Dalla rivista mensile "Hrvatska ljevica" (Sinistra croata),  Zagabria, n.ro 3/2002
Editoriale  "LA BALCANIZZAZIONE" COME STRUMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE
A Belgrado, il 15 marzo 2002, si sono incontrati il presidente  della RF della Jugoslavia V. Kostunica, il presidente del Montenegro  M. Djukanovic, i premier della Repubblica di Serbia e del Montenegro,  Z. Djindjic e F. Vujanovic, e l'alto [sic] rappresentante dell' UE  J. Solana. Hanno firmato il Documento Base per riformare le relazioni  tra la Serbia e il Montenegro. L' accordo politico prevede che il  nome attuale della Repubblica Federativa di Jugoslavia cambi in  "Unione di Serbia e Montenegro" (è difficile dire se essa sarà una  unione, oppure una unione più debole della stessa UE). La nuova comunità  sarà formata da due Stati semi-indipendenti, che avranno la Difesa e  la Politica estera unica, mentre l'Economia, la valuta e la dogana  separate.  Perché questo accordo venga ratificato ed eseguito, nell'autunno  prossimo si svolgeranno elezioni per il Parlamento federale, mentre i  Parlamenti attuali delle due repubbliche lavoreranno sulla preparazione  dei nuovi articoli costituzionali. La Serbia ed il Montenegro avranno  mercati separati, ma lavoreranno perché nel futuro abbiano uno stesso  mercato.  Ogni Stato ha il diritto, dopo tre anni dalla firma dell'accordo, di  rivedere il suo status, cioè di uscire dallo Stato comune.  I firmatari del documento non hanno nascosto la soddisfazione per  l'accordo ; anche nell'UE sono entusiasti, mentre gli USA hanno  dimostrato ottimismo ma anche cautela.  Milo Djukanovic ha sottolineato subito dopo la firma che l'accordo  lascia spazio per la definitiva separazione, cioè la decisione del  popolo della Serbia e del Montenegro di uscire da questa debole unione e  di vivere separati in due Stati.  In Croazia quasi tutti i giornali hanno scritto con enfasi : "La  Jugoslavia non ce più "! Vari scribacchini, giornalisti tudjmaniani  hanno dato sfogo alla loro contentezza perché anche l'ultima  composizione statale che si chiamava Jugoslavia sta scomparendo. La  Jugoslavia alla quale loro pensano è scomparsa nel fuoco e nel sangue  dal l991 - 1992, mentre di queste due repubbliche che sono rimaste, di  questa Jugoslavia amputata, usano soltanto il nome per le loro lamentele  sulla cosiddetta schiavitu' del popolo croato nella prima e nella  seconda Jugoslavia.  Cosi abbiamo potuto leggere sulle pagine del quotidiano "Vjesnik" -  che non si smentisce mai - affermazioni secondo cui "il nome statale  che per quasi un secolo in sostanza forzatamente univa vari popoli del  sud slavo [infatti proprio questo significa Jugoslavo, N.d.t.]  formalmente scompare dalla storia", l'esistenza della Jugoslavia "è  stata una sventura storica, particolarmente per i croati, la cui  sottomissione era condizione prima perché la Jugoslavia potesse  sopravvivere", ed è "sparita la traccia del nostro più grande errore",  ovvero "non ci sarà più il nome che ci ricorderà di uno dei più grandi  nostri inganni", e cosi via.
"Balcanizzazione" era in realta' un modo di dire per la disintegrazione  dello Stato che si estendeva dal monte Triglav in Slovenia alla  Djevdjelia in Macedonia, sinonimo di frantumazione, sminuzzamento, e  come sempre nella regia dell'interesse delle grandi e forti potenze che  già da secoli ai Balcani non consentono di finire di essere "un barile  di esplosivo" ; la parte più arretrata e la più disgraziata dell'Europa,  sulla quale il mondo si è diviso in Est ed Ovest, dove è iniziata la  Prima guerra mondiale e sulla quale non hanno mai termine le divisioni,  le migrazioni e guerre tragicomiche con esiti cruenti tra i suoi piccoli  popoli.  Il concetto di "balcanizzazione" è entrato a far parte della lingua  politica e diplomatica da più di un secolo. Cosi per esempio, nell'  era della liberazione dal colonialismo, negli anni Sessanta del secolo  scorso, si parlava di "balcanizzazione" dell' Africa. Alla  "balcanizzazione", oggi, all'inizio del Ventunesimo secolo, è esposto  tutto il mondo : il paradosso è che essa si svolge secondo la volontà,  il dettato e nell'interesse dell'artefice della globalizzazione, lo  Stato più potente del mondo, e di altri Stati forti che gli fanno da  spalla.
La "balcanizzazione" negli stessi Balcani è iniziata in qualche modo nel  periodo in cui lo geografo tedesco A. Zeune chiamo' la penisola del  sud-est europeo - prima denominata Turchia europea, penisola greca,  penisola bizantina, poi penisola illirica - con il nome turco di quella  "parte della montagna vecchia" che si estende dal nord al sud della  Bulgaria, e che sbocca sulla frontiera serbo- bulgara. Allora,  all'inizio del 19-esimo secolo, con l'insurrezione dei serbi e dei greci  contro il potere turco, iniziava anche la "balcanizzazione", nel senso  del nascere di piccoli Stati (nazionali), i quali avrebbero "diviso"  politicamente la penisola, la avrebbero "frantumata" perché si  risolvesse la "questione balcanica".  Ma la "questione balcanica" appare un problema in un senso più largo  della "questione orientale" (dell'Est), quando l'Europa (l'America era  allora lontana, esaltata dal piano Monroe) ha auspicato e voluto  finalmente la scomparsa del grande Impero Ottomano che per secoli la  aveva minacciata e che era il più forte sul Mediterraneo e il Medio  Oriente. La "questione balcanica" è apparsa nel processo della  disgregazione di questo Impero, perché le grandi potenze d'Europa di  allora, ed in primis L'Austria e la Russia, hanno voluto allargare i  loro interessi e il loro potere anche su questa penisola europea. Hanno  voluto che "il malato del Bosforo", ammalatosi già da prima, nel 17. e  18. secolo, si togliesse dai Balcani. Perciò è sorto il motto "I Balcani  ai popoli balcanici", ma la loro sorte doveva essere governata  dall'Austria, dalla Russia, dalla Gran Bretagna, dalla  Francia. La Repubblica Veneta era già scomparsa, l'Italia non era ancora  unificata, mentre la Prussia sarebbe stato lo Stato tedesco con il ruolo  dominante in Europa, ma anche in tutto l' Est di essa, fino  all'unificazione della Germania bismarckiana. La Germania allora avrà il  ruolo principale al Congresso di Berlino nel 1878, nel quale si  decidera' la sorte dei Balcani.  I Balcani si sono "balcanizzati" nella 1. e 2. Guerra balcanica del 1912  e 1913, quando i 4 Stati(erelli) - Grecia, Serbia, Bulgaria e Montenegro  - hanno messo in ginocchio e cacciato la Turchia dai Balcani, tranne  che tra Jedreno e Istanbul, e poi sono entrate in guerra tra loro.  Sui Balcani si svolsero le guerre balcaniche (1912, 1913, 1922, 1991 -  1999) ma si stipularono anche "accordi balcanici" (il primo durante il  principe serbo Mihajlo, il secondo nel 1912, il terzo nel 1913, il  quarto nel 1954), si provo' a formare "federazioni balcaniche"  (dall'idea di Svetozar Markovic fino agli incontri di Tito con Dimitrov  e Enver Hoxha dopo la II Guerra mondiale), si tennero "conferenze  balcaniche" socialdemocratiche, si formarono "federazioni balcaniche" di  partiti comunisti, si svolsero "Giochi balcanici" nello sport.  I popoli balcanici non sono riusciti fino ad oggi ad evitare di farsi  guerra tra di loro, ne' a fare in modo che la penisola appartenesse  veramente a loro ("I Balcani ai popoli balcanici").  I Serbi e i Bulgari hanno combattuto tra di loro varie volte, mentre nel  1913 gli alleati dei Serbi furono i Greci e i Romeni. I Greci e i Turchi  si sono fatti la guerra anche dopo la Prima guerra mondiale. Ed infine  nel 1991, ed anche dopo, sono entrati in guerra tra di loro anche i  popoli che erano uniti nella federazione jugoslava : i Serbi ed i  Montenegrini contro gli Sloveni ed i Croati, i Serbi contro i  Musulmani-bosgnacchi, i Croati contro i Musulmani-bosgnacchi, Serbi  contro Albanesi nel Kosovo e Metohija, e poi Albanesi contro Macedoni in  Macedonia. Ma può darsi che ci saranno ancora guerre tra i popoli dei  Balcani, se i potenti del mondo lo vorranno oppure lo permetteranno.
Sembra che tutti i popoli ancora soffrano perché la loro questione  nazionale non è stata risolta, perciò hanno pretese o intenzioni  vendicative verso il vicino.  La Jugoslavia, la prima e la seconda, è stata una prova perché, almeno  in quella parte della penisola che gli Europei chiamano Ovest dei  Balcani, si ponesse fine alla "balcanizzazione". La prima Jugoslavia ha  voluto formare una cosiddetta nazione jugoslava, benche' vivesse nel  segno dello scontro politico tra i Serbi e i Croati, con il  riconoscimento degli Sloveni, la negazione della specificità dei  Montenegrini, dei Macedoni e dei Musulmani, e l'oppressione degli  Albanesi. La seconda Jugoslavia ha mirato alla fraternità, l'unità e  l'uguaglianza dei sei popoli costitutivi e di una decina di  nazionalità-minoranze, ed è finita di nuovo con un cruento regolamento  di conti tra loro (dopo quelli nella Seconda guerra mondiale,  sopraffatti dalla lotta antifascista unitaria e dalla  rivoluzione socialista).  Se la prima Jugoslavia è nata anche basandosi sul principio  dell'autodeterminazione dei popoli, auspicato dal presidente americano  Wilson ed in base al Trattato di Versailles, e la seconda e' nata con  la forza della lotta comune contro il fascismo europeo, poi con il  Trattato di Jalta, la sparizione della Jugoslavia e' anche il risultato  della politica occidentale, con la quale la "balcanizzazione"  viene instaurata come strumento di egemonia anche nei Balcani, senza  escludere anche il bombardamento e l'ingresso della NATO.
Sia come sia, l'odierno scioglimento nel segno della "balcanizzazione"  è maggiore di quello del passato, e forse non è stato ancora  completato:  le tre entità (popolazioni) nella Bosnia ed Erzegovina sono sotto  protettorato internazionale, caso mai non si scontrassero di nuovo tra  loro ; non si sa se la Serbia e il Montenegro si divideranno  definitivamente ; è incerto cosa sarà del Kosovo, lo scontro tra i  Macedoni e gli Albanesi in Macedonia potrebbe rinfocolarsi di nuovo dopo  essere stato appena fermato.  E dopo tutto non sono ancora state seppellite le idee della grande  Serbia, della grande Albania, della grande Croazia, della grande  Bulgaria (a discapito della Macedonia), della grande Grecia (lo stesso a  discapito della Macedonia), della trasversale musulmana [Ze-tra ; e la  grande Ungheria ... N.d.t.]  Se seguiamo le origini storiche della jugoslavizzazione, vediamo che la  Jugoslavia e' stata costruita e distrutta sia dai Croati, dai Serbi che  dagli Sloveni, evidentemente non senza l'intrigo delle potenze europee  e di quelle mondiali. L'idea della Jugoslavia prima di tutto fu espressa  dai Croati, che vedevano Zagabria quale centro, dal quale si sarebbe  governato. Più tardi l'idea è stata accolta dai Serbi, con l'intenzione  di fare di Belgrado centro di una certa egemonia o dominazione.  Gli Sloveni e i Croati oggi lamentano che la loro appartenenza alla  Jugoslavia sarebbe stata forzata, mentre non appartengono per niente  ai Balcani. Però il loro destino e' stato, ed è, balcanico. In tutti  e due i popoli ora si sta formando una idea secondo cui nel seno della  Jugoslavia sarebbero entrati ingenuamente, oppure che a ciò furono  costretti, ed in qualche modo furono in essa rinchiusi. Ma se non ci  fosse stata la Jugoslavia, sia la prima che la seconda, di Slovenia  non sarebbe rimasto nemmeno tanto quanto ne è rimasto oggi. E nemmeno  della Croazia.  Nel popolo serbo invece si è diffuso il pensiero che si sarebbero  sacrificati più di tutti, sia per la prima che per la seconda  Jugoslavia, e che in ciò si sarebbero giocati la prospettiva di  ridefinire in qualche modo il proprio Stato nazionale.
Tutti si sentono perdenti. Tutti si sentono ancora in collera verso  il proprio vicino.  La "balcanizzazione" dunque si è realizzata ma, ripetiamolo ancora  una volta, forse non ancora fino in fondo. Lo spazio dei Balcani  deve essere ancora sbriciolato perché poi venga unito e controllato  dal capitale corporativo del mondo sviluppato, il quale si prenderà  tutte le sue risorse naturali e secondo i sui comodi impiegherà e  licenzierà la mano d'opera a basso costo in tutte le repubblichette  balcaniche.  Se le cose vengono analizzate nel contesto degli avvenimenti europei  e mondiali, questa "balcanizzazione" - anche se i politici di questi  popoli malvolentieri riconoscono di essere soltanto dei piccoli  statisti -, come nel recente passato, a tutt'oggi è stata provocata  e controllata da parte dei grandi e dei potenti, che nel mondo creano  condizioni di pace o di guerra. E conducono la politica della  globalizzazione nel proprio interesse, il quale consiste nel controllo  e nello sfruttamento di tutta la gente ed i popoli del mondo.  La "balcanizzazione" sugli stessi Balcani, alla fine del 20. secolo  ed all'inizio del 21., alla fin fine si dimostra come una ouverture  della "balcanizzazione" del Caucaso, dell'Asia centrale ed ogni parte  del mondo, in relazione agli interessi di quelli che dettano la  globalizzazione secondo il principio del gioco del domino, provocando  crisi e scontri locali, e amministrandoli. Infatti gli Stati (erelli),  che sono diventati soltanto formalmente indipendenti con la distruzione  della Jugoslavia, già da ora non possono intraprendere niente, ne' in  politica interna ne' in politica estera, senza la benedizione prima  dell'America e poi dall'UE.  Di questo si potrebbe dire ancora molto, ma per ora ci limitiamo  soltanto a questo.