www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 18-05-10 - n. 319

da www.kaosenlared.net/noticia/un-pais-llamado-cultucuba
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
Un paese chiamato Cultuba
 
di Carlos Tena
 
12/05/2010
 
Diceva il filosofo e matematico francese René Descartes (1596-1650) che se l'essere umano avesse una conoscenza assoluta, avrebbe libertà assoluta; che più sappiamo, più ci sentiremo liberi; pertanto, il miglior modo di preservare la conoscenza e la libertà di coscienza che possediamo, è condividerli con tutto il mondo.
 
Il nefasto è quando quella conoscenza, si mette al servizio della doppia morale ed acquisisce la dimensione di assoluta ignoranza, come hanno recentemente fatto un centinaio di presunti intellettuali ed artisti spagnoli (e coloro del versante più tradizionalista degli spagnolisti che in altri tempi si consideravano di sinistra) o, cosa ancor più grave, se ci si colloca dalla parte del silenzio davanti alla violenza, alla censura, alla tortura e alla morte che distruggono la propria società.
 
Dice il pensatore Javier Sádaba (Portugalete 1940) che il silenzio è la vigliaccheria degli intellettuali; una paura che si trasforma in imperdonabile viltà, in alto tradimento della cultura e dell'umanità. Aggiungendo subito
 
Il nemico dei popoli e delle persone possiede la seconda arma più potente: il denaro.
Noi abbiamo la prima: la ragione.
 
Miguel di Unamuno lesse Martí e quest’ultimo Socrate. Forse per tale ragione, tutte e tre affermavano che solo colui che sa è libero. Per questa stessa ragione, quando un televisore cubano si accende, la prima cosa che appare sullo schermo è la frase dell'Apostolo :
Un popolo colto è un popolo libero,
perché è necessario ricordare una ed un milione di volte ancora, che solo la cultura porta alla libertà.
 
Non si può parlare della libertà di volare se non abbiamo le ali; non esisterà quella di pensare, se non ci viene insegnato a ragionare. La misura della libertà dei popoli è quella della sua conoscenza. Pertanto, quegli intellettuali che condannano Cuba non rappresentano altra cosa che non sia la loro propria ignoranza.
Per terminare questa breve serie di precisazioni, non posso fare a meno che ricordare Aristotele:
Solo una società che abbia libero accesso alla conoscenza, sarà una società formata da uomini e donne liberi.
 
Dal trionfo della Rivoluzione, la cultura e la conoscenza, in tutte le loro dimensioni, sono state, e sono, i principali modelli su cui si basa il pensiero cubano, espresse per mezzo della letteratura, il balletto, la musica o la scienza.
Risulta essere quantomeno ridicolo, di un patetico rasente la schizofrenia, i recenti numeri circensi di quegli pseudo intellettuali, nemici dichiarati del raziocinio, ma non del denaro, che gridano contro una società assediata ed aggredita dai suoi vicini, padroni di una cultura più speciale degli altri, come è quella delle bombe atomiche e dello sterminio di milioni di cittadini innocenti.
Gridano contro Cuba, perché ha garantito a tutti i propri cittadini, i più elementari dei diritti umani, collocando i suoi livelli di protezione sociale al di sopra di tutti quelli dei paesi dell'America Latina e degli stessi USA.
 
Non hanno mai alzato la loro voce per fermare il ciclone di assassini in Afghanistan o Iraq, Palestina o Sahara, Colombia o Messico, Honduras o Perù.
Hanno volontariamente taciuto al proprio intelletto per evitare che le loro attività ed i loro contratti, conferenze o inviti, venissero danneggiati.
Il loro quoziente intellettuale è in funzione diretta del loro conto corrente, il loro senso dell'etica è quello dettato da coloro che uccidono bambini donne ed anziani in mezzo mondo, con mine, proiettili e abusi di ogni tipo.
Applaudono ed acclamano l’innocente sangue versato.
 
Non è che condannano Cuba, ma al diritto dei propri abitanti ad una vita mille volte più decente della loro, ad un'esistenza dove ci sono certamente carenze, ma è degna; mettono la loro scarsa conoscenza al servizio di coloro che vogliono portare sull’isola più esemplare del globo terracqueo, quei livelli di miseria morale, incultura, violenza ed ingiustizia, censura, manipolazione, tortura che caratterizzano la loro Spagna tanto echeggiata.
La loro ipocrisia ed ignoranza volontaria ha raggiunto l’altezza di una cima impensabile, e la caduta sarà molto dura perché hanno perso anche la poca credibilità che ancora avevano.
 
A nome di tutti coloro che amano quel paese nobile, orgoglioso della sua indipendenza, colto e quindi libero, che soffre da più di mezzo secolo per colpa di un infame blocco, condannato dalla schiacciante maggioranza delle nazioni rappresentate all'ONU, torniamo a proclamare che la Rivoluzione non cade per queste tristi esagerazioni di cui sono stati protagonisti, perché la loro condanna è da quattro soldi, rozza, falsa e grossolana.
 
Cuba è sinonimo di cultura, di conoscenza; così tanta che a quel territorio colmo di letteratura, poesia, canzoni, cinema, sport, musica, già la si conosce come Cultuba
 
 

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