www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 27-09-04

da: "associazionediamiciziaitaliacuba" <associazionediamiciziaitaliacuba@yahoo.it>

Discorso pronunciato dal Ministro degli  Esteri della Repubblica di Cuba
Felipe Perez Roque, alla 59a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite.

New York, 24 settembre  2004.

Signore Presidente,

Ogni anno facciamo nelle Nazioni Unite lo stesso rituale.  Partecipiamo al dibattito generale sapendo in anticipo che il  clamore di giustizia e pace dei nostri Paesi sottosviluppati sarà un'altra volta ignorato. Nonostante, insistiamo. Sappiamo che  abbiamo ragione. Sappiamo che qualche giorno conquisteremo la  giustizia sociale e lo sviluppo. Sappiamo anche che non ci saranno  regalati. Sappiamo che i popoli dovranno strapparli a coloro che ci  negano la giustizia, perché sostengono la loro opulenza e arroganza  sul disprezzo al nostro dolore. Ma non sarà sempre così. Lo diciamo  oggi con maggiore convinzione che mai.

Detto questo, e sapendo -come sappiamo- che disturberà ad alcuni  potenti -pochi- qui presenti, e conoscendo anche che sono condivise  da tanti, Cuba dirà adesso alcune verità:

Primo: non esiste, dopo l'aggressione all'Iraq, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, intesa come un foro utile e diverso, basata sul  rispetto ai diritti di tutti e con le garanzie anche per i piccoli Stati.

Vive il peggiore momento dei suoi ormai prossimi sessant'anni. Languisce. Ansima, sembra che funzioni ma non lo fa.

Chi ha messo le manette alle Nazione Unite, la stessa a cui diede nome il Presidente Roosevelt? Il Presidente Bush.

Secondo: Le truppe nordamericane dovranno essere ritirate dall'Iraq.

Dopo che la vita di più di 1000 giovani nordamericani è stata  sacrificata inutilmente per servire gli interessi spuri di un  conciliabolo di amiconi e soci, e dopo la morte di più di 12 mila  iracheni, è chiaro che l'unica soluzione per l'occupatore davanti ad  un popolo ribelle è riconoscere l'impossibilità di dominarlo e  ritirarsi. Nonostante il monopolio imperiale dell'informazione, i  popoli sempre arrivano alla verità. Un giorno i responsabili e i  loro complici di fronte alla Storia dei loro popoli dovranno  rispondere delle conseguenze delle loro azioni.

Terzo: Non ci sarà per il momento riforma valida, reale e utile delle Nazioni Unite.

Cio richiederebbe che la superpotenza, che ha ereditato la  prerogativa immensa di usufruire da sola di un ordine concepito per  un mondo bipolare, rinunciasse ai suoi privilegi. E non lo farà.

Fin d'ora sappiamo che l'anacronistico privilegio del veto ci  rimarrà, che il Consiglio di Sicurezza non potrà essere  democratizzato come dovrebbe né ampliato ad altri Paesi del Terzo  Mondo, che l'Assemblea Generale continuerà ad essere ignorata, e che  nelle Nazioni Unite si continuerà ad agire conforme agli interessi  imposti dalla superpotenza e dai suoi alleati. Dovremo noi, Paesi  Non Allineati, trincerarci nella difesa della Carta delle Nazioni  Unite, perché in modo contrario sarà anche riscritta e cancellato da  essa ogni vestigio di principi tali come l'uguaglianza sovrana degli  Stati, il non intervento, e il non uso neanche della minaccia  dell'uso della forza.

Quarto: I potenti cospirano per dividerci.

Gli oltre 130 paesi sottosviluppati devono costruire un fronte  comune per la difesa degli interessi sacri dei nostri popoli, del  nostro diritto allo sviluppo e alla pace. Rivitalizziamo il  Movimento dei Paesi Non Allineati. Rafforziamo il Gruppo dei 77.

Quinto: I modesti obiettivi della Dichiarazione del Millennio non  saranno compiuti. Arriveremo al quinto anniversario del Vertice con  una situazione peggiore.

- Nel 1990 ci si è proposto di ridurre dalla metà il numero di 1  miliardo e 276mila di esseri umani in povertà estrema entro il 2015.  Sarebbe necessario la vita di oltre 46 milioni di poveri ogni anno.  Tuttavia, escludendo la Cina, tra il 1990 e il 2000 la povertà  estrema è aumentata di 28 milioni di persone. La povertà non  diminuisce, aumenta.

- Abbiamo voluto diminuire della metà entro il 2015 la cifra di 842  milioni di affamati registrati nel mondo. Sarebbe necessario  diminuire tale cifra a 28 milioni annui. Ma, la riduzione è di  appena 2,1 milioni di affamati all'anno. A questo ritmo la meta si  raggiungerebbe nell'anno 2215, cioè tra duecento anni, qualora la  nostra specie umana riuscisse a sopravvivere alla distruzione  dell'ambiente.

- Proclamiamo l'aspirazione di raggiungere entro il 2015 il livello  d'istruzione elementare universale. Tuttavia, più di 120 milioni di  bambini, uno su 5 in età scolastica, non frequentano la scuola  elementare. Secondo dati dell'Unicef al ritmo attuale l'obiettivo  sarà raggiunto dopo il 2100.

- Ci siamo proposti la riduzione in due terzi della mortalità tra i  minori di cinque anni. La riduzione è simbolica: 86 bambini morivano  per 1000 nati vivi nel 1998, adesso ne muoiono 82. Muoiono ogni anno  11 milioni di bambini per malattie che possono essere previste o  guarite, i cui genitori si domanderanno, a ragione, a che cosa  servono le nostre riunioni.

- Abbiamo detto che saremmo stati disponibili ad attendere le  necessità speciali d'Africa. Tuttavia, troppo poco è stato fatto. Le  nazioni africane non hanno bisogno di consigli né di modelli  foranei, ma sì delle risorse finanziarie e degli accessi ai mercati  e alle tecnologie. Aiutare l'Africa non sarebbe un atto di carità ma  di giustizia; sarebbe saldare il debito storico di secoli di  sfruttamento e di saccheggio.

- Ci siamo impegnati a frenare e volgere in dietro l'epidemia  dell'Aids entro il 2015. Tuttavia, essa ha provocato 3 milioni di  morti nel 2003. A questo ritmo moriranno 36 milioni di persone entro  il 2015.

Sesto: I paesi creditori e gli organismi finanziari internazionali  non cercheranno una soluzione giusta e duratura al debito estero. Ci  preferiscono debitori, vuol dire, vulnerabili. Perciò, nonostante  aver pagato 4,1 trilioni di dollari per il servizio al debito negli  ultimi 13 anni, il nostro debito è cresciuto da 1,4 miliardi a 2,6  miliardi. Cioè, abbiamo pagato tre volte il debito e comunque adesso  il nostro debito si è raddoppiato.

Settimo: Siamo noi, i paesi sottosviluppati, a finanziare lo spreco  e l'opulenza dei paesi sviluppati. Nel 2003 ci hanno conferito 68  400 milioni di dollari come Aiuto Ufficiale allo Sviluppo, noi  abbiamo consegnato loro come pagamento del debito 436 miliardi. Chi  aiuta a chi?

Ottavo: La lotta contro il terrorismo avrà successo soltanto  attraverso la collaborazione tra tutte le nazioni e nel rispetto del  Diritto Internazionale e, non tramite bombardamenti massivi né  guerre preventive contro "oscuri angoli al mondo". L'ipocrisia e la  doppia stregua devono cessare. Dare rifugio a tre terroristi cubani  negli Stati Uniti è un atto di complicità con il terrorismo. Punire  cinque giovani lottatori antiterroristi cubani, oltre le loro  famiglie, è un crimine.

Nono: Il disarmo generale e totale, compreso il disarmo nucleare,  oggi è impossibile. È responsabilità di un gruppo di paesi che sono  quelli che vendono e acquistano armi. Tuttavia, dobbiamo continuare  a lottare per raggiungere tale scopo. Dobbiamo esigere che gli oltre  900 miliardi circa che ogni anno vengono dedicati, attualmente, alle  spese militari, vengano utilizzati per lo sviluppo.

Decimo: Esistono delle risorse finanziarie per assicurare lo  sviluppo sostenibile a tutti i popoli nel pianeta, manca invece la  volontà politica di coloro che dominano il mondo.

Un'imposta per lo sviluppo di appena lo 0,1% sulle transazioni  finanziarie internazionali genererebbe circa 400 miliardi di dollari  annui.

La condonazione ai paesi sottosviluppati del debito estero  consentirebbe di destinare allo sviluppo non meno di 436 miliardi  dollari annui, che oggi vengono utilizzati per il pagamento del  debito.

Se i paesi sviluppati adempissero il loro impegno di destinare lo  0,7% del PIL come aiuto ufficiale allo sviluppo, il loro contributo  ascenderebbe dai 68 400 milioni attuali ai 160 miliardi di dollari  all'anno.


Eccellenze, per concludere vorrei esprimere chiaramente la profonda  convinzione di Cuba rispetto a che i 6 miliardi e 400 milioni  d'esseri umani che abitano questo pianeta, e che in virtù della  Carta delle Nazioni Unite hanno uguali diritti e doveri, hanno  urgentissimo bisogno di un nuovo ordine, affinché il mondo non sia,  come ora, sull'orlo dell'abisso in attesa del risultato delle  elezioni in una nuova Roma, a cui parteciperà soltanto la metà degli  elettori e dove si spenderanno 1 500 milioni circa di dollari.

Non c'è pessimismo nelle nostre parole, e voglio che sia chiaro.  Siamo ottimisti perché siamo rivoluzionari. Abbiamo fede nella lotta  dei popoli e siamo sicuri che conquisteremo un nuovo ordine mondiale  sulla base del rispetto al diritto di tutti; un ordine basato sulla  solidarietà, la giustizia e la pace, figlio del meglio della cultura  universale e non della mediocrità e della forza selvaggia.

Su Cuba, a cui i blocchi, le minacce, gli uragani, la siccità, e  nemmeno la forza umana o naturale non potranno mai allontanare dalla  sua rotta, non dico nulla.

Il 28 ottobre prossimo questa Assemblea Generale discuterà e voterà  per la tredicesima volta una risoluzione sul blocco contro il popolo  cubano. Ancora una volta la morale e i principi sconfiggeranno l'arroganza e la forza.

Per concludere vorrei ricordare le parole che 25 anni fa sono state  pronunciate in questo stesso luogo dal Presidente Fidel Castro:

"Il rumore delle armi, del linguaggio minaccioso, della prepotenza  nello scenario internazionale devono cessare. Già basta  dell'illusione secondo cui i problemi del mondo si potranno  risolvere con armi nucleari. Le bombe potranno uccidere gli  affamati, i malati, gli ignoranti ma non possono uccidere la fame,  le malattie, l'ignoranza. Non possono nemmeno uccidere la giusta  ribellione dei popoli...."

Grazie