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La rapida puntata a Sud di un trio nordcoreano

Alexander Vorontsov | strategic-culture.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

19/11/2014

Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno aggiunto al tradizionale arsenale di tattiche contro la Corea del Nord, il sistematico attacco sulla questione dei diritti umani, per esercitare pressioni sul paese. Questi attacchi già sperimentati in passato, ultimamente sono diventati più profondi che mai, e l'"offensiva per i diritti umani" si presenta ora come strategia accuratamente progettata a lungo termine. Il primo elemento di questa strategia è stata la Legge sui diritti umani nordcoreani approvata dal Congresso degli Stati Uniti, ennesimo esempio di come i legislatori statunitensi interferiscono negli affari interni di un altro Stato.

Successivamente un certo comitato per i diritti umani in Corea del Nord, con sede negli Stati Uniti, ha pubblicato un suo "Rapporto sui diritti umani in Corea del Nord", che invita il Consiglio di sicurezza dell'ONU ad affrontare ufficialmente il problema. Si raccomanda, inoltre, che l'Assemblea generale delle Nazioni Unite approvi una relativa risoluzione, che sia portata davanti al Parlamento europeo una discussione sui diritti umani in Corea del Nord e che la questione venga sottoposta alla Corte Internazionale dei Diritti dell'Uomo a L'Aia, in modo da convincere la comunità internazionale che la Corea del Nord è un "regime malvagio senza diritto di cittadinanza nel mondo moderno", "una terra oscura, dove non ci sono diritti umani", verso la quale dovrebbero essere adottate misure punitive corrispondenti.

L'insieme di queste azioni appaiono genuinamente come un'operazione punitiva internazionale contro lo Stato della Corea del Nord.

Sulla questione è di fondamentale importanza che il rappresentante della Cina nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite abbia già messo in chiaro che mettere i diritti umani in Corea del Nord all'ordine del giorno del Consiglio di sicurezza è fallimentare. Pyongyang, a sua volta, ha fatto una serie di dichiarazioni forti in risposta alle azioni di Washington.

Una dichiarazione in lingua inglese ("DPRK Will Mercilessly Shatter U.S. and Its Followers' 'Human Rights' Campaign") emessa dalla Commissione di Difesa Nazionale della Corea del Nord il 25 ottobre 2014, afferma tra l'altro:

"Primo: Ora che l'offensiva sui 'diritti umani' degli Stati Uniti ha raggiunto una fase estrema, la Corea del Nord notifica formalmente agli Stati Uniti che essa regolerà i conti con coloro che siano coinvolti nell'offensiva senza la minima clemenza e con tutti i mezzi e metodi a disposizione delle generazioni attuali e future.

"In secondo luogo: Ora che la campagna 'diritti umani' degli Stati Uniti contro la Corea del Nord sta portando a un complotto per far cadere un sistema sociale dignitoso in Corea del Nord, il paese dichiara la sua nuova e ferma azione di contrasto per vanificare la campagna degli Stati Uniti e dei loro alleati.

"Terzo: L'esercito e il popolo della Corea del Nord fanno appello al mondo per rompere la funesta cooperazione di Stati Uniti e alleati volta ad aggredire il paese sotto il pretesto della 'questione dei diritti umani'. Urge una cooperazione anti-USA, basata sulla giustizia e la verità".

Nonostante il peggioramento della situazione, Pyongyang ha continuato a cercare nuovi approcci per avviare un dialogo con il Sud. I nordcoreani hanno ancora una volta dimostrato la loro capacità di fare le cose in modo innovativo.

Il primo passo, una sorpresa per molti osservatori, è stato l'invio di una folta delegazione di atleti della Corea del Nord ai Giochi Asiatici internazionali nella città sudcoreana di Incheon (19 settembre - 4 ottobre 2014), dove hanno fornito impressionanti prestazioni. I concorrenti della Corea del Nord hanno vinto 36 medaglie, di cui 11 d'oro, e messo a segno quattro record mondiali. La squadra di calcio femminile della Corea del Nord ha raggiunto il primo posto ai Giochi Asiatici, mentre gli uomini si sono piazzati secondi, perdendo nella finale contro la Corea del Sud ai tempi supplementari.

Ma il fatto più eclatante doveva ancora arrivare. Il 3 ottobre, politici ed esperti sono rimasti attoniti quando sono giunti nella città sudcoreana di Incheon i più alti funzionari della Corea del Nord (secondi solo a Kim Jong-un), per la cerimonia di chiusura dei Giochi internazionali Asiatici. Erano: Hwang Pyong-so, il primo vice presidente della Commissione Difesa Nazionale della RPDC e capo dell'Ufficio politico dei militari; Choe Ryong-hae, della Segretaria del Comitato centrale del Partito comunista; e Kim Yang-gon, segretario del Partito comunista responsabile delle relazioni con la Corea del Sud. Tutti e tre sono arrivati a Incheon sull'aereo privato di Kim Jong-un e accompagnati dalla sua guardia personale. Questa è stata più di una semplice visita cerimoniale: si è trattato di una missione straordinaria, personalmente autorizzata da Kim Jong-un.

Data la situazione attuale, sarebbe ovviamente difficile immaginare un segno più chiaro della volontà di Pyongyang di riprendere un sostanziale dialogo inter-coreano. Il valore di questo gesto è ancora più evidente in quanto poco prima della comparsa sensazionale del trio nordcoreano a Incheon, Seoul aveva proposto che riprendessero colloqui ad alto livello. Questo accadeva l'11 agosto 2014, il giorno antecedente all'avvio del programma di manovre militari USA-Corea del Sud; ma Seoul sapeva che la risposta del Nord sarebbe arrivata solo a manovre terminate.

"La rapida puntata del trio nordcoreano" a Sud, mentre alimenta speranze, ha posto Seoul davanti a una serie di questioni, tra cui, secondo alcuni osservatori, quella di un possibile summit inter-coreano. Tutti coloro che seguono le evoluzioni nella penisola coreana, aspettavano con il fiato sospeso per assistere, se non proprio a una svolta, a un serio cambiamento positivo nelle relazioni inter-coreane. Purtroppo, questa iniziativa per portare i due stati coreani più vicini ha incontrato la resistenza di chi è impegnato in giochi politici vecchi e improduttivi.

La Commissione Nazionale di Difesa della Corea del Nord si è sentita in dovere di ricordare a Seoul che non sarebbe stato possibile tenere le riunioni ad alto livello previste per il 29 ottobre 2014, in considerazione del fatto che, anche alla vigilia di questo importante incontro, palloncini imbottiti di propaganda anti-Pyongyang hanno continuato a essere liberati dal Sud per essere soffiati verso Nord.

Questo non è un problema nuovo. Da alcuni anni, a cominciare dall'amministrazione Lee Myung-bak a Seoul, la pratica di "sparare" palloncini di propaganda in Corea del Nord è diventata un appuntamento fisso. Alla base di questa operazione ci sono poche e specifiche ONG, che, anche se non sono numerose, sono molto attive e rumorose. Le molteplici proteste e avvertimenti lanciati da Pyongyang alla Repubblica di Corea (ROK) sono ignorati con il pretesto che la ROK è uno stato democratico, e una democrazia non può reprimere le azioni delle organizzazioni non governative. Ma la democrazia della Corea del Sud sembra indifferente ai diritti dei propri cittadini che vivono al confine della Corea del Nord (ad esempio, nella città sudcoreana di Paju), dove i residenti locali categoricamente protestano per le azioni dei gruppi anti-nordcoreani che usano la loro città come trampolino di lancio per i palloncini.

Quali conclusioni si possono trarre da tutto questo?

Fino a che Washington non si allontana dal paradigma del cambiamento di regime in Corea del Nord, il più presto possibile e a ogni costo, la porta che conduce a un miglior rapporto tra le due Coree tenderà a chiudersi rapidamente.

Eppure sono gli stessi coreani che avranno l'ultima parola nel determinare il destino del loro popolo diviso. La rapida puntata del trio nordcoreano giù al Sud, deve portare le sue conseguenze.


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