Da
Cubaweb, Granma del 08/01/04
Estratto e traduzione a cura di Flavio Rossi
“Mi congratulo con tutti quelli che lottano, con coloro che
non desistono mai di fronte alle difficoltà”
Discorso pronunciato dal Comandante in Capo Fidel Castro Ruz,
Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e
Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, in occasione del 45°
anniversario del trionfo della Rivoluzione Cubana, nel teatro "Carlo
Marx", il 3 gennaio 2004
Anno del 45° anniversario del trionfo della Rivoluzione
Cari compatrioti, distinti invitati:
Molti di coloro che furono testimoni di quel giorno emozionante vivono ancora;
molti altri sono già morti; l'immensa maggioranza dei presenti avevano meno di
dieci anni, o non erano nati, o erano ancora ben lontani dal nascere, quel
Primo Gennaio del 1959.
I nostri obiettivi non sono mai stati la ricerca di gloria, né di onori, né di
riconoscimenti individuali o collettivi.
Oggi ostentiamo il legittimo diritto di chiamarci rivoluzionari cubani, perché
ci siamo visti obbligati a scrivere una pagina senza precedenti nella storia.
Discordi con la situazione politica e sociale del nostro paese, eravamo
semplicemente decisi a cambiarla. Non era qualcosa di nuovo a Cuba, era già
successo molte volte nell’arco di un secolo. Credevamo nei diritti dei Paesi,
credevamo nel diritto all'indipendenza e alla ribellione contro la
tirannia.(..)
Quando la Rivoluzione Cubana compie il suo primo combattimento, il 26 di Luglio
del 1953, contro un regime illegale, corrotto e sanguinario, non erano ancora
trascorsi otto anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, quella scatenata
dal fascismo nel 1939, che costò la vita a più di 50 milioni di persone e causò
la distruzione dell'economia di tutti i paesi industrializzati di allora, ad
eccezione di quella degli USA.
Le idee del fascismo che diedero origine a tale colossale contesa erano in
totale contraddizione coi principi della Dichiarazione di Indipendenza delle 13
antiche colonie inglesi del Nordamerica conclamate il 4 Luglio del 1776. Nella
stessa si leggeva testualmente: “ Proclamiamo verità evidenti che tutti gli
uomini nascono uguali; che il Creatore conferisce loro certi diritti
inalienabili, tra i quali la vita, la libertà ed il conseguimento della
felicità, e se una forma di governo tenda a distruggere quei fini, il paese ha
diritto a riformarla o abolirla, e ad istituire un nuovo governo che si fondi
su detti principi, ed organizzi i suoi poteri nella forma che garantisca meglio
la sua sicurezza e felicità.”
La Dichiarazione Francese dei Diritti dell'Uomo, a causa della Rivoluzione di
1789, fu ancora più chiara su questo tema, proclamando: “Quando il governo
viola i diritti del paese, l'insurrezione è per questo il più sacro dei diritti
ed il più imperioso dei doveri."
Le idee fasciste urtavano anche coi principi della Carta delle Nazioni Unite,
seguiti alla gigantesca battaglia della Seconda Guerra Mondiale, tra i quali si
proclamava come prerogativa essenziale dell'ordine politico mondiale, il
rispetto al diritto dei paesi, della loro sovranità e indipendenza.
In realtà
i diritti dei paesi non sono stati mai rispettati durante la breve storia
conosciuta dell'umanità, strapiena di guerre di conquista, imperi e le più
varie forme di saccheggio e sfruttamento di alcuni esseri umani su altri.
Tuttavia, in quel particolare momento del percorso storico e a dispetto del
fatto che le potenze vittoriose imposero via via un ordine politico mondiale
con irritanti privilegi a vantaggio di un minuscolo gruppo di Stati più
potenti, molte nazioni, istituzioni e persone, concepirono la speranza che
incominciava una promettente tappa dell'umanità. (..)
La cosa peggiore era che non pochi dei paesi che erano già indipendenti prima
dell’ultimo conflitto mondiale, ignoravano fino a che punto non avevano
autentica indipendenza, tra quelli vi era Cuba. Quasi la totalità dei paesi
latinoamericani si trovava in quella triste lista. In tempi rapidi il nostro
eroico paese riuscì ad avere una vera e piena indipendenza, quasi la totalità
della sue élite si unì agli Stati Uniti per distruggere la Rivoluzione ed
ostacolare le conquiste politiche e sociali che rapidamente stavamo realizzando.
Dal 1959, incominciarono le aggressioni con l'impiego di tutti i mezzi
economici e politici, compresi la violenza, il terrorismo e la minaccia
dell'impiego della forza militare degli Stati Uniti.
Quello che è successo con Cuba contribuì a dimostrare quanto c'era di illusione
e di inganno negli eleganti testi sui principi ed i diritti conclamati
dall'Organizzazione delle Nazioni Unite.
La forza e non il diritto, continuò ad essere il fattore fondamentale nella
vita dell'umanità.
Quanto è successo fino ad oggi, dai primi elementi storici su cui contiamo, è
frutto di un'evoluzione naturale e spontanea, torpida e disordinata, della
società umana. A nessuno si possono addossare le colpe dei distinti sistemi
politici, economici e sociali che sono susseguiti per cinquemila anni.
(..) Ma
in tutte le civiltà che ci precedettero, in un modo o nell’altro, ci furono
imperi, guerre di conquista, forme di schiavitú e di feudalesimo, ricchi e
poveri, classi sociali privilegiate dominanti e classi sfruttate, emarginate ed
escluse. Ignorarlo sarebbe ignoranza estrema.
Devo dare ragione a Marx, quando abbozzò l'idea che se un giorno dovesse
esistere sulla Terra un regime sociale davvero razionale, giusto ed equo,
allora l'essere umano sarà uscito dalla preistoria.
Se tutto lo svolgimento della società umana è stato inevitabilmente caotico,
disordinato, imprevedibile e sommamente crudele ed ingiusto, la lotta per
creare un altro mondo differente, davvero razionale, degno dell'intelligenza
della nostra specie, costituisce in questo momento della sua storia qualcosa
che non somiglia per niente a qualunque altra precedente tappa dell'umanità,
qualcosa che non era possibile e neanche immaginabile in altre circostanze: il
tentativo, per la prima volta, che gli esseri umani programmino il proprio
destino.
Sognare cose impossibili si chiama utopia; lottare per obiettivi non solo
conseguibili, bensì imprescindibili per la sopravvivenza della specie, si
chiama realismo.
Sarebbe sbagliato supporre che tale obiettivo ubbidisca soltanto ad una
motivazione ideologica.
Si tratta di qualcosa che va oltre i nobili sentimenti di giustizia e i
profondi desideri che tutti possano raggiungere una vita degna; si tratta della
sopravvivenza della specie.
La grande differenza tra l'epoca della Grecia e l'attuale, non sta nella
capacità intellettuale della nostra specie; sta nell'avanzamento esponenziale
ed apparentemente infinito dello sviluppo della scienza e della tecnologia che
ha avuto luogo negli ultimi 150 anni, che supera completamente l'esigua e
ridicola capacità politica dimostrata per affrontare i rischi di perire come
specie, che realmente la minacciano.
Meno di 60 anni fa diventò evidente, esplodendo su Hiroshima il primo ordigno
nucleare equivalente a 20 mila tonnellate di tritolo, che la tecnologia aveva
creato uno strumento il cui sviluppo potrebbe mettere fine all'esistenza della
vita umana sul pianeta. Da allora, non si fermato neppure per un solo giorno lo
sviluppo di questi ordigni, fino a cento volte più potenti. Oggi esistono
decine di migliaia di queste armi, solo molto poche sono state eliminate in
virtù di accordi ingannevoli e limitati.
Un ridotto gruppo di paesi che monopolizzano tali armi si arrogano il diritto
esclusivo di produrli e migliorarli. Le contraddizioni ed interessi dei suoi
membri soffrono cambiamenti, e l'umanità si districa sotto un capannone di armi
nucleari che minaccia la sua esistenza. Qualcuno potrebbe affermare qualcosa di
simile a quello che quell'imperatore persiano esclamò avvicinandosi con un
enorme esercito ai 300 spartani che difendevano il passo delle Termopili:
“I Nostri missili nucleari oscureranno il Sole."
Le vite di migliaia di milioni di esseri umani che abitano il pianeta dipendono
da quello che pensano, credono e decidono poche persone. La cosa più grave è
che quelli che possiedono tanto favoloso potere non possono contare sull’azione
vigile di psichiatri sul proprio operato. Non possiamo rassegnarci. Abbiamo
diritto a denunciare, pressare ed esigere cambiamenti e la sospensione di
questa insolita ed assurda situazione che ci trasforma tutti in ostaggi.
Nessuno deve possedere simili facoltà, o nessuno nel mondo potrà tornare a
parlare di civiltà.
A questo
si somma un altro letale problema: appena 40 anni fa alcuni cominciarono ad
esprimere preoccupazioni su quello che si chiama l'ecosistema, a partire da una
civiltà barbara che stava distruggendo le condizioni naturali di vita.
Per la prima volta si mise sul tappeto questo tema. Non pochi pensarono che si
trattava di persone allarmiste ed esagerate, una sorta di neomalthusianismo. In
realtà persone ben informate ed intelligenti iniziavano il compito di informare
l'opinione pubblica sull’argomento, con l'angoscia a volte che fosse troppo
tardi per adottare le misure pertinenti. Chi doveva mostrare le maggiori
inquietudini per le sue alte responsabilità politiche, non mostrava che
ignoranza e disprezzo.
Sono passati già più di dieci anni dall’Assemblea di Rio de Janeiro convocata
dalle Nazioni Unite, ed a dispetto dell'abituale proliferazione di discorsi,
compromessi e promesse, molto poco si è fatto. Tuttavia, la coscienza del
mortale pericolo cresce. La lotta deve crescere e crescerà. Non c'è
alternativa. (..)
Un terzo
problema: nel più conservatore dei calcoli possibili, la popolazione mondiale
ha impiegato circa 50 mila anni a raggiungere la cifra di mille milioni di
abitanti. Questo successe approssimativamente nell'anno 1800, quando
incominciava il secolo XIX. Arrivò a due mila milioni 130 anni dopo, nel 1930,
secolo XX. (..) Oggi conta ben 6.374 milioni.
È davvero
sorprendente che in soli 204 anni la popolazione mondiale si sia moltiplicata
6,4 volte dalla cifra di mille milioni raggiunta nel 1800, dopo non meno di 50
mila anni. (..)
A quanto
ammonterà la popolazione mondiale nel 2050?
(..) Secondo il parere di molti esperti, la cifra sarà di novemila
milioni di abitanti. L’allarme provocato da questa colossale esplosione
demografica, unita all'accelerata degradazione delle condizioni naturali
elementari per la sopravvivenza della specie, ha causato vera costernazione in
molti paesi, poiché quasi il cento per cento delle crescite menzionate
avrà luogo nei paesi del Terzo Mondo.
Conoscendo il crescente deterioramento e riduzione delle risorse di
terra ed acqua, e la fame nera che esiste in molti paesi, l'indifferenza e lo
sperpero delle società dei consumi, (..) è come immaginarsi una specie umana
nella quale i suoi membri si stanno divorando tra loro.
Sarebbe
bene domandare ai campioni olimpici dei diritti umani nel mondo occidentale se
qualche volta hanno dedicato un solo minuto a pensare a queste realtà che sono
conseguenza del sistema economico e sociale; che cosa pensano di un
sistema, che invece di educare le masse ad avanzare con l'appoggio della
scienza, la tecnica e la cultura nella ricerca di soluzioni vitali ed urgenti,
spende un milione di milioni di dollari ogni anno in pubblicità consumistica.
Con quello che si consuma in uno solo anno per seminare quel singolare veleno,
si potrebbe alfabetizzare tutti gli analfabeti e semianalfabeti del mondo in
meno di dieci anni, e nessun bambino povero rimarrebbe privo di insegnamento.
Senza educazione ed altri servizi sociali, il delitto ed il consumo di droghe
non potranno mai diminuire. L'affermiamo da Cuba, il paese assediato da 45
anni, accusato e condannato non poche volte a Ginevra dagli Stati Uniti e dai
suoi soci, dal Paese che sta per raggiungere servizi sanitari, di educazione e
formazione culturale con livelli di qualità che l'Occidente sviluppato e ricco
non si è mai sognato, e per di più assolutamente gratuiti per tutti i
cittadini, senza eccezione alcuna.
La
globalizzazione neoliberale imposta al mondo, progettata per un maggiore
saccheggio delle risorse naturali del pianeta, ha condotto alla maggioranza dei
paesi del Terzo Mondo, e in modo speciale quelli dell'America Latina, dietro il
fatidico" Consenso di Washington", ad una situazione disperata ed
insostenibile. (..)
E’ stata proprio l'America Latina la regione del mondo dove con più rigore ed
esigenza si è applicata la globalizzazione neoliberale. Ora affronta la sfida
dell'Alca che spazzerebbe le industrie nazionali e trasformerebbe il MERCOSUR
ed il Patto Andino in appendici dell'economia nordamericana: un assalto finale
contro lo sviluppo economico, l'unità e l'indipendenza dei paesi
latinoamericani.
Ma se quel tentativo di annessione si consumasse, tale ordine economico
continuerebbe ad essere insostenibile tanto per i paesi dell'America Latina
come per gli Stati Uniti, che vede minacciati i suoi impieghi per un'abbondante
manodopera reclutata tra coloro cui la povertà, il disastro educativo e la
disoccupazione regnanti, impedirono di ottenere un'adeguata qualificazione.
Manodopera non qualificata è proprio ciò che possono offrire le oligarchie latinoamericane.
La sintesi di quanto ho detto esprime la profonda convinzione che la nostra
specie, e con lei ognuno dei nostri paesi, si trovano in un momento decisivo
della sua storia:
o cambia
il corso degli avvenimenti o non si potrà sopravvivere.
Non esiste un altro pianeta dove possiamo andare. In Marte non c'è
atmosfera, né aria né acqua. Neanche una linea di trasporto per emigrare in
massa fino a lì. O salviamo quella che abbiamo, o trascorreranno molti milioni
di anni affinché sorga, forse, un'altra specie intelligente che possa iniziare
di nuovo l'avventura che ha vissuto la nostra.
(..) Non è poco il lavoro che ci aspetta nel 2004.
Desidero congratularmi con il nostro paese per tutto quello che ha fatto
durante questi anni, per il suo eroismo, il suo patriottismo, il suo spirito di
lotta, la sua lealtà ed il suo fervore rivoluzionario. Mi congratulo oggi, in
questo 45° anniversario con coloro che seppero compiere gloriose missioni
internazionaliste, simbolizzate nell'esemplare condotta dei Cinque Eroi
Prigionieri dell'Impero (Applausi) che ora affrontano le ingiuste, vendicative
e crudeli azioni dei nemici della loro Patria con impressionante dignità, e nei
quindicimila medici che, dissipando sacrifici, sfidando rischi e pericoli,
compiono i loro doveri internazionalisti in più di 64 paesi (Applausi),
prodezza umana che non potrebbero certo realizzare Stati Uniti ed Europa,
perché non hanno il capitale umano per
dimostrare quali diritti umani stanno realmente difendendo.
Nessuno potrà ostacolare la condotta solidale del nostro paese e la prodezza
dei suoi figli con minacce, né aggressioni contro i nostri medici, maestri,
istruttori sportivi o qualunque altro tipo di collaboratore, perché sono molti
quelli disposti all'onore di occupare i posti di quelli che dovessero perdere
la vita per azioni terroristiche spinte dai funzionari estremisti del governo
degli Stati Uniti.
Mi
congratulo con tutti quelli che lottano, che non desistono mai davanti alle
difficoltà; coloro che credono nelle capacità umane di creare, seminare e
coltivare valori ed idee; quelli che scommettono sull'umanità; con tutti quelli
che condividono la bella convinzione che un mondo migliore è possibile!
Lotteremo insieme e vinceremo!