www.resistenze.org - popoli resistenti - francia - 30-09-19 - n. 722

Sul sistema pensionistico: di cosa si parla?

Communistes | sitecommunistes.org
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

20/09/2019

Prima della seconda guerra mondiale

Nel 1764 fu creata la prima pensione di vecchiaia, per i militari e successivamente per i marinai. Nel 1790, dopo la rivoluzione francese, la legge prevede l'accesso a una pensione per il personale statale militare e civile, nel 1853 per le poste, le fabbriche di tabacco e fiammiferi, per l'Opera e la Banca di Francia. Alcuni datori di lavoro privati (in misura marginale) per fidelizzare una forza lavoro che patisce condizioni di lavoro molto difficili, come negli altoforni, nelle ferrovie e nelle miniere, hanno iniziato a pagare, sotto la pressione dei sindacati, pensioni agli ex lavoratori.

Queste pensioni si basano sulla capitalizzazione dei contributi obbligatori. Sebbene esse rappresentino un vantaggio invidiabile rispetto ai dipendenti che non ne usufruiscono, hanno effettivamente pochi beneficiari. L'aspettativa di vita è bassa. La CGT ha calcolato che nel 1903, appena il 5% dei lavoratori interessati avesse raggiunto i 65 anni utili per beneficiarne. Nel 1930, 2,5 milioni di lavoratori sono coperti da diritti pensionistici su 18 milioni di lavoratori interessati.

1946: creazione del regime generale per ripartizione

Alla fine della seconda guerra mondiale, il CNR (Consiglio Nazionale della Resistenza), il 15 maggio 1944, decide un programma di misure volte a stabilire un ordine sociale più equo: nazionalizzazione dei mezzi di produzione di industrie, fonti di energia, sottosuolo, compagnie assicurative e grandi banche. Vengono poste le basi della previdenza sociale, il diritto generalizzato alla pensione, un codice di tutele.

Il 22 maggio 1946 viene adottata dall'Assemblea nazionale la legge - proposta da A. Croizat - che estende la previdenza sociale a tutta la popolazione e dal 1° gennaio 1947 la legge sull'assicurazione per la vecchiaia.

Viene istituita la pensione per ripartizione [nel linguaggio anglosassone pay as you go]. Quali sono i principi?
- È un sistema contributivo: dipendente e azienda pagano in parti uguali un contributo mensile per la previdenza sociale e la pensione. E' lo stipendio "socializzato" (serve a regolare le questioni sociali essenziali). I pensionati percepiscono una pensione proporzionale all'importo dei contributi prelevati  sui salari versati durante la carriera.
- È solidaristico. Alcune categorie sociali, sebbene non versino contributi, come i disoccupati, i dipendenti in congedo per malattia, i genitori in congedo parentale, acquisiscono diritti alla pensione. Le persone anziane che non hanno versato abbastanza contributi possono ricevere un'indennità di solidarietà dall'età di 65 anni.
- Si basa su un contratto tra le generazioni: gli attivi pagano le pensioni dei pensionati di oggi e gli attivi di domani finanzieranno le pensioni degli attivi di oggi.
- Tutela i pensionati dai rischi finanziari, a differenza di un piano finanziato in cui l'evoluzione delle pensioni dipende dai mercati finanziari.
- È universale. Si estende a tutti i cittadini. L'ambizione è garantire un benessere a tutti dalla nascita alla morte.
- Il contributo mensile pagato dal dipendente e dall'azienda attinge dalla ricchezza creata dal lavoro salariato. Incontestabilmente è uno stipendio socializzato.

Questo sistema di contribuzione ha dimostrato il suo valore. Dal 1945 al 1973 la Francia ha conosciuto una forte espansione economica, una delle più alte del mondo industriale. Contrariamente alla propaganda capitalista e il suo potere, il contributo sociale non è un costo, è sinonimo di progresso e sviluppo sociale perché paga immediatamente le pensioni con un effetto di ritorno sui consumi e sulla creazione di nuova ricchezza, cosa niente affatto realizzabile con i fondi pensione speculativi.

Regimi speciali

Nel sistema pensionistico per ripartizione creato nel 1946, coesistono regimi pre-esistenti, creati prima del 1939, in quanto considerati pionieri, mentre altri ne furono creati o unificati come il sistema ospedaliero. Questi regimi tengono conto delle particolari condizioni di lavoro negli specifici settori. Costituiscono regimi "speciali" che esistono ancora oggi.

Pensioni integrative

I regimi pensionistici complementari furono creati nel 1947 per compensare l'inadeguatezza delle pensioni fornite dal regime generale per alcune categorie professionali: AGIRC nel 1947 per i quadri del commercio e dell'industria; ARRCO che riunisce il regime pensionistico complementare istituito per i non quadri in tutti i settori.

Le pensioni integrative sono pensioni "a punti", che non garantiscono quindi il livello di pensionamento. I rendimenti del punto variano in base alla congiuntura economica. Per esempio, per 20 anni la resa per punto è diminuita del 15% ed è destinata a calare fino al 2030. Il valore del punto AGIRC-ARCO che è oggi a 5,90 scenderà al 4,5%.

Le pensioni complementari sono state attaccate dai datori di lavoro nel 2012. Nel 2015 CFDT, CFTC e CGC hanno firmato un accordo che riduce del 10% la pensione integrativa per coloro che vanno in pensione all'età di 62-63 anni e 64 anni . La pensione integrativa è intera da 65 anni.

Gestione democratica

Nel sistema a ripartizione, i fondi pensione e previdenziali erano gestiti dalle persone stesse. I primi consigli di amministrazione erano composti per tre/quarti dai rappresentanti degli assicurati e un/quarto dai rappresentanti dei padroni. Le prime elezioni si svolsero il 27 aprile 1947.

E' stato il rapporto di forze del 1945 a imporre il sistema a ripartizione

La lotta degli operai, del popolo, della resistenza per liberare la Francia ha imposto questa immensa conquista. De Gaulle l'ho capì bene. Venne istituito nonostante l'opposizione del padronato e dei suoi sostenitori. In Francia continua a imperare il sistema capitalista e il suo obiettivo, la sua ragion d'essere, è la ricerca permanente del massimo profitto. Quando le lotte impongono conquiste sociali, non arretra e, come sempre, cerca di riprendersi ciò che ha concesso.

È una lotta di classe permanente tra capitale e lavoro: una opposizione irriducibile.

Dopo l'allontanamento dei Ministri comunisti, il governo già nel 1960 riprendeva il controllo dello Stato sul bilancio della previdenza sociale. Nel 1967 emana norme che "rompono l'unicità del sistema sociale" - crea 3 rami: previdenza sociale - famiglia - pensionamento. Sopprime le elezioni degli amministratori tra i lavoratori salariati.

La propaganda del governo e dei datori di lavoro sviluppano sempre più l'idea di ridurre i disavanzi pubblici, evidenziando che l'allungamento della vita colpisce le finanze dei fondi pensione...

Ma non è l'estensione dell'aspettativa di vita a essere responsabile dei deficit, ma la stretta del capitale con l'aiuto del potere al suo servizio, sulle risorse della previdenza sociale e delle pensioni: ad esempio con le esenzioni dei contributi di parte imprenditoriale concessi da governi susseguitisi; oggi Macron cancella completamente oltre 200 miliardi all'anno. Inoltre, quando in 30 anni la percentuale dei salari sul PIL (la ricchezza annuale prodotta dal lavoro) è diminuita del 10% a favore del capitale, ciò rappresenta ad esempio per un solo anno, un deficit di 40 miliardi di euro per il finanziamento delle pensioni.

Dal 1950, il declino, la rottura del nostro sistema pensionistico è programmato da tutti i successivi governi al servizio del capitale: nel 1953 il governo Laniel vuole mettere in discussione il sistema pensionistico dei dipendenti pubblici. Dopo un potente sciopero nazionale ad agosto fa marcia indietro; nel 1991 Rocard pubblica il suo libro bianco, creato dalla CSG; nel 1993 Balladur aumenta gli anni di contribuzione obbligatoria; nel 1995 Juppé vuole prolungare il periodo di contribuzione del servizio pubblico, ma deve rinunciare alla riforma dopo il potente movimento di lotta del SCNF; tra il 2003 e il 2007, Sarkozy-Fillon estendono il periodo di contribuzione per i dipendenti pubblici e attaccano i regimi speciali; nel 2010 l'età pensionabile è aumentata a 62 anni e il periodo di contribuzione a 41,5 anni.

2019: la riforma Macron-Philippe-Delevoye

Questa nuova riforma ha lo scopo di eliminare completamente il sistema "per ripartizione". Questa riforma delle pensioni fa parte di un pacchetto di misure che mira a dare al capitale tutti i mezzi possibili per aumentare il saggio di profitto.

Il sistema di potere, il MEDEF [confindustria francese] e tutti i loro sostenitori conducono una campagna ideologica: "i regimi speciali sono una grande ingiustizia... con il sistema a punti, tutti avranno la stessa cosa, raggiungendo l'equità". La realtà non ha nulla a che fare con tutto ciò. La realtà è che il capitale non vuole più pagare nulla e vuole recuperare un mercato che gli assicurerebbe miliardi di profitti. Lo sfruttamento del sistema sanitario e pensionistico rappresenta un mercato considerevole per le multinazionali: la salute è un affare di 500 miliardi di euro, le pensioni di 325 miliardi che sfuggono alle brame finanziarie. E' un mercato che deve essere recuperato.

La generalizzazione del sistema per punti

Con questo sistema ha fine la pensione per tutti. Si passa da un sistema che garantisce un beneficio acquisito durante la vita lavorativa indipendentemente dai pericoli in cui si possa incorrere, a un sistema in cui durante i periodi di disoccupazione, di malattia o altri rischi da lavoro o della vita, il lavoratore non accumula punti per la sua pensione.

Nessuna garanzia sul livello di pensionamento alla partenza. Il valore del punto dipenderà dalle congiunture economiche che possono variare, dal mercato capitalista e dall'obbligo di garantire l'equilibrio finanziario del sistema. Per una pensione che permetta di vivere almeno dignitosamente, sarà necessario lavorare sempre più a lungo per acquisire punti, e lasciare il lavoro sempre più tardi: a 63, 64 anni... o più tardi.

Scompariranno i regimi speciali e le pensioni integrative con i benefici conquistati in specifici settori.

Saranno colpite anche le pensioni di reversibilità. Il coniuge vivente non riceverà più una quota della pensione del defunto come oggi, ma la reversibilità sarà calcolata su tutte e due le pensioni della coppia, quindi si riceverà meno. Le coppie di fatto o con un patto di solidarietà civile (PACS) non avranno diritto alla reversibilità.

La pensione per capitalizzazione

Il MEDEF e il governo vogliono forzare le persone a stipulare un'assicurazione per farsi una pensione "integrativa". All'università del MEDEF, i padroni hanno spiegato che "con il sistema a punti, nel lungo periodo, le persone vedranno diminuire la pensione; allora sarebbe ottimo insistere per stipulare un'assicurazione!" Quelli che potranno permetteserlo si assicureranno ma non saranno sicuri per niente (in tempi di crisi economica, in Inghilterra e negli Stati Uniti, i pensionati che avevano affidato i loro risparmi, hanno perso tutto).

I soldi per pagare le pensioni ci sono

È necessario ripristinare i contributi delle imprese - 200 miliardi - per aumentare i salari: il 3,5% di aumento darebbe subito 6,5 miliardi per i fondi pensione; Le società del CAC 40 [indice azionario che prende nome dal primo sistema di automazione della Borsa di Parigi] hanno appena distribuito 51 miliardi di euro di dividendi ai loro azionisti e il lavoro dei salariati francesi produce 2.500 miliardi di euro di ricchezza ogni anno.

Come abbiamo detto, questa riforma delle pensioni fa parte di un vasto piano di regressione sociale volto a dare al capitale i mezzi di cui ha bisogno.

Il sistema pensionistico a ripartizione è stato conquistato con la lotta. Ha funzionato molto bene e ci sono modi per migliorare il sistema per soddisfare le esigenze del 21° secolo.
Dobbiamo far recedere Macron e la sua riforma, la regressione sociale e imporre rivendicazioni di lotta. Combattiamo insieme e più fortemente.

Contro la riforma pensionistica del governo, c'è stata la potente lotta dei dipendenti del RATP [Ente autonomo trasporti parigini]. Le professioni indipendenti stanno protestando per la soppressione del loro regime autonomo. Il 16 settembre ci sono azioni contro la riforma dei servizi pubblici.

Di fronte agli attacchi di Macron e del capitale contro le conquiste sociali, bisogna convergere le lotte. Il quotidiano Le Figaro sulla riforma delle pensioni scrive "Macron teme la convergenza di chi si oppone". I lavoratori, tutti coloro che rifiutano la rottura del sistema pensionistico sono la maggioranza. Quindi facciamo convergere la lotta: tutti insieme li obbligheremo a rinunciare.

Il 24 settembre su invito della CGT, è indetta una giornata di lotta e manifestazioni interprofessionali contro la riforma delle pensioni, contro la regressione sociale. Assicuriamo il successo di questa giornata e delle prossime giornate a venire.

Noi intanto continueremo a condurre la lotta contro il capitalismo che sfrutta il nostro popolo come i popoli del mondo intero.


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