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- popoli resistenti - cuba - 27-01-13 - n. 438
La gioventù cubana è un arcobaleno molto diversificato
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare
27/01/2013
Intervista a Leira Sánchez Valdivia, responsabile delle Relazioni Internazionali dell'Unione dei Giovani Comunisti di Cuba, a cura di cubainformacion.tv. Testo pubblicato nel 24° numero di Cubainformacion - Inverno 2012/2013
- Poiché tutti i media internazionali danno una versione molto distorta, sia della gioventù cubana che delle organizzazioni del paese, come è possibile spiegare a chi sta all'estero, permeabile ai miti mediatici, cos'è la UJC e il suo ruolo nella società cubana?
- La UJC è un'organizzazione politica, l'ala giovanile del Partito Comunista di Cuba, con più di 50 anni di lavoro. Ha due responsabilità principali: una responsabilità statale, come affermato nella Costituzione della Repubblica, all'articolo 6, dove si riconosce l'UJC come responsabile di rappresentare la gioventù del paese, con piena capacità di contribuire alla costruzione del nostro sistema socialista; ed è anche l'organizzazione politica giovanile del nostro Partito.
La nostra organizzazione è attualmente composta da più di 400.000 giovani militanti. Si è dovuta articolare con le nuove generazioni per poter contribuire alla formazione professionale, all'orientamento vocazionale, in modo che ognuno degli interessi risponda alle richieste e esigenze della Rivoluzione oggi. I temi discussi nel nostro IX Congresso sono strettamente legati al ruolo che l'organizzazione deve sviluppare per essere in grado di raggiungere l'efficienza economica in ogni posto di lavoro, in ogni campo coltivato. Ci sono stati più di 30.000 giovani che hanno beneficiato della legge 2/59 della consegna della terra in usufrutto, per esempio.
Abbiamo diversi movimenti, uno di essi è quello delle Brigate Tecniche Giovanili, che si articola con tutti i giovani del settore produttivo fino ai 35 anni di età, che ha la missione di far si che i giovani si avvicinino a una crescita permanente, alla formazione vocazionale, essendo adesso lavoratori. C'è anche la Brigata Giovanile Contadina, un movimento che non è emerso in parallelo all'Associazione Nazionale dei Piccoli Agricoltori (ANAP), ma la necessità propria di avere i giovani delle zone rurali identificati, impegnati, ci ha portato a formare questo gruppo, che ci permette inoltre di salvare le tradizioni culturali dei nostri mambises [ndr, guerriglieri cubani e filippini che nel XIX secolo hanno partecipato alle guerre di indipendenza di Cuba e Filippine] che rispondono all'eredità storica della Rivoluzione Cubana. Pertanto ritengo che la nostra Organizzazione sia in corrispondenza con ogni tappa storica della stessa.
Gli organismi dell'Amministrazione Centrale dello Stato riconoscono nell'UJC l'organizzazione responsabile di rappresentare i giovani e gli studenti del paese. Nel documento di base approvato nell'ultima Conferenza Nazionale del Partito, è stato dato un ruolo centrale all'UJC, e conferma che è la volontà del partito e del nostro Stato rispondere in modo differente alla gioventù.
- I media internazionali disegnano una Cuba e un processo rivoluzionario senza rilievo storico. Qual è il ruolo delle nuove generazioni, non solo dell'UJC, in questo rilievo e per l'immediato futuro?
- Penso che a questa domanda si debba rispondere guardando ai 54 anni della Rivoluzione. Ci sono giovani leader nelle direzioni territoriali di governo, nelle nostre organizzazioni che sono riflesso di questa continuità storica. Sono 53 anni che puntiamo sulla continuità della Rivoluzione, sviluppando tutte le nostre organizzazioni studentesche, le nostre organizzazioni sociali e la nostra organizzazione politica. Credo che la continuità sia assicurata dalla capacità che ha avuto la Rivoluzione di formare i propri dirigenti in modo che oggi ci siano giovani nei posti chiave del paese. Abbiamo sempre avuto possibilità, nel Parlamento cubano, nel paese con le nostre organizzazioni sociali, dove vi sono molti giovani che le dirigono. L'abbiamo dimostrato nella nostra capacità di dirigere con assoluta autonomia le nostre organizzazioni studentesche, i Pionieri, la FEU, o la FEEM.
- Il presidente Raul Castro ha enfatizzato molto, negli ultimi tempi, la cultura della differenza, di diversità di opinioni, di costruire da differenti posizioni una unità superiore. Come si lavora su questo nella UJC?
- Ciò che ha caratterizzato l'Organizzazione è il dialogo con le sue basi e questo significa che ogni leader studentesco o giovanile lo è nella misura della capacità di scambiare, di rappresentare e di garantire che il suo nucleo giovanile partecipi, si mobiliti e sia impegnato.
Lo sguardo giovanile alla discussione delle linee guida del Partito è stata critico ma accurato, impegnato, di fiducia nel futuro della Rivoluzione. Non usiamo il metodo di segregare chi non è d'accordo. Quello che però abbiamo ben chiaro è che non possiamo far concessioni sui principi, perché essi disciplinano le norme sociali. Questo lo abbiamo applicato fin dalla genesi stessa dell'UJC ma diventa sempre più necessario rafforzarlo, capirlo, implementarlo. Siamo in una società molto più diversificata, molto più arcobaleno, in mezzo a un mondo molto più diverso, con un livello di influenza dei media molto intenso, in cui ogni giovane deve decidere le posizioni che assume.
Tutti i movimenti giovanili sono aperti a tutti i giovani fino ai 35 anni di età, e dobbiamo essere in grado di dialogare con l'associazione che raggruppa l'avanguardia artistica e culturale giovane, di parlare con gli scienziati che si trovano all'interno delle Brigate tecniche giovanili, per parlare con i contadini che sono dentro le brigate giovanili contadine, essendo settori completamente diversi. Dobbiamo avere la capacità di dialogo e, dentro la stessa, continuare ad agire come organizzazione reggente e politica.
- Come funziona l'UJC con quei settori della gioventù cubana non tanto contrari al processo rivoluzionario, ma indifferenti, che non ci credono?
- Voglio partire da un criterio molto personale: i cosiddetti "settori informali" della gioventù è importante averli studiati, sapere ciò che li muove, perché non è un segreto che ci sia una politica di sovversione ideologica nei confronti della Rivoluzione cubana, che si rivolge specificamente a influenzare le giovani generazioni della Rivoluzione, insistendo sul fatto che questa generazione sarà quella che abbandonerà la Rivoluzione cubana.
Ma non esiste "marchio" alcuno in quanto ognuno è di un settore diverso, perché qualcuno rappresenta questo tipo di movimento o questo un altro. In realtà, questi giovani interagiscono in un modo o nell'altro in una organizzazione studentesca, in uno spazio istituzionale, in una scuola, in un quartiere, in cui vi sono le organizzazioni sociali, le organizzazioni studentesche, e il modo che abbiamo di agire è quello di riconoscerli come parte di tutto questo arcobaleno che è la società cubana, e che non sfugge dallo stesso arcobaleno delle società del mondo. Ha a che fare con lo sviluppo che ha avuto il mondo, con la globalizzazione delle culture emergenti e anche di pseudoculture. A Cuba non si sfugge a questo tipo di manifestazioni, non siamo un urna di cristallo, le abbiamo e bisogna accettarle.
Dopo venti anni di "periodo speciale" di una profonda crisi economica che ha colpito a fondo il nostro paese, gli spazi ricreativi erano molto vulnerabili, e abbiamo creato nuovi spazi, feste universitarie del libro e della lettura, festival del libro per tutto il popolo, festival culturali, il movimento di artisti dilettanti, ecc. Nella misura in cui noi andiamo recuperando economicamente, più possibilità abbiamo di poter coprire la domanda culturale e di intrattenimento per tutta la popolazione, giacché non è l'unico e esclusivo problema della gioventù cubana.
La Rivoluzione cubana, purtroppo, non ha potuto svilupparsi normalmente in campo economico, politico e sociale, perché per 54 anni abbiamo avuto la presenza del blocco ostile e genocida, che ha fortemente lacerato il pieno sviluppo della gioventù a Cuba.
- L'UJC ha oltre 400.000 militanti ed è un'organizzazione il cui ingresso è volontario ma selettivo. Spiegaci questo.
- Bisogna partire dal principio che l'UJC è un'organizzazione d'avanguardia e, pertanto, non siamo una organizzazione di massa. Bisogna capire che significa l'UJC come organizzazione giovanile del Partito, come organizzazione d'avanguardia all'interno della gioventù cubana, nella quale si necessita sempre che stiano coloro che hanno maggiori capacità di condurre i principi della Rivoluzione, per far si che il resto dei giovani abbiamo uno sguardo certo verso la Rivoluzione. Per questo è volontaria ma anche selettiva, perché non si può avere una militanza forzata nell'UJC, vale a dire, che non si forma una squadra di militanti comunisti in una scuola, o in qualsiasi posto di lavoro, questo avviene perché ogni giovane decide di essere militante dell'UJC. Il militante dell'UJC deve articolarsi come un giovane esemplare nel centro studentesco, sul posto di lavoro così come lo deve essere nella sua comunità, se ciò non avviene nella sua comunità, è limitato per esser un giovane d'avanguardia.
Nella misura in cui la nostra organizzazione riconosce in sé i migliori giovani cubani, sta anche riconoscendo i migliori membri del Partito per il futuro e garantisce in tal modo chiarezza e certezza che il Partito, che naturalmente è composto dal popolo, deve continuare ad essere l'avanguardia politica del popolo cubano.
- In una recente intervista con il Primo Segretario dell'UJC, che era un testo molto interessante per l'autocritica, afferma che l'UJC ha sofferto a volte di settarismo e formalismo, alcuni mali contro i quali si sta lottando.
- Il nostro Presidente Raul Castro è stato il primo che, dal 2008, sta chiedendo al popolo di essere molto più aperto alle discussioni, di accettare che ci siano delle differenze. I metodi che abbiamo stabilito possono darci la possibilità di essere rigidi nell'applicazione di alcune politiche. Bisogna continuare a insegnare alla gioventù che cosa significa lavorare nella diversità, rompendo lo schematismo e il settarismo, perché siamo responsabili di garantire l'unità del popolo cubano in pochi anni. La società che abbiamo oggi è molto più diversificata e molto più variabile di quella che avevamo venti anni fa, allo stesso modo che è sopravvissuta la Rivoluzione, che ha dovuto superare tutti gli attacchi per aver affermato 54 anni fa: "ci costituiamo come Rivoluzione Cubana e questi sono i nostri principi".
Stiamo facendo in modo che tutto il nostro popolo partecipi e che lo faccia da un attitudine cosciente, critica e costruttiva verso la nostra Rivoluzione. Proseguiamo prendendo misure per poter modificare e contribuire a questo cambiamento di mentalità, a partire dagli accordi del VI Congresso del PCC. E' necessaria la trasformazione e il cambiamento del nostro modo di reagire davanti ai fenomeni che abbiamo nella nostra società, che naturalmente nella gioventù acquisiscono una tonalità di colori più ampia.
Intervista: Joseph Manzaneda
Trascrizione / Redazione: Maite Sanchez
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