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- popoli resistenti - cuba - 01-07-08 - n. 234
Cuba e le sanzioni dell’Unione Europea
di Salim Lamrani
30/06/08
Il 23 giugno 2008, dopo un acceso dibattito, l’Unione Europea ha deciso di eliminare definitivamente le sanzioni politiche e diplomatiche contro Cuba in vigore dal 2003 e sospese dal 2005. Imposte dietro pressione di Washington, queste sanzioni ufficialmente erano giustificate a causa della “situazione dei diritti umani”. In realtà, all’Unione Europea (UE) era interessata al sistema politico, economico e sociale della nazione caraibica, e si era docilmente allineata alla posizione d’ingerenza statunitense. Adottando questa nuova decisione, razionale e costruttiva, l’Europa dei 27 si è smarcata dalla politica ossessiva e anacronistica degli Stati uniti e ha dimostrato, per la prima volta dal 1996, la sua indipendenza da Washington nei suoi rapporti con Cuba (1).
Il dibattito è stato tumultuoso, specialmente per le posizioni di Svezia, Paesi Bassi e ancor più della Repubblica Ceca, tutti favorevoli a continuare allineati con Washington e nel mantenere le sanzioni contro Cuba. Isolati dalla maggioranza delle nazioni della UE, hanno finalmente accettato di seguire la maggioranza a condizione che la situazione sia rivista ogni anno (2).
Disgraziatamente, l’Europa ha riaffermato il suo “impegno rinnovato” (3) con la Posizione Comune del 1996 elaborata da Washington, discriminatoria e iniqua, che impedisce la decisione di cancellare le sanzioni (4).
Le sanzioni del 2003, che obbligavano le nazioni europee a limitare le visite governative bilaterali, ridurre la partecipazione degli Stati europei agli eventi culturali cubani e invitare i dissidenti a celebrare le feste nazionali nelle ambasciate, si sono distinte soprattutto per il carattere illegale e controproducente.
Infatti, basta dare uno sguardo alla relazione di Amnesty International (AI) del 2008, per rendersi conto che Cuba è una delle situazioni per i diritti umani meno gravi del continente americano, nonostante il fatto che l’organizzazione denunci qualche violazione. Eppure, Cuba è l’unico paese vittima di tali sanzioni da parte di Bruxelles. Questa contraddizione conferma il carattere arbitrario riservato all’Avana (5). In più, le sanzioni sono risultate inutili, giacché Cuba non è sensibile al linguaggio della forza e della minaccia, coma ha dimostrato il rifiuto del governo cubano a piegarsi alle richieste di Washington da mezzo secolo ad oggi, nonostante l’imposizione di sanzioni economiche inumane e obsolete. Cuba non piegherà la schiena di fronte all’Europa.
I diritti umani in Europa
Basta consultare i dati forniti da AI per il 2008 sui diritti umani nell’Europa dei 27, per concludere che Bruxelles non ha nessuna autorità morale per ergersi a giudice.
Infatti, AI segnala casi di tortura e maltrattamenti da parte delle forze dell’ordine (Germania, Austria, Spagna, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Spagna, Estonia, Francia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia), crimini commessi dalle forze dello Stato (Germania, Austria, Spagna, Grecia, Italia, Romania, Regno Unito), impunità per i responsabili dei crimini (Spagna, Regno Unito), violazioni dei diritti fondamentali dei richiedenti asilo e dei rifugiati (Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Spagna, Finlandia, Francia, Grecia, Ungheria, Italia, Malta, Polonia, Portogallo, Regno Unito, Slovacchia) e collaborazione nei rapimenti orchestrati dalla CIA (Danimarca, Irlanda, Italia, Polonia, Portogallo, Romania, Regno Unito) (6).
AI cita anche casi d’esportazione d’armi a paesi in cui persistono “gravi attentati ai diritti umani” (Austria), mancanza d’imparzialità della giustizia (Belgio), discriminazione delle minoranze (Bulgaria, Danimarca, Spagna, Estonia, Grecia, Ungheria, Irlanda, Italia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia, Slovenia), mancanza di cure mediche appropriate ai malati di mente (Bulgaria, Romania), trattamenti inumani e degradanti per i detenuti (Estonia, Grecia, Irlanda, Malta), obbiettori di coscienza incarcerati (Finlandia), uso da parte della giustizia di confessioni estorte sotto tortura (Francia), traffico di esseri umani (Grecia, Regno Unito), violenze verso le minoranze sessuali (Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania), crimini di guerra (RegnoUnito), segregazione razziale (Slovacchia), bambini non scolarizzati a causa della loro origine etnica (Slovacchia), sterilizzazione forzata di donne appartenenti a minoranze (Slovacchia), espulsioni forzate di persone appartenenti a minoranze (Slovacchia) o persone illegalmente escluse dal registro dei residenti permanenti (Slovenia) (7).
Ora conviene precisare meglio la situazione dei diritti umani nei Paesi Bassi, Svezia e Repubblica Ceca, quei paesi che si sono pronunciati contro l’eliminazione delle sanzioni.
I Paesi Bassi
Secondo AI, la discriminazione è una delle pandemie che colpiscono il paese. “Le autorità locali non hanno adottato misure sufficienti per lottare contro la discriminazione”. L’organizzazione internazionale ha sottolineato “la persistenza del razzismo nei Paesi Bassi”. AI accusa Amsterdam di “crimini di guerra”. Infatti, “agenti dei servizi d’intelligence militare olandese avrebbero torturato detenuti in Iraq nel 2003”. (8)
Svezia
A proposito della Svezia, AI segnala che il Comitato contro la Tortura e il Comitato dei Diritti Umani dell’ONU “hanno concluso che le autorità svedesi sono responsabili di molteplici violazioni dei diritti fondamentali” sofferte da due uomini inviati in Egitto.
L’organizzazione ha pure denunciato “le espulsioni forzate” in Eritrea di richiedenti asilo, “nonostante le raccomandazioni fatte a tutti i paesi dall’Alto Commissariato dell’ONU” (9).
Repubblica Ceca
La Repubblica Ceca circa i diritti umani, presenta la peggiore situazione d’Europa.
Sempre secondo AI “gli zingari sono vittime di discriminazione e intolleranza (..) rispetto all’abitazione, l’educazione, la salute e il lavoro”. Un sondaggio d’opinione ha dimostrato che i pregiudizi contro gli zingari erano numerosi. In effetti, il 90% delle persone consultate ritengono che il fatto di “avere vicini zingari potrebbe costituire un problema”. Il Comitato dei Diritti Umani dell’ONU ha criticato le autorità ceche per non aver adottato una legge contro la discriminazione.
AI ha denunciato gli “appelli all’odio” che il dirigente democratico cristiano Jiri Cunek ha lanciato quand’era viceministro del paese e sindaco della città di Vsetrin, “dove varie famiglie zingare sono state espulse nel 2006”. Cunek ha dichiarato che “per aver diritto a sovvenzioni dello Stato, come gli zingari, gli altri dovrebbero tingersi la pelle, non comportarsi civicamente, accendere fuochi nelle piazze, perché i politici li considerino dei bisognosi”. La polizia ha negato l’accettazione della denuncia contro di lui da parte di varie associazioni umanitarie.
Il commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Thomas Hammarberg, e il relatore speciale dell’ONU per l’abitazione dignitosa, Miloon Kothari, hanno pubblicato una dichiarazione comune in cui accusavano la Repubblica Ceca “di violare il diritto all’abitazione dignitosa dei gitani”. Rimproveravano anche le autorità che “aumentavano l’incremento dell’intolleranza verso gli zingari”, sottolineando che i poteri pubblici avevano ora “la politica dell’espulsione degli zingari dal centro delle città per mandarli verso zone desolate”.
Il Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale dell’ONU è stato partecipe della preoccupazione circa “l’assenza di una proibizione chiara, nella legge ceca, di qualunque discriminazione in materia di diritto all’abitazione”. Il Comitato dei Diritti Umani dell’ONU, da parte sua, ha condannato le espulsioni e il mantenimento d’autentici ‘ghetti’ zingari”.
La Gran Camera della Corte d’Europa dei Diritti Umani ha pronunciato una condanna nel novembre del 2007, confermano che la Repubblica Ceca aveva dato prova di discriminazione verso i bambini zingari, sistemandoli in scuole speciali per alunni con problemi d’apprendimento, solo per la loro origine”.
Il Comitato dei Diritti Umani e il Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale hanno segnalato che un numero sproporzionato di bambini zingari continuano ad essere separati dagli altri bambini, in classi diverse ed applicando un programma differente da quello delle altre classi”. Anche il Comitato dei Diritti Umani ha manifestato la sua”preoccupazione rispetto all’elevato numero di bambini zingari separati dalle loro famiglie per internarli in residenze d’accoglienza”.
Il Comitato per l’eliminazione della Discriminazione Razziale e il Comitato Europeo per la prevenzione della Tortura (CPT) hanno espresso la loro preoccupazione rispetto alle “brutalità e i maltrattamenti commessi dalla polizia, in particolare contro gli zingari e i minori”.
Il Comitato dei Diritti Umani e il Comitato per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale hanno sottolineato che “un certo numero di donne, la maggioranza di origine zingara, erano state sterilizzate senza il loro consenso”. Il Comitato per i DDHH ha anche segnalato che l’assistenza alle persone che soffrivano di infermità mentali era “inumana e degradante”, e ha criticato che si continui ad usare “letti di contenzione” negli ospedali psichiatrici.
La Repubblica Ceca ha collaborato attivamente nei rapimenti organizzati dalla CIA, mettendo in evidenza che Washington ha utilizzato gli aeroporti cechi, mentre “quelle persone correvano il rischio di essere maltrattate o torturate”.
Infine, AI nota che la Repubblica Ceca è “l’unico paese della UE che non abbia ratificato lo Statuto della Corte Penale Internazionale” (10).
Legittimità morale inesistente
Come si può capire facilmente, nessuna nazione europea ha l’autorità morale per parlare di diritti umani a Cuba. AI, che è un’organizzazione molto critica con Cuba, non ha mai rilevato fatti simili nell’isola caraibica. La stragrande maggioranza dei paesi europei presenta una situazione di gran lunga peggiore di quella cubana.
AI è implacabile con il Vecchio continente:
“Sfortunatamente, bisogna riconoscere che l’Europa, tanto propensa a presentarsi come modello in materia di diritti umani, continua ad essere nell’abisso che separa i discorsi dalla realtà, le norme di applicazione e i principi pratici. Alcuni stati che avevano aderito in modo risoluto agli impegni presi dalle istituzioni regionali, hanno compiuto attacchi altrettanto risoluti contro i diritti umani. Hanno indebolito questi diritti, si sono sottratti ai loro obblighi e non hanno dimostrato la volontà politica necessaria per combattere gli abusi più gravi” (11) .
La reazione di Washington.
Washington, da parte sua, naturalmente ha criticato questa dimostrazione d’autonomia della UE. In effetti, dal mese d’aprile, la Casa Bianca non aveva mai smesso di far capolino nelle capitali del vecchio continente, con la speranza di mantenere le sanzioni contro Cuba. Il portavoce del Dipartimento di Stato, Tom Casey, ha comunicato il malcontento degli USA al riguardo.
La reazione dell’opposizione cubana
Quelli dell’opposizione cubana, fedeli alla linea voluta da Washington visto che si tratta dei loro mecenati, hanno pure loro, condannato la decisione dell’Unione Europea, il che dimostra la strumentalizzazione di cui sono oggetto.
Non sorprende, perché sono completamente scollegati da qualunque base popolare e dipendono interamente dall’appoggio finanziario e logistico degli USA. (13).
L’eliminazione della Posizione Comune del 1996 è indispensabile
Bruxelles ha dimostrato indipendenza eliminando le sanzioni del 2003. Si tratta di una decisione costruttiva e razionale. Ma è indispensabile che la UE elimini, senza attendere oltre, la Posizione Comune del 1996 perché è ingiusta e illegittima, e perché crea un’ombra sulla sua credibilità, oltre ad essere un ostacolo per la totale normalizzazione dei rapporti con Cuba.
Note
(1) Agence France-Presse, «L’Union européenne lève officiellement ses sanctions contre Cuba», 24 de junio de 2008.
(2) EFE, « La Repubblica Ceca insiste nel mantenere le ‘sanzioni’», 10 giugno 2008.
(3) New Herald, « La UE toglie le sanzioni diplomatiche contro Cuba», 19 giugno 2008.
(4) Salim Lamrani, Doppia Morale. Cuba, l’Union européenne et les droits de l’homme (Paris: Editions Estrella, 2008).
(5) Amnesty International, «Informe 2008».
(6) Ibid.
(7) Ibid.
(8) Ibid.
(9) Ibid.
(10) Ibid.
(11) Ibid., p. 49.
(12) New Herald, «EEUU e dissidenti cubani contrariati dall’eliminazione delle sanzioni” 19 giugno 2008.
(13) Agence France-Presse, «Levée des sanctions de l’UE contre Cuba: les dissidents déçus et inquiets», 20 giugno 2008; Maite Rico, «L’opposizione teme di rimanere fuori dal dialogo», El País, 21 giugno 2008.
Salim Lamrani è professore, scrittore e giornalista francese specialista in rapporti tra Cuba e USA. Ha pubblicato i libri: “Washington contro Cuba (Pantin: Le Temps des Cerises, 2005), Cuba face à l’Empire (Genève: Timeli, 2006) e Fidel Castro, Cuba et les Etats-Unis (Pantin: Le Temps des Cerises, 2006). Ha appena pubblicato Doppia Morale. Cuba, l’Union européenne et les droits de l’homme (Paris: Editions Estrella, 2008).
Contacto: lamranisalim@yahoo.fr