Dov’è la sinistra ?
Fidel e’ un uomo di sinistra
di Fray Betto
1 agosto 2006
Se esistesse una fabbrica di giochi destinati al mercato politico forse il “dov’è Wally? ” uscirebbe nella versione “dov’è la Sinistra? ”.
Un pezzo della Sinistra sente vergogna per non essere così etica come essa stessa si proclamava; un’altra parte si vergogna perché è fallito il socialismo, eccetto che a Cuba. In Corea del Nord predomina un regime totalitario e in Cina il capitalismo di Stato.
I lamentosi per il disastro del socialismo non se ne domandano le cause né d’altro lato denunciano il fallimento del capitalismo per i due terzi dell’umanità i quali, secondo l’ONU, vivono al di sotto della soglia di povertà: e così abbracciano il neoliberismo senza colpe. E lo adornano dell’eufemismo della “democrazia”, anche se accentua la disuguaglianza mondiale e nega valori e diritti umani, col coltivare l’idolatria del denaro e delle armi.
Che significa essere di Sinistra? Tutti i concetti accademici –ideologici, dottrinari e di partito- sono parole vuote davanti alla definizione secondo cui essere di sinistra è difendere il diritto dei poveri, anche quando apparentemente non avessero ragione. Per questo dà i brividi vedere qualcuno che si dice di Sinistra allearsi con la Destra.
Fidel è un uomo di sinistra. Non ha fatto una rivoluzione, dal 1956 al 1959, per impiantare il socialismo. La sua motivazione era quella di liberare Cuba dalla dittatura di Batista, riscattare l’indipendenza del Paese, liberare il popolo dalla miseria. Quando andò in visita negli USA, poco dopo il suo arrivo al potere, ricevette ovazioni per le strade di Nuova York.
L’élite cubana si negò a cedere i suoi anelli affinché tutto il popolo avesse dita.
Appoggiata dalla Casa Bianca, instaurò il terrore, nel tentativo di bloccare la riforma agraria e urbana e la campagna nazionale di alfabetizzazione.
Kennedy, tanto acclamato come baluardo della democrazia, inviò 10.000 mercenari per invadere Cuba attraverso la Baia dei Porci nel 1961. Furono sconfitti. E la Rivoluzione per difendersi non ebbe altra alternativa che allearsi con la URSS.
Cuba è l’unico Paese dell’America Latina che è riuscito a generalizzare la giustizia sociale. Tutta la popolazione di 11 milioni di abitanti gode del diritto di accesso gratuito alla sanità e all’istruzione, cosa che ha meritato l’elogio di Giovanni Paolo II nel suo viaggio nell’Isola nel 1998.
Sarà forse il Paradiso? Per chi vive nella miseria, nei nostri Paesi –e sono tanti !- il modo di vivere dei cubani è invidiabile.
Per chi si considera “classe media” Cuba è il purgatorio.
Per chi è ricco, è l’inferno.
Può vivere nell’Isola solo chi ha coscienza solidale e sapensarsi attraverso l’ottica dei diritti collettivi.
O qualcuno conosce un cubano che abbia girato le spalle alla Rivoluzione per difendere i poveri in qualche altra parte del mondo?
Nel cammino dall’aeroporto de L’Avana al centro della città c’è un grande manifesto con il ritratto di una bambina sorridente e la frase
“ questa notte 200 milioni di bambini dormiranno
per le strade del mondo. Nessuno di loro è cubano ”
Qualche altro Paese del continente potrebbe esibire un tale annuncio sulla propria porta d’ingresso?
(NdT- non lo può fare neanche il continente europeo!)
La semplice parola “Cuba” causa brividi agli spiriti reazionari. Criticano la democrazia dell’Isola come se quel che predomina nei nostri Paesi –corruzione, nepotismo, malversazione- fosse un modello. Allora perché non esigono che per prima cosa il Governo USA smetta di profanare il diritto internazionale e sospenda il blocco e chiuda una buona volta il campo di concentramento di Guantanamo?
Si protesta contro le fucilazioni eseguite dalla Rivoluzione e mi associo a questa critica giacché sono contrario alla pena di morte, ma dove sono le proteste contro la pena di morte negli USA e contro le fucilazioni sommarie praticate in Brasile dalla polizia militare?
Cuba è oggi il Paese con il maggior numero per abitante di medici e ballerine di balletto classico. Ed ha in prospettiva un programma per assistere gratuitamente nei prossimi anni 6 milioni di latinoamericani con disturbi alla vista.
Fidel è ricoverato in un ospedale. Che succederà alla sua morte, dopo esser sopravvissuto a una decina di Presidenti USA e a 47 anni di sforzi terroristi da parte della CIA per eliminarlo?
Il buonumore dei cubani trova la risposta pronta “essendo civilizzati la prima cosa sarà cercare di seppellire il Comandante”. Ma il socialismo scenderà nella tomba insieme a lui? Tutto indica che Cuba si prepara per il dopo-Fidel, e questo non significa che –come sperano i cubani di Miami- questo succederà fra breve.
A novembre, nell’Università de L’Avana, il leader rivoluzionario ha avvertito che la Rivoluzione può essere vittima dei propri errori e ha lanciato una domanda: quando spariranno i veterani, che fare e come farlo?
Alla vigilia del suo compleanno, il 13 agosto, Fidel cominciava a render pubblico il suo testamento politico. La maggioranza dei membri dell’Ufficio Politico del Partito Comunista ha fra i 40 e i 50 anni e sono sempre più spesso chiamati i giovani ad occupare posizioni strategiche.
Dato che il 70% della popolazione è nata nella Rivoluzione non ci sono indizi di aspirazione popolare al ritorno del capitalismo. Cuba non vuole come suo futuro il presente di tante nazioni latinoamericane, in cui l’opulenza convive con il narcotraffico, la miseria, la disoccupazione e la decadenza della salute e dell’istruzione.
BUON COMPLEANNO e RAPIDA GUARIGIONE, Comandante
trad.a cura di AsiCubaUmbria – PostEl: asicubaumbria@libero.it