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Politica nucleare: La "Dichiarazione di Washington" tra Stati Uniti e Corea del Sud

Mel Gurtov | counterpunch.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

08/05/2023

L'alleanza tra Stati Uniti e Repubblica di Corea (ROK) è iniziata nel 1953, alla fine della guerra di Corea. Oggi, 70 anni dopo, il presidente Biden e il presidente coreano Yoon Suk Yeol si sono incontrati per consolidare ed espandere l'alleanza, rilasciando una Dichiarazione a Washington che contiene forti espressioni di sostegno reciproco e severi avvertimenti a Pyongyang in caso di attacco nucleare da parte della Corea del Nord. La dichiarazione è dettata da considerazioni di politica interna e di alleanza. Ma è necessario porsi due domande: Questi avvertimenti sono necessari? Contribuiscono alla sicurezza della penisola coreana?

Alleanza nucleare

Dal punto di vista strategico, questo vertice ha cercato di riaffermare la deterrenza ampia degli Stati Uniti in caso di attacco nucleare nordcoreano. Con Yoon al suo fianco, Biden ha avvertito che un attacco nordcoreano "comporterebbe la fine di qualsiasi regime" che lo avesse autorizzato.

Yoon ha aggiunto: "I nostri due Paesi hanno concordato immediate consultazioni presidenziali bilaterali in caso di attacco nucleare della Corea del Nord e hanno promesso di rispondere rapidamente, in modo schiacciante e deciso, utilizzando tutta la forza dell'alleanza, comprese le armi nucleari degli Stati Uniti".

Gli Stati Uniti dispiegheranno regolarmente sottomarini con armamento nucleare nelle acque coreane a dimostrazione del loro impegno. I due Paesi hanno anche concordato di rafforzare le consultazioni sulla strategia nucleare, in particolare attraverso "l'istituzione di un nuovo Gruppo Consultivo Nucleare (NCG) per rafforzare la deterrenza estesa, discutere di pianificazione nucleare e strategica e gestire la minaccia al regime di non proliferazione posta dalla Repubblica Popolare Democratica di Corea (RPDC)".

Torniamo alla domanda: Queste dichiarazioni e azioni sono necessarie per scoraggiare la Corea del Nord? Non ci sono prove che il Nord metta in dubbio la volontà e la capacità degli Stati Uniti di rispondere in modo devastante a un attacco nordcoreano, nucleare o convenzionale. Né, nonostante la Corea del Nord sia sempre più in grado di lanciare un'arma nucleare su obiettivi negli Stati Uniti, c'è motivo di pensare che lo farebbe solo se risposta a un attacco.

Eppure, secondo numerosi rapporti, alcuni sudcoreani hanno dei dubbi sull'affidabilità degli Stati Uniti, tanto che circa il 77% degli intervistati vuole una capacità nucleare sudcoreana indipendente. Prima di recarsi a Washington, lo stesso presidente Yoon aveva ventilato la possibilità che la Corea del Sud avesse le proprie armi nucleari, che sicuramente è in grado di produrre, e in tempi abbastanza rapidi.

Il contesto politico

La dichiarazione di Biden mirava a mettere da parte l'opzione nucleare sudcoreana o la reintroduzione di armi nucleari statunitensi in Corea del Sud. (Si rammenti che fu George W. Bush a ordinarne il ritiro nel 1991). È stata una vittoria per Biden, soprattutto perché la dichiarazione impegna la Repubblica di Corea a rispettare il Trattato di non proliferazione nucleare e a dipendere dagli Stati Uniti in qualsiasi scenario che preveda l'uso di armi nucleari contro la Corea del Nord. Anche quello che Yoon ha ottenuto in cambio è stato un successo: l'impegno di Biden sulla deterrenza estesa e strette consultazioni sulle armi nucleari.

Le motivazioni politiche interne della dichiarazione di Washington sono chiare. Biden voleva probabilmente mettere a tacere le accuse del Congresso di ignorare la minaccia nordcoreana. Il sontuoso ricevimento per Yoon e la successiva dichiarazione potrebbero sottrarre alla critica della destra statunitense la politica verso la Corea del Nord.

Per Yoon, che deve fare i conti con un indice di gradimento storicamente basso in patria e con la rabbia per le sue politiche commerciali, stringere l'alleanza con gli Stati Uniti può tranquillizzare i critici conservatori che sostengono che i frequenti test di missili balistici della Corea del Nord richiedano che il Sud si doti di una capacità nucleare indipendente. Il continuo controllo degli Stati Uniti sulle armi nucleari in territorio coreano non sembra loro così affidabile come un tempo.

Altri coreani si preoccupano dello stretto allineamento di Yoon con gli Stati Uniti per motivi diversi: l'alienazione della Cina, primo partner commerciale della Repubblica di Corea e principale cliente per le esportazioni di semiconduttori che Biden vorrebbe limitare; il rafforzamento dei legami di difesa degli Stati Uniti con il Giappone, nonostante le questioni irrisolte con la Corea del Sud che risalgono alla Seconda Guerra Mondiale; le pressioni che hanno costretto Yoon ad acconsentire agli aiuti militari all'Ucraina, nonostante la notevole popolarità della Russia presso l'opinione pubblica coreana.

Minacce invece di diplomazia

L'aver alimentato ulteriormente il fuoco con discorsi di guerra nucleare, la creazione di nuovi gruppi di pianificazione e coordinamento congiunti tra Stati Uniti e Corea del Sud sulle armi nucleari e un altro dispiegamento di armi nucleari statunitensi in Corea del Sud può solo ingigantire le tensioni nella penisola.

Kim Yo Jong, sorella di Kim Jong Un, ha citato la minaccia di distruzione totale contenuta nella Dichiarazione di Washington, affermando che essa dimostra la "volontà di azione maggiormente ostile e aggressiva" contro il Nord, ponendo un "pericolo più grave" per la pace regionale.

I leader militari nordcoreani avranno sicuramente notato che i sottomarini statunitensi che verranno dispiegati in Corea del Sud saranno navi della classe Ohio armate con missili balistici Trident II (D5), dotati di testate nucleari.

Possiamo aspettarci altri test missilistici nordcoreani nelle prossime settimane, e molto probabilmente il settimo test nucleare, atteso da tempo. Solo nella frase finale della Dichiarazione, Biden e Yoon affrontano un'opzione non nucleare: la diplomazia. "Parallelamente, entrambi i Presidenti rimangono fermi nel perseguire il dialogo e la diplomazia con la Repubblica Democratica Popolare di Corea, senza precondizioni, come mezzo per far avanzare l'obiettivo condiviso di raggiungere la completa denuclearizzazione della penisola coreana".

Lo stallo nucleare in Corea richiede una diplomazia dedicata e creativa, non un'ulteriore militarizzazione, se vogliamo evitare una guerra per caso o per errore di calcolo. Non dimentichiamolo: nelle due Coree vivono più di 75 milioni di persone, per non parlare delle oltre 28.000 truppe statunitensi attualmente stanziate in loco. Se esiste una minaccia nucleare, tutti e tre i Paesi - e non solo uno - vi stanno contribuendo.

Mel Gurtov è professore emerito di Scienze politiche alla Portland State University, caporedattore di Asian Perspective, trimestrale di affari internazionali e gestisce un blog su In the Human Interest.


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