www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 24-07-08 - n. 238

da granmacubaweb (versione in italiano) - www.granma.cu/italiano/2008/julio/mier23/socialismo-it.html
 
Socialismo significa giustizia sociale ed uguaglianza, ma l’uguaglianza non è l’egualitarismo
 
Discorso pronunciato dal Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, alla conclusione della prima sessione ordinaria della VII Legislatura dell’Assemblea Nazionale del Poder Popular. Palazzo delle Convenzioni, 11 luglio del 2008, "50º Anno della Rivoluzione"
 
Compagne e compagni:
 
La Dichiarazione d’appoggio ai nostri Cinque compatrioti che soffrono ingiuste condanne nelle prigioni degli Stati Uniti, approvata da questa Assemblea, è un’altra modesta azione nella lotta per la loro liberazione, che non s’interromperà sino al loro ritorno, con il sostegno crescente di tutti coloro che nel mondo intero credono nella giustizia.
 
A Gerardo, Antonio, Ramón, Fernando e René, inviamo il forte abbraccio del Parlamento cubano.
 
Una parte importante di questa prima sessione ordinaria l’abbiamo dedicata ad analizzare cose tanto vitali come la protezione del lavoratore e il suo diritto a un giusto ritiro.
 
Il progetto della nuova Legge di Sicurezza Sociale, e soprattutto i cambi proposti per l’età della pensione e gli anni di lavoro per averne diritto, corrispondono alla realtà di un paese dove la speranza di vita è sempre più alta e la natalità si mantiene, da alcuni anni, con cifre molto basse.
 
Permettetemi di dedicare alcuni minuti e d’insistere, ampliare o attualizzare alcuni dei dati che voi avete ricevuto o che sono statti esposti dal Ministro del Lavoro e la Previdenza Sociale, su questi due indici: la speranza di vita e la natalità, che rendono necessaria la necessità di modificare la Legge di Previdenza Sociale, con l’obiettivo d’informare direttamente al nostro popolo.
 
Ho qui il "Riassunto esecutivo del calcolo della Speranza di Vita in Cuba", concluso solo pochi giorni fa dall’Ufficio Nazionale di Statistica e che non è ancora stato pubblicato.
 
Leggo un paragrafo:
 
"Cuba nel periodo 2005-2007 ha raggiunto una speranza de vita di 77,97 anni per i due sessi: 76 per gli uomini e 80,02 per le donne".
 
In altre parole questo privilegio che riguarda ugualmente tutti i cubani, ci situa tra il 25% della popolazione del pianeta i cui bambini possono aspirare a vivere 77 o più anni.
 
Significa anche che i nostri compatrioti vivono cinque anni più della media del resto dei latino americani e degli abitanti dei Caraibi.
 
Non ci sono differenze notevoli tra le province, ma come dato curioso i risultati più bassi si vedono nella capitale con 76,81 anni e i più alti a Las Tunas con 79,27, così che non consiglio d’emigrare da oriente a occidente a coloro che aspirano a vivere il più a lungo possibile.
 
Nel periodo 1950-1955, quando attaccammo la Caserma Moncada, la speranza de vita alla nascita era di circa 59 anni, ossia da allora si è incrementata di circa 20 anni, nonostante le difficoltà imposte dal blocco e il resto delle aggressioni dell’impero, alle quali si sommarono successivamente i problemi derivati dal periodo speciale. Questa è senza dubbio una gran vittoria della Rivoluzione.
 
Un altro indice molto importante, per la sua implicazione nel tema che analizziamo, è quanto vivrà, come media, un cubano che oggi ha 60 anni
 
d’età. È quello che si definisce speranza di vita geriatrica, che attualmente è di 20,8 anni per gli uomini, l’ottavo posto a livello mondiale con Francia e Italia. Gli Stati Uniti occupano il 10º - e per le donne cubane è di 23,4 anni, il 16º posto nel pianeta, al disopra di paesi come il Regno Unito, la Danimarca e la Norvegia.
 
Agli anni della pensione vanno aggiunti quei venti anni che come norma sono la tappa da bambino e da studente, nella quale logicamente non si produce, ma si apprendono le conoscenze necessarie, questione ugualmente essenziale.
 
Cioè, durante un periodo superiore ai 40 anni, poco più di metà della aspettativa di vita di un cubano, tutte le spese necessarie sono coperte da coloro che lavorano che come spiegherò dopo, divengono sempre meno.
 
È una situazione demografica ed economica molto differente a quella esistente il primo maggio del 1963, quando la Rivoluzione promulgò la Legge 1100, che per la prima volta garantì nel nostro paese la previdenza sociale a tutti i lavoratori e alle loro famiglie.
 
Da quel giorno lo Stato rivoluzionario ha assunto anche le spese delle 55 "casse di ritiro", esistenti sino ad allora, incapaci di pagare le pensioni a migliaia di operai che avevano contribuito a mantenerle durante tutta la vita lavorativa, per scoprire nella vecchiaia che i fondi erano stati rubati dai funzionari dei governi corrotti prima del 1959 e soprattutto nella tiranna di Batista, lasciandoli completamente in miseria.
 
Nel mese di maggio del 1963 fu stabilita l’età pensionabile a 60 anni per gli uomini e 55 per le donne, in un momento in cui il principale problema del paese erano le migliaia di disoccupati, gli indici di natalità rompevano il record storico e la speranza di vita era relativamente bassa, di circa 62 anni.
 
La realtà attuale è radicalmente distinta e impone d’estendere la vita lavorativa attiva dei cittadini. Ricordate che nel bilancio approvato da questa Assemblea per quest’anno, le spese per la previdenza e l’assistenza sociale rappresentano il 13 ,8%, una cifra vicina ai 5.200 milioni di pesos.
 
Inoltre a tutto questo si somma il problema della bassa natalità persistente da decenni; questo e altri fattori motivano la lieve diminuzione della popolazione negli ultimi anni.
 
Nel 2006 le nascite hanno toccato il livello più basso degli ultimi 60 anni e la popolazione è diminuita di 4000 abitanti rispetto all’anno precedente. Nel 2007 è diminuita un poco meno, per un piccolo incremento della natalità, ma la tendenza si mantiene.
 
La combinazione di tutti questi processi comincia a riflettersi in maniera sfavorevole sulla popolazione in età lavorativa Se nel 1980 vi giunsero 238.000 giovani, l’anno scorso questa cifra è stata di circa 166.000 -72.000 meno- e si stima che discenderà sino a 129.000 per il 2020.
 
Questi pronostici indicano che nell’anno 2025 ci saranno 770.000 cittadini in meno in età lavorativa del totale attuale e nei termini della Legge di Previdenza Sociale vigente, saranno più coloro che lasceranno la vita lavorativa attiva di coloro che vi entreranno a far parte.
 
Sono inoltre problemi, come tutti quelli demografici, che non si possono risolvere in tempi brevi e il tempo passa rapido!
 
Le persone con più di 60 anni costituivano nel 2007 il 16,6% degli abitanti del paese (un anno prima erano il 15,9%), e aumenteranno in questa proporzione in forma sempre più pronunciata nei prossimi anni.
 
In realtà non abbiamo scoperto niente di nuovo. Come riflettono i dati che avete le modificazioni incluse in questo Progetto di Legge, si applicano da anni nelle nazioni che affrontano una simile situazione demografica - i paesi più sviluppati in generale – anche se come si sa questi paesi ammortizzano gli effetti negativi con il furto dei cervelli e l’importazione di mano d’opera economica, proveniente dal Terzo Mondo.
 
Alcuni dati. Età della pensione negli Stati Uniti è di 65 anni, sia per gli uomini che per le donne; lo stesso in Canada e in Messico, tra i paesi d’America.
 
In Europa esistono gli stessi parametri di 65 anni per i due sessi in Finlandia, Svezia, Spagna e Germania, in Asia, in Giappone. Ne potremmo citare anche altri.
 
Vediamo quelli che hanno stabilito i 65 anni per gli uomini e 60 per le donne come proponiamo noi. In America, Argentina, Brasile e Cile, tra gli altri; in Asia, Israele, Iran, e in Europa, Italia, Polonia, Romania e Austria – che ha annunciato che porterà a 65 gli anni della anche per le donne. E ci sono altri esempi.
 
Molti paesi hanno privatizzato il sistema di previdenza sociale o questo non copre tutta la popolazione. In buona parte del mondo, il neo liberismo ha fatto si che lo Stato si liberi del problema e che ognuno si arrangi come può.
 
E non si tratta solo di cifre: è evidente che la generalità dei cubani, come tutti coloro che nel mondo contano su adeguati servizi sanitari e un’alimentazione soddisfacente, giungono in buone condizioni fisiche e mentali ai 60 , 65 anni e in età più avanzate.
 
Questo si apprezza a prima vista anche se, come accade, ci sono eccezioni che la legge tiene in considerazione.
 
Nella loro grande maggioranza sono i professionisti, tecnici o persone che svolgono professioni importanti, a volte in numero insufficiente - sommamente necessari al paese – che si sentono in grado di continuare a lavorare, ricevendo la retribuzione corrispondente.
 
Questa è una strada fattibile per le reali possibilità economiche attuali, incrementando le entrate di un importante settore della popolazione, e mi riferisco ovviamente a coloro che andranno in pensione in accordo con le norme della nuova legge.
 
Mi sono esteso, ma penso che il tema lo meriti.
 
Il Progetto Legge presentato include altre possibilità, come quella di ritornare al lavoro ricevendo il salario completo a coloro che andranno in pensione con le nuove regole. Inoltre modifica il calcolo delle pensioni perché coloro che si pensioneranno secondo i nuovi requisiti d’età e il numero d’anni di lavoro, riceveranno una pensione superiore, più corrispondente al salario e alla presenza nel posto di lavoro.
 
Inoltre si studia - anche se non è una parte di questa legge - la possibilità di avere più di un contratto di lavoro, ricevendo il totale delle entrate corrispondenti per la persona che lo desidera, nel detto multi impiego.
 
Com’è già stato spiegato, l’applicazione delle nuove regole sarà un processo graduale che si svilupperà nei prossimi sette anni, con l’obiettivo di non danneggiare i lavoratori che giungeranno in questi anni all’età della pensione prevista nella Legge attuale e desiderano riceverne i benefici.
 
Si è pensato inizialmente in una tappa di transizione di dieci anni, ma più la prolungheremo più forte sarà la crisi, dato che a partire dal 2020 saranno di più coloro che andranno in pensione di coloro che s’incorporeranno al mondo del lavoro, nei termini della Legge di Previdenza Sociale vigente.
 
Ricordatevi che ho detto che nell’anno 2025 avremo 770.000 lavoratori in meno.
 
Una volta incorporate le considerazioni emesse dai deputati in questi giorni e quelle che si riceveranno dalle consultazioni previste con i lavoratori, si redigerà il Progetto Legge che poi sottoporremo all’Assemblea nella prossima sessione ordinaria alla fine dell’anno.
 
È un nuovo passo, tra i molti che dovremo fare, nello stabilimento delle norme e meccanismi indirizzati a far sì che il salario recuperi il suo valore.
 
Aggiungo solo che si continua a studiare integralmente il problema del salario, per incrementarlo in maniera graduale e secondo le priorità. Non menziono date né settori. Dipenderà dalla situazione economica del paese, inevitabilmente vincolata alla crisi esistente oggi nel mondo, che si potrà anche aggravare. È mio dovere esprimerlo con franchezza, ma non sarebbe etico creare false aspettative. Dire il contrario sarebbe un inganno.
 
Passo ad un altro importante tema: oggi ci mancano maestri e professori. Per diverse cause migliaia non stanno più nelle aule; alcuni pensionati, altri per svolgere responsabilità differenti, fuori dal settore dell’educazione, poiché sono quadri ideali per compiti molteplici e in ogni luogo sono benvenuti. A questi fattori si somma il problema del salario.
 
Faccio un richiamo a questi maestri e professori perché ritornino alla loro nobile professione e, nel caso dei pensionati che possono apportare la loro professionalità e la loro esperienza in un’aula, proporremo al Consiglio di Stato, prima che inizi il nuovo corso scolastico, d’approvare la nuova Legge di Previdenza Sociale, che li autorizzi provvisoriamente e in forma eccezionale a ricevere, dal loro rientro il salario integro previsto, senza limitare il diritto della pensione.
 
Confidiamo che saranno molti coloro che ritorneranno per apportare le conquiste della nostra educazione aiutando nello sviluppo della preparazione e dello sviluppo dei maestri giovani, coloro che hanno contribuito a far sì che Cuba occupi uno dei primi posti in questo decisivo settore, come ha dimostrato uno studio recente della UNESCO, che situa il nostro paese al primo posto tra tutti quelli dell’America Latina, in matematica e lettura nelle elementari e in matematica e scienze sino alle medie, con più di 100 punti al disopra della media regionale. Esistono deficienze, le conosciamo, ma non ci sono dubbi che i nostri maestri e professori meritano tutto il riconoscimento e il rispetto di tutta la società e soprattutto quello dei genitori e degli alunni.
 
Ricordo che alcuni anni fa di fronte alla necessità di rimodernare in forma totale le nostre riserve d’armi, chiamammo ingegneri tecnici e operai specializzati e altri specialisti dell’Industria Militare già pensionati.
 
Molti risposero e continuano a lavorare anche se sono nonne e nonni.
 
Tornando al tema del salario: tutti vorremmo andare più rapidamente, ma è necessario attuare con realismo, come non fanno coloro che propalano nel mondo l’assurda, ma non ingenua menzogna che un lavoratore cubano guadagna l’equivalente di 17 dollari al mese come media.
 
Semplicemente calcolano un salario medio di Cuba sul tasso stabilito dalle case di cambio note come CADECA, un dollaro per 25 pesos nazionali. Lo fanno sapendo benissimo che con 30 volte questi 17 dollari, per dire una cifra molto scarsa, nessuno, in nessun paese capitalista, avrebbe accesso a tutto quello a cui invece accede normalmente qualsiasi famiglia cubana.
 
Un solo esempio, un nucleo familiare medio paga mensilmente 118 pesos per i prodotti facilitati, il cui costo ai prezzi attuali è di 61 dollari.
 
Non significa che siamo soddisfatti con quanto abbiamo fatto. Conosciamo le difficoltà, i prodotti che scarseggiano, e lavoriamo per far sì che siano sempre meno quelli che mancano.
 
Se apporteremo tutti, tutto si risolverà più rapidamente, perché dobbiamo essere coscienti che ogni aumento di salario che si approva od ogni prezzo stabilito deve corrispondere alle possibilità dell’economia.
 
Al contrario, semplicemente aumenta il denaro circolante, i prezzi aumentano automaticamente e non c’è un aumento reale del potere d’acquisto.
 
Queste non sono questioni che si risolvono con un decreto. Nel nostro caso sono anche più complesse perché la RIvoluzione non applica le dette "terapie d’impatto", che non fanno altro che gettare sul popolo tutte le conseguenze della crisi. Inoltre esistono vizi nelle menti di quadri e lavoratori, come l’indisciplina o la tolleranza di fronte a questa, con un’incidenza nella produzione e nell’efficienza.
 
Che il lavoratore si senta padrone dei mezzi di produzione non dipende solo da spiegazioni tecniche, né dal fatto che lo si consideri nella su attività. È molto importante che le sue entrate corrispondano all’apporto personale e al compimento nel centro di lavoro dell’oggetto sociale per cui è stato costituto, cioè sviluppando la produzione o l’offerta di servizi che sono stati stabiliti.
 
Riassumendo: che ognuno riceva per il suo lavoro e per questo si devono compiere le seguenti premesse indispensabili:
 
Primo: che questo lavoro apporti realmente per quel che poi tutti vogliono ricevere.
 
Secondo: ordine, controllo e rigorose esigenze che assicurino efficienza e risparmio, ed evitino i furti e lo spreco delle risorse.
 
Terzo: eliminare le gratuità indebite e l’eccesso di sussidi. Ripeto, eliminare le gratuità indebite e l’eccesso di sussidi.
 
Quarto: un adeguato sistema d’imposte e contributi, in modo che tutti apporteremo al sostenimento dei servizi che si offrono gratuitamente o a prezzi fortemente sussidiati, e finanziare attività come la difesa, la sicurezza e l’ordine interno, l’amministrazione pubblica e altre voci imprescindibili per il funzionamento di qualsiasi paese.
 
Socialismo significa giustizia sociale e uguaglianza, ma uguaglianza di diritti, di opportunità, non di entrate. Uguaglianza non è egualitarismo. Questa, in ultima istanza, è una forma di sfruttamento: quella del buon lavoratore da parte di quello che non lo è o peggio ancora da parte dello sfaticato.
 
Un altro fatto decisivo è che la forza lavoro sia lì dov’è necessaria. Al contrario, chi seminerà gli alimenti che consumiamo e aumentano di prezzo in continuazione nei mercati internazionali?
 
(Continua)