l'applicazione di misure dissuasive per porre fine ai massacri commessi dalle truppe del Movimento 23 Marzo (M23), sostenute dalle forze armate ruandesi.
Secondo le Nazioni Unite, circa 27 milioni di persone nell'area necessitano di assistenza umanitaria, compresi quasi tre milioni di sfollati interni. Oltre alla mancanza di alloggi, cibo e acqua potabile, c'è il pericolo di diffusione di malattie infettive come il colera e il vaiolo.
Sul fronte politico e diplomatico, la scorsa settimana il Consiglio di Sicurezza dell'ONU ha approvato all'unanimità una risoluzione che condanna "fortemente" l'offensiva militare in corso e gli avanzamenti dell'M23 e delle forze ruandesi nelle province del Nord e del Sud Kivu, nonostante la presenza della missione ONU (Monusco) e di un contingente sudafricano. La risoluzione chiede una cessazione "immediata e incondizionata" delle ostilità e il ritiro delle truppe d'invasione dalle città di Goma e Bukavu, le capitali regionali, e da tutte le aree occupate illegalmente, nonché lo smantellamento delle amministrazioni parallele illegittime stabilite nella RDC.
Il Consiglio di Sicurezza ha esortato le forze ruandesi a cessare il loro sostegno all'M23 e a ritirarsi immediatamente dal territorio congolese. Ha condannato gli attacchi alla popolazione civile e alle infrastrutture, le esecuzioni sommarie, le violenze sessuali e il reclutamento di minori. Ha inoltre invitato Kinshasa e Kigali a tornare con urgenza e senza precondizioni ai negoziati diplomatici, al fine di raggiungere una soluzione duratura e pacifica al conflitto che si protrae nella regione.
Nell'ambito dell'Unione Africana, ci sono anche sforzi per mettere a tacere le armi nella parte orientale della RDC. Dopo il fallimento dei processi di Luanda e Nairobi (con l'Angola e il Kenya che hanno cercato senza successo di avvicinare le posizioni della RDC e del Ruanda, contro la volontà dei rispettivi capi di Stato, il congolese Félix Tshisekedi e il ruandese Paul Kagame), la mediazione è stata affidata a due organizzazioni regionali, la Comunità dell'Africa Orientale (EAC) e la Comunità di Sviluppo dell'Africa Meridionale (SADC).
Ora è stato annunciato che, in questo contesto, tre "saggi africani" - gli ex Presidenti del Kenya, Uhuru Kenyatta, e della Nigeria, Olusegun Obasanjo, e l'ex Primo ministro dell'Etiopia, Hailemariam Desalegn Boshe - sono stati nominati "facilitatori" del processo di pace nella RDC. Avranno il difficile compito di coordinare gli sforzi diplomatici e di sicurezza fino al raggiungimento di un cessate il fuoco duraturo.
Di fronte all'aggravarsi della crisi nella RDC, gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro i leader ruandesi e dell'M23 e l'Unione Europea ha lasciato intendere che potrebbe 'sospendere' la cooperazione militare con il Ruanda. Tutto questo, come ha denunciato di recente il quotidiano di Luanda Novo Jornal, "smaschera l'ipocrisia europea": da anni è stato dimostrato che il Ruanda promuove l'estrazione illegale di minerali strategici nel Congo orientale, come il coltan e il cobalto, nonché le "terre rare", che poi esporta in Occidente, "comprese le potenze industriali europee".