www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 19-04-09 - n. 270

da Granma Cubaweb (Versione in Italiano) - www.granma.cu/italiano/2009/abril/sabado18/ALBA.html
 
Il Vertice dell’ALBA
 
di Lázaro Barredo Medina
 
18/04/2009
 
Quel che è appena successo nel Vertice dell’ALBA di Cumaná marca un momento importante per la regione, non solamente per l’adozione di una posizione coraggiosa e ferma prima del Vertice delle Americhe senza precedenti in America Latina, ma anche perché pone in evidenza un’associazione di paesi che profila una soluzione per il futuro e che sta facendo onore al suo nome, evidenziando al mondo intero ciò che sta nascendo in questo gruppo.
 
Non è esagerato concepire l’ALBA come un avvenimento molto significativo, perché quest’idea, come ha spiegato Chávez, è sorta nell’isola Margarita durante un Vertice dell’Associazione degli Stati dei Caraibi, simbolicamente contrapposta all’ALCA; pochi giorni dopo Fidel chiese informazioni su quella cosa e a partire da lì i nostri due governi e i nostri due popoli hanno cominciato a lavorare. [I popoli venezuelano e cubano NdC]
 
Siamo in presenza di un’istituzione che non ha nemmeno quattro anni di vita e si è già dimostrata un’alternativa reale e concreta al panamericanismo promosso dagli Stati Uniti e dall’OEA: l’ALBA sviluppa più di 100 progetti in vari paesi, con un serio impegno di solidarietà tra i popoli, senza nazionalismi egoistici o politiche nazionali restrittive che possano negare l’obiettivo di costruire una vera integrazione, in cui si sfruttino i vantaggi cooperativi tra le differenti nazioni associate per compensare le asimmetrie tra i paesi membri.
 
Forse dipende da queste ragioni la manipolazione dei media internazionali, che hanno fatto sì che il VII Vertice Presidenziale dell’ALBA non abbia avuto l’adeguata ripercussione, pretendendo di diminuire il suo impatto informativo o trasformandola nella riunione “mai esistita”. Richiama l’attenzione il fatto che le decisioni di una riunione dove sono intervenuti alti dirigenti di nove paesi - sei presidenti, due primi ministri e un ministro degli esteri - con molte altre personalità, tra le quali il presidente dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, praticamente, sia stata messa a tacere.
 
Che cos’è avvenuto a Cumaná?
 
Da quando il Generale d’Esercito Raúl Castro Ruz, Presidente della Repubblica di Cuba è giunto in questa storica città, l’atmosfera presente poche ore dopo nel Salone delle Riunioni del Museo d’Arte Contemporanea e cambiata. Lo ha fato subito capire l’affettuoso ricevimento da parte di quella forza tellurica che si chiama Hugo Chávez Frías, che ha reiterato la necessità di fissare una posizione di condanna del blocco imposto a Cuba, in attesa del Vertice delle Americhe, a Puerto España, Trinidad y Tobago.
 
La popolazione di Cumaná ha espresso gli stessi sentimenti per tutto il percorso, con le bandiere cubane fra le mani, al grido di: “Viva Fidel! e Viva Raúl!”, e con cartelloni di condanna del blocco. Cumaná, che in lingua indigena significa “Unione del mare col fiume” è la capitale dello Stato di Sucre, a 400 Km. da Caracas. È stata la prima città fondata dagli spagnoli in terra ferma del continente americano e qui nacque un altro degli Eroi della liberazione: Antonio José de Sucre, il Maresciallo di Ayacucho. La riunione dell’ALBA in questo bel luogo situato sul mare dei Caraibi, presenta come un simbolo - che la popolazione in maggioranza bolivariana mostra con orgoglio - la caserma della città dove prestò servizio il giovane tenente Hugo Chávez Frías, che proprio qui cominciò la sua attività rivoluzionaria.
 
Raúl, giunto al Salone del Museo dell’Arte Contemporanea, ha ricevuto il saluto di molti altri amici, come i presidenti Evo Morales, Daniel Ortega, Manuel Zelaya, Fernando Lugo, dei primi ministri di Dominica e di San Vicente y las Granadinas, Roosevelt Skerrit e Ralph Gonzalvez, del ministro degli esteri dell’Ecuador, Fander Falconi, altri ministri e personalità politiche e della cultura.
 
La riunione non ha precedenti per la volontà unanime di esigere dagli Stati Uniti la riparazione dell’ingiustizia storica inflitta al popolo di Cuba, chiedendo l’eliminazione totale del genocida blocco economico, commerciale e finanziario imposto da 48 anni.
 
Ugualmente va segnalato il profondo significato che nel mezzo della grave sfida della crisi economica e sociale mondiale, nell’ALBA si decida di creare l’1º gennaio del 2010 una moneta comune denominata SUCRE (Sistema Unico di Compenso Regionale), che prima di divenire una moneta fisicamente corrente, sarà delineata come una moneta virtuale per la creazione di un’unità di conto comune.
 
A questo si aggiungono i progetti economici approvati che saranno finanziati dal Banco dell’ALBA, tra i quali la consegna di 9.3 milioni di dollari per la produzione di riso a Haiti e altri 5 milioni di dollari per lanciare una campagna d’alfabetizzazione, sempre ad Haiti. Inoltre, la consegna di 50 milioni di dollari per supplire al boicottaggio e al ricatto degli USA contro il Nicaragua, di fronte al possibile ritiro del Conto Sfida del Millennio, CRM.
 
Inoltre, e non meno importante: l’espansione dell’ALBA, con l’annuncio del prossimo ingresso di San Vicente y las Granadinas e la presenza, come invitati, di Paraguay ed Ecuador.
 
Non esagero quando dico che non c’è stato un solo intervento che non condannasse gli Stati Uniti o che non domandasse all’attuale presidente Barack Obama di non condizionare Cuba, limitandosi alle misure minime d’eliminazione di alcune restrizioni ai viaggi e alle rimesse, ma che rispetti le 17 risoluzioni delle Nazioni Unite con cui il mondo intero ha chiesto l’eliminazione del blocco, responsabile di tanti danni al popolo cubano.
 
È stato come un annuncio della valanga di reclami contro il blocco che cadrà in testa agli Stati Uniti nel Vertice delle Americhe.
 
In questo contesto di scambi e di opinioni, uno dei presidenti ha insistito sul ruolo dell’OEA e sulla riparazione storica del ritorno di Cuba. (..)
 
Raúl ha improvvisato il suo intervento di ringraziamento e chiarimento storico. Non si sentiva volare una mosca e tutto il personale del Venezuela di protocollo e d’appoggio ha paralizzato il lavoro per ascoltarlo. Guardando i visi di quelle persone, molti segnati dalle lotte rivoluzionarie e dalle battaglie politiche di questi anni, si poteva apprezzare la commozione che invadeva l’auditorio. Quando Raúl ha terminato, un giovane dirigente boliviano ha esclamato ad alta voce “Cuba sì, yankee no!” Al mio fianco una giovane emozionata, aveva gli occhi pieni di lacrime e quando l’ho guardata mi ha detto: “È la storia viva che parla!”
 
Gli applausi, con tutti i presenti in piedi, sono stati un avviso di quel che è avvenuto dopo, perché molte persone non hanno tralasciato di esprimergli personalmente il riconoscimento per quel che aveva detto e come lo aveva detto.
 
Daniel Ortega ha sottolineato i sentimenti di tutti: “Raúl, siamo orgogliosi perché con la tua voce parla la dignità del popolo di Cuba e di Fidel”.
 
Quando i presidenti e le altre personalità si sono diretti al Parco Ayacucho per rendere omaggio al Maresciallo Sucre, il popolo ha voluto salutare tutti, ma il tema cubano ha avuto un prolungamento di quello che era già accaduto nel Vertice. La stessa scena si è ripetuta dopo il percorso della caserma dove serviva Chávez, quando era tenente.
 
Poi l’alba ha sorpreso numerosi compagni di vari paesi, guidati dal presidente di Honduras, Manuel Zelaya, a preparare una proposta di documenti dell’ALBA per il V Vertice delle Americhe, dove tutti i capi di delegazione reitereranno i fatti dibattuti e fisseranno dettagliatamente i reclami agli Stati Uniti, rispetto a Cuba.
 
Dopo due giornate d’intenso lavoro si ritorna in Patria; prima di salire sull’aereo Raúl saluta e scherza con tutti i compagni che l’hanno accompagnato ed esclama soddisfatto:
 
“È stata davvero una buona riunione!”
 
(Traduzione Granma Int.).