www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 04-03-08 - n. 217

da rebelion.org
http://www.rebelion.org/noticia.php?id=63768
 
Per i suoi nemici Cuba è una minaccia morale
 
Enrique Ubieta Gómez
 
Rebelión
26/02/2008
 

Ci sono delle verità solide come pietre, ma che sono spesso nascoste dal fumo della retorica mediatica. A volte quelle verità bisogna ribadirle, senza sperare che la nebbia si disperda.

 

Quella retorica che vorrebbe essere diversa - “risultato della libertà d’espressione e della ricchezza informativa proprie delle democrazie” come dicono gli scriba al soldo - è unanime nelle questioni di fondo, quelle importanti, quelle che riguardano i loro interessi, e allora cerca di confondere, generare dubbi o aspettative che conservino o restituiscano il suo potere.

 

La discussione sul futuro di Cuba anzitutto ha due posizioni radicalmente opposte: socialismo o capitalismo.

 

Questo lo ribadisco perché a volte i “consiglieri” sono indefinibili, nella speranza di attrarre, quasi fossero dei flautisti magici, i cittadini che onestamente sentono il bisogno di migliorare il socialismo. Perché quest’interesse smisurato su Cuba, una piccola isola dei Carabi? Un interesse che esagera qualunque fatto interno. Cuba non ha (per lo meno che si sappia) grandi giacimenti di petrolio, e non è molto ricca di risorse naturali, e neppure costituisce un mercato appetibile per il numero della sua popolazione.

 

Allora, perché Cuba? Perché la nostra rivoluzione è sopravvissuta alla sconfitta storica del socialismo est europeo, ed è rimasta tale; certo, anzitutto per questo, ma c’è anche qualcos’altro che è molto importante: in questa fase storica - e nonostante le enormi difficoltà economiche che il suo popolo ha dovuto e deve affrontare -, non ha perso credibilità all’interno e all’esterno, ha rinnovato l’internazionalismo civile, e ha conservato il suo prestigio morale. Dico Cuba, e penso anche a Fidel.

 

I nuovi movimenti popolari della sinistra latinoamericana riconoscono in Fidel, nella Rivoluzione cubana un referente morale. Molti paesi africani ed asiatici hanno ricevuto l’appoggio di Cuba, civile e militare, del tutto disinteressato. Dal suolo africano, come dice Fidel, ci siamo portati via solo i nostri morti. Qualcuno in questi giorni ha ripetuto una frase - che ha letto o sentito da qualcun’ altro - che mi sembra giusta, nonostante sembri sproporzionata:

 

“se adesso cadesse questo bastione morale che è la Rivoluzione cubana, l’umanità perderebbe molto di più di quello che ha perso quand’è scomparso il bastione militare che è stata l’Unione Sovietica.”

 

I controrivoluzionari cubani oggi vivono nell’illusione di credersi importanti, dall’essere al centro del riflettori mediatici. Ma se quei grandi interessi che ora si concentrano sui loro sforzi dovessero davvero raggiungere i loro obiettivi, gli passerebbero sopra.

 

I valori del capitalismo che sembravano definitivamente restaurati nel 1991, sentono la minaccia morale di Cuba, del suo esempio di solidarietà autentica.

 

A Cuba non ci sarà un’apertura verso il capitalismo. La riunione della nuova Assemblea Nazionale del Potere Popolare, seguita con aspettativa dalla stampa restauratrice, ha ingannato quelli che volevano spingere la storia verso le loro tasche. Si sono inventati i sintomi, i segnali, i percorsi probabili, c’era da aspettarselo che subissero un fiasco. Ora, i cubani, da soli, in silenzio, correggeranno errori e deviazioni, apriranno nuove strade, e come sempre difenderanno il socialismo. Perché Fidel adesso è più importante che mai; e in Raul, nei nuovi e vecchi membri del Consiglio di Stato, c’è ognuno di noi, i cubani.

 

Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org di FR