www.resistenze.org - popoli resistenti - cuba - 06-01-14 - n. 480

La Rivoluzione va avanti allo stesso modo, senza compromettersi con nessuno in assoluto, solo con il popolo!

Raúl Castro Ruz | granma.cu
Traduzione di Gioia Minuti

06/01/2014

Discorso del Generale d'Esercito Raúl Castro Ruz, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, nella manifestazione di commemorazione  del 55º Anniversario del trionfo della Rivoluzione, nel parco Carlos Manuel de Céspedes, a Santiago di Cuba, il 1º gennaio del 2014,  "56º Anno della Rivoluzione". (Versione stenografica del Consiglio di Stato)

Santiaghere e santiagheri;

Orientali;

Combattenti dell'Esercito Ribelle, della lotta clandestina e di tutte le azioni combattute in difesa della Rivoluzione in tutti questi 55 anni;

Compatrioti:

Nemmeno il più sognatore tra noi che accompagnavamo Fidel in una manifestazione come questa, il primo gennaio del 1959, poteva immaginarsi che oggi saremmo stati qui.

Non è stato per niente facile questo lungo e azzardato cammino.

Questo è stato possibile, prima di tutto, grazie all'immensa capacità di resistenza e di lotta di varie generazioni del nobile ed eroico popolo cubano, vero protagonista di questa sua Rivoluzione, che è il trionfo dello stesso ideale dei mambí che nel 1868, con la guida di de Céspedes,

 iniziarono la guerra per l'indipendenza dal giogo spagnolo; di Maceo e

Gómez, che con  José Martí nel 1895 ripresero le gesta di liberazione interrotte dall'intervento nordamericano nel 1898, che impedì l'entrata a Santiago di Cuba

dell'Esercito di Liberazione.

Ed è anche la causa che innalzarono contro la repubblica borghese e neocoloniale

Baliño, Mella, Rubén Martínez Villena, Guiteras e Jesús Menéndez, citando solo alcuni.

Fu quella l'ansia che motivò la Generazione del Centenario, con il comando di Fidel, ad assaltare le caserme  Moncada, in questa città, e Carlos Manuel de Céspedes, a Bayamo; a reagire alla sconfitta, a resistere al rigore della prigione, a venire con la spedizione dello yacht Granma, a sopportare il duro attacco di Alegría de Pío e incamminarsi sulla  Sierra Maestra per iniziare la lotta di guerriglia del nascente esercito Ribelle il cui Comandante in Capo esempio personale di valore in combattimenti tenacia e assoluta fede nella vittoria assieme alla sua vocazione unitaria e la sua indiscutibile figura di leader, ha saputo forgiare l'unità di tutte le forze rivoluzionarie e condurle al  definitivo trionfo. 

Esattamente 60 anni dopo il furto della vittoria alle truppe ribelli, stavolta  i mambí sì che entrarono nella città di Santiago di Cuba.

Rendiamo oggi il meritato omaggio a coloro che diedero la propria vita sulle montagne, nei campi e nelle città, ai combattenti dell'Esercito Ribelle e ai combattenti clandestini, a coloro che dopo il trionfo morirono in molte altre onorevoli missioni, a tutti coloro che hanno dedicato la gioventù e le energie a costruire il socialismo, facendosi guidare dalla predica martiana che tutta la gloria del mondo entra in un chicco di mais, e che non esiste soddisfazione o premio più grande che compiere il proprio dovere.

Non possiamo tralasciare di citare il contributo decisivo delle donne cubane lungo il processo rivoluzionario, come degne continuatrici dell'esempio di Mariana Grajales, la madre dei Maceo,  nella

 lotta guerrigliera e soprattutto nella  clandestinità,  sottoposti alla crudele persecuzione degli sbirri della tirannia.  

In occasione di questo 55º anniversario, la Televisione Cubana ha trasmesso il serial storico: "Clandestine", un giusto omaggio a quelle coraggiose ragazzine che rischiarono tante volte la vita, e alcune di loro sono qui presenti, con la nostra contentezza. (Applausi).

In questo stesso luogo, il Primo gennaio del 1959, nel mezzo del giubilo popolare che aveva conquistato tutto il paese, Fidel avvertì con una premonizione, e cito: "La Rivoluzione comincia adesso, la Rivoluzione non sarà un impegno facile, la Rivoluzione sarà un' impresa dura e piena di pericoli."

Ben presto si misero in marcia infinità di piani di destabilizzazione, cominciando con il rifugio offerto negli Stati Uniti a criminali e torturatori del regime di Batista ed anche a tutta una sorta di malversatori che si appropriarono dell'erario della nazione.

La Rivoluzione trionfante che dovette affrontare il fomento e l'organizzazione del terrorismo di Stato mediante il sabotaggio e il banditismo armato, che in due occasioni agì nelle sei province che esistevano allora nel paese; l'esclusione di Cuba dalla OSA e la rottura delle relazioni diplomatiche di tutti i paesi latinoamericani, con l'onorevole eccezione del Messico;  l'invasione di Playa Girón, il blocco economico, commerciale e finanziario, la forte campagna mediatica di massa per diffamare il processo rivoluzionario e i suoi leaders, soprattutto contro Fidel, obiettivo di più di 600 piani di attentati; la Crisi dei Missili, nell'ottobre del 1962;  il sequestro e gli attacchi alle imbarcazioni e agli aerei civili; l'assassinio di maestri e alfabetizzatori, operai, contadini, studenti e diplomatici, che ha lasciato una scia, sino ad ora, di 3.478 morti e 2.099 mutilati.

Sono stati 55 anni d'incessante lotta contro i disegni di undici amministrazioni nordamericane che, con maggiore o minore ostilità, non hanno mai  tralasciato il proposito di cambiare il regime economico e sociale frutto della Rivoluzione, di spegnere il suo esempio e instaurare di nuovo il dominio imperiale nella nostra Patria.

La Rivoluzione Cubana pose fine a vari miti, tra i quali quello che non era possibile costruire il socialismo in una piccola Isola, a 90 miglia dagli Stati Uniti. 

Una Rivoluzione che non è stata conseguenza di una confronto internazionale, nè ha contato con l'appoggio di masse dell'estero; una Rivoluzione che non si è limitata alla sostituzione di un potere per un altro, ma che in meno di 24 ore distrusse  la macchina di repressione del regime della dittatura e creò le basi per una società nuova.

Una Rivoluzione che ha costruito un esercito che è il popolo in uniforme, ed ha elaborato, per difendersi, la sua propria dottrina militare.

Una Rivoluzione che compie 55 anni di lavoro per e assieme al popolo, che lo ha reso padrone delle terre e delle industrie, alfabetizzando dapprima e formando maestri e professori, costruendo scuole generali e speciali per tutti i bambini, università, scuole d'arte e di sport, costruendo policlinici e ospedali, preparando medici per Cuba e per il mondo.

Una Rivoluzione che ci ha permesso di  realizzare indici d'educazione e di salute che oggi sono riferimenti internazionali.

Una Rivoluzione che ha creato le basi per democratizzare gli spazi di creazione, diffusione e accesso alla cultura.

Riassumendo, una Rivoluzione che ha reso realtà e proseguirà a realizzare il profondo desiderio martiano che presiede la nostra Costituzione, segnalando, e cito: "Io voglio che la prima Legge della nostra Repubblica sia il culto dei cubani alla dignità piena dell'uomo".

Parlando di queste questioni, ricordo la frase di Fidel, il 26 di luglio del 2003, nel suo intervento nella manifestazione  per il 50º anniversario della Moncada,

quando affermò che: "Educare il popolo alla verità con parole e con fatti indiscutibili, è stato forse il fattore fondamentale della grandiosa prodezza  che questo popolo ha realizzato".

Come definire altrimenti la colossale capacità di resistenza e di fiducia in sè stesso che offre al mondo il nostro popolo che ha saputo resistere stoicamente al durissimo periodo speciale con cui abbiamo  vissuto come conseguenza della scomparsa dell'Unione Sovietica e del campo socialista, in mezzo ad un'ondata di incertezza e demoralizzazione che quei drammatici fatti generarono in buona parte delle forze progressiste dell'umanità.

L'immagine di Cuba, famosa in America prima della Rivoluzione, come un

paradiso per il gioco, la prostituzione, il rifugio di mafiosi e il destino preferito dei loro sudici investimenti, facilitati da una generale corruzione amministrativa della tirannia, si trasformò mediante il

 processo rivoluzionario in simbolo di dignità, indipendenza, umanesimo

 e intransigenza in difesa dei principi.

Seguendo la massima di Martí, la Rivoluzione Cubana non ha mai domandato da che lato si vive meglio, ma da che lato sta il dovere.  Siamo stati coerenti e

 conseguenti con l'etica martiana.  In  55 anni  abbiamo ricevuto la solidarietà nobile e generosa di molti popoli fraterni, prima di tutto

dell'Unione Sovietica, sino a che esistette, e soprattutto nei primi difficili anni, mentre offrivamo il nostro appoggio solidale in distinte regioni del pianeta, sia nelle gloriose missioni di combattimento internazionalista che nei programmi di collaborazione medica, dell'educazione sportiva e in altre sfere, rendendo una realtà il legato che "Patria è Umanità".

Non abbiamo mai ceduto, nè cederemo, di fronte alle aggressioni, ai ricatti e alle minacce. La politica estera della Rivoluzione è stata sempre un'arma poderosa per diffondere l'indipendenza, l'auto determinazione e la sovranità nazionali a favore della pace mondiale, lo sviluppo, la giustizia sociale e la solidarietà con i popoli del Terzo Mondo..

Il pianeta che abitiamo è cambiato molto dal primo gennaio del 1959.

Questa  piccola Isola, che i governi nordamericani pretesero di separare dal suo ambiente regionale con brutali pressioni, oggi esercita la presidenza pro tempore della Comunità degli Stati latinoamericani e dei Carabi (CELAC) e si prepara a celebrare il suo Vertice a l'Avana, alla fine di gennaio, animata dall'ideale di forgiare una nuova unità nella diversità in Nuestra America.

Non dimentichiamo la singolare coincidenza storica che in un giorno come oggi,  il1º gennaio di 230 anni fa, trionfò la prima rivoluzione nella regione latinoamericana e caraibica, quella che fu anche la prima e unica vittoria di un movimento rivoluzionario guidato da negri schiavi che lottavano contro quell'obbrobrioso sistema e per l'indipendenza nazionale nello stesso tempo.

Gli effetti di quei drammatici avvenimenti ebbero una ripercussione su Cuba e nelle vene di non pochi orientali scorre sangue haitiano.

Le due nazioni hanno dovuto pagare un alto prezzo per l'audacia di affrontare gli imperi dominanti.

Toccando questo argomento, desidero reiterare al fraterno popolo di Haiti, e al suo governo, che noi cubani non li abbandoneremo mai e che potranno contare sempre con la nostra modesta collaborazione. (Applausi).

Compagne e compagni:

Approfitto dell'occasione per dedicare alcune parole alla marcia d due importante programmi d'interesse di Santiago di Cuba.

Con  un costo di più di 200 milioni di dollari è stato ricostruito l'acquedotto della seconda città per popolazione del paese, nella quale 250.000 abitanti ricevevano l'acqua ogni 7 – 9 giorni e altri 76.500 avevano un ciclo di distribuzione superiore ai 15 giorni; 160000 non avevano acquedotto  e quello significava realizzare almeno 200 viaggi di cisterne ogni giorno per rifornirli di acqua, con un forte consumo di combustibili.

  Per quasi tutti voi la situazione descritta riguarda il passato, perchè dei 32 settori idrometrici esistenti, 29 ora si riforniscono ogni giorno. Ne restano tre a giorni alterni e si lavora per calibrare il sistema di distribuzione, per realizzare la meta prevista.

Inoltre sono stati posti nuovamente in funzione tre impianti per rendere potabile l'acqua, con 22 punti di  pompaggio.

Come parte di questo programma  è anche iniziata la costruzione della fognatura e del drenaggio delle piogge, soprattutto nel quartiere San Pedrito,  con estensione al resto della città dal 2014.

L'Impresa  Acquedotto e Fognatura è stata fornita degli strumenti necessari per assicurare la sostenibilità dei servizi. Ora siete voi che dovete usare razionalmente l'acqua.

Come si sa, questa città ha sofferto la furia dei venti, all'alba del 25 ottobre del 2012, dell'uragano Sandy  che danneggiò, se pur in maniera minore, anche le  province di Holguín e Guantánamo.

La perdita di 11 vite umane e la desolazione delle immagini di distruzione delle case, delle infrastrutture e delle installazioni vitali che abbiamo sofferto nelle prime giornate dopo  il passaggio del ciclone, hanno fatto sottolineare,  con la solidarietà internazionale, in particolare dei fratelli venezuelani, (applausi), la capacita del popolo di Santiago per vincere qualsiasi ostacolo.

Dopo un anno e due mesi d'intenso lavoro siamo riusciti a dare una soluzione al 50% delle 171.380 case danneggiate, ed inoltre abbiamo recuperato il 97% delle installazioni di salute pubblica, l'88% del sistema d'educazione e l'82% di cultura e sport oltre al cento per cneto dell'industria alimentare.

Nonostante le lacune per la  costruzione di case nuove previste nel piano provinciale, sono state terminate le 331 pianificate nel quartiere di San Pedrito storicamente uno dei più umili e continuano i lavori nelle altre zone della città.

Proseguiremo controllando sistematicamente dal Governo Centrale questi lavori sino al totale recupero.

Per riuscire ad edificare una città sempre più bella igienica, ordinata e disciplinata, all' altezza delle sua condizione di "Città Eroica", culla della Rivoluzione, come ho detto il 26 di luglio dell'anno scorso commentando il 60º anniversario della Moncada, ora dobbiamo, con l'appoggio dei cittadini, rinforzare il rispetto - ripeto, rinforzare il rispetto— al ruolo che deve giocare la Pianificazione Fisica e a questo contribuirà lo stesso compimento del nuovo Piano di Riordino Territoriale della città, che sarà approvato quest'anno dall' Assemblea Provinciale del Potere Popolare.

Penso che se tutti compiamo il nostro dovere potremo continuare ad assicurare che "Santiago è sempre Santiago". Esattamente. (applausi).

Aiuta a sostenerlo il fatto che  questo significa che sì si può costruire, ma non a caso e dove gli pare a uno, perchè così non avremo mai una città come dicevamo il 26 di Luglio e dico oggi: bella, igienica ordinata e disciplinata. Siete d'accordo? (esclamazioni di: "SÌ" e applausi.)

Questo è quel che desideravo dire sui due programmi.

Ora toccherò una questione per la quale resta un lungo cammino da percorrere.

Mi riferisco alla sfida che c'impone la permanente campagna di sovversione politico-ideologica concepita e  indirizzata dai centri del potere globale, per colonizzare nuovamente  le menti dei popoli e annullare le loro aspirazioni di costruire un mondo migliore.

Nella sua brillante definizione del concetto "Rivoluzione" espressa il 1º maggio del 2000, in Piazza della Rivoluzione, a L'Avana, Fidel ha detto tra le altre idee, le seguenti:

"Rivoluzione è sfidare le poderose forze dominanti dentro e fuori dall'ambito sociale e nazionale; "è difendere i valori in cui si crede a prezzo di qualsiasi sacrificio";

"è la convinzione profonda che non esiste forza nel mondo capace di schiacciare la forza della verità e delle idee".

Nel  nostro caso, come succede in varie regioni del mondo, si percepiscono tentativi d'introdurre sottilmente piattaforme di pensiero neoliberista e di ristorno del capitalismo neocoloniale infilate tra le essenze stesse della Rivoluzione socialista, partendo da una manipolazione premeditata della storia e della situazione attuale di crisi  generale del sistema capitalista,  a scapito dei valori dell'identità e della cultura nazionali, favorendo l'individualismo, l'egoismo e l'interesse mercantile al disopra della morale.

Riassumendo, si affannano,  ingannandoli, a vendere ai più giovani i presunti vantaggi di prescindere da ideologie e coscienza sociale, come se questi precetti non rappresentassero perfettamente gli interessi  della classe dominante nel mondo capitalista.

In questo modo pretendono inoltre d'indurre la rottura tra la direzione storica della Rivoluzione e le nuove generazioni e promuovere incertezza e pessimismo di fronte al futuro, tutto con il preciso fine di smantellare da dentro il socialismo in Cuba.

Nelle circostanze presenti la sfida è più forte e siamo sicuri che con il concorso del forze di cui dispone la Rivoluzione, saremo vittoriosi in questo decisivo campo di battaglia, rendendo realtà gli obiettivi che nella sfera ideologica sono stati approvati nella Prima Conferenza Nazionale del Partito di due anni fa, direzione nella quale siamo avanzati il necessario.

Resta moltissimo lavoro da fare. Per questo contiamo con l'impulso e l'impegno patriottico della grande massa degli intellettuali, artisti, professori e maestri rivoluzionari,  con la fermezza dei centri  d'investigazione sociale, le università e i loro studenti, di cui non utilizziamo completamente le potenzialità.

Gli impegni di disseminare idee che negano la vitalità dei concetti marxisti, leninisti e martiani vanno arrestati e tra i vari metodi c'è il creativo concetto teorico del socialismo possibile nelle condizioni di Cuba, come unica alternativa di uguaglianza e giustizia per tutti.

Le nuove generazioni di dirigenti, che lentamente e con ordine assumono le principali responsabilità nella direzione della nazione, non potranno dimenticare che questa è la Rivoluzione  Socialista degli umili, per gli umili e con gli umili. (applausi ed esclamazioni), premessa imprescindibile e antidoto efficace per  non cadere sotto l'influsso dei canti di sirena del nemico, che non rinuncerà all'obiettivo di distanziarle dal  nostro popolo, con il  proposito di incidere sulla sua unità con il Partito Comunista, unico erede legittimo del

legato e dell'autorità  del Comandante in Capo della Rivoluzione Cubana, il

compagno Fidel Castro Ruz (applausi ed esclamazioni di: "Viva!").

In questo senso, vale la pena ricordare l'importanza di continuare a perfezionare costantemente il principio di consultare in maniera diretta con la popolazione le decisioni vitali per lo sviluppo della società, com'è stato dimostrato durante il processo che ha  preceduto l'approvazione del nuovo Codice del Lavoro da parte della nostra Assemblea Nazionale, così com'è è stato fatto nel suo momento con il progetto delle Linee di Politica Economica e Sociale che, dopo un amplio e democratico esame popolare, sono state approvate nel VI Congresso del Partito e  autenticate poi dal Parlamento, dove si rende conto due volte l'anno sulla loro implementazione e in questo modo si procede nel seno del Governo e del Partito.

Con questo metodo si potrà garantire che il programma della Rivoluzione si attualizzerà ogni cinque anni, per far sì che risponda sempre  ai veri interessi del popolo nei temi fondamentali della società, e per correggere opportunamente qualsiasi errore.

Così si continuerà anche il permanente perfezionamento e l'approfondimento della nostra democrazia socialista.

Strettamente vincolata a questi concetti di portata strategica,  veramente strategica per il presente e il futuro della Patria, è la frase pronunziata da Fidel qui a questa stessa ora, da questo balcone, esattamente 55 anni fa, con la quale, per la sua eterna vigenza, desidero concludere  le mie parole, e cito : "La Rivoluzione giunge al trionfo senza compromettersi con nessuno in assoluto, solo con il popolo, che è l'unico al quale si devono le vittorie!" (applausi).

Cinquantacinque anni dopo, nello stesso  luogo, possiamo ripetere con orgoglio: "La Rivoluzione va avanti allo stesso modo, senza compromettersi con nessuno in assoluto, solo con il popolo!"

Molte grazie.

(Esclamazioni di: "Viva la Rivoluzione, Vivano Fidel e Raúl!")

(Ovazione / Traduzione Gioia Minuti).


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