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Industria: la rovina prosegue, il controllo dei mezzi di produzione è la questione centrale

Comunisti * | sitecommunistes.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

06/03/2018

Abbiamo già scritto molto sulla rovina dell'industria francese. Gli annunci sulle future riduzioni di posti di lavoro si moltiplicano: nella grande distribuzione, nei trasporti, nelle banche, nella metalmeccanica, ecc.

Questa crisi industriale nel nome del profitto non risale a oggi, tutti sanno che la moltitudine di soluzioni sostenute dai maggiori gruppi capitalistici, applicate dai governi che si sono susseguiti, hanno accelerato il processo di distruzione dell'industria francese.

Privatizzazioni: siderurgico, automobilistico, energia, telefonia, chimica, infrastrutture, manifatturiero, robotica, trasporti, tecnologie sanitarie, possiamo continuare l'elenco delle privatizzazioni presentate come soluzione allo sviluppo del settore.

Oggi tutti possono trarre conclusioni: le privatizzazioni hanno generato notevoli quantità di profitti, determinato la chiusura di imprese e indebolito l'economia francese, consentendo al capitale di approfondire ulteriormente lo sfruttamento del lavoro salariato.

Oggi, il peso dell'industria francese (fonte DGE 2017) rappresenta il 10% del prodotto interno lordo. Nel 1970 rappresentava il 25%. L'entità della disfatta è considerevole. L'industria oggi conta 870 miliardi di fatturato, 235.000 aziende e 2,7 milioni di dipendenti (4 milioni nel 1970). Negli ultimi 10 anni sono stati tagliati 1 milione di posti di lavoro.

Le ragioni avanzate dai padroni dei mezzi di produzione (il capitale):
- Il "costo del lavoro", in altre parole salari e contributi (chiamati oneri dai padroni) sono troppo alti.
- La globalizzazione, che giustifica le delocalizzazioni, le chiusure degli impianti e delle fabbriche e che portano all'eliminazione di centinaia di migliaia di posti di lavoro.
- La mancanza di competitività e remunerazione del capitale. Ossia l'industria non produce abbastanza profitti.

I governi che si susseguono, scelti e istituiti dal capitale, usano le sue ragioni per introdurre e ampliare le misure che distruggeranno il sistema sociale francese nel suo complesso e promuoveranno lo sviluppo accelerato del profitto rivendicato dai grandi gruppi capitalisti.

Alle imprese sono stati concessi 270 miliardi di regalie sotto forma di esenzioni fiscali (imposte) e sociali (previdenza). Le aziende sono quindi esentate da 30 a 35 miliardi di euro, a seconda dell'anno, di contributi sociali che gravano sulla minor capacità di accesso alla salute, alla pensione, all'alloggio, alla formazione e servono come pretesto per abbassare varie indennità. Il governo in carica prevede di spingersi ancora oltre con le esenzioni fiscali riducendo le imposte sulle società dal 33% al 25% e istituendo esenzioni previdenziali per escludere tutti i salari dai contributi [cosiddetto cuneo fiscale, ndt], il che aggrava ulteriormente le condizioni di accesso alla sistema di welfare.

Tutti possono vedere che queste misure non hanno alcun effetto sull'occupazione e sullo sviluppo del settore, ma i profitti esplodono. Per parlare solo di dividendi, la quota pagata agli azionisti ha raggiunto vette ineguagliate da 30 anni: triplicata dal 1980 al 2010. I redditi da capitale sono passati dal 3% della ricchezza nazionale al 9%: 180 milioni di euro all'anno per 30 anni ossia 5.400 miliardi di euro. Nello stesso periodo, mentre i dividendi pagati agli azionisti sono aumentati del 200%, gli stipendi sono aumentati appena del 20%. (Fonte INSEE).

La disfatta dell'industria è presentata come inevitabile di fronte alla globalizzazione, alla "mancanza di competitività e redditività", davanti all'eccessivo "costo del lavoro". Tutti avranno capito che la "globalizzazione" rappresenta soprattutto lo sviluppo del capitalismo su scala globale che si traduce in una forte competizione tra multinazionali e una corsa al profitto che genera tensioni pericolose. I conflitti armati, le guerre non sono mai state così numerose, derivano dalla conquista di nuove ricchezze, dallo sfruttamento dei popoli. La scomparsa dell'URSS ha favorito questa competizione interimperialista.

I profitti globali si stanno accumulando, la propaganda capitalista presenta l'esplosione dei profitti come "un fattore indispensabile di sviluppo che deve proseguire".

È felice che il 2017 sia stato l'anno di tutti i record per i dividendi globali. Gli azionisti hanno ricevuto 1.027 miliardi di euro, le previsioni per il 2018 stimano 1.105 miliardi di euro.

Per la Francia è un anno record per i profitti (e non solo quelli più alti) che hanno raggiunto i 95 miliardi.

40 miliardari francesi possiedono 265 miliardi nel 2017 (più 30%). Teniamo a mente che il bilancio dello Stato e di 385 miliardi. Si capisce meglio chi dirige la politica in Francia.

Nel mondo come in Francia, le disuguaglianze si allargano, la povertà e la precarietà aumentano, le conquiste sociali, i diritti vengono smantellati, la competizione internazionale interimperialista minaccia la pace mondiale.

Vediamo bene quali immensi danni produce il capitalismo sull'impresa, in Francia e nel mondo. È quindi essenziale per soddisfare i bisogni dell'umanità lottare per sopprimere il capitalismo.

Tanto più che gli annunci di chiusure si susseguono: in Francia la fabbrica Ford di Bordeaux che fabbrica le scatole del cambio è minacciata di chiusura perché non abbastanza "competitiva" secondo i proprietari degli Stati Uniti. Questo stabilimento impiegava 3.600 dipendenti nel 2000, più volte venduto con gli stessi pretesti, ricevendo 12,5 milioni di aiuti pubblici. I 1.000 dipendenti rimanenti oggi, destinatari di varie contrattazioni tramite accordi societari, sono ora minacciati di licenziamento. Idem per Peugeot, che ha appena dichiarato 2,35 miliardi di profitti, ma non mette in discussione la soppressione di 2.200 posti di lavoro.

Sì, si tratta di rispondere alla domanda: a chi appartengono i mezzi di produzione? Perché?

Nelle mani di pochi per arricchirsi e accumulare profitto, le conseguenze sono misurate a livello locale, nazionale o internazionale. Sono drammatiche e configgono con i bisogni sociali dei lavoratori e dei popoli.

La lotta per scacciare i padroni, la lotta per costruire una società libera dai predatori capitalisti, la lotta politica per prendere il potere e istituire una società gestita da e per le persone il cui unico scopo sia di soddisfare i bisogni umani: questa è una chiara prospettiva.

È questo che noi avanziamo, ma non si può fare che con l'unità degli operai, della classe lavoratrice e delle persone. Ecco perché il nostro Partito esiste ed è necessario rafforzarlo, sviluppare l'idea che un'altra società sia possibile, esistono notevoli mezzi per costruirla. Vieni a discuterne con noi, mettiti in contatto con gli attivisti di Comunisti.

* Hebdo N° 550 settimana dal 05 all'11 marzo 2018


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