www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 19-12-11 - n. 390

da Rebelion - http://www.rebelion.org/noticia.php?id=141481&titular=la-continuidad-de-su-simiente-
Traduzione dallo spagnolo per www.resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
 
La continuità del suo insegnamento
 
Lidia Sol Michel
 
18/12/2011
 
"La rivoluzione che ha fatto il popolo, col braccio di Fidel Castro, è cubana come la Sierra Maestra, americana come le Ande e universale come i valori umani che incarna".
 
Raúl Roa García. Il Cancelliere della Dignità.
 
Coloro cui piace la nazione cubana, di solito, ignorano il suo patrimonio morale. Un patrimonio che è cresciuto con forza dai suoi padri pensatori (José Agustín Caballero, Félix Varela, José de la Luz y Caballero, e José Martí) in tempi antichi ma decisivi che hanno lasciato un'eredità etica consolidata nell'agire contemporaneo. Da quest'impronta storica prendono corpo le idee di oggi, paladine di una sovranità legittima e indiscutibile, ottenuta in tante battaglie per arrivare a quello che continua a essere un impegno popolare di massa.
 
Gli uni nell'ignoranza di ciò, gli altri nella voracità frustrata, continuano a ripetere malvagità per assediare e comprare persone per il lavoro sporco. Da più di cinque decenni denaro pubblico nordamericano produce sabotaggi, campagne mediatiche e scaramucce pianificate nel consueto scenario del sud della Florida col beneplacito delle istituzioni governative. I progetti arrivano all'ufficio degli interessi di Washington all'Avana, dove si preparano i piani destabilizzanti, ma inefficaci in questa strategia. La disponibilità a seguire il gioco di ruolo che pianificano è ben poca. I loro autori non riescono a capire l'eredità secolare dell'anima creola nel proteggere gli ideali del suo volere. Basta una frase di Martì per capire: "Solo i nemici dell'indipendenza possono stare con quelli che non la tradiscono nel cuore".
 
La reazione di Cuba non dipende da garofani rossi o abiti bianchi ma dalle istruzioni che eseguono signori e signore che si sono allontanati dalla loro condizione prestandosi agli interessi stranieri. In questione non è la loro dissidenza ma la loro provata connivenza con gli aguzzini del popolo cubano. Lo fanno per prepotenza egemonica cercando di cancellare con la forza ciò che ha creato la vocazione sociale dello Stato. Non è invano l'intransigenza cittadina lì dove si trama per sminuire gli onori conquistati. Non c'è da stupirsi se li difendono in massa e rispondono nelle strade e in rete.
 
Agitare le idee fa luce sulle verità. Le flottiglie liberatrici che partono da Miami verso le frontiere con l'isola rimangono ciò che sono, scialuppe nottambule e i loro fuochi artificiali sono fatui come i protagonisti al margine della realtà. L'alienazione di certa stampa su Cuba la trasforma nel riflesso di ciò che non è obiettivo, che non è libertà di espressione, che non è giornalismo. Le loro manipolazioni sono più estemporanee che offensive, di conseguenza, non riescono a incidere e procurano solo discredito. I grandi media non sono più tali, per loro volontà, a partire da ciò che pubblicano e non pubblicano. Nel caso cubano non ascoltano il sentire della maggioranza, e annoiano parlando in nome di un popolo che non gli ha concesso nessun mandato.
 
Alimentare l'informazione su Cuba con menzogne rimarrà una strategia mediocre. Si vede già la proliferazione di altre voci che si vanno consolidando negli spazi concessi dalle nuove tecnologie; la loro visione è di una stirpe che ha l'impegno di dare continuità al suo seme.
 

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