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L'imperialismo nordamericano debuttò in Cuba 126 anni fa con la corazzata Maine

Pedro Rioseco | granma.cu

30/01/2024

L'arrivo al porto de L'Avana della corazzata  nordamericana USS Maine il 25  gennaio del 1898 è considerato da molti storiografi l'inizio, 126 anni fa, dell'imperialismo statunitense


La USS Maine entra nella baia de L'Avana. Photo: Archivo

L'arrivo nel porto de L'Avana della corazzata nordamericana USS Maine il 25 gennaio del 1898 con il pretesto di realizzare una «visita amichevole», nonostante  la tensione esistente tra le autorità di Washington e Madrid, è considerata da molti storiografi l'inizio, 126 anni fa, dell'imperialismo statunitense.

La presenza di una nave da guerra statunitense in Cuba era un'ulteriore pressione sul Governo spagnolo, e la successiva esplosione fu il pretesto che Washington cercava per intervenire nella guerra organizzata da José Martí e già in quel momento praticamente vinta.
Nessuno dubitava allora che la Spagna aveva perduto la guerra e l'indipendenza di Cuba era solo questione di tempo, come affermò il generale in capo Máximo Gómez, per cui lo scenario era già pronto per far sì che il nascente imperialismo yanquee giocasse le sue carte.

Il Maine era forse la nave da guerra più grande mai entrata nel porto de L'Avana. Il suo aspetto nel centro della baia era imponente e i cronisti dell'epoca la definirono "una specie di fortezza galleggiante".
Il comandante della nave era il capitano di nave Charles D. Sigsbee e il suo equipaggio era formato da 26 ufficiali e 328 arruolati e tra questi c'erano molti emigranti, anche se quasi tutti erano cittadini statunitensi o residenti permanenti in processo d'ottenimento della cittadinanza e si estima che le persone negre erano meno della quinta parte.

Alle 9:40 della sera di martedì 15 febbraio del 1898 un'esplosione affondò la corazzata di seconda classe dell'Armata statunitense USS Maine e le successive investigazioni determinarono che varie tonnellate di polvere erano esplose all'interno della nave.
Delle 355 persone che formavano l'equipaggio includendo il capitano, 266 persero la vita per via dell'esplosione, 8 tra loro morirono diverse ore dopo per le lesioni sofferte. Dei sopravvissuti 18 erano ufficiali, perché gli alti gradi stavano festeggiando nei bar de l'Avana.
La stampa degli USA incendiò gli animi del popolo e scatenò l'isteria di guerra contro il regno spagnolo, e questo servì ai propositi della Casa Bianca per dichiarare guerra alla Spagna e impadronirsi così di Cuba, Puerto Rico, le Filippine e Hawai.

Durante la Guerra necessaria (1895-1898) i cubani realizzarono un'invasione da oriente a occidente dell'Isola, che terminò con esito agli inizi del 1896. La ripercussione internazionale di questa prodezza militare si scontrò con l'opinione pubblica degli Stati Uniti, dove gran parte della popolazione simpatizzava con i mambì indipendentisti dell'Isola.
Il Senato dell'Unione riconobbe la belligeranza cubana con soli 8 voti contrari, posizione respinta dall'allora presidente Grover Cleveland, che chiarì la sua posizione di cercare la pace in Cuba con lo stabilimento di un governo autonomo, e nello stesso tempo sorse l'idea di comprare l'Isola.

Nel  1897, il generale in capo dell'Esercito di Liberazione Máximo Gómez scrisse una lettera nella quale negava in assoluto una possibile autonomia di Cuba senza indipendenza.
Il 6 dicembre del 1897 il nuovo presidente degli Stati Uniti, William McKinley nel suo messaggio al Congresso negò il diritto alla giusta belligeranza dei cubani e nello steso tempo avvertiva: «Se successivamente  sembrasse un dovere imposto dai nostri obblighi con noi stessi, con la civiltà e con l'umanità, intervenire con la forza (in Cuba) sarà senza dubbio da parte nostra e solo perché la necessità di questa azione sarà tanto chiara da meritare l'appoggio e l'approvazione del mondo civile».

Il piano del nuovo imperialismo era tracciato e i suoi metodi non sono variati, ma di questo e delle campagne mediatiche parleremo in un altro articolo.

(GM/Granma Int.)


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