www.resistenze.org - popoli resistenti - francia - 30-05-21 - n. 791

Generali ed esercito: al servizio di quale stato?

Partito Comunista Rivoluzionario di Francia (PCRF) | pcrf-ic.fr
Traduzione per Resistenze.org a cura del Centro di Cultura e Documentazione Popolare

23/05/2021

Il 21 aprile 2021, anniversario del tentato colpo di Stato dei generali durante la guerra d'Algeria e della qualificazione del FN al secondo turno delle elezioni presidenziali, il sito del giornale di estrema destra Valeurs actuelles ha pubblicato un documento (seguito poi da un successivo), firmato da 20 ex generali e co-firmato da un migliaio di altre persone, che minacciava lo Stato se non avesse difeso "i nostri valori di civiltà".

Questa trovata mediatica deve essere vista nel contesto delle elezioni presidenziali del 2022, e prima di tutto nel contesto del dibattito che ci propongono i due partiti che monopolizzano il dibattito pubblico: RN (Rassemblement National - ex Front National) e LREM (La Republique En Marche).


Gli istituti demoscopici e i media, di esclusiva proprietà dei monopoli privati (spesso legati al complesso militare-industriale) o dello Stato borghese al loro esclusivo servizio nell'attuale condizione imperialista, orientano in questo momento l'opinione pubblica verso la coppia Macron - Le Pen, verso temi di sicurezza o ambientali, distogliendo le classi lavoratrici dalle questioni di classe che sfidano il capitalismo. Scandali, colpi bassi e attacchi personali punteggeranno la campagna presidenziale, iniziata in un clima da regime monarchico-presidenziale e incentrata sull'elezione e l'incontro dell'uomo della provvidenza "con il suo popolo"... per meglio ingannarlo con il suo consenso.

Macron e l'LREM hanno potuto, come Le Pen e il RN, esprimersi entrambi su questa questione posta dall'Esercito francese, il cosiddetto "grande muto". Macron si presenta così come garante della Repubblica, lui, nonostante il suo affare Benalla... ma questo serve a far passare più agevolmente le sue prossime politiche antipopolari.
Questa petizione militare è tuttavia un'espressione non dichiarata della fascistizzazione della democrazia borghese.

Ma la questione fondamentale, sollevata ancora una volta da questa vicenda, è: chi dirige il paese? La risposta a questa domanda sulla definizione dello Stato porta alla domanda sul ruolo dell'esercito all'interno di questo Stato. Lo Stato è solo un'organizzazione e una strutturazione della classe economicamente dominante per salvaguardare il modo di produzione esistente e per sopprimere la resistenza delle classi antagoniste. Lo zoccolo duro di ogni Stato è il suo apparato repressivo: polizia, tribunali e naturalmente l'esercito.

L'esercito deve quindi essere analizzato come l'ultimo baluardo dell'oligarchia finanziaria (la frazione dominante della classe borghese oggi). I suoi generali sono membri permanenti delle riunioni di club, sessioni creative e incontri informali organizzati quotidianamente nella classe dirigente. I legami con i militari sono pieni e diretti. L'esercito è un corpo decisivo dell'apparato statale, le cui missioni contribuiscono a raggiungere gli obiettivi delle multinazionali francesi (Total, Aréva, GdF, Dassault, Vivendi...), per conquistare nuovi mercati, da soli o in collaborazione con la NATO.

Allo stadio imperialista, la strategia militare è dunque subordinata ad integrare il braccio armato al potere dei monopoli per assicurare loro il massimo profitto.

Questo consenso di classe intorno all'esercito non può essere debole, e tutti i partiti politici borghesi sono d'accordo, Macron come Le Pen. L'ultimo bastione che l'esercito costituisce per difendere la classe dominante borghese in Francia, va anche oltre i generali, i circa 207.000 soldati arruolati (più 41.000 riservisti) e i 101.000 gendarmi (31.000 riservisti), il suo secondo posto nel reclutamento dei giovani (25.000 assunzioni all'anno... dietro Mac Do...). È infatti risaputo che i soldati in pensione (raggiungibile dopo 17 anni di servizio) si riciclano in lavori di sicurezza (guardie private, sorveglianza, ecc.) e che mantengono forti legami con l'istituzione così come una propensione alle armi. Anche se sono arruolati, i militari hanno più facilmente accesso alle armi nei loro affari civili di quanto si possa pensare. Ricordiamo l'uccisione "accidentale" di civili da parte di militari a Carcassonne nel 2010 o guardiamo l'ultimo recente affare Apnyl-Athanor che implica ex-militari nell'assassinio pianificato di sindacalisti a beneficio di dirigenti d'azienda francesi

Tutto questo costituisce una vasta rete a disposizione della dittatura del capitale. I partiti e i media si astengono dal commentare la questione dei generali e dell'esercito. Sia i politici reazionari che socialdemocratici non cessano di evocare la "democrazia", anche per interferire negli affari interni di paesi esteri, anche lavorando per il rovesciamento dei governi che ostacolano la loro ricerca di una nuova divisione del mondo...

La realtà è ben diversa, lontana da questa cosiddetta democrazia che sarebbe la regola nel nostro paese. Oltre al peso del denaro per sostenere campagne politiche finanziariamente sproporzionate per eleggere alla fine e con l'aiuto dei sondaggi e del martellamento mediatico, un candidato che difende la politica voluta dal capitale finanziario, la borghesia viola quotidianamente le più elementari libertà pubbliche.

Infatti, più di 200 anni fa, per ottenere il potere politico e strapparlo dalle mani dell'aristocrazia feudale, la borghesia ha conquistato la sua egemonia sul movimento popolare grazie agli insegnamenti filosofici dell'"Illuminismo", difendendo e garantendo, attraverso la rivoluzione democratica borghese, le libertà di associazione, di opinione, il segreto della corrispondenza...

Questo capitalismo, ascendente nel XVIII secolo, ha raggiunto oggi la fase imperialista del suo sviluppo, con il marciume e il parassitismo che lo accompagnano. La borghesia è da lungo tempo una classe reazionaria, sfruttatrice, oppressiva, pronta a rianimare le peggiori ideologie medievali, per assicurare i suoi profitti e perpetuare il suo modo di produzione.

È dall'interno, attraverso i suoi stessi agenti, che arrivano le rivelazioni che dimostrano ciò che i marxisti-leninisti hanno sempre denunciato. Così, uomini come Snowden, Assange, siti come Wikileaks, rivelano pubblicamente ciò che succede nei "silenziosi" circoli dirigenti degli stati imperialisti e nei consigli di amministrazione dei monopoli.

Ma dobbiamo colpire la fonte, cioè il sistema di sfruttamento basato sulla proprietà capitalista e lo Stato capitalista. Alcuni riformisti sostengono la via del "controllo parlamentare". Questo significa affidare ai "piromani" (i partiti del Capitale in Parlamento, LREM, LR e PS) il compito di spegnere il fuoco. Questo è il sogno di un capitalismo civile o di una "Repubblica esemplare", impossibile allo stadio imperialista.

È confermata l'analisi marxista della natura di classe dello stato capitalista: è la dittatura dell'oligarchia finanziaria, qualunque sia la forma statale assunta: repubblica parlamentare, monarchia, fascismo. Anche se i marxisti non sono indifferenti alla forma di questo potere, combattono tutte queste forme.

La vigilanza antifascista è necessaria più che mai. Ma non sopravvalutiamo il fenomeno, perché i partiti politici attualmente al potere, in nome del pericolo fascista, vogliono nascondere la natura di classe dello stato... e far accettare come "male minore" la loro politica di austerità anti-popolare.

I comunisti devono guidare la lotta per difendere le libertà democratiche che sono state minate e persino conquistare nuovi diritti, senza creare illusioni sulla "democrazia" capitalista: si tratta di trasmettere le aspirazioni per più diritti, per gestire liberamente la propria vita, perché ogni paese possa decidere senza interferenze il proprio percorso di sviluppo.

I comunisti, d'ora in poi, devono collegare la lotta democratica con la richiesta del socialismo-comunismo per porre fine al capitalismo, allo sfruttamento e alla continua restrizione delle libertà democratiche. Solo il potere della classe operaia e della maggioranza dei lavoratori può garantire una vera democrazia popolare dopo la rivoluzione socialista.

Nell'immediato futuro, il nostro Partito richiama i compiti immediati e gli assi di lotta verso l'esercito:
- Ritiro del corpo di spedizione francese dai vari teatri di operazioni all'estero: non moriamo per i profitti di una manciata di capitalisti!
- Fermare l'esercito dei mercenari: coscrizione per tutti secondo il principio del diritto all'istruzione militare!
- Diritti sindacali e civili per tutti i soldati!

Sotto il socialismo, l'esercito funzionerà quale esercito popolare, sul principio del popolo in armi con un bilancio nazionale per la difesa del popolo (secondo la pianificazione centrale democratica) e non per aggredire e vendere armi, sul principio rigoroso della difesa territoriale, con equipaggiamento e la protezione del soldato e la sua partecipazione alla vita economica e sociale del paese.


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