fonte http://www.rebelion.org/cuba/040521alarcon.htm
traduzione dallo spagnolo di FR
Intervista a Ricardo Alarcón, presidente del Parlamento cubano
"Sadici senza redini né freno"
Liset Garcia - Bohemia
Il presidente dell'Assemblea Nazionale del Potere Popolare, Ricardo Alarcón,
analizza in esclusiva per i lettori di Bohemia la ripercussione delle misure
annunciate da Washington ed i pericoli che incombono su Cuba.
Conclusasi da poche ore la straordinaria marcia degli abitanti dell'Avana di
fronte all'Ufficio di Interessi Speciali degli Stati Uniti, venerdì 14 maggio,
Ricardo Alarcón de Quesada, presidente del Parlamento ancora colpito da quella grandiosa manifestazione popolare,
valuta il momento che vive la nazione cubana.
Che implicazioni ha in termini politici il
cosiddetto “progetto per la transizione”, annunciato dall'amministrazione Bush?
Quale può essere il suo impatto tra i cubani?
- Si tratta di un documento sul tipo dell'Emendamento Platt, con intenzioni
essenzialmente annessioniste.
In quasi 500 pagine, espone niente di più e niente di meno che un progetto di
organizzazione della società cubana sotto l'occupazione nordamericana. Dal
sistema politico all'organizzazione sociale, dal suo ordinamento giuridico ai
servizi sociali; tutta la vita del paese appare irregimentata e controllata
dagli Stati Uniti. È la continuazione ed applicazione della Helms-Burton.
In quella legge si contemplava che in qualunque momento si sarebbe potuto
designare un coordinatore nordamericano. Come Bremer in Iraq, ce ne sarebbe uno
anche per Cuba. Ma la notizia è che Bush lo nomina ora e che comincia già ad
agire per provocare la fine della Rivoluzione, e dirigere tutto il processo
seguente.
Nel documento si annuncia come sarebbe
quella Cuba: privatizzazione dell'economia riconvertita al modello neoliberale,
incominciando da ciò che definiscono come una delle priorità principali che è
la devoluzione rapida di tutte le proprietà nazionalizzate dalla Rivoluzione.
Un paragrafo molto grave, di rischio, che vale come un’aperta
provocazione, è poi l’utilizzazione di un'imbarcazione militare per trasmettere
i segnali della radio e televisione chiamata “Martí”, come strumenti di
propaganda contro Cuba. Questo, nel mondo, non è ancora mai stato fatto in
condizioni di pace. Significa una violazione crassa del diritto internazionale
e delle norme dell'Unione Internazionale di Comunicazioni, le quali proibiscono
l'impiego di imbarcazioni aeree e marittime per le trasmissioni, perché mandano
nel caos lo spettro radioelettrico internazionale di qualunque paese,
ostacolano la sicurezza aerea e la navigazione. Ovviamente, è una violazione
della sovranità cubana, perché quello spazio è altrettanto parte del territorio
come l'acqua, la terra, i fiumi.
Altri paragrafi molto menzionati dai media internazionali sono i viaggi e le
rimesse alle famiglie.
Si tratta di misure evidentemente dirette contro una parte dei cubani e della
popolazione di origine cubana che vive negli Stati Uniti. Portano un carico
dispregiativo speciale, d’odio, contro gli emigrati degli ultimi dieci anni,
come si capisce dal discorso di Roger Noriega, assistente del Sottosegretario,
durante la presentazione pubblica del documento. Sono una quantità
rispettabile, circa 20 mila all’anno previsti dagli accordi migratori. Sono
migranti legali, pacifici e civilizzati, che sono emigrati per ragioni
familiari ed economiche, senza che possano essere per questo considerati come
elementi negativi, né terroristi, né batistiani. Stanno togliendogli il diritto
di visitare il loro paese fino a che non siano trascorsi almeno tre anni dopo
la loro partenza da Cuba, e gli sarebbe permesso soltanto una volta ogni tre
anni. Si tratta evidentemente di un'azione discriminatoria contro i cubani,
poiché negli Stati Uniti, eccetto gli aborigeni ed i suoi discendenti, tutti
gli altri sono persone che arrivarono da tutte parti del mondo. Quella è una
società multiculturale. Ci sono persone di tutte le parti. A nessuno di loro il
governo regola quante volte può tornare al proprio paese di origine o che aiuti
finanziari invia alle famiglie.
Ai cubani imponevano la limitazione di viaggiare solo una volta all'anno per
ragioni umanitarie, ora sarà una volta ogni tre, con restrizioni addizionali
nel bagaglio e negli invii di denaro. Questo è l'unico gruppo etnico, dei 280
milioni di abitanti di quel paese, che si carica con una punizione del genere
da parte del governo federale; una punizione stupida, che ha provocato una
reazione di rifiuto a Miami, per le decine di migliaia di persone colpite nelle
loro relazioni familiari.
Immorale,
inaccettabile ed illegale
La restrizione che si vuole
imporre è illegale.La questione dei viaggi a Cuba non è una
misura amministrativa che un presidente possa variare. È codificata, cioè,
convertita in legge degli Stati Uniti. Gli antecedenti risalgono al 2000,
quando si approvò una legge la cui proposta originale avrebbe eliminato tutte
le sanzioni economiche di carattere unilaterale, tra l’altro anche il blocco a
Cuba.
Venne approvata dalla maggioranza della Camera dei Rappresentanti ed il Senato.
Ma quello che chiamano Comitato di Conferenze, la destra repubblicana, che
controlla entrambe le camere e gli elementi della mafia, si opposero ostinatamente
al fatto che Cuba potesse essere tra i paesi rispetto ai quali si eliminavano
le restrizioni commerciali, ed imposero altre regolazioni per intorpidire
quelle relazioni. Non poterono opporsi alle vendite perché gli esportatori
nordamericani erano molto interessati, soprattutto gli esportatori di prodotti
agricoli.
Allora, la mafia cantava vittoria perché imposero nel testo finale la
codificazione dei viaggi. Fino a quel momento, però, quella misura rimaneva a
livello amministrativo.
Nel periodo di Clinton resero flessibile le restrizioni sui viaggi, con nuove
licenze e categorie per autorizzare scambi accademici. Poiché la destra temeva
che Clinton cedesse altro terreno in questo senso, imposero in quella legge di
togliere al presidente la capacità di modificare le regolazioni rispetto ai
viaggi. Cioè ottennero che il cambiamento di quanto in vigore fosse possibile
solo con un'altra legge del congresso nordamericano. È illegale, pertanto,
impedire ad un cubano di tornare per lo meno al suo paese una volta all’anno,
secondo la norma attuale. Cambiarla gli costa caro, perché il Congresso negli
ultimi anni ha approvato testi che mettono fine alle restrizioni dei viaggi a
Cuba, non solo dei cubani ma per gli stessi statunitensi. Ciò non è stato trasformato
in legge perché Bush minacciò di vietarla.
Inoltre, il pacchetto di misure previde di aumentare le risorse per finanziare
i gruppuscoli controrivoluzionari.
La previsione era di sette milioni. Ora arriverà a 36 milioni, senza contare la
pretesa di chiedere ad istituzioni non governative ed altri governi di
partecipare a questo finanziamento per fare in modo che nessuno discuta più su
come e da chi è sostenuta quella gente, cioè organizzata e diretta dal Governo
degli Stati Uniti.
Le misure annunciate da Bush hanno l'intenzione di
cercare appoggio per essere rieletto?
- Si parla della finalità
elettorale delle misure, tuttavia, proibire ad un numero considerabile di
elettori che inviino aiuti ai loro parenti e dir loro che non possono
visitarli, costituisce una punizione. Per quel motivo, devono esserci
migliaia di cubani indignati.
In una democrazia, a meno che il
candidato sia un pazzo, non può essere che punisca i suoi elettori. I politici
fanno loro promesse, non li puniscono. È interessante questo aspetto, perché
illustra la natura del sistema elettorale nordamericano.
Queste misure le sta reclamando il settore batistiano che controlla la città di
Miami, quello che chiamiamo la mafia. Quella gente è sempre stata contro
i viaggi, contro gli invii di denaro, di qualunque tendenza alla normalità tra
i cubani e Cuba. E’ per la guerra, per la distruzione di Cuba. Controlla i
mezzi e la direzione amministrativa della città e varie imprese con potere
economico. Pertanto, dette misure hanno avuto il plauso di quella potente
minoranza di Miami.
Sappiamo come Bush arrivò alla
presidenza; grazie alla frode, al furto di voti, e ad altri artifici utilizzati
dalla mafia. Non a caso quello [La Florida NdR] è il secondo stato più visitato
da lui nel suo periodo presidenziale. La prima volta che lo visitò promise di
non dimenticare l'aiuto che gli diedero”.
La storia cubana ci dice che l'annessionismo è
stato come un'onda che va, viene e si rinnova spesso. Siamo ora in presenza di
nuove correnti di quel male?
- L'annessionismo è un tratto specifico del caso cubano, non si è
verificato in altri paesi latinoamericani, eccetto a Portorico, dove apparve
più tardi ed in grado minore. A Cuba è perfino anteriore al movimento
patriottico. Le prime azioni risalgono a principi del secolo XIX, quando non
era nata ancora la maggioranza dai “mambì”.
Trionfata la Rivoluzione nel 1959 e
riuscita la vera indipendenza, gli Stati Uniti tracciarono un piano per
ristabilire il loro dominio sul paese. Il “Progetto Cuba”, così famoso in
quell'anno e che esiste ancora, ha come obiettivo quello di creare
un'opposizione dentro il nostro territorio ed organizzare i cubani dell'Isola.
È quello che stanno facendo
da 45 anni.Chi promuovono queste azioni sono
esattamente i prosecutori, la clonazione dei vecchi annessionisti, con una
differenza fondamentale. Alcuni dei vecchi annessionisti si giocarono la pelle,
lottarono per separare Cuba dalla Spagna. Quelli di ora sono annessionisti
parassitari, hanno vissuto grazie all’aiuto nordamericano. Vogliono che gli
Stati Uniti vengano a trasformare Cuba in un stato associato o in una
pseudorepubblica, dove essi siano i soci di minoranza rispetto al padrone.
L'annessionismo ebbe una nuova ondata a
partire dal Governo di Reagan, con la creazione della Fondazione Cubano –
Americana. Di nuovo: la visione ed il programma di quella gente è
annessionista. Sono cittadini degli Stati Uniti, attivi nella politica e soci
della cosa peggiore di quella nazione. Sono implicati nei peggiori crimini, dall'attentato
a Kennedy, passando per il Watergate, lo scandalo dell'aiuto illegale ai
Contras nicaraguensi e l'introduzione di droga dell'America Centrale negli
Stati Uniti. In tutti quei casi gli autori sono stati persone di quella mafia,
nordamericani della peggiore specie, parassiti e gansters.
L'annessionismo del secolo XIX si nutriva in parte di un'idea ingenua,
comprensibile, di quello che fu la società nordamericana. Martí mise in guardia
sui pericoli di quel momento; la storia riporta le polemiche che lui e José
Antonio Saco ebbero con alcuni annessionisti, che comunque era gente che
pensava con la propria testa.
Gli annessionisti di oggi sono agenti
istruiti, pagati ed organizzati dalla Mafia, a partire dai batistiani, ladri,
assassini e torturatori ed i loro discendenti."
Alcuni studiosi hanno stabilito un parallelo tra
questa tappa ed il “concentramento” di Weyler. Alla luce della storia, che
similitudini possono stabilirsi?
- I “concentramenti” sono anteriori perfino a Weyler. Nella guerra del 1868
ci furono anche “concentramenti” verso l'est del paese.
La repressione fu molto acuta nella parte occidentale nell'epoca di
Weyler. La gente moriva di fame per le strade. L'idea era annichilirlo,
dominarlo, mediante la fame e le malattie. C'è un documento del Dipartimento di
Stato, del 1959, che definì il proposito delle prime misure economiche contro
Cuba con queste parole: “causare fame e disperazione”. La stessa cosa che
provocò il “concentramento” e tutto quello che gli spagnoli misero in pratica,
e che con Weyler arrivò al parossismo.
Certo, di quei “concentramenti” del XIX secolo, gli yankee erano complici.
Mentre gli spagnoli imponevano quelle condizioni dentro Cuba, esternamente
mantenevano un blocco navale, con barche ottenute ed armate negli Stati Uniti.
Cercavano di ostacolare il movimento dei “mambì”. Contemporaneamente, in quel
paese perseguivano l'emigrazione patriottica.
Quella realtà portò il padre della Patria a dire che “il segreto di quella politica nordamericana è
impadronirsi di Cuba.” Più tardi Martí giunge ad uguale conclusione. Col
risultato che quando gli Stati Uniti intervennero nella Guerra di Indipendenza,
dichiararono la guerra alla Spagna, bloccarono le coste cubane ed acutizzarono
la miseria della gente rinchiusa nei campi. Le descrizioni della miseria che
fece nel suo diario Massimo Gómez, sono simili a quelle di 30 anni prima: la
gente - incluso l'Esercito Liberatore – moriva di fame. I nordamericani furono
complici di tutto ciò.
La
politica attuale contro Cuba è animata dalla stessa filosofia;
certamente è hitleriana, fascista e genocida.
Nel 1959 stavano parlando della soppressione della quota zuccheriera, uno dei
primi passi della guerra economica. Hanno fatto molte più cose in 45 anni per
prenderci per fame. Hanno portato a termine l'impegno di dividere, confondere,
di indurre alla paura, alla disperazione, mediante la propaganda. Alcuni cubani
andarono via da Cuba, per paura, per le difficoltà economiche, e perfino dopo
che erano là ne ostacolarono la comunicazione.
Chomsky che è linguista ed utilizza i
vocaboli esatti, definì la politica nordamericana verso Cuba come sadica. Non
cerca soltantoo biettivi politici, bensì di causare male, di danneggiare le
persone. Le misure di ora rivelano quel proposito con molta chiarezza. Il loro
obiettivo è colpire le entrate finanziarie provenienti dalle rimesse e dai
viaggi, ma quel danno al paese passa attraverso il danno alle persone. È
necessaria un’alta dose di sadismo per ricorrere a quel tipo di punizione.
Weyler si immaginò che così avrebbe vinto la guerra.
Si
potrebbe dire che stiamo vivendo il peggiore momento delle relazioni Cuba -
Stati Uniti, dopo la Crisi di Ottobre?
- Durante la Crisi di Ottobre ci fu il rischio di sterminio
nucleare. Ma, allora, nella Casa Bianca il governante era un tantino più colto,
non aveva rubato la presidenza e contava su consiglieri che erano persone più
ragionevoli. Quello non era un Governo seriamente compromesso coi mafiosi.
Allora il mondo non era unipolare. Precisamente quello che accadde fu una crisi
per il confronto fra superpotenze. Ora
c’è una sola superpotenza nelle mani di un gruppo di ignoranti, irresponsabili
ed arroganti che hanno imposto una dottrina di guerra preventiva, sorprendente,
senza giustificazione e senza contare su nessuno, né sulle Nazioni Unite. La
Crisi di Ottobre si discusse nel Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
Questo è un momento più pericoloso in termini generali, per la
dottrina Bush e la sua strategia di sicurezza. Sono un impero senza redine né freni
che non si è dimenticato di mettere Cuba nella lista di quelli contro i quali
ritiene di dover agire. Il famoso documento è una prova di ciò. Si tratta di un
piano per cambiare il regime cubano.
Quando hanno domandato ai
rappresentanti dell'attuale amministrazione se per riuscire in quei propositi
ricorrerebbero alla forza militare, hanno detto che non escludono quel metodo. La cosa più importante è che ora non hanno
ancora quell'obiettivo. Prima faranno altre cose. Stanno facendolo con
l'accentuazione del blocco, la pressione economica, la sovversione, la
propaganda, la pressione diplomatica ed il terrorismo. Ma il giorno in cui quei
mezzi non siano sufficienti, non scartano l'impiego della forza militare che
dipenderà anche dai fattori internazionali, dalle confusioni vigenti in altre
parti del mondo.
Al di sopra di qualunque altro, visti nel suo insieme, io direi che questo è il
momento più complicato e pericoloso per Cuba.
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