Cuba: Il tortuoso cammino verso l’indipendenza
di Diego Colosio, ASC-TI - dedicato ad Angela Massari
Introduzione
Un po’ di storia
L’uomo al centro
La mela marcia ossia l’impegno umanitario internazionale
Diritti umani bistrattati
La recrudescenza del terrorismo
Davide terrorista?
Opinione pubblica e informazione
Specchietto informativo: L’intervento degli USA nel mondo
Introduzione
Gli eventi dell’aprile 2003 dell’Avana relative all’applicazione della pena di
morte per tre dissidenti cubani (così furono classificati dalla stampa
internazionale, ma da un’analisi più attenta risulta che erano persone
responsabili di atti di terrorismo) hanno scatenato nel mondo occidentale
un’ondata di denunce e condanne al regime cubano che , a nostro avviso, si basa
su visioni riduttive del problema. Respingiamo da subito la visione manichea
della destra politica, il cui fine è unicamente quello di screditare Cuba
perché rappresenta un fastidioso esempio di denuncia e resistenza alla
penetrazione dell’imperialismo neoliberale.
Esiste però anche un altro universo di critiche che nasce da sincere
preoccupazioni per il futuro della società cubana, ma che secondo noi si basa
su valutazioni di natura troppo idealistica e che riducono eccessivamente il
discorso al campo giuridico. Sottolineiamo, a scanso di equivoci, che il nostro
intento non è quello di giustificare la pena di morte, anzi, auspichiamo che
questa pratica venga debellata a livello planetario. Ma questo sarà possibile
in un mondo migliore che purtroppo non è quello attuale: questo è un mondo
profondamente ingiusto e pieno di lacerazioni. Da un lato il sistema economico
produce ogni anno un esercito di vittime umane, d’altro canto la superpotenza americana esercita una politica estera sempre più aggressiva che
non rinuncia ad utilizzare i mezzi più iniqui come il terrorismo o l’appoggio
attivo a colpi di stato, pur di garantirsi la propria supremazia nei paesi del
terzo mondo, produttori di materie prime e di mano d’opera a basso costo.
Al coro di denunce si è associata anche l’area di sinistra e progressista.
Queste critiche contro l’applicazione
della pena capitale si basano però su una cronaca dei fatti riduttiva e
fuorviante. Ricordiamo come esempio fra tanti il periodico tedesco “Der Spiegel”
che titolava : “Fucilati a Cuba tre
dissidenti”, ma non fa nessuna menzione dei fatti reali che portarono a
quella decisione e non si parla della vasta campagna terroristica che fa da
sfondo alla vicenda. Questo è il risultato della martellante propaganda che ha
radici nella destra nordamericana e che tende a costruire eventi che
giustifichino la sua politica aggressiva, nel caso specifico, un’eventuale
invasione dell’isola caraibica (allo scettico ricordiamo la montagna di bugie
che hanno giustificato l’intervento in Iraq). Ma forse la carenza di notizie è
dovuta anche alla pigrizia intellettuale di tanti giornalisti che finiscono con
l’adeguarsi acriticamente al flusso di notizie che giungono da oltre atlantico.
La riduzione del problema alla questione della dissidenza interna riporta in
primo piano la contrapposizione dei tempi della guerra fredda fra il bene e il
male, mondo occidentale democratico e comunismo repressivo e serve per
giustificare la qualifica di “Stato
terrorista” o “Stato canaglia”.
Si tratta di una assiologia formale e astratta, ma enunciati prescrittivi
generali non servono per risolvere una difficoltà concreta: è necessaria
un’etica materiale, cioè di contenuti. Cuba, con il blocco nordamericano, vive
in stato di assedio ed è costretta a reagire di conseguenza. È un meccanismo
consueto nella storia e, ricordiamolo, si è verificato anche in Svizzera
durante la guerra mondiale, con una restrizione delle libertà democratiche e
pure delle fucilazioni.
Una pur sommaria visione della storia della rivoluzione cubana mostra per
contro quanto siano errate queste contrapposizioni. La via di Cuba è la via
verso l’indipendenza politica ed economica di un paese del terzo mondo, per
l’affermazione della propria identità, per la salvaguardia di valori umani e
sociali bistrattati in larghe parti del mondo.
Cuba non è un’anomalia, un caso a parte nella storia dell’America Latina. Il
cammino verso l’indipendenza è stato intrapreso da numerosi altri paesi del
subcontinente, ma tutti questi tentativi furono schiacciati da colpi di stato e
dalla repressione, e quasi sempre con l’intervento decisivo e a volte diretto
degli Stati Uniti. Il Cile e il Nicaragua sono soltanto i casi più clamorosi,
perché gli USA non hanno mai smesso di sostenere, con l’appoggio finanziario e
militare, le dittature fasciste che si sono susseguite per decenni nella
regione.
Non da ultimo va ricordato l’esempio che Cuba rappresenta per le popolazioni
diseredate del terzo mondo con il suo servizio civile volontario nei settori
della salute, educazione e costruzione. Non c’è quindi da stupirsi se negli
ambienti governativi degli USA si parla de “La mela marcia che va eliminata dal paniere”, come ha suggerito
Henry Kissinger.
In questo contesto una condanna acritica di Cuba per i fatti di aprile non fa
che alimentare la propaganda dei falchi di Washington, senza peraltro
contribuire ad una chiarificazione della problematica all’interno della società
cubana.
Condividiamo la posizione di Noam Chomsky quando risponde ai critici di Cuba,
anche quelli onesti: “…gli effetti di
questa critica non sono sorprendenti: saranno del tutto nulli sul regime
cubano, ma serviranno certamente ai torturatori di Washington o di Miami per
continuare la loro campagna di sofferenze da infliggere alla popolazione
cubana. Credo che nessuna persona morale sia disposta a contribuire a questo
risultato.”
Un po’ di storia
Nell’ottocento una delle prime scelte della politica estera nordamericana fu la
decisione di T.Jefferson, Quincy Adams ed altri di portare Cuba nella sfera
d’interesse statunitense: il piano di Adams consisteva “nell’aspettare che Cuba ci cadesse in mano come un frutto maturo,
secondo la legge di gravità politica”. Alla fine successe, dopo l’uscita
di scena della Spagna in America centrale, che gli USA estesero il loro controllo
e la governarono con i soliti metodi fino al 1959.
Quando nel ’56 iniziò la lotta armata contro la dittatura di Batista il gruppo
dirigente della guerriglia era formato da personalità già conosciute
all’opinione pubblica cubana. In particolare il giovane Fidel Castro Ruz era
emerso nel panorama politico parecchi anni prima, quando ancora era studente e
poi neolaureato in giurisprudenza. La sua arringa di difesa al processo per il
fallito assalto del 1953 al Moncada (“La
storia mi assolverà”), si fonda su principi di libertà, indipendenza e
di lotta al colonialismo che potevano essere largamente condivisi in un’ottica
del pensiero liberale occidentale. Le tendenze marxiste non sono ancora
presenti in questo momento e quindi la sezione analitica della CIA americana
non giudicò opportuno un intervento statunitense e lasciò che la nuova
dirigenza si insediasse al potere, questo anche perché la dittatura batistiana
aveva raggiunto livelli di barbarie insostenibili. Probabilmente
l’amministrazione nordamericana giudicò che, attraverso gli usuali metodi di
corruzione praticati in America Latina si potesse facilmente “convincere” il
nuovo governo ad adeguarsi alle regole del neocolonialismo, in modo che gli
interessi economici degli USA fossero di nuovo garantiti.
Fu un errore: il movimento rivoluzionario era un movimento composito, ma non
populista e fortemente ancorato agli ideali repubblicani e indipendentisti
dettati da José Marti (eroe e intellettuale cubano nella lotta per
l’indipendenza dal colonialismo spagnolo e contro l’interventismo
nordamericano). Il nuovo governo si dimostrò fin dall’inizio incorruttibile e
fermamente intenzionato a portare avanti quelle misure politiche
necessarie per sottrarre il paese dall’asservimento
al potente vicino. Di capitale importanza fu la prima riforma agraria che
permise al paese di riappropriarsi dell’industria zuccheriera e di
ridistribuire ai contadini la terra dei latifondi di grandi dimensioni. Il
conflitto con gli USA fu inevitabile, questi ultimi ordinarono un primo blocco
commerciale verso Cuba in modo da strangolarne l’economia, ma anche questa
misura si dimostrò un errore di valutazione.
Nel 1961 truppe mercenarie, reclutate ed equipaggiate negli USA e con il
supporto della marina nordamericana, falliscono il tentativo di invasione
dell’isola denominato “Sbarco della Baia dei Porci”. Subito dopo il presidente
Kennedy decretò il lancio di una massiccia offensiva terroristica denominata
“Operazione Mangusta” e realizzata dalla sezione operativa della CIA con un budget
annuo di 50 milioni di dollari e un contingente di 2'500 dipendenti.
L’operazione aveva come base la Florida ed era totalmente illegale (“covert operation” secondo la
denominazione corrente della CIA). L’operazione Mangusta è la più importante
azione terroristica internazionale finora condotta nel mondo (presumibilmente è
tuttora in corso: dirigenti cubani lo affermano e numerosissimi accadimenti lo
testimoniano, ma i documenti ufficiali statunitensi finora declassificati
risalgono a più di 20 anni fa).
Nel 1962 con la crisi dei missili (il confronto avvenuto fra USA e URRS a proposito dei missili
sovietici istallati sull’isola) Cuba sceglie l’unica possibilità che rimaneva
aperta per garantirsi il distacco definitivo dal retaggio nordamericano, e cioè
la scelta di campo socialista. Il commercio con i paesi dell’Est europeo,
nonostante l’enorme distanza, ha permesso nei 30 anni che seguirono uno
sviluppo economico particolarmente alto rispetto agli altri paesi della
regione. La rivoluzione cubana riservò particolare impegno alla creazione di un
capitale umano, grazie a massicci investimenti nei settori dell’educazione,
della cultura e della salute: questo sforzo ha collocato il paese, per quanto
riguarda questi settori, a livelli paragonabili ai paesi ricchi del mondo (USA
compresi). Nei primi anni 90, la caduta dei regimi socialisti dell’Est europeo
provocò il marasma economico (caduta del commercio estero dell’80%), ma il
regime sopravvisse, e questo sembra un miracolo.
Il seguito della storia è recente, ma di tale importanza da meritare un esame a
parte.
L’uomo al centro
Contrariamente all’opinione corrente, Cuba è sempre stata un banco di
sperimentazione dinamico e innovativo fin dall’inizio della rivoluzione nel
1959: nulla di paragonabile alla staticità dei regimi socialisti dell’Est
europeo. Lo può testimoniare il visitatore
che si è recato sull’isola in vari periodi ed ha trovato ogni volta
nuove realtà e nuovi problemi da risolvere. Ma soprattutto colui che ha
viaggiato anche in altri paesi dell’America Latina può confermare le profonde
differenze che intercorrono fra le due realtà: da una parte stridenti contrasti
fra ricchezza e miseria, analfabetismo, mancanza di assistenza sanitaria,
dall’altra una sforzo costante per risolvere questi mali endemici e con
risultati convincenti.
Fino al 1959 Cuba era rimasta la zuccheriera del mondo, per soddisfare il
fabbisogno degli Stati Uniti, un commercio che garantiva ricchezza ad una
ristretta casta borghese, abbandonando la maggioranza della popolazione nella
più totale indigenza. Si era avverata la profezia di José Martí: “Gli americani credono nella necessità, nel
diritto barbaro, come unico diritto: questo sarà nostro perché ne abbiamo
bisogno”. E ancora: “Il popolo che compra, comanda. Il popolo che
vende, è schiavo. Bisogna equilibrare il commercio per assicurare la libertà”.
È proprio l’insegnamento di Martí a guidare i rivoluzionari cubani: rifiutare
la sudditanza economica e mettere l’uomo con i suoi diritti fondamentali e
l’identità latinoamericana al centro delle riforme. Una nuova situazione, in
stridente contrasto con le realtà dei paesi vicini, che innesca da subito il
conflitto con gli USA e provoca successivamente il noto spostamento di Cuba
verso il blocco socialista. La contrapposizione con gli USA non è quindi
generata dai classici meccanismi della guerra fredda ma da ideali
indipendentisti propriamente latinoamericani.
Le riforme incidono profondamente nei settori agricolo e industriale, ma
specialmente nel settore sociale come sanità, educazione e cultura si
verificano risultati elevatissimi e rappresentano il fiore all’occhiello del
paese. I cubani non mancano di ribadire che i confronti vanno fatti con altre
nazioni del terzo mondo, ma non celano il loro orgoglio quando sottolineano che
nel settore sociale ed educativo i risultati sono paragonabili a quelli del
primo mondo.
Bastano pochi dati statistici comparativi per dimostrarlo (vedi tabelle)
SANITÀ |
1958 |
2001 |
Mortalità infantile (per 1000 nati vivi) |
60.0 |
6.5 |
Speranza di vita (anni) |
62 |
75 |
Medici |
6’286 |
67’128 |
Dentisti |
250 |
9877 |
Pensionati |
154’000 |
1'410’000 |
Letti ospedalizzati |
28’536 |
70’927 |
Spese in salute per abitante (dato partenza 1959) |
3.04 |
161.87 |
EDUCAZIONE E CULTURA |
1959 |
2001/02 |
Scuole |
7’679 |
12’195 |
Personale insegnante |
22’798 |
218’036 |
Biblioteche (dato partenza 1963) |
27 |
361 |
Gallerie d’arte (dato partenza 1963) |
9 |
131 |
Case di cultura (dato partenza 1975) |
33 |
308 |
DATI COMPARATIVI (ANNO 2002) |
America Latina |
Cuba |
Mortalità infantile (per 1000 nati vivi) |
30 |
6.5 |
Speranza di vita (in anni) |
70 |
74.4 |
Medici per ogni 100'000 abitanti |
160 |
590 |
Infermieri per ogni 100'000 abitanti |
69 |
743 |
Letti ospedalizzati per ogni 100'000 abitanti |
220 |
631.6 |
Tasso di analfabetismo (%) |
11.7 |
0.2 |
Tasso scolarizzazione (scuola media in %) |
70 |
99.7 |
Anni ’40 |
Seconda guerra mondiale |
Anni ’50 |
Guerra di Corea |
anni 60 –70 |
Guerra del Vietnam (con l’impegno di 500'000 marines) |
1965, Rep. Dominicana |
23'000 marines invadono l’isola. |
Primi anni ’70, Cambogia |
invasione e bombardamento del paese e appoggio delle forze parlamentari di destra in una guerra civile durata fino al ’75 (centinaia di migliaia di morti) |
1983, Grenada |
invasione dell’isola per eliminare il governo che cooperava con Cuba. |
1986, Libia |
bombardamento del paese perché gli USA non riconoscono le acque territoriali del golfo della Sirte. |
1989, Panamà |
invasione del paese per sbarazzarsi di Noriega (ex collaboratore della CIA divenuto scomodo) |
1991, Iraq |
prima guerra del golfo (con la NATO) |
1993, Somalia |
operazione “Restore Hope”, 10'000 morti somali (in maggioranza civili) contro 26 marines (vedi New Left Review, No. 230, pp. 131-144) |
1996, Bosnia |
intervento con la NATO |
1999, Kossovo |
intervento con la NATO e bombardamento della Serbia |
2000: Afganistan |
Rovesciamento del regime talebano |
2003, Iraq |
Senza il consenso dell’ONU, seconda guerra del golfo |
Interventi indiretti o clandestini
La programmazione e gestione di interventi di questo tipo viene generalmente
assegnata alla CIA
La CIA è strutturata in due sezioni:
- sezione analitica: si occupa di investigare sulle tendenze politiche degli
stati in modo da fornire elementi di strategia generale per definire la
politica estera americana)
- sezione operativa: quando, per ragioni di opinione pubblica interna, i mezzi
della diplomazia non sono sufficienti e nemmeno è possibile intervenire
direttamente con l’esercito in una determinata nazione, si ordina una “covert operation” (operazione
illegale). A volte la sezione operativa realizza piani in totale indipendenza e
all’insaputa dello stesso governo. Essa opera con vari mezzi a dipendenza della
situazione:
il finanziamento della corruzione per propiziare uno spostamento politico a
proprio favore,
il finanziamento del terrorismo per l’eliminazione fisica di esponenti politici
scomodi o per seminare il panico fra la popolazione locale,
pianificazione di misure per creare il caos economico e propiziare il
rovesciamento di un governo ostile,
manipolazione dell’informazione e annientamento della stampa indipendente,
collaborazione all’organizzazione di colpi di stato,
il reclutamento e l’addestramento di eserciti mercenari da inviare nei paesi
interessati,
l’utilizzo di Stati mercenari in modo da offuscare le prove di responsabilità
(il più importante è Israele, ma ci sono anche Taiwan, Sudafrica, Corea del
Sud, Panama e Arabia Saudita in funzione di finanziatrice)
Rifornimento in armi a governi e dittature di destra.
Le principali operazioni illegali
1947/48, Italia |
La prima “covert operation” della CIA. Intervento nella contesa elettorale con il sostegno finanziario a partiti filoamericani (DC,P.repubblicano, …) con “fondi non documentati”. Interventi per provocare una spaccatura all’interno del movimento sindacale (futura CISL) finalizzati alla creazione di sindacati contrattualisti e corporativi. |
1953, Iran |
rovesciamento del governo e insediamento della dittatura Reza Palevi |
1954, Guatemala |
rovesciamento del governo democratico di Jacopo Arbenz perché la riforma agraria promossa contrastava con gli interessi della United Fruit Company. |
Anni ’60, Equador e Guyana britannica |
destabilizzazione dei governi democratici di José Velasco e Cheddi Jagan. |
Anni ’60, Laos |
operazioni clandestine in ampia scala contro il movimento del Pathet Lao che appoggiava il Vietnam del Nord. |
Anni ’60, Cuba |
operazione Mangusta, certamente la più colossale operazione terroristica che coinvolgeva 2'500 dipendenti con un budget annuo di 50 mio di dollari. L’azione terroristica contro Cuba è tuttora in corso. Prevedeva una lunga serie di operazioni terroristiche, di cui alcune andate a buon fine come distruzione di uno stabilimento industriale (400 morti), affondamento di pescherecci, esplosione di aerei civili, distruzione di alberghi. Non andarono in porto i numerosi tentativi di assassinio di Fidel Castro (esistono le prove di almeno 8 su documenti declassificati nordamericani, i cubani affermano che ve ne furono 600) |
1965, Indonesia |
Rovesciamento del governo di Sukarno e insediamento della dittatura Suharto (uno dei peggiori assassini di massa dai tempi di Adolf Hitler) con il massacro da parte dell’esercito di circa 500'000 persone (in maggioranza braccianti agricoli e contadini senza terra, vedi Amnesty Internation Report) |
1965 - 67, Bolivia |
supporto alla dittatura militare per l’annientamento della guerriglia e assassinio di Che Guevara. |
1970, Cambogia |
coinvolgimento della CIA nel colpo di stato contro il principe Sihanouk che portò al potere il dittatore Lon Nol. Sihanouk era accusato di posizione neutrale nei confronti dei Vietcong. |
1973, Chile |
organizzazione di azioni per provocare il caos economico nel Cile di Salvador Allende, fornitura di supporto logistico ai militari e organizzazione del colpo di stato, addestramento di quadri per la repressione dell’opposizione e nelle tecniche di investigazione di polizia e tortura. |
1975 , Timor Est |
autorizzazione (Kissinger) e appoggio attivo all’invasione del paese da parte dell’Indonesia di Suharto, allo scopo di rovesciare il nuovo governo indipendentista del Fretilin. Questa politica ha provocato un numero di morti paragonabili ai massacri di Pol Pot in Cambogia. |
Anni 70 – 90, Latinoamerica |
fornitura di armi ai regimi di destra e dittature militari . |
Anni 60 – 70 |
Supporto logistico all’assassinio di Trujillo (Rep. Dominicana), Ngo Diem (Vietnam), generale Schneider (Chile), Patrice Lumumba (Congo). |
anni 70 – 80 Africa |
penetrazione in vari stati, generalmente con il supporto di Israele come agente. |
Anni ’80, Guatemala |
appoggio logistico alle forze armate della dittatura e squadroni della morte, con la cooperazione di Israele, per la repressione dei movimenti popolari e indigeni. Il numero di morti è imprecisato, ma ammonta certamente a molte decine di migliaia |
Anni ’80, Iraq |
Sostegno al regime di Saddam Hussein nella guerra contro l’Iran. |
Anni ’80, El Salvador |
liquidazione delle organizzazioni politiche popolari per rinsaldare un tradizionale regime latinoamericano. Distruzione della stampa indipendente ed eliminazione di oppositori politici e sindacalisti fra cui anche religiosi |
Anni ’80, Nicaragua |
Azioni miranti a destabilizzare il governo sandinista. In particolare sostegno in armamento, addestramento e logistico ai mercenari CONTRAS. |
Anni ’80, Afghanistan |
Sostegno ai gruppi islamici di resistenza all’occupazione sovietica. |
Anni ’80 Angola |
sostegno militare al movimento UNITA contro il governo angolano |
1990, Haiti |
sorprendente vittoria di Aristide contro Bazin (delfino degli USA) e conseguenti azioni di sabotaggio all’economia del paese. |