Parti du travail de Belgique
www.ptb.be
tratto da
http://www.ptb.be/scripts/article.phtml?section=A1AAABBQAA&obid=19825
traduzione a cura del Ccdp
Intervista di Yamila Pita,
responsabile delle relazioni tra Cuba ed il Belgio
Yamila Pita: "Cuba è obbligata a
difendersi dall'aggressività degli Stati Uniti"
Yamila Pita è una giornalista cubana. Lavora,
per il momento, al servizio Relazioni Internazionali del Partito Comunista
Cubano. All'epoca del nostro primo incontro, a casa sua, sono stata accolta
calorosamente dalla sua famiglia. Gerardo, suo marito, è critico letterario. Mi
ha mostrato il suo computer con connessione internet. La pretesa mancanza di
libertà di espressione e di accesso ai media, va così in pezzi.
Mentre un'avanguardia di "propaganda nera" fa il giro del mondo: i
diritti dei "dissidenti" sarebbero violati gravemente in Cuba. Che
cosa pensa Yamila di tutto questo affare?
Katrien Demuynck
28-05-2003
Gli Stati Uniti non hanno agito contro la
rivoluzione cubana da sempre?
Yamila Pita. Fin dall'inizio, gli Stati Uniti hanno tentato di
distruggere la rivoluzione cubana.
Per un embargo economico che ci è costato già più di 75 miliardi di dollari.
Per i sabotaggi economici che hanno causato un danno arrivato a 54 miliardi di
dollari. Perpetrando più di 700 attentati terroristici che sono costati la vita
a più di 3.000 cubani e coinvolto più di 2.000 persone.
Nel 1964, gli Stati Uniti hanno decretato il Cuban Adjustment Act, una legge
che accorda automaticamente un permesso di lavoro e di soggiorno ad ogni cubano
che penetra illegalmente sul territorio americano. Pensiamo che si tratta di
una legge criminale perché è responsabile della morte di decine di madri, di
bambini e di persone che tentano così di entrare negli Stati Uniti.
Inoltre, gli Stati Uniti non rispettano gli accordi di migrazione esistenti. Su
base di questi accordi, 20.000 cubani possono emigrare legalmente verso gli
Stati Uniti. Ma gli Stati Uniti si oppongono. Il loro atteggiamento è ipocrita.
Essi si impegnano a stimolare l'emigrazione illegale e di provocare un caos
sociale nel nostro paese suscitando una nuova crisi di "balseros"
(persone che fuggono su delle barche di fortuna ndlr).
Come se tutto ciò non bastasse, tentano anche di manipolare gli spiriti. Ogni
giorno, Cuba è sommersa per le 1.200 di emissioni radiofoniche che provengono
da organizzazioni controrivoluzionarie basate a Miami. Tentano così di creare
una quinta colonna in Cuba.
C'è oggi un’escalation dell'ostilità degli
Stati Uniti?
Yamila Pita. Da quando Bush è al potere, le relazioni tra gli Stati
Uniti e Cuba sono al minimo. Tutte queste forme di aggressione si sviluppano da
più di 40 anni, ma oggi siamo effettivamente di fronte ad una loro
intensificazione.
Bush intrattiene dei legami diretti con la mafia di Miami. L'ha pagata per
organizzare la sua frode elettorale. Idem per suo fratello Jeb Bush, il
governatore della Florida. Più di 20 controrivoluzionari accaniti di origine
cubana occupano delle posti chiave nell'amministrazione Bush.
Il consigliere personale di Bush per l'America latina ed i Caraibi è Otto
Reich, conosciuto per le operazioni contro il Nicaragua. E’un reazionario ed un
fascista che intrattiene legami con noti terroristi. E è lui che determina la
politica americana su Cuba!
Dall'inizio del dicembre 2002, un nuovo responsabile è stato nominato per
rappresentare l'america a L'Avana. Si tratta del signor Cason. Questi aveva
annunciato prima di tutto che avrebbe operato attivamente contro il governo
cubano. Sebbene il pericolo di aggressione sia sempre esistito, è oggi molto
più grave, anche a causa del contesto internazionale e della guerra contro
l'Iraq.
Cason, da allora, quali attività ha realizzato?
Yamila Pita. Si è reso attivo immediatamente in tutte le province.
Dovunque, ha organizzato delle riunioni coi sedicenti membri dell'opposizione.
Voleva organizzare la dissidenza interna. Le autorità cubane l'hanno avvertito
a più riprese che doveva mettere fine a questo genere di attività, ma lui non
ha tenuto conto di queste richieste. Ha trasformato la rappresentanza americana
a L'Avana in quartiere generale di un'opposizione finanziata dagli Stati Uniti.
Queste persone entravano ed uscivano liberamente dai locali della
rappresentanza diplomatica americana. Beneficiavano di tutte le forme di sostegno
logistico. Era un tipo di ufficio dell'opposizione. Attraverso la "valigia
diplomatica" il materiale entrava ed usciva. Cason apriva loro anche la
sua residenza per organizzare delle riunioni, delle feste e delle orge.
Recentemente, 75 di questi sedicenti
dissidenti sono stati fermati e condannati. Ciò ha suscitato molte reazioni.
Yamila Pita. Dissidenti? Chiamarli così è offendere la verità! Un
dissidente è qualcuno che ha un'altra opinione politica. Ci sono evidentemente
delle persone in Cuba che non sono di accordo con la rivoluzione. Ma qui si
tratta di persone che approfittano di tensioni tra Cuba e gli Stati Uniti per
arricchirsi. Lavorano per il denaro. si tratta semplicemente di traditori al
servizio di un potere straniero nemico. Non hanno alcuna ideologia. Sono
presentati come l'élite degli intellettuali e dei giornalisti cubani, ma la
maggior parte non sono neanche capaci di spiegare il funzionamento del sistema
elettorale in Cuba.
Io ho studiato giornalismo. Solamente tre degli imputati avevano davvero questo
diploma. Conosco personalmente uno dei tre giornalisti: era incapace di tenersi
un impiego a causa dai suoi problemi di alcolismo. Tra questi sedicenti
dissidenti non c'è nessuno intellettuale cubano conosciuto.
Sono stati condannati finalmente per alto tradimento. Hanno contribuito al
mantenimento dell'embargo, un crimine contro la popolazione cubana. Hanno
fornito false testimonianze per ciò che riguarda la violazione dei diritti
l'uomo. Hanno provato inoltre a creare un movimento controrivoluzionario,
tentativo che è fallito.
Era urgente reagire. Per noi, è una questione di difesa della nostra sovranità.
Credo che si sarebbe fatto la stessa cosa in qualunque altro paese.
Gli imputati hanno beneficiato di una procedura giudiziale veloce, con tutte le
garanzie costituzionali. Gli imputati conoscevano le accuse. I processi si sono
svolti davanti a dei veri tribunali. Otto detenuti su dieci hanno scelto il
proprio avvocato. Hanno ricevuto delle pene da 6 a 28 anni.
Tre pirati dell'aria sono stati condannati a
morte. Queste esecuzioni hanno provocato molte reazioni negative nel mondo.
Yamila Pita. Nel contesto che ho appena descritto, in sette mesi ci
sono state sette dirottamenti di navi e di aerei. Queste azioni sono state
stimolate dalla politica degli Stati Uniti in vista di destabilizzare il nostro
paese e di fare precipitare la situazione sociale. Gli Stati Uniti hanno preso
tutti gli apparecchi dirottati e ne hanno reso solamente uno solo.
I pirati sono stati liberati sistematicamente, velocemente sotto cauzione. Gli
ostaggi sono intimiditi e messi sotto pressione affinché restino negli Stati
Uniti. Non si tratta solamente del "Cuban Adjustment Act" di cui
parlavo prima. Gli Stati Uniti incoraggiano apertamente degli atti criminali e
mettono delle persone innocenti in pericolo. Tentano così di creare un clima
che permette di dare pretesto ad un intervento straniero.
Si tratta quasi sempre di delinquenti, perché gli altri tentano semplicemente
di lasciare il paese per via legale. L'ultimo caso era molto particolare. I
pirati hanno dirottato un piccolo traghetto che serve ad attraversare la baia
dell'Avana e l'hanno condotto in pieno mare. Il mare era molto mosso. La
piccola barca non era adatta per questo genere di navigazione. Si sono trovati
velocemente senza carburante e hanno flottato alla deriva per un giorno e
mezzo. Gli ostaggi hanno subito delle angosce mortali e tutti soffrivano
inoltre del male di mare. I tre principali accusati avevano un passato
criminale. Uno di essi era un omicida evaso.
Ma c'è il problema della pena di morte
Yamila Pita. Ci troviamo infatti in una situazione difficile. Da una
parte, la popolazione esige un atteggiamento duro di fronte al problema.
Nessuno ha voglia di essere preso in ostaggio mentre utilizza un mezzo di
trasporto in Cuba. Siamo un piccolo paese povero, anche sul piano militare. Ma
dobbiamo difendere la nostra sovranità in quanto paese socialista, di fronte al
più grande potere capitalista del mondo. È in questo contesto che bisogna considerare
le cose.
Anche io sono contraria alla pena di morte. Fidel è contrario alla pena di
morte. Ma qui si trattava di difendere la nostra sicurezza nazionale e le
esperienze della rivoluzione. Non potevamo permetterci che l’escalation
continuasse. Del resto la questione non era argomento di discussione a Cuba: la
maggioranza della popolazione aveva compreso perfettamente la necessità della
misura.
Posso segnalarvi del resto che la pena di morte esiste in 118 paesi? I media
non si offendono per questo. Si parla appena di Cuba, salvo se facciamo qualche
cosa che può essere utilizzata nella campagna controrivoluzionaria. L'affare è
messo allora immediatamente in bella vista! Sapevate che negli Stati Uniti si
esegue anche per i giovani, le donne e gli handicappati mentali? Sapevate che
la maggior parte dei condannati a morte negli Stati Uniti sono dei neri e delle
persone di colore?
Dov’è l'indignazione dell'opinione mondiale contro la pena di morte negli Stati
Uniti?
L’esecuzione dei processi e delle esecuzioni
al momento stesso in cui si teneva a Ginevra la riunione della commissione dei
diritti dell'uomo, non era non un suicidio politico da parte di Cuba?
Yamila Pita. Ma non avevamo scelta! Eravamo obbligati a prendere
queste misure per rompere l’escalation. Dovevamo dare un segnale agli Stati
Uniti ed allo stesso tempo dare un esempio per l'interno del paese. Eravamo
obbligati a mettere nella bilancia tutto il sangue che è stato versato per la
nostra rivoluzione, tutti gli sforzi che ci costa, nonostante la simpatia che
potremmo perdere in seno alla sinistra europea.
Vedete inoltre ciò che è accaduto a Baghdad. Tutta la sinistra del mondo è
scesa per strada, senza che gli Stati Uniti si siano commossi. Finalmente, gli
iracheni si sono dovuti difendere loro stessi contro questa enorme
superpotenza.
Del resto, se avessimo aspettato la fine della riunione della commissione dei
diritti dell'uomo per prendere le misure ci avrebbero accusato di opportunismo
politico. Potremmo parlare a lungo sugli aspetti etici, giuridici o pragmatici
dell'affare ma per noi si tratta di una
decisione dolorosa ma necessaria che si è imposta all’improvviso.
Intanto, cinque cubani sono sempre in
prigione negli Stati Uniti.
Yamila Pita. Sì, questi cinque giovani uomini hanno rischiato la
loro vita introducendosi nei gruppi terroristici a Miami per evitare degli
attentati contro Cuba. Uno di essi ha ricevuto due volte la reclusione
perpetua! Durante questo processo, gli Stati Uniti hanno violato a più riprese
la loro propria Costituzione. Se applichiamo la giustizia rivoluzionaria,
suscitiamo nel mondo intero una levata di scudi. A proposito dei cinque
prigionieri cubani, i media osservano un silenzio assordante.
Noi contiamo sulla vostra solidarietà di rompere il silenzio.