da resumen latinoamericano
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4 aprile 2006
L’Unione dei Giovani Comunisti compie 44 anni e affronta la sfida di salvare la rivoluzione
L’Unione dei Giovani Comunisti (UJC), vera miniera dei quadri del partito al
potere a Cuba, compie questo martedì il suo 44 anniversario all’insegna del
nuovo obiettivo indicato da Fidel Castro: salvare la rivoluzione e permettere
la continuità storica quando sparirà la generazione rivoluzionaria.
L’UJC, con più di mezzo milione di soci, è considerata l’avanguardia della
gioventù cubana; il quasi ottuagenario presidente nel discorso rivolto
all’organizzazione lo scorso 17 novembre all’Università dell’Avana, ha
dichiarato che la corruzione e lo sperpero possono distruggere la rivoluzione.
Un mese dopo il cancelliere Felipe Pérez Roque ha riconosciuto in un intervento
al Parlamento che il processo rivoluzionario è in pericolo proprio per quelle
cause, ed ha riparlato di quella sfida, cioè riuscire a dare continuità alla
rivoluzione con dei giovani, attualmente una popolazione di due milioni e mezzo
di persone, cresciuti in una società in crisi economica e di valori ideologici.
“Questi giovani hanno conosciuto un’epoca in cui nel nostro paese si sono
sviluppate tendenze all’individualismo, questi giovani hanno più informazione e
più aspettative di consumo”, ha detto il cancelliere.
Per alcuni, come il filosofo tedesco residente in Messico Heinz Dieterich, la dimensione della crisi cubana attuale “è strategica”, e le nuove generazioni hanno davanti un’alternativa: ritornare al capitalismo o costruire un nuovo socialismo.
Castro
ha costituito una specie di Stato Maggiore giovanile tra chi si distingue:
Carlos Lage Codorniú, economista di 26 anni, presidente della Federazione degli
Studenti Universitari (FEU) e figlio dell’omonimo vicepresidente cubano.
Carlos Valenciaga, un laureato in pedagogia di marxismo-leninismo, 32 anni, che dopo essere stato presidente della FEU ha sostituì Pérez Roque come segretario personale di Castro. È deputato e membro del Consiglio di Stato.