dalla lista [vocedelgamadi]
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Discorso di
Fidel Castro alla conferenza contro la desertificazione
Fidel Castro - 08/09/2003
Ecc.mo Sig. Hama Arba Diallo, Segretario Esecutivo;
Ecc.mo Sig. Ibrahim Gambari, Sottosegretario Generale delle Nazioni Unite;
Eccellentissimi Capi di Stato e di Governo, Vicepresidenti, Presidenti di
Parlamenti, Capi di delegazioni;
Distinti invitati,
Appena 30 anni fa l’umanità non aveva la benché minima consapevolezza della
grande tragedia. Allora si pensava che l’unico pericolo d’estinzione si doveva
alla colossale cifra di armi nucleari pronte ad essere sparate in pochi minuti.
Senza che minacce di questo genere siano cessate assolutamente, un altro
pericolo, terrorizzante e dantesco, sta in agguato. Non esito a utilizzare
questa frase forte, in apparenza drammatica. Il vero dramma è nell’ignoranza di
tali rischi in cui siamo vissuti durante tanto tempo. Tutte le persone che, 25 anni
dopo la conclusione della Seconda Guerra Mondiale, avevano uso di ragione e
sapevano leggere e scrivere, non ascoltarono mai nemmeno una parola sulla cieca
marcia umana, inesorabile e accelerata, verso la distruzione delle basi
naturali della propria vita.
Nessun altra delle migliaia di generazioni che precedettero quello attuale
conobbe un così amaro rischio, né ricadde su alcune di esse responsabilità
tanto enorme.
Sono realtà. Un frutto della poco nota storia dell’uomo, come risultato dello
sviluppo della società umana durante cinquemila o seimila anni, quando essa non
aveva né poteva avere un’idea chiara sulla propria provenienza e sul proprio
destino. Questa sorprendente e angosciosa realtà è già la profonda convinzione
d’una minoranza colta e preoccupata, ma crescente e possente, dell’umanità.
Oggi sappiamo ciò che avviene. Sono alla portata di tutti i presenti i dati da
brivido e gli argomenti inconfutabili, serenamente esposti e analizzati negli
incontri che hanno preceduto questa riunione.
Dal mio punto di vista non c’è compito più urgente di quello di creare una
coscienza universale, di far capire il problema alla massa di miliardi di
uomini e di donne di ogni età, compresi i bambini, che abita il pianeta. Le
condizioni oggettive e le sofferenze che soffre l’immensa maggioranza di essi
creano le condizioni soggettive per portare avanti il compito di renderli
consapevoli.
Tutto è collegato. Analfabetismo, disoccupazione, povertà, fame, malattie,
mancanza d’acqua potabile, di abitazioni, d’elettricità; desertificazione,
cambiamenti climatici, scomparsa dei boschi, inondazioni, siccità, erosione dei
suoli, biodegrado, piaghe e altre tragedie anche troppo note sono inseparabili.
Senza educazione non ci può essere il necessario e urgente processo di cui vi
parlo per rendere consapevole l’umanità. Una grande rivoluzione educativa è, tuttavia,
alla portata dei popoli del mondo. E’ l’idea essenziale che voglio esporre.
Cuba, i cui modesti successi in questo decisivo ambito nessuno mette in dubbio,
può assicurare che con un investimento iniziale di tre miliardi di dollari in
un breve periodo di tempo, e di 700 milioni in ognuno dei nove anni successivi,
destinati a materiale educativo e impianti vari, compresi un milione e mezzo di
pannelli solari per le comunità e i villaggi dove non ci sia rifornimento elettrico,
in dodici anni è possibile alfabetizzare e far compiere gli studi elementari a
1,5 miliardi di analfabeti e semianalfabeti. Una spesa complessiva inferiore a
10 miliardi di dollari, equivalenti a meno dello 0,004% del Prodotto Interno
Lordo dei paesi sviluppati membri della OCSE, in un anno.
Ciò suppone l’installazione graduale di 4 milioni di punti d’istruzione con
mezzi audiovisivi, che sono di provata efficacia, e la cooperazione d’un ampio movimento
volontario di 8 milioni di persone che abbiano almeno la licenza elementare, le
quali potrebbero alfabetizzare e diventare al tempo stesso educatori di buon
livello professionale utilizzando lo stesso metodo.
Se si decidesse d’incentivare i disoccupati, concedendo loro un modesto salario
mensile mentre insegnano e studiano, potrebbero crearsi da 4 a 8 milioni d’impieghi
decorosi, che sarebbero altamente apprezzati da milioni di giovani del Terzo
Mondo, i più colpiti dal flagello della disoccupazione. Il costo per i paesi
donanti sarebbe ugualmente esiguo: stimando in 100 dollari mensili il suddetto salario
e i sei milioni che si aggiungano in questo modo al programma, il costo sarebbe
equivalente allo 0,003% del PIL della OCSE, ogni anno.
Sommati entrambi i programmi, il costo durante i primi cinque anni sarebbe approssimativamente
uguale a quanto spendono, al ritmo attuale, gli Stati Uniti in solo 15
settimane per mantenere le forze d’occupazione nell’Iraq.
Un numero quasi uguale di cittadini del mondo, a un costo molto inferiore,
potrebbe essere istruito con l’impiego di radio a onda corta, a un prezzo non
superiore ai 15 dollari, che utilizzerebbero piccole piastre di celle
fotovoltaiche aderite allo stesso. Piccole cartelle con materiale didattico
accompagnerebbero la radio.
Tale metodo di alfabetizzazione attraverso la radio, sviluppato da pedagoghi
cubani, il nostro paese l’ha ceduto gratuitamente a vari paesi che ormai lo
usano, e lo cederebbe con piacere ad altri che lo sollecitassero.
Mediante l’impiego di trasmissioni televisive, il nostro paese ha impartito
corsi d’inglese, lingua internazionalmente utilizzata, a oltre un milione di cittadini,
con un costo in valuta per lo Stato di 50 000 dollari.
Con lo 0,01% soltanto del PIL della OCSE, un piccolo frammento dello 0,7% tante
volte promesso e mai compiuto –a eccezioni di isolati casi individuali—dall’insieme
dei paesi ricchi, si potrebbe fornire medianti pannelli solari, in dieci anni,
30 chilowatt mensili di elettricità a 250 milioni di famiglie del Terzo Mondo,
circa 1,5 miliardi di persone, la parte più povera della popolazione mondiale, che
potrebbero disporre ogni giorno di varie ore di luce elettrica e di
trasmissioni ricreative, informative ed educative, per radio o televisione,
senza consumare nemmeno un litro di combustibile fossile.
Il nostro paese, bloccato durante più di quattro decenni, dopo il crollo del
campo socialista è stato costretto ad affrontare una situazione in estremo
difficile e ha potuto produrre e continua a produrre, in spazi disponibili
all’interno delle città, oltre 3 milioni di tonnellate di vegetali all’anno
coltivati in orti organici e serre, con l’utilizzo di paglia e di rifiuti agricoli,
dell’irrigazione a goccia o a microjet, cioè a consumo minimo d’acqua, che inoltre
offre impiego a quasi 300 000 cittadini e senza emettere nemmeno un chilogrammo
di CO2 all’atmosfera.
Posso informarvi che fra una settimana, il totale dei 505 000 adolescenti
cubani della scuola media –prima, seconda e terza media—cominceranno il corso scolastico
con i nuovi mezzi educativi che abbiamo creato, triplicheranno le conoscenze
che ricevevano come norma e avranno a disposizione un professore per ogni 15
allievi.
Vi prego di scusarmi per aver citato esempi che dimostrano che è ancora
possibile, malgrado gli immensi ostacoli, fare molto affinché sia preservato
l’ambiente e l’umanità sopravviva. Tutto quanto ho detto è incompatibile con
l’atroce sistema economico imposto al mondo, la spietata globalizzazione
neoliberale, le imposizioni e condizionamenti con cui il FMI mette a
repentaglio la sanità, l’istruzione e la previdenza sociale di miliardi di
persone; il modo crudele in cui, mediante la libera compravendita di valuta tra
le monete forti e le deboli monete del Terzo Mondo, strappano ogni anno favolose
somme. In sintesi, è incompatibile con la politica della WTO, in apparenza
disegnata perché i paesi ricchi possano invadere il mondo con le loro merci
senza alcuna restrizione, e liquidare lo sviluppo industriale e agricola dei
paesi poveri, senz’altro futuro che fornire materie prime e mano d’opera a
basso prezzo; con l’ALCA e altri Accordi di Libero Commercio tra gli squali e
le sardine; con il mostruoso debito estero, che in occasioni consuma anche il
50% dei bilanci nazionali, assolutamente impagabile nelle circostanze odierne; con
il furto di cervelli, il monopolio quasi totale della proprietà intellettuale e
l’uso abusivo e sproporzionato delle risorse naturali ed energetiche del
pianeta.
L’elenco delle ingiustizie sarebbe interminabile. L’abisso diventa sempre più
profondo, il saccheggio è maggiore.
Sotto i designi e l’ideologia d’un ordine economico diabolico e caotico, le
società di consumo tra cinque o sei decenni avranno esaurito le riserve provate
e probabili di combustibili fossili e avranno consumato in 150 anni soltanto
ciò che il pianeta ha creato in 300 milioni di anni.
Non esiste nemmeno un’idea coerente e chiara sull’energia che farà muovere i
miliardi di veicoli a motore che inondano città e autostrade dei paesi ricchi,
e persino di molti paesi del Terzo Mondo. E’ l’espressione palese d’un modo di
vita e di consumo assolutamente irrazionale, che non potrà mai servire come
modello ai 10 miliardi di persone che ipoteticamente abiteranno il pianeta
quando l’era fatale del petrolio sarà conclusa.
Tale ordine economico e tali modelli di consumo sono incompatibili con le
risorse essenziali limitate e non rinnovabili del pianeta e con le leggi che
reggono la natura e la vita. Si scontrano anche con i più elementari principi
etici, con la cultura e con i valori morali creati dall’uomo.
Continuiamo senza scoraggiarci e senza esitare la nostra lotta, profondamente
convinti che sebbene la società umana abbia commesso colossali errori e
continua a commetterli, l’essere umano è capace di concepire le più nobili
idee, di avere i più generosi sentimenti e, superando i potenti istinti che la
natura gli ha imposto, è capace di offrire la propria vita per ciò che sente e
ciò che pensa. Così l’ha dimostrato tante volte durante la storia.
Coltiviamo queste eccezionali qualità e non ci sarà ostacolo che non possa
essere superato, e niente che non possa essere cambiato!
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