www.resistenze.org - popoli resistenti - corea del nord - 18-01-10 - n. 302

dall’Ambasciata della RPDC di Roma – in www.solidnet.org
Traduzione dall'inglese per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La Repubblica Popolare Democratica di Corea propone di dare inizio ai colloqui di pace
 
Partito dei Lavoratori di Corea
 
13/01/10
 
Il ministero degli Esteri della Repubblica Popolare Democratica di Corea, lunedì 11 gennaio 2010, ha rilasciato la seguente dichiarazione:
 
E’ trascorso un anno e il processo di denuclearizzazione della penisola coreana si trova ad un bivio a causa delle serie sfide che deve fronteggiare.
 
La denuclearizzazione della penisola è l'obiettivo della politica perseguita coerentemente dal governo della Repubblica per contribuire alla pace e alla sicurezza nell'Asia nord-orientale e alla denuclearizzazione del mondo.
 
E' stato grazie ai sinceri ed esaustivi sforzi del governo della Repubblica che ha avuto luogo il dialogo per la denuclearizzazione della penisola a partire dagli anni ’90, giungendo in questo contesto a importanti accordi bilaterali e multilaterali, con l’adozione dell’Accordo (Agreed Framework) [1] tra RPDC e USA e della Dichiarazione congiunta del 19 settembre [2].
 
L'attuazione degli accordi, però, si è bloccata a metà strada o è stata annullata. Da allora la minaccia nucleare nella penisola coreana non è diminuita ma al contrario è ulteriormente aumentata, manifestandosi, di conseguenza, anche attraverso il deterrente nucleare.
 
L’andamento dei colloqui a sei, in occasione dei quali si sono scontate ripetute frustrazioni e fallimenti, dimostra che la questione non può essere risolta senza fiducia tra le parti interessate. Ancora oggi i colloqui rimangono bloccati dalla barriera di diffidenza rappresentata dalle sanzioni contro la RPDC.
 
Riteniamo sia necessario impegnarsi principalmente nell’accrescere la fiducia tra la RPDC e gli Stati Uniti, ovvero le parti principalmente responsabili nella questione del nucleare, al fine di riattivare il processo di denuclearizzazione della penisola coreana.
 
Se tra la RPDC e gli Stati Uniti deve essere costruita la fiducia, è indispensabile tanto per cominciare definire un trattato di pace che ponga fine allo stato di guerra [3], motivo principale delle relazioni ostili.
 
Quando si è in stato di guerra, con un alto livello di tensione su entrambi i fronti, non è possibile cancellare la sfiducia nella controparte, né far compiere alle trattative progressi significativi, né tanto meno attuare la denuclearizzazione. Senza dirimere una questione essenziale e fondamentale come la guerra e la pace non è possibile sfuggire alle frustrazioni e ai fallimenti attuali.
 
Il trattato di pace, in quanto tale, si sarebbe già dovuto concludere in virtù della sua intrinseca necessità a prescindere dalla questione del nucleare. Si sarebbe dovuto stabilire un regime di pace duratura nella penisola coreana molto tempo fa. La questione del nucleare non sarebbe emersa.
 
Ora che il concetto della conclusione del trattato di pace è menzionato nella Dichiarazione congiunta del 19 settembre, è anche utile variare l'ordine di intervento, come evidenziato dalla pratica e trarre le giuste lezioni dal fallimento dei colloqui a sei.
 
La conclusione del trattato di pace aiuterà a risolvere i rapporti ostili tra RPDC e Stati Uniti e a promuovere positivamente la denuclearizzazione della penisola coreana in tempo rapido.
 
Il ministero degli Esteri della RPDC, ricevuta autorizzazione, cortesemente propone alle parti dell'Accordo di armistizio un rapido avvio dei negoziati per la sua sostituzione con il trattato di pace, in questo anno che segna la scadenza dei 60 anni dallo scoppio della guerra di Corea.
 
I summenzionati colloqui possono essere avviati anche in un forum separato, come stabilito nella Dichiarazione congiunta del 19 settembre, o nel quadro dei colloqui a sei per la denuclearizzazione della Penisola coreana, come i negoziati RPDC-USA attualmente in corso vista la loro natura e significato.
 
L'eliminazione della barriera di discriminazione e diffidenza rappresentata delle sanzioni, potrebbe presto portare all'apertura dei colloqui a sei.
 
Se le parti dell’Accordo di armistizio aspirano in modo sincero alla pace, alla sicurezza e alla denuclearizzazione della penisola, non dovrebbero più privilegiare i loro interessi ma prendere una decisione coraggiosa per affrontare senza indugio tale questione fondamentale.
 
 
NdT
[1] Accordo del 1994 in sintesi (da www.repubblica.it/online/esteri/corea/scheda/scheda.html)
  1. Usa e Corea del Nord si dicono d'accordo a che un consorzio occidentale sostituisca i reattori nord coreani ad acqua pesante alimentati a grafite con reattori ad acqua leggera da terminare entro il 2003. I primi sono considerati potenzialmente più pericolosi degli altri per quel che riguarda la fabbricazione di bombe atomiche.
  2. Washington accetta di fornire 500 mila tonnellate all'anno di carburante a Pyongyang per consentire alla Corea del Nord di avere elettricità fino alla costruzione degli impianti.
  3. Il paese asiatico accetta di congelare e smantellare ulteriormente i suoi reattori contestati.
  4. Le due parti decidono di aprire un ufficio di collegamento nelle due capitali.
  5. Washington assicura di non usare l'arma atomica contro Pyongyang e quest'ultima promette di adottare misure per fare della penisola una zona denuclearizzata.
  6. La Corea del Nord promette che resterà firmataria del trattato di non proliferazione nucleare.
  7. Pyongyang accetta infine le ispezioni dell'Aiea dopo aver fatto progressi sostanziali nella costruzione dei nuovi reattori ad acqua leggera, ma prima della consegna del loro cuore nucleare.
[2] Dichiarazione congiunta delle 6 nazioni (Cina, Giappone, Corea del Nord, Corea del Sud, Russia e Stati Uniti) sulla rinuncia della Corea del Nord al proseguimento del suo programma di armamenti nucleari (19 settembre 2005).
 
[3] La Corea del Nord e gli Stati Uniti devono ancora firmare un trattato di pace che sancisca formalmente la fine della guerra del 1950-53.
 
 

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